Esistenzialismo shakespeariano/Introduzione: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 117:
 
Ma è importante notare che gli esistenzialisti si preoccupano sia dell'assurdità della scelta umana che dell'assurdità metafisica. Sartre sostiene che non esiste una base razionale per la scelta perché tutti i motivi, le giustificazioni, le ragioni e i desideri operano all'interno di un mondo scelto. Con questo significa che tutti noi scegliamo di esistere perché non possiamo non scegliere di esistere. Scrive: "The choice is absurd because there has never been any possibility of not choosing oneself".<ref>Sartre, ''Being and Nothingness'', p. 501.</ref> Sartre intende con questo che, paradossalmente, la libertà non si sceglie liberamente. Invece "Man is condemned to be free".<ref>Sartre, ''Existentialism and Humanism'', p. 34.</ref> Non si può sfuggire alla libertà, perché esistere è impegnarsi liberamente nel mondo. Sartre approfondisce ulteriormente: "Precisely because here we are dealing with a choice, this choice as it is made indicates in general other choices as possibles. The possibility . . . is lived in the feeling of unjustifiability; and it is this which is expressed by the fact of the absurdity of my choice and consequently my being".<ref>Sartre, ''Being and Nothingness'', p. 502.</ref> L'assurdo si trova nella tensione tra il nostro serio impegno con il mondo e la mancanza di fondamento giustificativo su cui si costruisce questo impegno. Ma, come sottolinea [[w:Albert Camus|Albert Camus]] in ''[[w:Il mito di Sisifo|The Myth of Sisyphus (Le Mythe de Sisyphe)]]'', l'assurdità non porta inesorabilmente alla disperazione nichilista.<ref>Albert Camus, ''The Myth of Sisyphus'', trad. {{en}} Justin O’Brien (Londra: Penguin, 2005).</ref> Gli esseri umani devono sforzarsi di superare l'assurdità dell'esistenza scegliendo di agire. Sartre concorda ed estende la sua comprensione dell'assurdo alla sua comprensione dell'assurdo in Shakespeare. L'idea che la vita sia "a tale / Told by an idiot, full of sound and fury, / Signifying nothing" (''[[w:Macbeth|Macbeth]]'', V.v.25-7), insiste Sartre, "should not pass as Shakespeare’s final word".<ref>Jean-Paul Sartre, ''The Family Idiot: Gustave Flaubert, 1821-1857'', trad. {{en}} Carol Cosman (Chicago: University of Chicago Press, 1991), vol. 4, p. 264.</ref>
 
La capacità di libertà di un individuo è creata dal modo in cui è strutturata la sua coscienza. Per gran parte della loro esistenza, gli esseri umani sono assorbiti dalle azioni, dalle preoccupazioni e dai desideri della loro vita quotidiana. In questi momenti, coscienza e circostanza sono fuse insieme. Nella terminologia di Heidegger, gli oggetti e le cose nel mondo sono incontrati come "pronti e a portata di mano" (''ready-to-hand''), il che significa che gli esseri umani pensano naturalmente agli oggetti come a un tipo di equipaggiamento funzionale. Ma questi oggetti hanno un'altra dimensione dell'essere: sono anche "presenti e a portata di mano" (''present-at-hand'').<ref>Heidegger, ''Being in Time'', p. 101.</ref> Possono essere sezionati, ispezionati e contemplati finché non diventano insoliti, estranei. La strumentalità delle cose nasconde una dimensione più profonda della realtà. In uno stato di alienazione, l'utilità dell'oggetto non è più data per scontata. Quando l'individuo si confronta con l'esistenza bruta di un oggetto o di una cosa, diviene alienato dal mondo. Una caratteristica distintiva della coscienza umana, sostiene Sartre, è che è capace di "[[w:nichilismo|nichilare]]" l'Essere. Un individuo "causes a world to be discovered" attraverso la negatività che impartisce agli elementi del mondo.<ref>Sartre, ''[[w:L'essere e il nulla|Being and Nothingness]]'', p. 48.</ref> Sartre usa l'esempio di quando cercava il suo amico Pierre in un caffè e di rendersi conto che l'assenza del suo amico era tanto reale e vivida quanto le altre caratteristiche fisiche del caffè.<ref>''Ibid.'', p. 34.</ref> Questo lo porta a suggerire che c'è un nulla nel cuore della coscienza umana che permette agli individui di dubitare, immaginare e interrogare le cose del mondo.
 
Gli esistenzialisti ritengono che l'analisi fenomenologica degli stati d'animo riveli aspetti fondamentali del sé. Angoscia o ansia sono i termini che gli esistenzialisti usano per descrivere come la libertà si rivela alla coscienza umana. Scrive Sartre: "The permanent possibility of non-being, outside us and within, conditions our questions about being."<ref>''Ibid.'', p. 29.</ref> Quando la coscienza diventa consapevole della sua capacità di nichilire le cose, di essere ''altro'' dalle cose che lo circondano, l'individuo diventa angosciato o ansioso. Per Heidegger, questa esperienza ha un importante potere individualizzante. In uno stato di angoscia, quando gli usuali significati delle cose "svaniscono" e gli oggetti diventano estranei, la comprensione di se stesso e del mondo da parte di un individuo è messa in discussione. Si rende conto di avere il potere di plasmare il significato della sua vita assumendosi il compito di esistere. L'apprensione della morte funziona allo stesso modo. Scrive Sartre: "Death is the limit, but also a constituent of my freedom . . . If a being was endowed with temporal infinity, he could realise all his possibilities . . . he would disappear with respect both to individuality . . . and to freedom".<ref>Jean-Paul Sartre, ''A Notebooks for an Ethics'', trad. {{en}] David Pellauer (Chicago: Chicago University Press, 1992), pp. 338-9.</ref> Se la vita di un individuo non avesse limiti temporali, sarebbe inutilmente libero. La finitezza della vita rende la libertà significativa e possibile. La morte è di importanza cruciale anche per Heidegger. Suggerisce che esiste una connessione profonda tra l'apprensione della finitezza umana e l'autenticità di una vita. Se comprendiamo appieno i limiti della nostra esistenza, iniziamo a vedere l'importanza di assumerci la responsabilità delle nostre azioni e delle nostre scelte. Ma l'angoscia e l'esperienza di apprendere/comprendere la morte, sebbene esistenzialmente importanti, sono fonti di ansia, e quindi gli esseri umani cercano naturalmente dei modi per fuggirla.
 
Ci sono vari modi in cui gli esseri umani cercano di eludere le proprie responsabilità esistenziali. Gli esistenzialisti affermano che, in uno stato di alienazione, si perde il senso che l'uomo è essenziale alla costruzione del mondo. Ciò si traduce nell'uso da parte dell'individuo di stratagemmi ingannevoli per allontanare un senso di alienazione. Si ritirano nel mondo di ciò che Heidegger chiama "They-Self" e Kierkegaard chiama "il Pubblico". In questo stato, l'individuo rifugge dal difficile compito di scegliere se stesso e conduce invece una vita inautentica. Vengono assorbiti o tranquillizzati da sistemi di credenze già pronti; vivono in "malafede", una modalità di esistenza non autentica che implica autoalienazione e autoinganno. La malafede è una risposta all'angoscia di fronte alla libertà. Il senso di alienazione dell'individuo è esacerbato, secondo Sartre, da un altro aspetto dell'esistenza umana: l'"being-for-others".<ref>"Essere per gli altri": cfr. Sartre, ''Being and Nothingness'', p. 246.</ref> Il mondo non solo si rivela a me, ma io rivelo il mondo agli altri. Per la maggior parte, gli esseri umani passano la vita senza riflettere, assorbiti dalla loro prospettiva in prima persona. Tuttavia, quando l'individuo prende coscienza di essere guardato, la sua esistenza si oggettifica: la sua soggettività diventa parte del mondo di un altro. L'individuo diventa consapevole di avere una natura o un carattere esterno che può essere oggettivato o visto da una prospettiva in terza persona. La consapevolezza dell'individuo che un'altra persona può accedere a questa dimensione del suo essere (cosa che l'individuo non può fare) lo fa sentire alienato e vergognoso.
 
Un termine cruciale per gli esistenzialisti è ''Eigentlichkeit'' o "autenticità". L'autenticità è meglio definita come l'atteggiamento con cui un individuo si impegna nei suoi progetti come propri. Gli esistenzialisti affermano che esiste un divario tra l'esistenza di base e la realizzazione della responsabilità che si ha per la propria esistenza, il che apre alla possibilità di creare un sé autentico. L'autenticità è il modo in cui gli individui si riprendono dal loro senso di alienazione o ansia senza fuggire in modi di essere inautentici. Un impegno risoluto per la propria vita è una scelta esplicita di sé. In ''Being and Time'', l'esistenza autentica è descritta come "anticipatory resoluteness".<ref>Heidegger, ''Being and Time'', p. 352.</ref> Un individuo autentico è "anticipatore" perché si proietta in avanti verso un fine ultimo: la morte. Che gli esseri umani se ne rendano conto o meno, ogni individuo si spinge avanti in un modo che conferisce coerenza, continuità e coesione alla sua vita. Un individuo autentico è anche "risoluto" perché supera la sua infondatezza e i suoi intrecci nella vita quotidiana diventando il proprio terreno di esistenza. Prende posizione sulla sua situazione e diventa pienamente impegnato nella propria esistenza. Per essere autentici, quindi, è necessario un certo grado di trasparenza rispetto a una determinata situazione. Ironia della sorte, l'autenticità è spesso travisata come autoaffermazione individualistica. Per gli esistenzialisti, questa è solo una forma più sottile e poco appariscente di inautenticità. Il ''premium'' posto all'autoaffermazione, al pensiero indipendente e all'azione individuale rende in realtà la sottomissione di un individuo al proprio "They-self" ancora più completa. L'autenticità, d'altra parte, significa che l'individuo deve assumersi la responsabilità di un sé di cui non può mai essere interamente responsabile.
 
L'idea di libertà corre parallela all'idea di autenticità nel pensiero esistenzialista. Sartre osserva che un uomo, essendo libero, "carries the weight of the whole world on his shoulders . . . [He] is the only one by whom it happens that "there" is a world; . . . he is also the only one who makes himself".<ref>Sartre, ''Being and Nothingness'', p. 576.</ref> Ma è importante chiarire alcune idee sbagliate sulla nozione esistenzialista di libertà.<ref>Il seguente chiarimento della libertà esistenziale si basa sulla lucida analisi di David E. Cooper in ''Existentialism: A Reconstruction'', 2nd edn (Oxford: Blackwell, 1999), pp. 153-4.</ref> In primo luogo, a differenza della libertà politica o sociale, non può essere aumentata o diminuita. È il rapporto di un individuo con la sua libertà che è suscettibile di cambiamento piuttosto che il grado in cui è libero. In secondo luogo, la libertà esistenziale non si manifesta nella commissione di ''actes gratuits'' immotivati. "Freedom is not the caprice . . . of inclining in this or that direction", scrive Heidegger.<ref>Martin Heidegger, ‘On the Essence of Truth’, in {{en}} ''Martin Heidegger: Basic Writings'', cur. D. F. Krell (Londra: Taylor and Francis, 1978), p. 128.</ref> Invece, è il fatto stesso che gli esseri umani sono situati nel mondo, sottoposti a cose che non possono controllare, che li rende liberi: la loro fatticità è una condizione della loro libertà. Come afferma David Detmer, per Sartre esistono due tipi di libertà: libertà ontologica e libertà pratica.<ref>David Detmer, ''Freedom as a Value'' (La Salle, Illinois: Open Court, 1986), p. 59.</ref> Gli esseri umani sono ontologicamente liberi, perché il ''"for-itself"'' della coscienza consente loro di riconsiderare il proprio rapporto con il mondo. Ma la loro libertà pratica è sempre condizionata e limitata dalle circostanze in cui si trovano. Heidegger fa una distinzione simile quando scrive che la libertà di un individuo "is released from the illusions of the ''They'', yet remains within the limitations of its thrownness".<ref>Heidegger, ''Being and Time'', p. 417.</ref>
 
In ''Existentialism and Humanism'', Sartre offre un'ampia interpretazione della sua filosofia. Afferma che è una dottrina che "render[s] human life possible; a doctrine, also, which affirms that every truth and every action imply both an environment and a human subjectivity".<ref>Sartre, ''Existentialism and Humanism'', p. 24.</ref> Questo è un punto di partenza importante per approfondire l'esistenzialismo. Più recentemente, [[:en:w:David E. Cooper|David E. Cooper]] ha offerto un succinto riassunto delle idee fondamentali nel pensiero esistenzialista:
{{q|Existence . . . is a constant ''striving'', a perpetual ''choice'', it is marked by a radical ''freedom'' and ''responsibility''; and it is always prey to a sense of ''Angst'' which reveals that, for the most part, it is lived ''inauthentically'' and in ''bad faith''. And because the character of a human life is never given, existence is ''without foundation''; hence it is ''abandoned'' or ''absurd'' even.|Cooper, ''Existentialism: A Reconstruction'', pp. 3-4}}
Come Cooper, ho tentato di delineare le principali preoccupazioni e argomenti dell'esistenzialismo. Tuttavia, non ho fornito una storia esauriente del movimento. È importante ricordare che le prospettive e le argomentazioni degli esistenzialisti spesso variano notevolmente; non esistono due pensatori esistenzialisti uguali. Riflettendo sull'esperienza di scrivere sull'esistenzialismo, [[:en:w:William Barrett (philosopher)|William Barrett]] ha commentato che "what had seemed a single branch had already broken out into a cluster", e il suo scopo era "to find a way through this greater density, in search of the line of development in relation to which each of these philosophic shoots has its own grade of relevance".<ref>[[:en:w:William Barrett (philosopher)|William Barrett]], ‘What is Existentialism?’, in ''The Development and Meaning of Twentieth-Century Existentialism'', cur. William McBride (New York e Londra: Garland, 1997), p. 10.</ref> Questo è anche il modo in cui mi sono avvicinato all'esistenzialismo. Una spiegazione più completa e dettagliata di queste idee chiave sarà offerta insieme alla mia analisi delle opere di Shakespeare.
 
=== Letture esistenzialiste di Shakespeare - Allora e adesso ===