Yeshua e i Goyim/Capitolo 2: differenze tra le versioni

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{{Yeshua e i Goyim}}
= Ebrei e gentili nel tardo periodo del Secondo Tempio: Teologia della Missione =
 
== Note introduttive ==
La stragrande maggioranza degli studiosi è convinta, su basi valide, che Gesù non abbia esercitato una missione per raggiungere i gentili con il suo Vangelo sul regno di Dio. Questo ci porta alla domanda: gli altri ebrei del tempo di Gesù praticavano la missione ai gentili? C'era un'idea di missione universale nel primo ebraismo? Alcuni studiosi hanno insistito sul fatto che l'[[w:ebraismo|ebraismo]], come religione, fosse davvero desideroso di guidare una missione ai gentili. In questo Capitolo chiariamo principalmente una parte del contesto ideologico e religioso di Gesù. Le nostre due domande principali in questo Capitolo sono le seguenti. Primo, l'ebraismo del [[w:Periodo del Secondo Tempio|tardo Secondo Tempio]], o qualche sua fazione, era una religione missionaria? Secondo, in che modo si realizzerebbe il destino delle nazioni in base alle speranze escatologiche dell'ebraismo? Valuteremo anche come gli ebrei del periodo del Secondo Tempio consideravano la loro missione, compito e significato ultimo nel mondo, tra i gentili.
 
Alcuni studiosi precedenti hanno affermato che le pratiche missionarie dei primi cristiani furono adottate dall'ebraismo. Pertanto, tali studiosi hanno compreso l'ebraismo come una religione fortemente missionaria che mirava a convertire i gentili all'ebraismo. Secondo questa visione, la rapida diffusione del Vangelo cristiano diventa comprensibile perché i primi cristiani, [[w:Paolo di Tarso|Paolo]] in particolare, avevano adottato la pratica e i modi missionari degli ebrei del loro tempo.<ref>Per una discussione in merito a questi argomenti, si vedano Schnabel, 2004, 92–93. Ware, 2005, 23–55.</ref> Recentemente, diversi studiosi hanno affermato che l'ebraismo non intendeva convertire i gentili, e quindi non può aver funzionato come un modello per l'ardente missione ai gentili dei primi cristiani. [[:en:w:Martin Goodman (historian)|Goodman]] e Bird affermano esplicitamente che l'ebraismo, a causa della sua mancanza di movimenti di proselitismo, non spiega il forte e ineguagliabile zelo missionario evidente nella Chiesa primitiva.<ref>Goodman, 1992, 53, 74–75.</ref>
 
== Israele e il suo compito universale ==
[[:en:w:Michael Bird (theologian)|Bird]], [https://www.google.co.uk/books/edition/The_Mission_of_the_Church_In_Paul_s_Lett/PELgx9AtptMC?hl=en Ware] e [[w:Nicholas Thomas Wright|Wright]] hanno correttamente sottolineato che nelle nostre fonti, cioè nell'Antico Testamento e negli scritti del periodo del Secondo Tempio, Israele ha uno scopo e un compito unici per tutte le nazioni.<ref>Bird, 2006, 126–130. Wright, 1992, 267–268. Ware, 2005, 57–159.</ref> Questo scopo universale nasce dalla convinzione che ci sia un solo Dio, [[w:YHWH|YHWH]], che ha creato il mondo e ha scelto Israele come suo servo. Il [[w:monoteismo|monoteismo]] di per sé porta naturalmente all'idea che l'unico e solo vero Dio debba essere adorato da tutta l'umanità.<ref>Si veda Schnabel, 2004, 58–60. A p. 59 Schnabel afferma correttamente che "la confessione di Israele dell'unicità di YHWH è il fondamento dei concetti missionari".</ref> I gentili servivano idoli e non avevano la [[w:Torah|Torah]] di Dio, che fu data a Israele sul [[w:Monte Sinai|Sinai]]. Lo scopo ultimo di Israele era trasmettere la benedizione di Dio al mondo, essere una "luce per le nazioni" e portare la gloria di Dio al mondo. Ammettendo questo, dobbiamo riconoscere che il compito universale di Israele non significava che Israele dovesse essere attivo nel proselitismo — nell'AT la conversione dei gentili è un evento [[w:escatologia|escatologico]] e Dio è il più delle volte il suo unico soggetto. Abbastanza recentemente Ware ha sottolineato che Paolo pensava che la missione dei gentili fosse in realtà la missione di Dio.<ref>Ware, 2005, 291–292.</ref>
 
Diversi studiosi hanno sottolineato che nell'Antico Testamento, Israele non ha la missione di predicare ai gentili. L'unico "percorso missionario" per raggiungere i gentili può essere attribuito al [[w:Giona (profeta)|profeta Giona]] che consegnò il messaggio del destino di Dio ai [[w:Ninive|niniviti]] ({{passo biblico2|Giona|1:2;3:2,4-7}}). Altrimenti ci sono pochissimi passaggi che parlano di un futuristico dovere missionario dei servi di Dio di predicare la parola di Dio ai gentili.<ref>Nonostante il fatto che Giona sia inviato a Ninive, tra i gentili, è ovvio che la sua missione può a malapena essere vista come sostegno a una missione verso i gentili. I niniviti si pentono, ma non c'è traccia che siano circoncisi e non c'è alcuna indicazione che Giona sia stato costretto a convertire i niniviti alla religione degli ebrei. Inoltre negli scritti rabbinici Giona non è considerato un missionario presso i gentili. Il pentimento dei niniviti è considerato esemplare per gli ebrei: m. Taan. 2:1; B. Taan. 16A; B. Ros. Ha. 16B; Mek. R.Yishm. Piska 1; y. Sanh. 11:7 (30b); Gen. Rab. 44:12. Nella tradizione attribuita a Gesù, il segno di Giona e il pentimento dei niniviti pone a Israele una sfida di pentimento. Per così dire, i niniviti sono visti come esemplari nella loro disponibilità a pentirsi: Matteo 12:39–41/Luca 11:29–32; Matteo 16:4. Si vedano Schnabel, 2004, 87. Wilson, 1973, 1–3.</ref> Il brano di {{passo biblico|Isaia|66:19}} e i Cantici del Servo Isaia costituiscono gli unici passaggi dell'Antico Testamento che anticipano emissari umani a predicare il parola di Dio ai gentili.<ref>Schnabel, 2004, 85.</ref> Ware sottolinea il ruolo del [[w:libro di Isaia|libro di Isaia]] per l'universalismo ebraico: "La relazione del Dio d'Israele con le nazioni è in Isaia, in misura maggiore che in qualsiasi altro libro dell'Antico Testamento, un tema importante e consistente". Secondo Ware in Isaia è prevista una conversione dei gentili nell’''eschaton'', ma questa conversione sarà realizzata esclusivamente da Dio.<ref>Ware, 2005, 59–60, 106–107. Cfr. {{passo biblico2|Isaia|2:2-5;11:9-10;25:6-9;60:1-16;66:18-24}}. A p. 61 Ware nota: "Israel has no part in the conversion of the nations; it is God who will turn the nations to himself and bring them to Mount Zion ({{passo biblico2|Isaia|2:2}}; {{passo biblico2|Aggeo|2:7}}; {{passo biblico2|Zaccaria|9:7}}; {{passo biblico2|Sofonia|2:11}}; {{passo biblico2|Salmi|22:27}})".</ref> Nell'Antico Testamento in generale, la ragione di esistenza universale di Israele non è connessa con il suo bisogno di proclamare il messaggio di Dio ai gentili e di raggiungerli attivamente. Al contrario, la missione universale di Israele si realizza quando essa agisce obbedientemente alla sua alleanza con l'unico e solo Dio ({{passo biblico2|Geremia|4:1-2}}). Schnabel afferma:
{{q|The mission of Israel, focused on following joyously and obediently the injunctions of the covenant that YHWH had granted Israel, was local. What is universal, is the future consequences of this obedience.|Schnabel, 2004, 77–78}}
Questa idea principale è espressa in vari modi nell'Antico Testamento.<ref>Come un chiaro rappresentante di questo si può citare {{passo biblico2|Deuteronomio|26:18-19}}: "Il Signore ti ha fatto oggi dichiarare che tu sarai per lui un popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi; Egli ti metterà per gloria, rinomanza e splendore, sopra tutte le nazioni che ha fatte e tu sarai un popolo consacrato al Signore tuo Dio com'egli ha promesso". Deuteronomio 26:18–19 supporta l'affermazione principale che è evidente anche in {{passo biblico2|Mt|5:13-16}}: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli."</ref> Nei Salmi la conversione dei gentili nell’''eschaton'' è attesa con impazienza. Numerosi Salmi prevedono il regno universale di Dio o il re di Sion.<ref>Ware, 2005, 68–70. Per il regno universale di Dio o del suo re unto, cfr. {{passo biblico2|Salmi|2:8-12;22:27-28;46:8-10;66:1-4;72:8-11;96:10-13;97:1,9;98:1-9;110:1-2}}. Le nazioni sono chiamate a lodare Dio: {{passo biblico2|Salmi|47:1-2;66:1-8;68:32-33;96:1-2,7-10;97:1;98:4-6;100:1-2;117:1}}. Nei Salmi la conversione delle nazioni è un'aspettativa messianica: {{passo biblico2|Salmi|22:27;66:4;67:4-6;86:9;102:15-17,19,21-23}}. In alcuni Salmi l'ascoltatore è chiamato a proclamare le meraviglie di Dio tra le nazioni, ma non c'è un chiaro comando di impegnarsi nella predicazione missionaria: {{passo biblico2|Salmi|9:12;96:3;105:1-3}}.</ref>
 
La salvezza dei gentili faceva parte della visione escatologica, e apparteneva alle attese riguardanti l'età messianica. Durante il tempo dell'adempimento escatologico, la beata Sion radunava a sé i gentili in modo centripeto ({{passo biblico2|Isaia|2:2-4;11:1-10}}). Secondo Isaia, il Servo del Signore ({{passo biblico2|Isaia|42:1,4,6;49:1,6;52:15}}) e alcuni emissari umani ({{passo biblico|Isaia|66:19}}) sarebbero attivi nell'annuncio della parola di Dio ai gentili e nel radunarli a Sion. Nonostante queste visioni futuristiche è abbastanza chiaro che secondo l'AT gli ebrei non praticavano la missione ai gentili. Nell'Antico Testamento solo alcuni individui, come [[w:Libro di Rut|Rut]], sono menzionati come convertiti al popolo di Dio.<ref>Si veda Schnabel, 2004, 78–86, 90–91.</ref> In Isaia e nell'Antico Testamento in generale la conversione dei gentili era prevista nell’''eschaton''. Nel contesto del raduno escatologico degli ebrei esiliati e della restaurazione di Sion, i gentili si sarebbero recati in pellegrinaggio a Gerusalemme. Questo spiega perché gli ebrei non praticassero la missione ai gentili sebbene ne anticipassero la speranza di conversione.<ref>Ware, 2005, 60–61.</ref>
 
 
 
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{{Vedi anche|Serie cristologica}}
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[[Categoria:Yeshua e i Goyim|Capitolo 2]]