Indagine Post Mortem/Capitolo 7: differenze tra le versioni

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{{q|According to Philostratus, Apollonius was seen in the cities of Smyrna and Ephesus at the same time. Apollonius was later arrested and put on trial in Rome. In his trial, Apollonius electrified bystanders by disappearing from the courtroom and reappearing to his followers several miles outside the city.}}
Tuttavia, Habermas (1989) osserva che esiste solo una biografia sopravvissuta di Apollonio scritta oltre 100 anni dopo la fine della vita di Apollonio stesso, poco dopo il 217 e.v., e che tale opera fu richiesta da [[w:Giulia Domna|Giulia Domna]], moglie dell'imperatore romano [[w:Settimio Severo|Settimio Severo]], "come contraccolpo a Gesù", il che indica che le somiglianze con Gesù sono ben più che una coincidenza.
 
Litwa 2019 discute una serie di casi nella storiografia mitica che, secondo lui, assomiglia alla rappresentazione dei Vangeli del Gesù risorto. Afferma:
{{q|The gospel accounts of Jesus’s translation and reappearances have the form of a historical report that mentions real places in apparently real time. If in a general way the Gospels’ authors were influenced by Greek mythography, then they were specifically imitating those who put it into historical form.|p. 173<ref>Litwa cita anche casi presi dai generi dei miti e dei drammi; per esempio, in relazione al corpo risorto di Gesù che passa attraverso i muri, cita la rappresentazione mitoica greca: "Il dio Hermes poteva passare in una stanza attraverso il buco della serratura" e "l'esempio presentato dal drammaturgo Euripide in cui Dioniso passa sopra i muri" (p. 181). Tuttavia, poiché i generi dei miti e dei drammi non sono analoghi alle biografie storiografiche dei Vangeli, ignorerò tali esempi e mi concentrerò sui casi delle storiografie menzionate da Litwa.</ref>}}
 
Ad esempio, in relazione al ritratto che il [[w:Vangelo secondo Luca|Vangelo di Luca]] fa di Gesù che mangia pesce per dimostrare la sua materialità, Litwa cita il resoconto "storico" di una fanciulla di nome [[w:Filinna|Philinnion]]. Sei mesi dopo la sua morte, "visitò un amante nel corso di tre notti. Cenò e bevve con lui, e fece anche sesso con lui (lasciandosi indietro il reggiseno)" (p. 184). Il resoconto proviene da [[w:Flegonte di Tralles|Flegonte di Tralles]], ''Mirabilia'' 1 e Litwa afferma:
{{q|The story of Philinnion is presented in the form of a letter written by a public official who stands ready to have the facts of his account checked and reported to a ‘king.’ From the later résumé of Proclus, we learn that
the king is probably Philip II, father of Alexander the Great.|p. 257, citando Morgan 2013}}
Morgan nota tuttavia che il compilatore dell'opera di Flegonte (il liberto di [[w:Adriano|Adriano]]) visse nel II secolo e.v., poche centinaia di anni dopo [[w:Filippo II di Macedonia|Filippo II]] (382-336 p.e.v.). Il contesto epistolare che indicava la disponibilità a riferire al re<ref>"Se dunque decidi di scrivere al Re di queste cose, manda una lettera anche a me, affinché io ti mandi alcune delle persone che forniscono resoconti dettagliati. Con i migliori auguri" (Morgan 2013, p. 305).</ref> potrebbe essere stato fittizio (p. 306), aggiunto per far sembrare autentico il racconto (p. 320). Secoli dopo la storia fu erroneamente interpretata come un resoconto reale dal compilatore dei ''Mirabilia'' di Flegone (II secolo e.v.) e in seguito da [[w:Proclo|Proclo]] (V secolo e.v.) (p. 318). I resoconti che attestano "la risurrezione di Esopo" all'inizio del II secolo e.v. (ad esempio dallo storico [[w:Tolomeo Efestione|Tolomeo Efestione]]) menzionati da Litwa (2019, p. 167) furono anch'essi scritti diverse centinaia di anni dopo che presumibilmente Esopo "tornò in vita e combatté persino con i Greci nella battaglia delle Termopili (480 p.e.v.)" (''ibid.''). Parimenti, "gli scrittori che imitavano i resoconti storici – presumibilmente di "testimoni oculari" – ([[w:Filostrato il Vecchio|Filostrato]], ''Eroico'')" (p. 173) del risorto Achille furono scritti secoli dopo: "la più antica dedica in pietra ad Achille risale al 400 p.e.v." (p. 172), mentre l''Eroico'' di Filostrato fu scritto nel III secolo e.v. Allo stesso modo, il resoconto di [[w:Erodoto|Erodoto]] (''Storie'' 4.13-16; scritte intorno al 440 p.e.v.) sulla presunta resurrezione di [[w:Aristea di Proconneso|Aristea]] (VII secolo p.e.v.) menzionato da Litwa (2019, pp. 181-182) fu scritto secoli dopo.
 
Si confrontino questi resoconti con quello di Luca che fu scritto durante la vita dei testimoni oculari o coloro che conoscevano i testimoni oculari del "Gesù risorto" e che potevano verificarne i dettagli, e le altre considerazioni a favore della sua storicità spiegate nei Capitoli precedenti (es. Capitolo 3). In considerazione di queste testimonianze a sostegno della storicità del resoconto di Luca che erano assenti dai resoconti citati da Litwa, le somiglianze notate da Litwa non devono essere intese come un'imitazione di Luca. Piuttosto, tali testimonianze dovrebbero essere intese come il Gesù risorto che dimostra la realtà della sua risurrezione secondo le attese della sua cultura intellettuale; poiché in quale altro modo avrebbe Gesù dimostrato la sua fisicità d'essere veramente risorto?
 
Litwa afferma che "se i lettori del racconto fossero teologicamente interessati, presumibilmente gli concederebbero il beneficio del dubbio" (Litwa 2019, p. 183). A sostegno della sua affermazione cita il commento di [[w:Giamblico|Giamblico]] (c.250-c.330):
{{q|All the Pythagoreans are disposed to believe the stories told about Aristeas of Proconnesus... They believe all such things were done and themselves attempt many of them, and keep in memory the stories that seem mythical... not disbelieving anything that might lead to the divine.|[[w:Giamblico|Giamblico]], ''[[w:Vita di Pitagora (Giamblico)|Vita di Pitagora]]'', 138}}
Tuttavia, Litwa non nota che quei pitagorici dell'era di Giamblico vissero secoli dopo Aristea e quindi non poterono verificare con testimoni oculari, e non avendo i mezzi per smentire o verificare le storie diedero loro il beneficio del dubbio. I primi lettori dei resoconti neotestamentari su Gesù risorto, tuttavia, potevano verificare con i testimoni oculari (o persone che conoscevano i testimoni oculari) che erano disposti a sacrificarsi per la verità di ciò che vedevano, e per i quali la verità della risurrezione di Gesù era fondamentale per il loro "investimento teologico".<ref>Per altre risposte all'obiezione riguardo le pretese di miracoli in altre religioni, come (ad esempio) il caso di Vespasiano citato da Litwa (2019, pp. 150-151), si veda McGrew (2009) che (ad esempio) fornisce vari argomenti per dimostrare che l'affermazione che Vespasiano fece miracoli è probabilmente una frode.</ref>
 
Gli scettici hanno obiettato che la tecnologia moderna (non disponibile in passato) ha smentito molte affermazioni miracolose rivelandole frodi (Allison 2005a, pp. 308-310; Carrier 2005a, pp. 172-177). In risposta, la mancanza di tecnologia moderna nei tempi antichi non ci esime dal considerare le prove che abbiamo. Come spiegato nei Capitoli precedenti, ci sono buone prove storiche per pensare che tutte le ipotesi naturalistiche riguardanti la risurrezione di Gesù possano essere escluse. Va sottolineato che la qualità delle prove storiche per la risurrezione di Gesù è tale da consentire un serio dibattito accademico, a differenza del caso di Bodhidharma, Mitra, Krishna, ecc. La mancanza di prove in altri casi non implica la mancanza di prove in questo caso. In altri casi, le storie o ebbero origine molti anni dopo gli eventi, basandosi sul sentito dire piuttosto che su testimonianze oculari, o mancavano di attestazioni da parte di gruppi di testimoni oculari in grado di sapere se ciò che affermavano fosse vero e che erano disposti a perdere tutto e morire per l'affermazione miracolosa. Ciò che rende unico il caso della risurrezione di Gesù è che la verità sulla risurrezione di Gesù era considerata fondamentale per la loro religione dai primi leader cristiani, per la loro motivazione a persuadere gli altri a credere, e per la loro disponibilità a soffrire e morire. Infatti, resero oltremodo chiaro che se la risurrezione non fosse stata vera, allora era pericoloso per loro e per gli altri crederci:
{{q|Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.|{{passo biblico2|1Corinzi|15:14-19}}}}
Inoltre, l'evento era verificabile da loro: erano in grado di sapere se avevano o meno prove/testimonianze per pensare che la loro convinzione fosse vera (Moreland 1998, pp. 247-248). Applicando queste e altre considerazioni, si può concludere che l'argomento a favore della risurrezione di Gesù è molto più forte delle affermazioni sulla risurrezione in altre religioni e che può resistere a un esame accurato.
 
== Conclusione ==