Indagine Post Mortem/Capitolo 5: differenze tra le versioni

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Carrier sostiene che l'analogia con la semina del chicco (v. 36-37) implicava la discontinuità del corpo quando il guscio viene gettato via mentre la pianta cresce (Carrier 2005a, p. 146) e afferma che nei versetti 44-54 Paolo evita di dire che un corpo diventa un altro, ma ne sottolinea invece la distinzione (''ibid.'', p. 132). Tuttavia, va notato che nel seminare il chicco di grano, ne esce la stessa pianta dormiente all'interno del seme che va nel terreno (Geisler 2006, p. 60). Sebbene il seme e la pianta siano qualitativamente diversi, sono numericamente gli stessi perché c'è continuità tra loro: la pianta dormiente che va nel terreno cresce con passaggi incrementali misurabili e osservabili nella pianta; la seconda è una nuova tappa della prima (Davis 2006, p. 57). In altre parole, ciò che esce dal terreno è continuo con ciò che vi entra, cioè la pianta dormiente. Paolo non descrive la risurrezione come un evento in cui si semina ''x'' (il corpo presente), ma cresce fuori ''y'' (un corpo discontinuo con il corpo presente), ma in cui "un solo ''x'' (il corpo presente) deperibile è seminato, e ne cresce un ''x'' imperituro" (Ware 2014, p. 486; nel suo articolo Ware risponde ad altre obiezioni). La distinzione sottolineata nei versetti 44-54 riguarda le diverse caratteristiche dei due stadi dell'unica cosa continua e non implica la loro discontinuità. Riguardo a {{passo biblico2|1Corinzi|15:44}}, "si semina un corpo naturale (''psychikon''), risorge un corpo spirituale (''pneumatikon''). Se c'è un corpo naturale, vi è anche un corpo spirituale", Wedderburn (1999, p. 66) aveva affermato che Paolo contrasta i nostri attuali corpi materiali con i futuri corpi immateriali risorti, e che ciò implica che il corpo risorto di Gesù fosse immateriale. Tuttavia, Licona (2010, pp. 407-408) ha esaminato l'uso di ''psychikon'' e ''pneumatikon'' in tutta la letteratura esistente dall'VIII secolo p.e.v. al III secolo e.v. e ha concluso che ''psychikon'' non si è mai riferito a qualcosa di materiale. Pertanto, questo versetto non giustifica l'idea che il corpo materiale di un cristiano sia sepolto, mentre un corpo immateriale venga risuscitato.
 
Carrier (2005a, p. 134) argomenta dalla dichiarazione di Paolo, "Cristo è anima vivente" (v. 45), e citando il versetto 47, afferma che mentre il corpo di Adamo è tratto dalla terra, il corpo di Cristo non lo è: viene dal cielo. In risposta, il versetto 45 può essere inteso come un'enfasi sull'aspetto spirituale del Gesù risorto, ma questo non nega che il Gesù risorto avesse un corpo fisico. Al contrario, l'idea che il corpo risorto di Gesù avesse proprietà sia spirituali che fisiche è già affermata da altri testi, come notato nella discussione sulla transfisicità nel Capitolo 4. Con "anima vivente" Paolo potrebbe anche voler identificare Gesù con lo Spirito a livello di esperienza cristiana ({{passo biblico2|2Corinzi|3:17}}: "Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà") e/o Paolo potrebbe star paragonando Gesù all'"alito di vita" di Dio in {{passo biblico2|Genesi|2:7}} (Wright 2003, p. 355). "Il secondo uomo viene dal cielo" (v. 47) si riferisce alla seconda venuta di Gesù e non alla discontinuità del suo corpo risorto con il suo vecchio corpo fisico (''ibid.'').
 
Carrier (2005a, p. 135) sostiene che "carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio" (v. 50) contraddice il corpo risorto di Gesù secondo Luca e che ha carne ed ossa ({{passo biblico2|Luca|24:39}}), e che "le vivande sono per il ventre, e il ventre è per le vivande; ma Dio distruggerà queste e quello" ({{passo biblico2|1Corinzi|6:13}}) contraddice Gesù che mangia pesce ({{passo biblico2|Luca 24:42-3}}) (''ibid.'', p. 210, n. 151). In risposta, va notato che la seconda metà del versetto 50, vale a dire: "né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità" spiega, nel parallelismo ebraico, che "carne e sangue" è un modo di riferirsi ai corpi umani attuali ordinari, corruttibili e in decomposizione (Wright 2003, p. 359). Dallo studio degli scritti di Luca risulta evidente che egli non è vincolato dalla speciale terminologia paolina in cui "carne" designa sempre ciò che è corruttibile e spesso ciò che è ribelle. Per Luca, carne e ossa è semplicemente un modo di dire "fisico" (''ibid.'', p. 658). Per quanto riguarda {{passo biblico2|1Corinzi|6:13}}, il cibo mangiato e lo stomaco saranno effettivamente eliminati attraverso la decomposizione del corpo attuale dopo la morte (come decretato da Dio), e Paolo menziona "Ma Dio distruggerà questo e quelli" per sottolineare la natura transitoria dei desideri presenti affinché il lettore possa essere esortato a vivere per il Signore (v. 13b) in vista dell'eternità (v. 14), ma tali versetti non implicano che il corpo risorto non avrà la capacità di mangiare.
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Carrier (2005a, pp. 139–147) poi sostiene la dottrina dei due corpi in {{passo biblico2|2Corinzi|4:16-5:8}}. In primo luogo afferma che è il futuro corpo spirituale a cui si riferisce Paolo in 4:18. Sebbene ciò sia vero, non implica però che Paolo significhi che è discontinuo con il corpo attuale. I versi successivi possono essere intesi come segue — Versetto 1: il corpo nel suo stato attuale sarà distrutto alla morte, ma il corpo soprannaturale trasformato nei cieli durerà per sempre. Craig (1989, pp. 150-151) sostiene che "dimora eterna nei cieli" non implica che il nuovo edificio stia già aspettando in cielo i cristiani o che sia esistito dall'eternità, ma implica che i cristiani sono certi di possederlo e che dura per sempre. Versetti 2-4: Paolo e altri bramano di rivestire il corpo soprannaturale alla risurrezione senza la necessità di morire, in modo che non ci sia intervallo di separazione dell'anima dal corpo, cioè nessun intervallo di nudità (Craig 1989, pp. 152-157). Versetto 5: Dio ha assicurato che concederà loro il corpo della risurrezione dando loro lo Spirito Santo. Versetti 6-8: anche se desiderano possedere il corpo della risurrezione senza necessità di morire, tuttavia morire e stare con il Signore in forma di spirito disincarnato è meglio che vivere in questo corpo presente (''ibid.''). Confidano nel Signore per il futuro che ora non vedono. Questa esegesi mostra che questo passo è coerente con l'idea che, quando il corpo presente muore, l'anima lascerà il corpo e sarà introdotta alla presenza del Signore, che nell'Ultimo Giorno risusciterà il corpo lasciato indietro e lo trasformerà in un corpo glorioso che durerà per sempre.
 
Carrier nota l'uso della parola ''skenos'' invece di ''soma'' in {{passo biblico2|2Corinzi|5:1,4}} e {{passo biblico|2Corinzi|4:7}} e sostiene, basandiosi su {{passo biblico2|Geremia|19:11}},<ref>{{passo biblico2|Geremiah|19:11}}: "E riferirai loro: Così dice il Signore degli eserciti: Spezzerò questo popolo e questa città, così come si spezza un vaso di terracotta, che non si può più accomodare." </ref> che ''ostrakina skene'' si riferisce a vasi di argilla che sono irreparabili una volta rotti (Carrier 2005a, pp. 142, 213). Tuttavia, ciò che indica Geremia 19:11 è che la nazione di Israele sarebbe stata distrutta in modo tale che nessun essere umano potesse avere il potere di rimetterla insieme; non dice che Dio non ha il potere di ripararla se vuole. Allo stesso modo, ciò che 2 Corinzi indica è che il corpo attuale viene distrutto alla morte e nessun uomo né alcun processo naturale può rimetterlo insieme, ma ciò non significa che Dio non possa resuscitare il vecchio corpo in modo soprannaturale.
 
Carrier (2005a, p. 126) afferma che a causa della "strana" dottrina dei due corpi di Paolo in 1 Corinzi 15, i cristiani successivi dovettero inventare una terza lettera ai Corinzi per fornire argomenti che pensavano che Paolo avrebbe dovuto sostenere. In risposta, va notato che questa terza lettera non è mai stata ampiamente accettata dai cristiani. Un cristiano troppo zelante potrebbe aver falsificato questo documento per rendere ciò che personalmente pensava fosse un argomento più forte contro gli gnostici, ma ciò non implica che la dottrina della continuità corporea non possa essere individuata da un attento studio di 1 Corinzi 15, come mostrato in precedenza.
 
Carrier tenta di mostrare che altri brani del Nuovo Testamento contraddicono la dottrina della continuità del corpo. Afferma che {{passo biblico2|Marco|14:58}}, "Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo", implica una dottrina dei due corpi (''ibid.'', p. 156). Tuttavia, Marco ritrae questa affermazione come data da ''falsi'' testimoni le cui testimonianze non sono d'accordo. È interessante notare che {{passo biblico2|Giovanni|2:19}} riporta ciò che Gesù disse veramente: "Distruggete questo tempio e in tre giorni ''lo'' farò risorgere", il che implica la dottrina della continuità del corpo. Carrier sostiene che mentre Pietro di Atti dice che la carne di Gesù è immune alla decomposizione, Pietro delle epistole dice che ogni carne è come l'erba e soggetta a decadimento ({{passo biblico2|1Pietro|1:24}}), e che Gesù fu messo a morte nella carne ma vivificato dallo Spirito ({{passo biblico2|1Pietro|3:18}}) (Carrier 2005a, p. 148). Tuttavia, il contesto di 1 Pietro 1:24 si riferisce ai nostri ''attuali'' corpi corruttibili. Questo non include il corpo risorto di Gesù, che è l'archetipo dei nostri futuri corpi risorti. 1 Pietro 3:18 non implica che Gesù sia diventato uno spirito alla risurrezione. Piuttosto, significa che è stato reso vivo ''dallo'' Spirito (Wright 2003, p. 469).
 
Carrier (2005a, p. 126) sostiene che il [[w:Papa Clemente I|padre post-apostolico Clemente]] afferma la dottrina dei due corpi in [[w:Prima lettera di Clemente|1 Clemente 25]], dove usa l'analogia della fenice risorta che ha portato a casa le proprie ossa:
{{q|Vi è un uccello chiamato fenice: è il solo della specie e vive cinquecento anni. Quando è vicino a morire si fa un nido con incenso, mirra ed altri aromi e giunta l'ora vi entra e muore. Dalla carne in putrefazione nasce un verme che nutrendosi dei succhi dell'animale morto, mette le ali. Poi, divenuto forte prende quel nido in cui sono le ossa del suo genitore e portandoselo passa dall'Arabia all'Egitto nella città chiamata Eliopoli. E di giorno sotto lo sguardo di tutti, volando sull'altare del sole lo depone e così torna indietro.|[https://www.liturgia.it/content/1cor_clem_ita.pdf 1 Clemente 25]}}
In risposta, si può sostenere che l'analogia di Clemente è scarsa, non analoga a ciò che afferma esplicitamente in 1 Clemente 50:
{{q|Infatti è scritto: "Entrate nelle vostre stanze per pochissimo, finché passa la mia ira e il mio furore; mi ricorderò del giorno buono e vi ''risusciterò dai vostri sepolcri''".|[https://www.liturgia.it/content/1cor_clem_ita.pdf 1 Clemente 50]}}
Il che implica chiaramente la dottrina della continuità del corpo.
 
Infine, Carrier (2005a, p. 179) si chiede, se c'era una tomba vuota, perché non la si venerava? In risposta, le autorità ebraiche non avrebbero permesso ai cristiani di trasformare la tomba in un santuario (Hays 2006, p. 283).
 
In conclusione, l'analisi di Carrier di 1 Corinzi 15 e altri testi, è errata e non riesce a confutare la conclusione (stabilita in precedenza) che i primi cristiani affermavano un'interpretazione della continuità del corpo della risurrezione di Gesù, e quindi della tomba vuota.
 
== Ipotesi della rimozione da amici ==