La Conoscenza del Che/Capitolo 3: differenze tra le versioni

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{{La Conoscenza del Che}}
= CAPITOLO 3: Psicologia individuale di Alfred Adler =
[[File:Alfred Adler und Leonhard Seif (1925) (cropped).jpg|thumb|left|200px100px|<small>[[w:Alfred Adler|Alfred Adler]]</small>]]
In questo Capitolo viene esplorata la "[[w:psicologia individuale|psicologia individuale]]" di [[w:Alfred Adler|Alfred Adler]]. Vengono discusssi individualmente i vari aspetti della teoria, inclusa la visione adleriana sullo sviluppo e la struttura della [[w:personalità|personalità]], e come l'ordine di nascita, l'atmosfera familiare, la cultura e le dinamiche motivazionali influenzano questo sviluppo e questa struttura. Inoltre, vengono descritti i compiti della vita, in particolare quelli dell'interesse sociale, dell'amore e dell'occupazione.
 
== Sviluppo e struttura della personalità ==
La [[w:psicologia individuale|psicologia individuale]] di Adler (1929) è olistica e sottolinea l'unicità di ogni individuo e l'unità della personalità, sostenendo che le persone possono essere intese solo come esseri integrati e completi che si sforzano verso obiettivi autodeterminati e organizzano la loro vita di conseguenza. Adler (1958) non usa componenti strutturali o delinea fasi di sviluppo, ma vede lo stile di vita individuale come un'espressione creativa della lotta per la superiorità e della ricerca di un significato mentre affronta i compiti occupazionali, sociali e sessuali della vita.
 
=== Logica privata ===
Man mano che cresciamo, ci sviluppiamo e maturiamo, sperimentiamo innumerevoli eventi, la cui esperienza ci consente di trarre conclusioni sulla vita in generale, sugli altri e su noi stessi. Non sperimentiamo la realtà oggettivamente; invece, la realtà è soggettivamente filtrata attraverso le nostre lenti personali, cioè ognuno di noi ha il proprio modo di vedere le cose focalizzando in maniera univoca il mondo. In tal modo distorciamo o modelliamo la realtà oggettiva per confermare i nostri atteggiamenti interiori (Eckstein, 2008).
 
Questa creazione soggettiva della realtà si plasma in età molto precoce come risultato di interazioni nell'ambito del nucleo familiare. Secondo Adler, è da questa visione soggettiva della vita (da lui chiamata "schema of apperception" = Schema dell'[[w:appercezione|appercezione]]) che si costruisce una logica privata. Questa logica privata è l'insieme degli atteggiamenti e delle reazioni che abbiamo nei confronti della vita e del nostro posto in essa. Adler afferma quanto segue:
{{q|In considering the structure of a personality, the chief difficulty is that its unity, its particular style of life and goal, is not built upon objective reality, but upon the subjective view that the individual takes of the facts of life.|Citato in Ansbacher & Ansbacher, 1956, p. 183}}
Adler (come citato in Ansbacher & Ansbacher, 1956) parla della necessità di avere empatia quando si cerca di comprendere le opinioni personali di un altro individuo dicendo che dobbiamo essere in grado "to see with the eyes of another, to hear with the ears of another, to feel with the heart of another" (p. 135).
 
Peluso (2006) osserva che un senso iniziale del proprio stile personale avviene intorno ai sei anni. È in questo momento che i bambini prendono decisioni sul loro posto nel mondo. Il sentimento sociale innatamente posseduto dall'individuo e la misura in cui si esprime, è legato all'atmosfera familiare complessiva e alle conclusioni che l'individuo ne trae. Quindi, la famiglia, o l'equivalente familiare, è il gruppo sociale prototipico per il bambino. Svolge un ruolo cruciale in relazione allo sviluppo di questa logica privata e dell'eventuale stile di vita (Peluso, 2006).
 
=== Stile di vita ===
Adler è stato influenzato dagli scritti di [[w:Jan Smuts|Jan Smuts]], il filosofo e statista sudafricano. Smuts sentiva che, per capire le persone, dobbiamo capirle più come un insieme unificato che come un insieme di frammenti, e dobbiamo capirle nel contesto del loro ambiente, sia fisico che sociale. Questo approccio si chiama [[w:olismo|olismo]] e Adler lo prese molto a cuore (Boeree, 1997).
 
Per riflettere l'idea che dovremmo vedere le persone come un insieme piuttosto che come parti, Adler decise di etichettare il suo approccio alla psicologia come "[[w:Psicologia individuale|Psicologia Individuale]]". Invece di parlare della personalità di una persona, con il senso tradizionale dei tratti interni, delle strutture, delle dinamiche, dei conflitti e così via, preferì parlare di stile di vita. Lo stile di vita si riferisce a come vivi la tua vita, come gestisci i problemi e le relazioni interpersonali (Boeree, 1997). Adler (come citato in Ansbacher & Ansbacher, 1956) riteneva che l'individuo partecipasse attivamente alla creazione di questo stile di vita.
 
Lo stile di vita è l'espressione visibile della personalità. La continuità nel comportamento riflette l'orientamento di base di una persona verso la vita che si è sviluppato da un piano esistenziale e da una logica privata alimentata da obiettivi immaginari autodeterminati sviluppati durante l'infanzia (Dinkmeyer ''et al.'', 1979). Questo stile di vita è influenzato dalla percezione soggettiva da parte della persona della dotazione genetica e della situazione ambientale (Fouché, 1999).
 
Secondo Adler (come citato in Ansbacher & Ansbacher, 1956), questo stile di vita diventa la risposta impostata per tutta la vita ed è il filo conduttore che intreccia i pensieri, i sentimenti e le azioni di un individuo in uno schema coerente. Nella [[:en:w:personality psychology|teoria della personalità]], ci sono problemi contrastanti di condizione e di caratteristica (= tratto). I primi sono più situazionali; i secondi sono più a lungo termine, per tutta la vita. Come il concetto [[w:Carl Jung|junghiano]] di [[w:temperamento (psicologia)|temperamento]], lo stile di vita è più un tratto della personalità che dura tutta la vita. Questo non vuol dire che lo stile di vita sia statico e immutabile, ma che comprende gli aspetti stabili e prevedibili della persona per tutta la sua vita. In effetti, gli adleriani credono che gli individui possano imparare a far funzionare meglio il loro particolare stile di vita attraverso le esperienze di vita o la [[w:psicoterapia adleriana|psicoterapia]] (Ansbacher & Ansbacher, 1956).
 
Disturbi della personalità, malattie mentali e altri sintomi e/o comportamenti problematici non possono essere separati dallo stile di vita. Pertanto, si deve riconoscere che lo stile di vita non è né tutto buono né tutto cattivo (Peluso, 2006).
 
== Dinamiche motivazionali ==
In quanto creatori e creazioni della loro vita, i bambini sviluppano un'immagine immaginaria di cosa significhi essere al sicuro, superiori, e avere un senso di appartenenza (Dinkmeyer, Pew & Dinkmeyer, 1979). Questo obiettivo fittizio o ideale-guida di sé determina la scelta creativa di ciò che è accettato come verità, come comportarsi e come interpretare eventi ed esperienze (Corey, 2005). L'attualizzazione di questo obiettivo immaginario inconscio diventa il tema centrale unificante dello stile di vita di una persona che fornisce un sentimento di appartenenza e scopo, nonché una superiorità autodefinita (Meyer ''et al.'', 2003).
 
Anche se l'obiettivo può essere fittizio, Adler (1958) credeva che gli individui agissero "come se" fosse raggiungibile e quindi avessero una notevole libertà di determinare i propri destini. Adler (1929) affermava che il comportamento di un individuo è diretto da questo impegno e questo comportamento fornisce l'immagine di un piano di vita e di un obiettivo integrati. Ogni comportamento è considerato intenzionale e quindi la continuità nel comportamento può essere notata nei temi che attraversano una vita (Adler, 1958). A causa della relazione tra l'obiettivo-guida fittizio flessibile e lo stile di vita, Dinkmeyer ''et al.'' (1979) indicano che un osservatore può dedurre il piano di vita e la finzione-guida dallo stile di vita di un individuo.
 
=== Inferiorità ===
Adler sottolinea l'importanza delle esperienze sociali dell'infanzia, credendo che tutti gli individui sperimentino l'inferiorità fin dalla loro prima dipendenza dagli adulti (Meyer ''et al.'', 2003). Questa percezione di inferiorità persiste per tutta la vita come fonte naturale di creatività, la cui costruzione individuale costituisce l'individualità (Adler, 1929).
 
Adler (come citato in Boeree, 1997) nota inoltre una forma di inferiorità ancora più generale: l'inferiorità naturale dei bambini. Tutti i bambini sono, per natura, più piccoli, più deboli e meno competenti socialmente e intellettualmente degli adulti che li circondano. Adler suggerisce che, se guardiamo ai giochi, ai giocattoli e alle fantasie dei bambini, essi tendono ad avere una cosa in comune: il desiderio di crescere, di essere grandi e di essere adulti. Questo tipo di compensazione è in realtà identico alla ricerca della perfezione.
 
Tutti soffrono di inferiorità in una forma o nell'altra. Secondo Boeree (1997), Adler iniziò il suo lavoro teorico concentrandosi sull'inferiorità degli organi, cioè sul fatto che ognuno di noi ha parti più deboli, e altre più forti, nell'ambito della nostra anatomia o fisiologia. Alcune persone nascono con problemi cardiaci, o hanno occhi deboli o problemi di udito. Adler si rese presto conto che questa era solo una parte del quadro. Un'altra forma di inferiorità è psicologica. Nonostante non abbiano inferiorità organiche, ad alcune persone viene semplicemente detto da bambini che sono in qualche modo inferiori a coloro che li circondano, più deboli o poco intelligenti. Queste non sono questioni di vera inferiorità organica, ma si può imparare a credere che lo siano. Alcuni compensano diventando bravi in ciò di cui si sentono inferiori. Altri compensano diventando bravi in qualcos'altro, ma conservando per il resto il loro senso di inferiorità. E alcuni semplicemente non sviluppano mai alcuna autostima positiva (Boeree, 1997).
 
Nonostante il fatto che siamo tutti naturalmente inclini ad auto-realizzarci, a raggiungere i nostri obiettivi, a cercare il successo e la perfezione, alcuni individui falliscono e finiscono per essere insoddisfatti, imperfetti e lontani dall'autorealizzazione. Adler (1958) attribuisce questo tipo di fallimento a una mancanza di interesse sociale, o semplicemente perché siamo troppo egotisti. Secondo Adler, essere troppo egotisti significa essere sopraffatti dalla nostra inferiorità. Quando si sta bene e ci si sente competenti, ci si può permettere di pensare agli altri. In caso contrario, le proprie attenzioni diventano sempre più concentrate su se stessi.
 
Se un individuo è sopraffatto dalle forze di inferiorità, che si tratti di un'effettiva inferiorità organica o di un'inferiorità psicologica percepita, può sviluppare un complesso di inferiorità. Questa nevrosi porta spesso l'individuo a diventare timido e timoroso, insicuro, indeciso, sottomesso o arrendevole. Inoltre, questo può portare alla dipendenza da altre persone che ti sostengano, persino manipolandole affinché ti sostengano (Adler, 1958).
 
Un altro modo in cui le persone possono rispondere all'inferiorità oltre alla compensazione e al complesso di inferiorità, è lo sviluppo di un complesso di superiorità. Il complesso di superiorità implica nascondere la propria inferiorità reale o percepita fingendo di essere superiori. Lo stile di personalità [[w:narcisismo|narcisistico]] ne è un ottimo esempio. Esempi più sottili sono le persone che si dedicano a fare i drammatici per attirare l'attenzione, coloro che si sentono potenti quando commettono crimini, e coloro che sminuiscono gli altri per genere, razza, origini etniche, credenze religiose, orientamento sessuale, peso o altezza (Boeree, 1997).
 
=== Compensazione ===
Adler (1929) considerava la lotta per la superiorità (la ricerca della perfezione) come la motivazione umana complessiva che si manifesta come lotta per il potere e interesse sociale (Meyer ''et al.'', 2003). L'obiettivo della superiorità per ogni individuo è personale e unico, dipende dal significato individuale dato alla vita ed è raggiunto attraverso la compensazione (Ansbacher & Ansbacher, 1956). La forma naturale e sana di lotta per il potere è correlata alla crescita personale piuttosto che alla superiorità sugli altri (Meyer ''et al.'', 2003).
 
Attraverso il processo di compensazione, gli individui rispondono alle loro inferiorità compensando le proprie carenze. L'organo inferiore (o aspetto del sé) può essere rafforzato e diventare ancora più forte di quanto non lo sia negli altri; o altri organi possono essere sovrasviluppati per compensare il deficit; oppure la persona può compensare psicologicamente il problema organico sviluppando determinate abilità o addirittura determinati stili di personalità (Boeree, 1997).
 
=== Ricerca della perfezione ===
Le motivazioni per il proprio comportamento possono essere riformulate come mirate o finalizzate. Quasi tutti cercano un qualche tipo di significato o perfezione. Adler (come citato in Ansbacher & Ansbacher, 1956) non era d'accordo con l'enfasi di [[w:Sigmund Freud|Freud]] secondo cui le persone sono guidate dagli istinti o modellate dall'eredità, dall'esperienza o dall'ambiente. Piuttosto, sono gli obiettivi o un ideale di sé guida che dà energia agli individui in una direzione prescelta.
 
Adler (1929) affermava che gli obiettivi fondamentali della vita, sebbene generalmente sconosciuti alla persona, danno una direzione a tutti i comportamenti. Nella misura in cui gli obiettivi sono allineati con l'interesse sociale, la direzione di vita della persona è utile, positiva e sana. Al contrario, se gli obiettivi mancano di interesse sociale e sono semplicemente un'espressione per superare le inferiorità percepite raggiungendo la superiorità personale, la direzione di vita della persona tende ad essere inutile, negativa e malsana (Ansbacher & Ansbacher, 1956).
 
[[:en:w:Rudolf Dreikurs|Rudolf Dreikurs]] (1973) ha identificato quattro classici obiettivi di comportamento fuorvianti che sono formulati nella prima infanzia: attenzione indebita, potere, vendetta e inadeguatezza. Queste sono descrizioni abbreviate di modelli coerenti di comportamento scorretto nei bambini. Dreikurs (1973) ha dichiarato che tutti i comportamenti scorretti nei bambini possono essere compresi dalla prospettiva di uno di questi quattro obiettivi. Questi obiettivi sono in gran parte inconsci nei bambini perché una mancanza di consapevolezza facilita la fluidità di azione e salvaguarda il bambino dal dover affrontare consapevolmente l'inutilità di determinati comportamenti.
 
Tali obiettivi sono metodi scoraggiati per cercare di ottenere un significato. La ricerca del significato è essenzialmente un movimento verso il raggiungimento dell'obiettivo per raggiungere un'identità unica e di appartenenza. Questo movimento verso un'identità unica è la forza motivante dietro ogni attività umana, che può essere definita un tipo di motivo principale (Dreikurs, 1973). Secondo Dinkmeyer, Dinkmeyer & Sperry (1987), gli adleriani vedono questo processo da una prospettiva teleologica piuttosto che causale, cioè come una pulsione data dall'obiettivo piuttosto che una spinta data dalla forza motivante.
 
Un altro modo di riflettere su come il nostro comportamento sia intenzionale e diretto a un obiettivo, si riferisce al concetto di priorità numero uno di Kefir (come citato in Eckstein, 2008). Kefir (come citato in Eckstein, 2008) ha originariamente definito quattro priorità numero uno, vale a dire: comfort, piacere/soddisfare, controllo e superiorità. Dewey (1978) ha anche notato che, sebbene sia spesso difficile per un individuo determinare il proprio stile di vita, l'ordine relativo delle priorità è generalmente riconoscibile. Dewey (1978) ha elaborato il concetto di Kefir riconoscendo che al lato opposto di ogni priorità numero uno, c'è qualcosa che gli individui vogliono evitare a tutti i costi.
 
 
 
=== Uguaglianza ===
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In questo Capitolo abbiamo esplorato i concetti più salienti della [[w:Psicologia individuale|Psicologia individuale]] di [[w:Alfred Adler|Alfred Adler]]. Ciò ha incluso le sue idee sulla struttura della personalità, le dinamiche motivazionali, l'inferiorità, la compensazione, l'ordine di nascita e l'influenza della famiglia, della società e della cultura sullo sviluppo della personalità. Abbiamo visto che egli considera l'interesse sociale, cioè un interesse per la comunità in generale, in contrapposizione all'interesse personale, come uno dei fattori chiave per vivere una vita piena e realizzata. Abbiamo ulteriormente esplorato le sue opinioni sui vari compiti della vita che si devono completare, vale a dire quelli dell'occupazione, dell'amore e dell'interesse sociale. Nel [[La Conoscenza del Che/Capitolo 5|Capitolo 5]], la teoria di Adler verrà applicata alla vita di Ernesto Guevara, descritta nel [[La Conoscenza del Che/Capitolo 2|Capitolo 2]].
 
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[[Categoria:La Conoscenza del Che|Capitolo 3]]