Indagine Post Mortem/Capitolo 1: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 83:
{{q|Miracles were not accepted without question in antiquity. Graeco-Roman writers were often reluctant to ascribe ‘miraculous’ events to the gods, and offered alternative explanations. Some writers were openly sceptical about miracles (e.g. Epicurus, Lucretius, Lucian). So it is a mistake to write off the miracles of Jesus as the result of the naivety and gullibility of people in the ancient world.|Stanton 2001, p. 66}}
 
Inoltre, dai loro scritti, è evidente che i primi cristiani erano abbastanza razionali da dibattere (per es. Gal. 2:11-21), da pensare alle testimonianze della loro fede (per es. 1 Cor. 15:6), da considerare le sue conseguenze (1 Cor. 15:14-19) – come il dover affrontare frequenti pericoli e martiri (1 Cor. 15:30-32) – e da persuadere gli altri ad attenersi alle loro opinioni.
 
Alla luce di queste considerazioni, se qualcuno nel I secolo sosteneva che c'erano "testimoni oculari" della risurrezione di Gesù, i primi cristiani avrebbero voluto verificarli (si veda la Sezione successiva).
 
=== Controllo dei presunti testimoni oculari ===
Gli scettici mettono in dubbio lo standard di prova seguito dalla maggior parte delle persone nel primo secolo e si chiedono se i presunti testimoni oculari della risurrezione di Gesù furono interrogati (Carrier 2009). Risposta: Paolo indicò ai Corinzi quale fosse lo standard di testimonianze valide in {{passo biblico2|1Corinzi|15:6}}: consultare gli stessi "testimoni oculari". Keener (2005, p. 124) osserva che simili richiami alla conoscenza pubblica si possono trovare negli scritti di Flavio Giuseppe (''Ag. Ap.'' 1.50–52; ''Vita'' 359–62) e [[w:Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] (''Verr.'' 1.5.15; 2.1.40.103). Se c'erano davvero dei "testimoni oculari" come afferma 1 Corinzi 15:3-11, la maggior parte di loro sarebbe stata ancora viva nel 55 e.v.; si diceva infatti che tra i "più di cinquecento fratelli", la maggior parte di essi "vive ancora" (v. 6). Bauckham osserva che l'idea sensata di "controllare" questi importanti "testimoni oculari" è implicita in 1 Corinzi, una lettera che era destinata alla lettura pubblica nelle chiese. In effetti Paolo sta dicendo in 1 Corinzi 15:6: "Se qualcuno vuole verificare questa tradizione, un gran numero di testimoni oculari è ancora vivo e può essere visto e ascoltato" (Bauckham 2006, p. 308).
 
Data la prima data di 1 Corinzi 15:3-11, i Corinzi potevano verificare con i testimoni oculari di Gesù, i testimoni oculari dell'autore di 1 Corinzi, e anche con l'autore (Paolo) stesso su ciò che predicava per scoprire se il messaggio era stato distorto o se c'erano davvero "più di cinquecento fratelli" che affermavano di aver visto Gesù risorto tutti insieme. Riguardo al controllo con Paolo, Gamble (1995, p. 101) osserva: "la corrispondenza intricata di Paolo con i Corinzi, anche se non tipica, indica certamente che Paolo aveva bisogno di tener traccia – e lo faceva – di ciò che aveva scritto". Gamble osserva anche:
{{q|It is clear, however, that Paul relied heavily on letters to stay in touch with and to supervise his congregations. There was, in fact, much traffic in letters: Paul’s letters to the churches (more than the few that have been preserved), the churches’ letters to him (compare 1 Cor. 7:1), and letters used by other teachers on their own behalf in the communities (compare 2 Cor. 3:1, 2 Thess. 2:2). Paul’s associates, who served as his personal
emissaries and liaison to the congregations, often had a hand in his correspondence, not only as letter carriers. It was Paul’s custom to name others together with himself as cosenders of his letters. This was probably not a formality but a reflection of the involvement of his associates in the conception, if not in the composition, of many of the letters. The evidence strongly suggests that Paul’s missionary enterprise had a corporate structure and a school dimension and that Paul and his associates thought it important to formulate the apostle’s teaching in writing and to employ those writings in the furtherance of Paul’s missionary aims.|''ibid.'', p. 99}}
 
Si potrebbe obiettare che, essendo assenti i dettagli riguardanti i "cinquecento" (per es., i loro nomi) (Lindemann 2014a, p. 87), come farebbero i Corinzi a verificare?
 
In risposta, da un lato, il fatto che al momento non disponiamo di questi dettagli non implica che il pubblico del primo secolo non avesse i dettagli. Dall'altro, gli studiosi hanno sottolineato che gli scrittori neotestamentari spesso omettono dettagli che dovevano essere già noti a loro (ad esempio l'omissione di {{passo biblico2|Marco|6:45-8:26}} da parte di Luca) (Craig 1984). Altri passi in 1 Corinzi (ad es. {{passo biblico|1Corinzi|9:5}}) indicano che c'erano varie narrazioni tradizionali sugli apostoli e su Gesù che sarebbero state note ai Corinzi e ad altre prime comunità cristiane (Jervell 1972). Riguardo a {{passo biblico|1Corinzi|15:3-8}} Gerhardsson (2003, p. 89) osserva:
{{q|Elementary psychological considerations tell us that the early Christians could scarcely mention such intriguing events... without being able to elaborate on them... A preacher can begin with an outline but he cannot go on forever repeating mere outlines.}}
 
 
 
 
=== La responsabilità di Paolo e il suo pubblico a Corinto ===