Indagine Post Mortem/Capitolo 1: differenze tra le versioni

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Sturdy (2007, p. 64), un altro raro studioso che ha sostenuto che la tradizione di 1 Corinzi 15 è un'interpolazione post-paolina, afferma che non ci si aspetta che il Paolo di {{passo biblico2|2Corinzi|5:16}} ("anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così") possa interessarsi alle tradizioni stereotipate tramandate sul Signore. In risposta, direi che "secondo la carne" dovrebbe essere preso con il verbo ("conoscere") piuttosto che con il sostantivo ("Cristo") (cfr. Dunn 1998, p. 184). Si riferisce alla conoscenza di Cristo in termini di apparenza esteriore di condizione mondana; questa era la comprensione che Paolo aveva di Gesù prima della sua conversione, ma che ora rifiuta (Keener 2005, pp. 184-185). Ciò che 2 Corinzi 5:16 rifiuta è la valutazione di Cristo secondo il sistema di valori di questo mondo; non rifiuta l'interesse a conoscere Cristo sulla base di testimonianze conservate nelle tradizioni stereotipate.
 
In risposta all'obiezione di Price riguardo all'adattemento al contesto, i versetti 3-11 possono essere intesi come un tentativo di stabilire il fatto della risurrezione mentre il resto del capitolo ne spiega le implicazioni (Davis 2006, pp. 48-49). Anche se i Corinzi in generale avevano già creduto alla risurrezione di Gesù, molti di loro erano scettici riguardo alla risurrezione dei morti ({{passo biblico2|1 Corinzi|15:12}}). È quindi opportuno che Paolo menzioni le prove della risurrezione di Gesù, sulla base delle quali argomenta a favore della futura risurrezione dei credenti. L'argomentazione di Paolo può essere intesa come segue:
:'''Premessa 1'''<nowiki>:</nowiki> Se non c'è risurrezione dei morti, allora Cristo non è risorto (v. 13);
:'''Premessa 2'''<nowiki>:</nowiki> Ma Cristo è davvero risuscitato dai morti (v. 20, questo è stabilito dalle apparizioni menzionate in vv. 3-11).
:'''Conclusione'''<nowiki>:</nowiki> quindi c'è la risurrezione dei morti.
 
D'altra parte, le testimonianze manoscritte sono contro la teoria speculativa di Price. L'autenticità dei versetti 3-11 è riconosciuta praticamente da tutti gli studiosi storico-critici, come attestato da tutte le copie esistenti di 1 Corinzi 15.
 
Price (2005, p. 92) ammette che non esiste una copia di 1 Corinzi 15 a cui manchino i versetti 3-11, ma afferma che questa mancanza non rende invalida la sua argomentazione poiché non ci sono testi proprio del periodo durante il quale egli suggerisce che l'interpolazione sia avvenuta. Egli cita Ehrman dicendo che ci si devono aspettare cambiamenti motivati teologicamente nei primi tre secoli, quando sia il testo che la teologia sono in uno stato di flusso (''ibid.'', p. 97, n. 7). Price ammette, osservando:
{{q|Though snippets of my passage (including few if any of the ‘appearance’ statements, interestingly) appear here and there in Patristic sources, these citations are indecisive, since writers like Tertullian and Irenaeus are too late to make any difference, while in my view the date and genuineness of 1 Clement and the Ignatian corpus are open questions.|p. 93}}
Nella sua risposta ai critici, Price sostiene che, così come non è irragionevole pensare che quando il [[w:ʿUthmān b. ʿAffān|califfo Uthman]] fece standardizzare il testo del Corano, egli distrusse tutte le copie precedenti e le loro pericolose varianti, anche le prime autorità cristiane facessero lo stesso coi manoscritti biblici.
 
Risposta: L'argomento di Price presuppone che tutte le copie che contenevano la versione originale di 1 Corinzi 15 (senza v. 1-11) siano scomparse senza lasciare traccia nelle registrazioni successive, il che non è plausibile. Proprio perché il cristianesimo primitivo era in uno stato di cambiamento, nessun leader cristiano aveva l'autorità di un califfo per garantire che tutte le copie precedenti che contenevano ciò che Paolo aveva scritto originariamente fossero distrutte senza lasciare traccia. Trobish (1994, pp. 3-4) osserva, "rispetto a qualsiasi altra raccolta di lettere... le lettere di Paolo sono sopravvissute in un numero enorme di manoscritti che forniscono una grande quantità di letture varianti." Questo contraddice l'idea di Price che ci fosse un processo di standardizzazione da parte delle prime autorità cristiane. Il fatto che ''"snippets"'' dei versetti 3-11 appaiano nelle fonti patristiche indica che questo brano era noto a vari primi scrittori (indipendentemente dal fatto che scegliessero di citare le dichiarazioni di "apparizioni"), incluso l'"eretico" Marcione a metà secondo secolo. Varie altre porzioni di 1 Corinzi sono state citate da [[w:Papa Clemente I|Clemente di Roma]] (fine del I secolo e.v.), [[w:Policarpo di Smirne|Policarpo di Smirne]] (scritto tra il 110 e il 150) e il [[w:Pastore di Erma|Pastore di Erma]] (c.115–140) (Gregory e Tuckett 2007). Nessun interpolatore della fine del I e inizio del II secolo avrebbe avuto il potere e l'autorità di alterare tutte le copie di 1 Corinzi possedute da quelle diverse comunità di teologie diverse (a volte anche opposte) a cui appartenevano questi scrittori. Inoltre, per realizzare tale impresa sarebbe stata necessaria l'alterazione di una grande quantità di documenti in luoghi diversi. Ciò avrebbe dovuto includere le copie di 1 Corinzi disponibili in quel momento, e queste copie avrebbero dovuto essere ricercate in tutto il Mediterraneo e modificate senza lasciare traccia nei manoscritti sopravvissuti provenienti da luoghi diversi. Questo, evidentemente, è in pratica impossibile.
 
Ci si potrebbe chiedere: "può essere che l'interpolazione sia avvenuta molto presto (cioè prima della fine del I secolo), prima che le copie della lettera si diffondessero in vari luoghi?" In risposta, va notato che le copie delle lettere di Paolo erano già circolate in vari luoghi durante la vita di Paolo. Gamble (1995, p. 97) osserva:
{{q|Galatians is addressed ‘to the churches of Galatia’ (1:2) that is, to several communities in a discrete region... Similarly, the letter to the Romans, addressed to ‘all God’s beloved in Rome’ (1:7) was directed to different house churches in the city (compare 16:5, 10, 11,14, 15)... In the cases of Galatians and Romans it was a matter of circulating a single letter among different groups that together constituted the addressees. It is likely that this was achieved not merely by a series of public readings but by making copies: the first recipients of a Pauline letter were probably no better able than we to digest it at one reading and would have wished to retain it for subsequent consideration.}}
Inoltre, continua:
{{q|There is compelling evidence that some authentic letters of Paul did in fact circulate from an early time in communities other than those to which they were originally addressed. The textual traditions of Romans and 1
Corinthians preserve clear indications that these letters circulated at one time in generalized or catholicized forms from which their local addresses (Rom. 1:7, 15; 1 Cor. 1:2), and perhaps other particulars (Rom. 16), had
been eliminated in favor of broad designations of their recipients. (‘Those who are beloved by God’ [Rom. 1:7] and
‘those who are sanctified in Christ Jesus’ [1 Cor. 1:2b])|''ibid.'', p. 98}}
Dato che le copie ebbero un'ampia diffusione subito dopo la loro stesura, la distorsione avrebbe dovuto verificarsi quasi immediatamente dopo la stesura di 1 Corinzi e prima che avvenisse la circolazione, cioè intorno al 55 e.v. In tal caso, sarebbe ancora vero dire che il suo contenuto ebbe origine intorno alla metà del I secolo, che è tutto ciò che è richiesto per i passi successivi della mia argomentazione per la risurrezione di Gesù (cfr. più avanti). Diversamente, una volta diffuse le copie in luoghi diversi, sarebbe stato praticamente impossibile sincronizzare l'alterazione dei manoscritti in luoghi diversi in modo che tutti contenessero l'interpolazione, senza lasciare traccia della versione originale. Gli scettici potrebbero obiettare che molti documenti furono effettivamente distrutti in seguito dai cristiani. In risposta: alcuni di questi scritti sono sopravvissuti (ad esempio i [[w:Vangeli gnostici|Vangeli gnostici]] nella [[w:Codici di Nag Hammadi|biblioteca di Nag Hammadi]]), e ne abbiamo molte tracce in altri primi documenti, ad esempio gli scritti dei primi padri della chiesa. Inoltre, una ragione per cui molti degli scritti degli eretici non sono sopravvissuti è che nessuno attivamente promosse la copiatura e la conservazione dei loro scritti mentre i loro aderenti morivano (vedi Gamble 1995, p. 127). Al contrario, data l'alta considerazione che i primi cristiani avevano per gli scritti degli apostoli, sarebbero stati interessati a preservarne il contenuto. Il fatto che nessuna copia esistente di 1 Corinzi 15 manchi dei versetti 3-11 è quindi una confutazione significativa dell'ipotesi di Price.
 
== Le persone di 1 Corinzi 15:3-11 affermavano davvero di aver visto Gesù risorto? ==