Storia della letteratura italiana/Elio Vittorini: differenze tra le versioni

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== Gli anni venti e trenta ==
Tutta l'attività di Vittorini è caratterizzata dalla fiducia nella capacità della cultura di creare un mondo vitale. Attraverso la cultura crollano le convenzioni borghesi e si afferma la libertà individuale in tutta la sua forza. Negli anni giovanili risente della cultura della ''[[../Vociani|Voce]]'' e del vitalismo tipico del fascismo di sinistra. L'allontanamento dal fascismo lo porta a rivolgere questo vitalismo verso la realtà popolare. A questo si accompagna un nuovo interesse per le proprie origini siciliane e per i miti del mondo contadino.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1046 }}</ref>
 
Questo vitalismo è ben osservabile nei racconti giovanili di Vittorini, e in particolare in quelli raccolti nel volume ''Piccola borghesia'' (1931), dove la rappresentazione della piccola borghesia è legata alla ricerca di una libera vitalità. Per questo molti racconti hanno per protagonisti dei bambini o degli adolescenti. Il romanzo ''Garofano rosso'', uscito a puntate su ''Solaria'' nel periodo 1933-1936, mostra l'incontro tra la vitalità adolescenziale e la politica. Agli stessi anni risalgono ''Sardegna come un'infanzia'' (pubblicato in volume nel 1952) e il romanzo ''Erica e i suoi fratelli'' (scritto nel 1936 ma pubblicato nel 1952).
 
L'opera che dà maggiore risalto a Vittorini è però ''Conversazione in Sicilia''. Iniziato nel 1937, il testo viene pubblicato a puntate su ''Letteratura'' tra l'aprile 1938 e l'aprile 1939. Distante dalle forme del realismo seguite nelle sue opere precedenti, Vittorini sembra qui tentare la via di una fusione tra realismo ed emetismo. Il risultato è una nuova forma di narrazione lirica, in cui gli oggetti e le situazioni sono collegati da analogie. Lo stile si caratterizza per le ascensioni liriche e le tonalità musicali; utilizza inoltre modi grammaticali che rimandano al parlato dialettale. Il romanzo segna anche l'interesse dell'autore per il mondo contadino, i suoi miti e i suoi valori. Uscendo dalla grigia realtà della borghesia durante il regime fascista, si cerca una via di liberazione e riscatto nel mondo oscuro e mitico della cultura popolare.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1047-1048 }}</ref>
 
== L'attività del dopoguerra ==
La partecipazione alla Resistenza fa sorgere in Vittorini l'esigenza di partecipare più attivamente nella vita civile. ''Il Politecnico'', nato nel 1945, si propone infatti come strumento per diffondere una nuova cultura, capace non solo di consolare l'uomo, ma di proteggerlo dalla sofferenze. La rivista si apre inoltre alle nuove esperienze provenienti dall'estero, uscendo dai limiti della tradizione idealista italiana. Un atteggiamento che però incontrerà le critiche provenienti dal Partito Comunista. Vittorini stesso risponde a queste polemiche difendendo l'idea che la cultura sia una libera ricerca, ma riconoscendo allo stesso tempo la necessità di mantenere un contatto con il popolo.
 
È proprio seguendo una libera ricerca che Vittorini si interessa alle trasformazioni sociali in corso in quegli anni, interrogandosi per esempio sul rapporto tra uomo e fabbrica nelle città moderne. Questo lo porterà però ad allontanarsi dal Partito Comunista e dall'interesse per i valori del mondo contadino. Negli ultimi anni guarda quindi a una cultura di tipo tecnico-scientifico, in grado creare un nuovo rapporto tra l'uomo e gli oggetti.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1046-1047 }}</ref>
 
Tra le opere pubblicate nel dopoguerra, ''Uomini e no'' (1945) è direttamente ricollegabile all'esperienza della Resistenza, e presenta elementi provenienti dal cinema e dalla coeva letteratura americana. ''Il Sempione strizza l'occhio al Frejus'' (1947) traspone l'esistenza del proletariato milanese in una dimensione simbolica assoluta. ''Le donne di Messina'' (1947, ripubblicato in una versione rielaborata nel 1948) racconta, con una complessa struttura narrativa, l'esperienza di una comunità utopica composta da sbandati riunitisi in un villaggio. In una nuova edizione del 1964, questa costruzione di una comunità primitiva viene però criticata. Il suo ultimo romanzo, abbandonato e pubblicato postumo nel 1969, si intitola ''Le città del mondo'' ed è legato ancora una volta al mondo popolare siciliano.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1048-1049 }}</ref>
 
== Note ==