Storia della letteratura italiana/Umanesimo civile: differenze tra le versioni

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Per convenzione viene preso il '''1492''', anno di morte di Lorenzo il Magnifico, come spartiacque tra i due momenti. La scelta non è casuale: nel passaggio tra i due secoli si verificano avvenimenti che rompono l'equilibrio tra gli Stati della penisola italiana. Mentre gli altri paesi europei raggiungono un assetto statale unitario, che li porta a estendersi oltre i loro confini, nessuno dei cinque maggiori Stati italiani (Roma, Napoli, Firenze, Milano, Venezia) riesce a unificare la penisola, ma anzi ciascuno opera affinché l'unificazione non avvenga a proprie spese. Tra il 1494 e il 1559 l'Italia deve dunque subire le politiche di potere delle altre nazioni, che invadono il suo territorio.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | p=232}}</ref>
 
D'altra parte però, come precisa Ferroni,<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=190}}</ref>
 
{{quote|il Rinascimento è strettamente collegato all'Umanesimo, tanto che quest'ultimo non andrà inteso come fase preparatoria, [...] bensì come la sua prima, essenziale espressione, che ha il suo fondamento nella riscoperta e nella riproposta della letteratura antica.}}
 
== I centri dell'Umanesimo ==
Negli anni seguenti al 1380, l'Italia gode di un rinnovamento economico e sociale: il commercio acquista nuovo vigore, mentre i progressi tecnici favoriscono la crescita della produzione agricola e la diffusione di nuove colture. Si conferma l'ascesa sociale del '''mercante''', che grazie ai notevoli guadagni può investire denaro in possedimenti terrieri, sfruttando massicciamente il lavoro contadino. A loro volta, i soldi ottenuti dalle campagne vengono spesi nelle città, dove i ricchi esibiscono il proprio potere costruendo nuovi e sontuosi palazzi. Addirittura, i mercanti più ricchi finiscono per confondersi con l'aristocrazia feudale, dando vita a una nuova e più ampia aristocrazia. I '''borghesi''' cercano sempre più di entrare a far parte delle classi dominanti, e si afferma una '''nuova virtù''', quella dell'uomo che persegue fini terreni e impone il proprio potere in una società rigidamente gerarchica.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=188-189}}</ref> In seguito, la stessa società conoscerà un radicale riassetto attraverso il sistema delle signorie, che era sorto già a partire dal XIII secolo. Ai vertici di questi Stati (spesso città-stato) si colloca il signore, che reprime le lotte interne tra le fazioni e mantiene la pace.
 
La cultura raggiunge ora diverse classi sociali. Le università rimangono estranee alle ultime tendenze della cultura umanistica, mentre nell'età delle signorie si affaccia la nuova istituzione dell'accademia (che nel nome contiene un riferimento all'Accademia platonica di Atene), dove si riuniscono i dotti e gli intellettuali per dialogare. Questa mantiene stretti rapporti con la corte, centro culturale per eccellenza. I principi sono spesso cultori della poesia e dell'arte, e riuniscono attorno a sé artisti e letterati, promuovendone l'attività attraverso il '''mecenatismo'''. A essi spetta il compito di celebrare il signore, elaborare i valori costitutivi dell'ambiente di corte e intrattenere il pubblico: destinatari delle opere del letterato di quest'epoca saranno infatti i cortigiani. Altri luoghi di produzione della cultura sono infine le botteghe, in particolare quelle artistiche e degli stampatori, e le biblioteche pubbliche che iniziano a diffondersi.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=49-51}}</ref> Principali centri di irradiazione dell'Umanesimo sono Firenze, il Veneto, Milano, Mantova, Ferrara, Roma e Napoli.
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Durante tutti questi travagliati decenni la vita culturale fiorentina si mantiene particolare vivace. In città, alla fine del XIV secolo aveva sede il celebre cenacolo che riuniva a casa di Boccaccio intellettuali come '''Coluccio Salutati''' (Stignano, Buggiano, 16 febbraio 1332 – Firenze, 4 maggio 1406) in nome dell'amore per i classici e l'esaltazione civile delle lettere. Nella seconda metà del Quattrocento grande importanza avrà la [[../La corte di Lorenzo Il Magnifico|corte di Lorenzo il Magnifico]], nipote di Cosimo de' Medici, la cui attività è influenzata dal pensiero di filosofi come Pico della Mirandola e Marsilio Ficino. Molto sviluppata è anche la produzione in volgare italiano.<ref name="Baldi61">{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=61}}</ref>
 
Qui la poesia lirica continua a utilizzare, in varie forme, i modelli del Trecento. Si diffonde inoltre un linguaggio medio, che però non riesce a trovare spazio nella letteratura alta. Le uniche prove di rilievo, da questo punto vista, sono alcune traduzioni dal latino di Leon Battista Alberti (Genova, 14 febbraio 1404 – Roma, 25 aprile 1472), che tenta di trovare nel volgare dei corrispettivi alle forme classiche. In volgare scrive i quattro libri ''Della famiglia'' (1433-1441), in cui analizza i principali aspetti e istituzioni della vita sociale dell'epoca, quali il matrimonio, la famiglia, l'educazione, la gestione economica del focolare, l'amicizia e in genere i rapporti sociali. Tra i più originali poeti del periodo si ricorda Domenico di Giovanni detto il Burchiello (Firenze, 1404 – Roma, 1449). Barbiere fiorentino, era a capo di un circolo politico anti-mediceo, che si riuniva nella sua bottega; proprio a causa di questa attività sarà poi costretto all'esilio. È autore di una serie di sonetti caudati, di tono burlesco, che avranno grande fortuna per tutto il secolo e che saranno un modello imitato da molti.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20022003 | Einaudi | Torino | pp= 199-200 }}</ref> Altra personalità di spicco è Leonardo Bruni (Arezzo, 1º febbraio 1370 – Firenze, 9 marzo 1444), allievo di Salutati, traduttore dal greco e dal latino, e autore delle ''Historiae Florentini populi'' (1415-1444 circa), ricordato anche per le sue teorie sull'importanza della società nella vita umana.
 
=== Al nord: Veneto, Milano, Mantova, Ferrara ===
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=== Roma ===
[[File:Pintoricchio 012.jpg|thumb|Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, in un ritratto del Pinturicchio]]
Nella Roma papale vengono portati avanti studi filologici e archeologici, sostenuti in particolare da Niccolò III e Pio II. L'Accademia romana di Giulio Pomponio Leto (Teggiano, 1428 – Roma, 9 giugno 1498) si dedica allo studio dell'antichità latina.<ref name="Baldi62"/> Presso la curia romana opera anche Poggio Bracciolini (Terranova in Valdarno 1380 - Firenze 1453), molto legato alla cultura fiorentina, il cui alacre lavoro consente la riscoperta dei testi fondamentali della cultura latina, tra cui varie orazioni di Cicerone, la ''Institutio oratoria'' di Quintiliano, il ''De rerum natura'' di Lucrezio e molti altri.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=205}}</ref> A quest'epoca risale anche la fondazione della Biblioteca vaticana a opera di Pio II. Tra gli storici più autorevoli si ricorda invece Flavio Biondo (Forlì, 1392 – Roma, 4 giugno 1463), che basa la sua ricostruzione storica su testimonianze concrete e non su motivazioni retoriche o politiche.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=212-213}}</ref>
 
=== Napoli ===
L'iniziativa culturale nel regno aragonese è concentrata nella città di Napoli, dove la famiglia reale esercita il proprio mecenatismo. Il potere degli Aragonesi crollerà nel 1495, in seguito all'invasione dei francesi di Carlo VIII. Durante il governo di Alfonso il Magnanimo (1442-1452) e Ferrante (1452-1494) molti umanisti saranno richiamati dall'Accademia del Panormita. Tra i principali autori della lirica volgare si ricordano [[../Jacopo Sannazaro|Jacopo Sannazaro]] e Benedetto Gareth (Barcellona, 1450 circa – Napoli, 1514), quest'ultimo originario della Catalogna e autore del canzoniere ''Endimione alla Luna'' (1506). C'è poi la prosa mista, con tracce dialettali, del ''Novellino'' di Tommaso Guardati detto Masuccio Salernitano (Salerno o Sorrento, 1410 circa – Salerno, 1475).
 
Infine, spicca la personalità di Giovanni Pontano (Cerreto, presso Spoleto, 1429 - Napoli 1503) il quale, lasciata la terra natia per seguire Alfonso il Magnanimo, ha una brillante carriera come politico e scrittore. Tra le sue molte opere, scritte esclusivamente in latino, si ricordano i ''Carmina'' (volume che raccoglie tutte le sue poesie), i trattati politici ''De principe'', ''De fortitude'' e ''De prudentia'', i dialoghi ''Charon'', ''Antonius'', ''Asinus''.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=239-242}}</ref>
 
== Umanesimo civile e Umanesimo cortigiano ==
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Cambia anche il modo di approcciarsi ai classici. Gli uomini del Quattrocento maturano maggiore coscienza della propria distanza rispetto all'antichità, e per questo tentano di recuperare questa cultura nella sua essenzialità più autentica. Cessa inoltre la reverenza che nel Medioevo veniva tributata ai classici in quanto latori di verità assolute; al contrario, gli intellettuali quattrocenteschi considerano i testi antichi opere di uomini concreti vissuti in un determinato momento storico, il cui significato può essere compreso solo ricostruendo il contesto in cui sono stati scritti. Nascono quindi nuove esigenze: anzitutto la conoscenza del latino classico, diverso da quello utilizzato dai dotti dell'epoca; in secondo luogo, quando si studiano opere classiche, è indispensabile stabilire il testo corretto, emendandolo dalle alterazioni per riportarlo alla sua versione originale. Si sviluppa così la filologia, che rifiuta l'autorità della tradizione ma sceglie di verificare sempre le fonti. In essa è implicita l'idea che la verità non sia data una volte per tutte dall<nowiki>'</nowiki>''auctoritas'', ma al contrario deve essere indagata anche al di là dei limiti delle attuali conoscenze.
 
Significativa è la vicenda legata alla "donazione di Costantino", un documento secondo il quale l'imperatore avrebbe lasciato Roma al papa, trasmettendogli quindi anche il potere temporale. Lorenzo Valla invece dimostrerà, nel ''De falso credita et ementita Constantini donatione'' (scritto nel 1440 ma pubblicato solo nel 1517), che il documento non può essere stato scritto in età romana ma è un falso medioevalemedievale.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Dalle origini all'età della Controriforma | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | pp=56-57}}</ref> Cultore delle lettere e della lingua latina, Valla scriverà anche altre opere in latino, tra cui il dialogo ''De vero falsoque bono'', in cui rivaluta l'etica epicurea, e gli ''Elegantiarum latinae linguae libri sex'', una trattazione della grammatica latina sul modello ciceroniano.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=212+ }}</ref>
 
== Note ==