Storia della letteratura italiana/Francesco Petrarca: differenze tra le versioni

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Nel 1343 il fratello Gherardo decide di diventare monaco e si ritira nella Certosa di Montrieux. Per il poeta riaffiora la crisi spirituale: anch'egli si sente attratto dagli ordini sacri, ma allo stesso tempo sa di essere incapace di una scelta così definitiva. Nello stesso anno conosce il tribuno Cola di Rienzo, di cui condivide gli ideali di una restaurazione democratica e classica. Nel 1347, quando Cola prende il potere a Roma dopo un colpo di Stato, il poeta appoggia pubblicamente il nuovo governo, che è osteggiato dalla curia romana. In seguito prenderà le distanze dalle sue politiche, ma la presa posizione a favore di Cola di Rienzo sarà alla base della rottura tra Petrarca e i Colonna. Contemporaneamente cresce il desiderio di abbandonare Avignone e trasferirsi in Italia. Il 6 aprile 1348, mentre si trova a Parma, apprende che Laura è morta di peste. Negli anni successivi vive tra Parma, Verona, Mantova e Padova, quindi trascorre alcuni mesi del 1352 ad Avignone.
 
Nel 1353 torna in Italia e viene ospitato a Milano dal cardinale Giovanni Visconti, all'epoca nemico di Firenze. Il fatto desta scandalo tra gli amici fiorentini e repubblicani del poeta, tra cui c'è anche Boccaccio. Presto però riprende le sue peregrinazioni. Nel 1356 è ambasciatore dei Visconti a Praga presso Carlo IV di Boemia. Sceso a Padova, ottiene nel 1362 una residenza a Venezia. Nel 1368 è di nuovo a Padova, quindi si stabilisce ad Arquà, dove muore nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374.<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | pp=125-126}}</ref><ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=140-143 }}</ref>
 
== Petrarca e la nuova figura dell'intellettuale umanista ==
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Allo stesso tempo, Petrarca si dedica per tutta la vita anche alla poesia in volgare, tornando spesso sui suoi componimenti e dando vita a un modello che rimarrà in auge nella letteratura italiana (ed europea) dei secoli successivi. Il poeta definisce i suoi versi in italiano con l'espressione latina ''nugae'', cioè "inezie". Tuttavia, che non le considerasse cose di poco conto lo dimostra il fatto che il poeta dedica a queste poesie una grande cura. La sua lirica amorosa si allontana dalla comunicazione borghese, diventa un sottile strumento per analizzare l'anima dell'individuo. Il volgare di Petrarca è quindi una lingua pura e assoluta.
 
Tutta l'opera di Petrarca è il risultato di una grandissima cura: ogni testo passa attraverso diverse revisioni, alla ricerca della perfezione. Petrarca ritorna quindi più e più volte sugli stessi testi, gli stessi temi e gli stessi argomenti, ampliandoli o riscrivendoli completamente, in un continuo ''labor limae''. Proprio questa caratteristica impedisce tuttavia di collocare ciascun componimento in una fase precisa della sua produzione.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=143-144 }}</ref>
 
== Le opere in latino ==
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=== Il ''Secretum'' ===
[[File:Secretum.jpg|thumb|Petrarca, ''Secretum'', Grootseminaire (Bruges), tratto dal MS 113/78 fol. Ir., realizzato nel 1470 per Jan Crabble]]
Maggiore adesione al reale si può invece trovare nel ''Secretum'' (''De secreto conflictu curarum mearum''), una sorta di diario personale e segreto, appunto, scritto in latino. Petrarca affida a queste pagine la sua fragilità e i suoi più intimi tormenti sotto forma di dialogo tra lui e sant'Agostino, autore delle ''Confessioni'', il modello letterario che ha ispirato l'opera. È difficile stabilire la data di stesura: secondo alcune fonti risalirebbe al 1342-1343, secondo altre al 1347. In ogni caso l'autore vi ritornò più volte fino alla morte e fece notevoli interventi nel 1353.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=151 }}</ref>
 
Diviso in tre libri, è un dialogo immaginario tra il poeta stesso e sant'Agostino, alla presenza di una donna che simboleggia la Verità. Quale esame di coscienza personale, affronta temi intimi del poeta e per questo non era stato concepito per la divulgazione (da cui il titolo ''Secretum''), e fu pubblicato solo postumo.
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Alla fine del dialogo, Francesco non promette una definitiva conversione, ma solo l'impegno ad approfondire la conoscenza di se stesso. Il poeta si propone quindi di mantenere aperto il dialogo tra le sue passioni, che gli generano inquietudine, e la sua certezza ideologica, rappresentata da sant'Agostino.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=153 }}</ref>
 
== Il ''Canzoniere'' ==
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Da ricordare il procedimento della pluralità, per il quale un oggetto o una parte del discorso vengono presentati da più termini paralleli o comunque legati, per lo più in numero di tre. Si pensi ad esempio al verso «Chiare, fresche et dolci acque», in cui le acque vengono appunto descritte attraverso tre aggettivi collegati tra loro. L'uso di queste strutture consente a Petrarca di creare diverse variazioni e combinazioni, e dona ai suoi versi il tipico ritmo cadenzato.
 
Dietro questa ricerca di misura, è tuttavia sempre possibile sentire l'ansia del poeta: lo sforzo di uniformazione non è un lavoro che dona pace, ma nasconde piuttosto tentennamenti e timori, di cui si possono sentire le tracce. Traspare, in altre parole, il rapporto tormentato del poeta con ciò che è effimero, e con esso tutta la dolcezza e la delicatezza per cui Petrarca è diventato uno degli autori più conosciuti e imitati nella storia della letteratura.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=156-157 }}</ref>
 
== I ''Trionfi'' ==
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È un'opera ambiziosa di carattere allegorico-didattico, che si propone di narrare l'itinerario che porta a Dio attraverso la passione amorosa. Da questo punto di vista il poeta ha come modello la ''Divina Commedia'' di Dante (come dimostra l'uso delle terzine) e l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa visione'' di Boccaccio (in cui l'ascensione è segnata da una serie di trionfi). L'esperienza amorosa diventa per Petrarca un riferimento per poi parlare della cultura, della storia e del destino dell'uomo. L'itinerario è un percorso di ascensione verso la verità assoluta, in cui l'elemento umano si annulla nell'eternità di Dio.
 
Petrarca immagina di assistere, insieme a un amico, al trionfo di Amore, a cui seguono quelli della Castità, della Morte, della Fama, dell'Eternità e della Divinità. Per farlo attraversa diversi paesi, incontrando vari personaggi e varie guide. Tuttavia dimostra di non avere la stessa capacità narrativa di Dante. Petrarca maneggia il genere del poemetto con una certa freddezza, mosso più che altro dalla volontà di cimentarsi con questo genere. Gli elementi che lo compongono non hanno carattere personale, e i passi più riusciti sono quelle che riprendono temi a lui congeniali e già trattati nel ''Canzoniere'' (la morte di Laura, la vanità della vita, il passare del tempo).<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | p=139 }}</ref><ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=159-160 }}</ref>
 
== L'eredità di Petrarca: il petrarchismo ==