Storia della letteratura italiana/Alberto Moravia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
revisione e ampliamento
Gian BOT (discussione | contributi)
m Bot: uniformazioni ortografiche
 
Riga 15:
Nel 1953 fonda, insieme ad Alberto Carocci, la rivista culturale «Nuovi Argomenti», di cui sarà direttore fino agli ultimi anni di vita. Nel 1957 inizia a collaborare con ''l'Espresso'', sul quale firma una rubrica di critica cinematografica. Nel 1960 la sua notorietà si amplifica ancora di più dopo il successo del romanzo ''La noia''.
 
Nel 1962 rompe con Elsa Morante e inizia una relazione con la giovane scrittrice Dacia Maraini. Negli anni ottanta il suo impegno politico lo porta a candidarsi alle elezioni europee come indipendente nelle liste del Partito Comunista: eletto, siede al parlamento di Strasburgo dal 1984 al 1989. Muore a Roma il 26 settembre 1990.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1066 }}</ref>
 
== Poetica ==
Riga 31:
Moravia inizia a scrivere i suoi primi racconti sulla rivista ''900'' alla quale collabora a partire dal 1927: ''Cortigiana stanca'' (1927), ''Delitto al circolo del tennis'' (1928), ''Il ladro curioso'' e ''Apparizione'' (1929). Il successo ottenuto con il primo romanzo ''Gli indifferenti'' (1929), che viene visto dalla critica come esempio di romanzo esistenzialista e di stampo dostoevskijano, gli permette di proseguire la sua attività di scrittore e gli apre le porte del giornalismo.
 
Scritto quando l'autore aveva solo 22 anni, il romanzo si presenta come uno dei primi esempi della nuova letteratura che stava nascendo negli anni del fascismo. L'opera non è il risultato da una riflessione teorica, ma piuttosto da un impulso istintivo che spinge Moravia alla narrazione. Si tratta di una caratteristica tipica del suo stile, che si osserva anche nelle opere successive. Quella descritta negli ''Indifferenti'' è una realtà vuota, in cui i personaggi sono mossi unicamente dal proprio egoismo e non mostrano nessun interesse per la tragedia che si sta consumando. Ne esce un'immagine risentita e violenta della borghesia italiana negli anni del regime.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1068-1069 }}</ref>
 
== Gli scritti negli anni del regime ==
Riga 41:
Terminata la seconda guerra mondiale e trascorsi alcuni anni all'estero, Moravia riprende liberamente a scrivere e, oltre a dedicarsi al giornalismo, s'interessa di cinema, di teatro e di saggistica. Per il teatro scriverà ''Beatrice Cenci'' nel 1958, ''Il dio Kurt'' nel 1968, ''La vita è gioco'' nel 1969 e come saggista ''L'uomo come fine'' nel 1963 e l'''Impegno controvoglia'' nel 1980.
 
Nel 1945 lo scrittore potrà pubblicare ''Agostino''. Il romanzo segue i turbamenti di un tredicenne, Agostino, che scopre il sesso venendo a sapere di una relazione della madre con un uomo più giovane. Frequentando un gruppo di coetanei disposti a qualsiasi esperienza, il protagonista esce dall'ingenuità, attratto dagli aspetti torbidi della realtà attorno a lui. Tuttavia è frenato nei suoi impulsi dalla sua posizione di bravo ragazzo borghese, che gli impedisce di godere appieno della vitalità a cui possono accedere i ragazzi del popolo. Moravia aggredisce così il mito dell'adolescenza diffuso nella letteratura degli anni trenta, descrivendola come una fase della vita in cui la realtà appare come qualcosa di estraneo e sordido.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1069 }}</ref>
 
== I romanzi politici ==
Riga 54:
Nel romanzo ''Il disprezzo'' del 1954 e nei successivi, lo scrittore propone le tematiche adeguate alle nuove tendenze letterarie e culturali, come quella dell'alienazione, anche se la linea essenziale che lo guida rimane sempre l'osservazione della realtà. Tra i più noti è ''La noia'' del 1960 che vinse il premio Viareggio, al quale segue la raccolta di novelle ''L'automa'' del 1962, ''L'uomo come fine'' del 1964, ''L'attenzione'' del 1965, ''Una cosa è una cosa'' del 1967.
 
''La noia'' è, insieme a ''Gli indifferenti'', il romanzo più rappresentativo di Moravia e della sua analisi critica del mondo borghese. Il protagonista Dino è un intellettuale proveniente da una ricca famiglia romana, che fa di sé un'analisi psicologica e morale a partire dal senso di noia che prova. La "noia" non è altro che l'indifferenza di cui parlava il primo romanzo, l'estraneità nei confronti della realtà. Moravia porta avanti un affondo alla borghesia italiana degli anni cinquanta: la noia di Dino è un senso di inadeguatezza della realtà, che non riesce a persuaderlo della sua effettiva esistenza. L'unico modo per uscire da questa incomunicabilità sembra l'esperienza erotica. Anche questa però finisce per far ricadere nella noia, proprio per la sua ansia di possesso.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1070 }}</ref>
 
== Gli influssi del romanzo sperimentale e della psicoanalisi reichiana ==