Storia della letteratura italiana/Elsa Morante: differenze tra le versioni

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Morante mostra però tutta la sua capacità creativa in ''Menzogna e sortilegio'' (1948), un vasto romanzo in sei parti che porta alle estreme conseguenze la lezione del romanzo ottocentesco e che risulta completamente estraneo al [[../Neorealismo|neorealismo]] allora dominante. La protagonista, Elisa, è una donna che vive isolata dal mondo e che racconta le vicende della sua famiglia, riportando episodi avvenuti addirittura prima della sua nascita. Nucleo centrale è però costituito dalla vita della madre e dalla difficile infanzia di Elisa.
 
Il romanzo è narrato in prima persona dalla protagonista in un intrecciarsi di piani temporali e punti di vista. Le vicende quotidiane di questa famiglia borghese, nella loro banalità, vengono presentate come qualcosa di assoluto e persino mitico. Sono gli stessi personaggi e la narratrice, attraverso i loro gesti artefatti e teatrali, a pretendere che la loro esistenza venga intesa come qualcosa di magico, intrecciando la menzogna della loro cerimoniosità con il sortilegio. Questo tono favoloso viene reso con una prosa ricca di colore e dalla continua ricerca di elementi romanzeschi.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1137-1138 }}</ref>
 
== ''L'isola di Arturo'' ==
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{{trama libro|Arturo è un adolescente, orfano di madre, che conduce una vita solitaria e selvatica in una magione sull'isola di Procida. Ha scarsi contatti con il padre Wilhelm Gerace, di origini italo-austriache, che trascorre sull'isola solo brevissimi periodi. Arturo, ignorando il motivo delle lunghe assenze, immagina che il genitore viva fantastiche avventure. La sua esistenza viene stravolta quando Wilhelm arriva a Procida con la nuova moglie, una ragazza sedicenne di nome Nunziata, dalla quale avrà un secondo figlio. Arturo mostra fastidio per la ragazza, ma gradualmente i suoi sentimenti si tramutano in amore. Ha inoltre una relazione con una donna di Procida, Assuntina, che lo inizia al sesso. Arturo tenta di sfruttare la situazione per ingelosire Nunziata, ma questa, pur ricambiando i sentimenti del ragazzo, è costretta a respingerlo. Alla fine si scopre che le lunghe assenze di Wilhelm sono dovute a sue relazioni omosessuali. Caduto il mito paterno, Arturo decide di lasciare l'isola di Procida e si arruola come soldato nella seconda guerra mondiale. }}
 
Nel romanzo coesistono realismo ed elementi fiabeschi. L'isola di Procida, vista attraverso gli occhi infantili di Arturo, è un mondo di favola, che però crolla nel momento in cui la realtà viene svelata. L'esperienza del protagonista è segnata dalla lacerazione dei rapporti familiari. L'ammirazione per il padre distante lascia il posto alla rivalità e ai sentimenti quasi incestuosi per la matrigna adolescente, e al finale rinnegamento della figura paterna. L'unica felicità possibile è quella illusoria dell'infanzia. L'ingresso nell'età adulta equivale all'abbandono di questo mondo di favola, chiuso in se stesso e fuori dal tempo.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1138-1139 }}</ref>
 
== ''La storia'' ==
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Nel clima di contestazione del Sessantotto, Elsa Morante cerca risposte alla sua esigenza di un pubblico più ampio, capace di capire le sue ragioni. Nasce ''La storia'': il romanzo si propone come una condanna della Storia e delle sue vittime, mostrando tutta la tragicità di esistenze ed episodi ritenuti marginali. L'opera tuttavia destò polemiche. Da un lato fu accusato di avere un atteggiamento consolatorio. Dall'altro fu criticato come un ritorno a modelli narrativi datati e superati dallo sperimentalismo e dalla neoavanguardia.
 
Il romanzo racconta in terza persona le vicissitudini di Ida Ramundo, una vedova, e dei suoi due figli negli anni 1943-1947. A questi è collegato un folto gruppo di altri personaggi. Sopravvissuti alla guerra, i protagonisti muoiono in circostanze tragiche nei primi anni del dopoguerra, a eccezione di Ida che viene chiusa in un manicomio. Le azioni dei personaggi sono caricati fino all'estremo di valori positivi, mentre la polemica contro la Storia finisce per dare una visione deformata del mondo storico e sociale. Come scrive Ferroni, «il romano fallisce per le sue eccessive ambizioni, che non riescono a incarnarsi in una struttura adeguata».<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1139-1140 }}</ref>
 
== ''Aracoeli'' ==
Elsa Morante inizia il suo ultimo romanzo,''Aracoeli'', nel 1976 e lo pubblica nel 1982. Ha ormai abbandonato l'idea che la letteratura possa svolgere un ruolo salvifico e ha smesso di cercare un pubblico a lei vicino. Ritorna quindi alla narrazione in prima persona, sviluppando un duro confronto con la morte. Emanuele, il protagonista, è alla ricerca di un'immagine di Aracoeli, la madre andalusa morta quando era ancora bambino. Diversamente dall<nowiki>'</nowiki>''Isola di Arturo'', il nuovo romanzo non parla di un'iniziazione, né condivide la stessa trionfante solarità. Emanuele è un omosessuale solitario, triste e goffo, che lavora in una casa editrice a Milano. Il suo è il racconto di una delusione, e la ricerca della madre finisce per trasformarsi in un'attesa della morte.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1140 }}</ref>
 
== Note ==