Storia della letteratura italiana/Vincenzo Monti: differenze tra le versioni

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=== Il periodo romano ===
[[File:Pompeo Batoni - Ritratto di Papa Pio VI (National Gallery of Ireland).jpg|thumb|Pio VI ritratto da Pompeo Batoni (1775). National Gallery of Ireland, Dublino]]
Negli anni giovanili Monti si dedica a sperimentare diversi generi, esercitandosi sia in componimenti di gusto arcadico, sia in opere classicistiche più misurate e razionali, sia infine in poesie religiose e visioni sacre. Anche durante il soggiorno a Roma dimostra una spiccata capacità di adattarsi ai diversi stili, tanto da diventare il poeta ufficiale della corte papale. A Roma all'epoca è diffusa l'illusione di poter resuscitare i fasti del Cinquecento, un'illusione che viene alimentata anche dai ritrovamenti archeologici di quegli anni. La produzione poetica di questo periodo è sterminata e viene qui riproposto lo schema offerto da Ferroni, che classifica le opere principali in base alle tendenze a cui si ricollegano.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p= 560}}</ref>
 
Vi è anzitutto una poesia ufficiale, composta in occasioni particolari e finalizzata a esaltare l'età presente, evidenziando l'affinità e la continuità con quella classica (''Prosopopea di Pericle'', 1779; ''Al signor di Mongolfier'', 1784). Oltre a questa, però, c'è anche una produzione più vicina al Barocco, che dà un'immagine spettacolare della natura e della religione (''La bellezza dell'universo'', 1781). C'è poi una poesia d'amore intrisa di malinconia e pessimismo, ispirata al ''Werther'' (''A don Sigismondo Chigi'', ''Pensieri d'amore''), e una produzione che ha espliciti caratteri neoclassici (''Musogonia'', 1793). A queste si aggiunge una serie di drammi (''Aristodemo'', 1786; ''Galeotto Manfredi'', 1788).
 
L'opera più importante del periodo romano è però la ''Bassvilliana'', poemetto in terzine composto da quattro canti e rimasto incompiuto. Come già ricordato, l'opera trae origine da un fatto di sangue: il repubblicano francese Nicolas Jean Hugou de Bassville (italianizzato in Ugo de Bassville) viene ucciso nel 1793 a Roma dalla folla, aizzata dagli antirivoluzionari. Bassville in punto di morte aveva ritrattato le sue convinzioni repubblicane, ricevendo quindi un funerale a spese del papa. Nel poemetto, l'anima del francese viene accompagnata da un angelo, il quale gli mostra gli orrori della rivoluzione, sottolineando quindi la moderazione della politica cristiana. Monti riprende qui il genere delle visioni sacre, oltre a vari termini danteschi, riproposti in chiave moderna.<ref name="Ferroni561">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p= 561}}</ref>
 
=== Il periodo milanese ===
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L'aver criticato gli ideali rivoluzionari non gli impedisce in seguito di aderire ai valori repubblicani una volta trasferitosi nella Repubblica Cisalpina. Mantenendosi su posizioni moderate, canta le imprese di Napoleone con varie liriche (tra cui il poema incompiuto ''Prometeo'', 1797). Durante l'esilio a Parigi scrive la tragedia ''Caio Gracco'', rappresentata al teatro alla Scala nel 1802: in essa il protagonista rappresenta un modello di virtù civile, che soccombe sotto l'azione antipopolare e i rivoluzionari estremisti. La ''Mascheroniana'', invece, è un poema in cinque canti in terzine, nel quale viene espressa la delusione per l'esito degli eventi del 1799. Alla mitologia classica sono ispirate altre composizioni dedicate all'esaltazione di Napoleone, mentre ''Il bardo della Selva nera'' è più vicino ai modelli della letteratura nordica.<ref name="Ferroni561" />
 
Raccoglie buoni risultati poetici con le sue traduzioni della ''Pulcella d'Orléans'' di Voltaire (1798-1799) e dell'''Iliade'' di Omero (1810). Quest'ultima è composta in endecasillabi sciolti e prende spunto da altre traduzioni precedenti (Monti aveva scarsa conoscenza del greco). Tuttavia, benché poco fedele all'originale, si caratterizza per l'equilibrio delle sue forme classiche.<ref name="Ferroni562">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p= 562}}</ref>
 
Agli ultimi anni risale un tipo di poesia più legato agli affetti familiari, come per esempio la canzone ''Pel giorno onomastico della mia donna Teresa Pikler'' (1826). La ''Feroniade'' è invece un poemetto mitologico in tre canti in versi sciolti, iniziato durante il periodo romano e stampato postumo nel 1832. Nel 1826 Monti interverrà anche nella [[../Romanticismo#Il Romanticismo in Italia: la polemica classico-romantica|polemica tra classicisti e romantici]] con il sermone ''Sulla mitologia'', in cui difende una poesia fondata sulla meraviglia generata dalla mitologia, opposta all'«arido vero» dei romantici.<ref name="Ferroni562" /> Tra il 1813 e il 1814 pubblicò inoltre sul «Poligrafo» una serie di articoli sulla questione della lingua, opponendosi al purismo, e tra il 1817 e il 1826 elaborò insieme ad altri letterati una ''Proposta di alcune correzioni e aggiunte al «Vocabolario della Crusca»''.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p= 564}}</ref>
 
Sull'opera di Monti pesano le critiche dei suoi contemporanei, e in particolare di Leopardi, che lo accusano di comporre poesie esteriori e formali, prive di autenticità. Ha avuto, d'altra parte, la capacità di dare voce attraverso la letteratura ai poteri e ai gusti di volta in volta dominanti, rappresentando l'ultimo esponente di una poesia cortigiana abituata a identificarsi con i sistemi politici. Ha inoltre dato vita a un nuovo modello, quello che Ferroni definisce un «classicismo borghese dai caratteri nazionali», che ricorre a forme auliche e anticheggianti per dare voce a una moderata fiducia nel progresso. La sua poesia, in ultima analisi, si pone quindi come strumento di consenso sociale.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p= 563}}</ref>
 
== Note ==