Storia della letteratura italiana/Eugenio Montale: differenze tra le versioni

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Quella di Montale può quindi essere definita una "poetica delle cose", che non manca di avere atteggiamenti polemici contro la poesia aulica che ricorre a termini astratti e convenzionali. È quello che il poeta Thomas S. Eliot definisce "correlativo oggettivo": anche i concetti astratti e i sentimenti trovano una loro espressione in oggetti ben definiti. La sua è una poesia ardua, difficile, in cui uno stesso termine può avere più significati
 
Il poeta cerca di trovare dei varchi in cui la realtà si disgrega, degli squarci verso la realtà profonda, ma ogni volta che sembra averne incontrato uno, l'io ne rimane escluso. In questo modo la solitudine dell'io si accresce, si allontanano le cose e si allontana anche il destinatario a cui l'io spera di potere parlare della propria saggezza, che spesso viene identificato con una figura femminile.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=997-999 }}</ref><ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Saba, Ungaretti, Montale, Pavese, Gadda, Calvino | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=60-62 }}</ref>
 
== ''Le occasioni'' ==
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La riflessione esistenziale di ''Ossi di seppia'' è qui meno esplicita, la parola poetica si concentra sugli oggetti (tanto che si parla di ''poetica degli oggetti''). Il poeta crea immagini dai rilievi netti e quasi allucinati. Il linguaggio si fa più complesso, difficile da decifrare. Da questo punto di vista, Montale si avvicina alle soluzioni raggiunte negli stessi anni dagli [[../Ermetismo|ermetici]]. Tuttavia, a differenza di questi ultimi, la poesia di Montale non si abbandona all'allusività e all'indeterminatezza, e rimane estranea al metodo dell'analogia utilizzato anche da Ungaretti. Piuttosto, carica le cose e le figure di una vigorosa tensione razionale e sentimentale. L'oscurità deriva non da una propensione verso il negativo, ma dalla necessità di trovare un barlume di luce in mezzo al buio. Tra questi barlumi è possibile trovare delle rivelazioni e dei momenti di improvvisa ebrezza. Si tratta però di rivelazioni insufficienti e sempre inquietanti, mentre un valore profondo e assoluto è sempre irraggiungibile.
 
Le poesie delle ''Occasioni'' partono sempre da dati reali ed esistenziali. La ricerca dell'altro è anzitutto la ricerca di un "tu", ancora una volta una figura femminile, che è perduta o che non si può raggiungere. La poesia è quindi un'interrogazione della memoria, e i barlumi evocano la possibilità di un ritorno del tempo. Nella parte finale della raccolta, la figura femminile si staglia come una forza in grado di salvare il poeta, capace di riscattarlo dalla volgarità del presente. È l'eredità di una lunga tradizione letteraria, che ha le sue radici nello Stilnovostilnovo, con la quale la poesia negli anni del fascismo si distacca dal presente e ritrova un proprio valore umano e civile.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=999-1000 }}</ref>
 
== ''La bufera e altro'' ==
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C'è una moderna Beatrice, indicata con il nome di Clizia (identificabile con la studiosa americana Irma Brandeis), che ha i segni dell'opposizione alla violenza del presente, ma allo stesso tempo porta con sé anche simboli di morte. Consente al poeta di guardare direttamente il mondo e di confrontarsi con la sua estraneità. Si tratta però di una figura enigmatica, di cui il poeta nasconde il nome e l'aspetto. Accanto a lei però compare anche la figura di "Mosca", avvicinabile alla Laura di Petrarca, mentre nella parte finale della raccolta si cita "Volpe", una sorta di Anti-Beatrice, un personaggio femminile meno inafferrabile.
 
Nella raccolta alle tre figure femminili viene intrecciato il passaggio dall'orrore della guerra all'angoscia del dopoguerra e della guerra fredda, con il senso incombente di fine della civiltà. Questo passaggio è segnato anche da un cambiamento stilistico: dalla ricerca della perfezione stilistica si scivola verso toni bassi e materiali. Il linguaggio diventa più minuto e colloquiale, e cerca un contatto diretto con il lettore.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1000-1001 }}</ref>
 
== ''Satura'' e le ultime opere ==
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La lirica cede ora il posto all'ironia e alla parodia, in cui vengono mescolati livelli diversi. Le figure della precedente poesia di Montale vengono ora rivisitate e rovesciate, abbassate. Il linguaggio, solo apparentemente semplice, rivela ambiguità e scatti polemici. Rimane però essenziale il riferimento alla memoria: nella vecchiaia, le immagini del passato si riavvolgono su se stesse, in un confronto tra la poesia del passato e quella del presente.
 
''Satura'' addensa un insieme di significati, e viene sottolineato la natura aperta della raccolta, in cui si mescolano stili, toni, linguaggi. Su tutto si staglia un'immagine di divinità: Montale mostra come il concetto della "morte di dio" così centrale nella modernità non porti a un'affermazione della libertà dell'uomo, ma piuttosto a un vuoto di valore in cui una divinità inafferrabile e minacciosa, simbolo della società tecnologica, regola la vita collettiva senza avere coscienza di sé. Sotto questo ente infernale diventa impossibile distinguere il bene dal male, e il movimento della realtà è così cieco che non è possibile nemmeno un'apocalisse.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1002-1003 }}</ref>
 
Il modello di ''Satura'' diventa, nelle raccolte successive, l'unica forma di sopravvivenza del poeta nelle società di massa. Nel ''Diario del '71 e del '71'' (1973) il poeta si confronta ancora una volta con il linguaggio contemporaneo, in un mescolarsi di ottimismo e pessimismo. Nel ''Quaderno di quattro anni'' (1977) il tema tipicamente montaliano della reversibilità del tempo si fonde con quello della nullificazione del linguaggio.
 
Montale pubblica la sua ultima raccolta, ''Altri versi'', all'interno dell'edizione critica dell<nowiki>'</nowiki>''Opera in versi'' (1980). A questa si aggiunge il ''Diario postumo'' del 1990.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1004 }}</ref>
 
== Scritti in prosa ==
Nella sua attività letteraria, Montale ha scritto anche racconti, saggi e interventi giornalistici. Nel 1956 vengono raccolti nel volume ''Farfalla di Dinard'' venticinque racconti brevi già pubblicati, tra il 1946 e il 1950, sul ''Corriere della Sera'' e sul ''Corriere d'informazione''. A questi se ne aggiungono altri nella seconda edizione, che va alle stampe nel 1960. Sono storie che hanno per protagonisti personaggi borghesi, narrati con una prosa leggera e ironica.
 
Oltre a questa produzione creativa, molto importanti sono i suoi scritti di critica musicale riuniti nel volume ''Prime alla Scala'' (1981). Si devono poi ricordare le sue cronache di viaggio raccolte in ''Fuori di casa'' (1969). I più rilevanti sono però gli scritti di ''Auto da fé'' (1966), in cui propone riflessioni sulla società e la cultura, in un confronto critico con l'editoria moderna e la società consumistica industriale.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1002 }}</ref>
 
== Note ==