Storia della letteratura italiana/Niccolò Machiavelli: differenze tra le versioni

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* '''scritti di governo''', in concomitanza con occasioni politiche e amministrative.
 
A questi si aggiungono i cosiddetti '''scritti politici minori''', dedicati a particolari questioni su cui Machiavelli espone il suo personale punto di vista. A titolo di esempio si possono citare il ''De rebus pistoriensibus'', in cui ipotizza come intervenire nei contrasti interni a Pistoia, e il ''De natura gallorum'', una raccolta di massime sul comportamento dei francesi. ''Il modo che tenne il duca Valentino per ammazar Vitellozo, Oliverotto da Fermo, il S. Paolo et il Duca di Gravina Orsini in Senigaglia'' è invece il racconto della strage compiuta da Cesare Borgia contro i suoi alleati che congiuravano contro di lui, che nel 1532 viene pubblicato in appendice alla prima edizione del ''Principe''.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=268-269 }}</ref>
 
== ''Il Principe'' ==
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I tre libri dei ''Discorsi'' partono dalla lettura dei primi dieci libri di ''Ab Urbe condita'', l'opera di Tito Livio dedicata alla storia di Roma antica. La loro stesura è stata molto complessa. Sembra che già nel 1513 Machiavelli stesse scrivendo un libro sulle repubbliche, che però era stato abbandonato quando l'autore si era dedicato esclusivamente al ''Principe''. Queste sono state poi riprese e inserite in una nuova opera, composta tra il 1515 e il 1517. L'edizione a stampa sarebbe però stata pubblicata postuma, nel 1531.
 
Dedicati a Zanobi Buondelmonti e Cosimo Rucellai, due giovani esponenti degli Orti Oricellari, i ''Discorsi'' affrontano il problema della vita delle repubbliche, prendendo a modello la repubblica romana e partendo dalla esperienza diretta di Machiavelli come cancelliere della repubblica fiorentina.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=273-275 }}</ref>
 
Rispetto al ''Principe'', i ''Discorsi'' hanno un tono più disteso, con lunghe riflessioni sull'organizzazione dello stato. Il ''Principe'' inoltre affrontava il tema della monarchia per rispondere a un'urgenza, quella della crisi politica in cui versava l'Italia. I ''Discorsi'' sono invece il frutto di una riflessione durata anni, da cui traspare la simpatia dell'autore per la repubblica. Simpatia che è comprensibile se si considera che Machiavelli ha trascorso gran parte della sua vita politica nelle istituzioni della repubblica di Firenze. Più precisamente, riteneva che la nascita di un nuovo stato fosse possibile solo grazie all'azione di un principe, inteso come un uomo straordinario, ma che per governare poi questo stato non ci fosse forma migliore della repubblica.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo=Machiavelli e Guicciardini | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=6 }}</ref>
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Il prologo della commedia è una canzone, mentre il resto del testo è in prosa. Con un tono beffardo viene mostrato come i rapporti tra gli uomini possono avvenire solo attraverso la finzione. Da un lato c'è la saviezza di chi conosce i limiti degli uomini e sa usarli a proprio vantaggio, dall'altro chi invece è inconsapevole di tutto ciò e finisce quindi per essere usato da altri. Il maggiore esempio di saviezza è Lucrezia, che all'inizio viene descritta come un modello di virtù, ma che è in grado di mutare natura quando viene posta di fronte agli intrighi di Callimaco e alla dabbenaggine del marito.
 
Altra commedia molto famosa è la ''Clizia'' (1525), che riprende in parte la ''Cásina'' di Plauto e ripropone, con amara ironia, il conflitto tra giovani e anziani tipico della commedia classica.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=276-278 }}</ref>
 
== Le poesie ==
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Bisogna poi ricordare i quattro capitoli morali in terza rima, dedicati a quattro temi centrali nella riflessione di Machiavelli: ''Di fortuna'', ''Dell'ingratitudine'', ''Dell'ambizione'' e ''Dell'occasione''. La data di composizione è compresa tra il 1506 e il 1512.
 
Agli anni della sua lontananza dalla politica risale invece ''L'Asino'', un poema in terza rima rimasto incompiuto e fermo al capitolo VIII. Si tratta di un tentativo di riunire tutti gli aspetti della sua riflessione sull'uomo. I riferimenti letterari sono il mito di Circe narrato da Omero, l<nowiki>'</nowiki>''Asino d'oro'' di Apuleio e la ''Commedia'' dantesca.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=275 }}</ref>
 
== Le lettere ==
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Nel ''corpus'' delle opere di Machiavelli ci sono giunte anche una serie di lettere, che sono molto importanti per ricostruire la sua personalità. L'epistolario in nostro possesso comprende però solo un numero limitato di testi: erano infatti riservati a scopi puramente pratici e privati, non pensati per la pubblicazione. Ciò spiega perché queste lettere si differenziano dai modelli diffusi all'epoca.
 
L'epistolografia umanistica ricorreva a rigidi canoni di elaborazione retorica e prevedeva che venissero offerti anche modelli di comportamento ideale. Machiavelli invece nelle sue lettere cerca di stabilire un tono colloquiale con il destinatario e dimostra un'estrema libertà linguistica e stilistica. Con il suo occhio spregiudicato guarda alla realtà cercando di ricostruire le forme concrete della vita sociale e politica. Il carattere privato di questi testi è riconoscibile anche dalla varietà dei temi trattati: l'autore passa dalle severe riflessioni filosofiche, politiche e storiche a più leggere divagazioni, scherzi e battute.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=267 }}</ref>
 
Il gruppo più importante è composto però dalle lettere all'amico Francesco Vettori, ambasciatore di Firenze a Roma. Questa corrispondenza risale agli anni successivi alla perdita della segreteria, e copre il periodo compreso tra marzo 1513 e gennaio 1515. Machiavelli riflette sulla situazione politica di Firenze e dell'Italia, ma spesso indugia anche su particolari privati e autobiografici. Celebri, in questo senso, sono le pagine in cui racconta una giornata tipo all'Albergaccio di Sant'Andrea in Percussina (lettera del 10 dicembre 1513).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=268 }}</ref>
 
Nell'epistolario vengono inoltre inseriti i ''Ghiribizzi'', scritti nel 1506 e inviati a Giovanni Battista Soderini. Qui per la prima volta Machiavelli fa riferimento alla varietà dei modi di procedere e al diverso successo che gli uomini possono ottenere, un tema centrale nelle sue maggiori opere politiche.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=269 }}</ref>
 
== Le ultime opere ==
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''L'arte della guerra'' è un dialogo in sette libri stampato nel 1521, in cui Machiavelli tenta di compiere una sintesi della sua riflessione sul tema delle milizie e dell'organizzazione militare. Si immagina che nel 1516, negli Orti Oricellari, il condottiero Fabrizio Colonna si sia soffermato a discutere con Cosimo Rucellai, Zanobi Buondelmonti, Battista della Palla e Luigi Alamanni.
 
Torna la polemica contro le armi mercenarie e si sostiene la necessità che l'esercito sia strettamente legato allo stato e alla sua vita civile. Riprendendo inoltre dei princìpi risalenti all'antica Roma, viene sottolineata l'importanza della fanteria. Più in generale, influenzato dalla cultura degli Orti Oricellari, Machiavelli guarda alla virtù romana come a un modello ideale di perfezione, che però nulla ha a che fare con la realtà contemporanea.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=277-278 }}</ref>
 
In appendice all<nowiki>'</nowiki>''Arte della guerra'' è pubblicata la ''Vita di Castruccio Castracani'', scritta nel 1520, una delle prime prove di Machiavelli come storico.
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La maggiore opera storica di Machiavelli sono le ''Istorie fiorentine'', commissionate dallo studio fiorentino nel 1519 e poi consegnante nelle mani del papa Clemente VII nel maggio 1525. La prima edizione a stampa, però, apparve postuma nel 1531, insieme al ''Principe'' e ai ''Discorsi''.
 
Machiavelli non si limita a riportare i fatti e gli eventi, ma con uno sguardo libero e spregiudicato analizza la situazione politica dell'Italia del Quattrocento, denunciando le manovre dei principi e dei governi dell'epoca. La storia recente di Firenze viene duramente condannata, soprattutto se paragonata alla storia romana antica. Allo stesso tempo, Machiavelli rimane attaccato alla città e al suo mondo, e prospetta l'arrivo di un legislatore in grado rinnovare le tradizioni e risollevare Firenze dalla crisi.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=279-280 }}</ref>
 
== Note ==