Storia della letteratura italiana/Letteratura religiosa del XIII secolo: differenze tra le versioni

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== Francesco d'Assisi ==
[[File:Giotto - Legend of St Francis - -05- - Renunciation of Wordly Goods.jpg|thumb|250px|left|Giotto, ''San Francesco rinuncia alle vesti'', Basilica Superiore di Assisi]]
«La prima grande figura che incontriamo proprio sulla soglia della nostra letteratura del Duecento è quella di San Francesco d'Assisi» come scrivono sia Giuseppe Petronio<ref>{{cita libro | Giuseppe | Petronio | L'attività letteraria in Italia | 1969 | Palumbo | Palermo | p=41}}</ref> sia Natalino Sapegno.<ref>{{cita libro | autore=Natalino Sapegno | titolo=Compendio di storia della letteratura italiana | anno=1956 | editore=La Nuova Italia | città=Firenze | capitolo= | volume=vol. I | p=52 }}</ref> Di Francesco d'Assisi ci sono giunte alcune operette in latino e un cantico, scritto in volgare umbro, conosciuto come il ''Cantico delle Creature'' o ''Il Cantico di Frate Sole'', che può essere considerato il primo testo in volgare italiano di alto valore poetico.<ref name="Ferroni64">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=64}}</ref>
 
=== La vita ===
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=== La vita ===
Poche sono le notizie sulla vita di Jacopone, per lo più ricavate dalle sue opere. Nato a Todi tra il 1230 e il 1236 dalla famiglia nobile dei Benedetti, studia diritto a Bologna ed esercita come avvocato e notaio a Todi. Si allontana dalla sua città nel 1268 in seguito alla conversione. Leggenda vuole che questa sia avvenuta in seguito alla morte della moglie, avvenuta a causa del crollo di un pavimento durante una festa da ballo. Jacopone avrebbe così scoperto che la donna indossava un cilicio, uno strumento di penitenza. Dopo aver trascorso dieci anni in umiltà come mendicante, diventa frate laico francescano, si lega ai cardinali Pietro e Iacopo Colonna e svolge un'intensa polemica contro la corruzione all'interno della Chiesa. Lo scontro degenera durante il pontificato di Bonifacio VIII: Jacopone è prima scomunicato e poi arrestato in seguito all'assedio di Palestrina nel 1298. È liberato da Benedetto XI, successore di Bonifacio, nel 1303; ritiratosi nel convento di San Lorenzo di Collazzone, vi muore nel 1306.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=70-71}}</ref>
 
=== Opere ===
{{vedi source|Laude}}
Le opere di Jacopone risentono della sua travagliata vita, e in particolare del contrasto tra le gerarchie ecclesiastiche e il francescanesimo pauperistico. Fortemente legato alla mistica medievale, rinnega tutto ciò che è legato al corpo e alle cose terrene per mostrare la negatività del mondo. La vita umana è segnata dal male, dalla morte, dal vizio, da sentimenti e affetti privi di autenticità, tutti elementi descritti con crudo realismo in dialetto umbro. Anche la sua esperienza ascetica è di conseguenza tormentata, e la ricerca di Dio passa attraverso l'umiliazione di sé. Di fronte ai valori propugnati dalla società, Jacopone sceglie la malattia e la follia («O Segnor, per cortesia, / manname la malsanìa»). A questo si accompagna la critica contro la Chiesa di Roma e lo sfruttamento materiale della religione («O papa Bonifazio, molt'ai iocato al mondo»).<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp= 71-72}}</ref>
 
== Note ==