Storia della letteratura italiana/Carlo Emilio Gadda: differenze tra le versioni

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[[File:§Gadda, Carlo Emilio (1893-1973) - Tomba al Cimitero acattolico, Roma - Foto di Massimo Consoli 01-4-2006 01.jpg|thumb|Tomba di Gadda al cimitero acattolico di Roma]]
 
La seconda guerra mondiale porta nuove difficoltà economiche per lo scrittore. Nel 1950, grazie ad alcuni amici letterati, ottiene una collaborazione con il terzo programma della Rai, dove lavora fino al 1955. La pubblicazione del ''Pasticciaccio'' nel 1957 lo pone improvvisamente all'attenzione del grande pubblico. La sua fama cresce ulteriormente dopo l'uscita in volume, nel 1963, della ''Cognizione del dolore''. Gadda tuttavia accoglie questo successo con fastidio. Trascorre i suoi ultimi anni in solitudine, tormentato da malattie fisiche e soprattutto dalle sue angosce e ossessioni. Isolato dal mondo, insofferente alla curiosità che i ''media'' hanno nei suoi confronti, muore a Roma il 21 maggio 1973.<ref>{{cita libro | autore1=Guido Baldi | autore2=Silvia Giusso | autore3=Mario Razetti | autore4=Giuseppe Zaccaria | titolo= Saba, Ungaretti, Montale, Pavese, Gadda, Calvino | opera=Moduli di letteratura | anno=2002 | editore=Paravia | città=Torino | p=150 }}</ref><ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1006-1007 }}</ref>
 
== La realtà come labirinto caotico: il ''pastiche'' ==
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== Il ''Giornale di guerra e di prigionia'' e le prime opere ==
[[File:Caporetto 24 ottobre 1917.jpg|thumb|Colonne italiane in ritirata da Caporetto poco prima dell'arrivo delle truppe tedesche il 24 ottobre 1917. In seguito alla disfatta, Gadda fu preso prigioniero dai tedeschi]]
Allo scoppio della prima guerra mondiale Gadda è un acceso interventista, e come tale si arruola volontario. L'esperienza del fronte rappresenta un momento chiave nella sua vita, un'occasione di riflessione critica e di travaglio interiore. A essa è dedicata la sua prima prova di scrittore, una serie di diari risalenti al periodo 1915-1919 che verranno pubblicati nel 1950 con il titolo di ''Giornale di guerra e di prigionia'' (poi ripubblicati nel 1965). Ancora estraneo a intenti prettamente letterari, Gadda propone un confronto tra la sua vita personale e la guerra. Vengono così registrati non i grandi avvenimenti della storia, ma piuttosto gli aspetti più minuti e squallidi della realtà: la disorganizzazione dell'esercito, la mancanza di senso nelle decisioni prese dal comando, la monotonia distruttiva della vita di trincea, la miseria della prigionia. Tutto questo scatena malinconia, ansia e turbamenti. Pur utilizzando un linguaggio secco e diretto, di tanto in tanto è possibile ritrovare una tensione verso l'autobiografismo vociano. Dell'esperienza bellica Gadda osserva lo scarto tra i sentimenti patriottici e lo scarso senso civico dei connazionali, e scopre lo stretto nesso che lega le sofferenze individuali e quelle collettive.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1007-1008 }}</ref>
 
Nel dopoguerra Gadda si confronta con opere propriamente letterarie. La sua esperienza risponde da subito a un'esigenza di conoscere la realtà e le sue articolazioni più profonde. Tra il 1924 e il 1925 lavora a un romanzo che doveva intitolarsi ''Racconto di ignoto italiano del Novecento''. L'autore si proponeva di analizzare la complessa situazione della Lombardia tra la fine della guerra e l'avvento del fascismo. Ne rimangono però solo abbozzi e stesure provvisorie, raccolte in due quaderni e pubblicate postume nel 1983.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1008 }}</ref>
 
Negli anni venti svolge una riflessione sulla filosofia della conoscenza. La sua formazione tecnico-scientifica lo porta infatti a vedere un nesso tra il metodo scientifico e la letteratura, vista come conoscenza problematica del reale. Queste sue riflessioni confluiscono nella ''Meditazione milanese'', un trattato filosofico incompiuto risalente al 1928 ma pubblicato solo nel 1974.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1009 }}</ref>
 
== Da ''La Madonna dei Filosofi'' a ''L'Adalgisa'' ==
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Nel 1931 esce per le edizioni di ''Solaria'' il volume ''La Madonna dei filosofi'', una raccolta che comprende molti racconti già apparsi sulla rivista tra il 1926 e il 1928. Qui Gadda attribuisce caratteri "barocchi" al mondo descritto nei racconti e al linguaggio utilizzato.
 
Nel 1928 lavora al romanzo ''La meccanica'', che rimane però incompiuto. Ne verranno tratti tre brani, pubblicati su ''Solaria'' nel 1932, mentre il testo tratto dal manoscritto originario sarà pubblicato solo postumo nel 1970. L'opera descrive la vita a Milano all'inizio della prima guerra mondiale, cercando di ricostruire in modo preciso gli ambienti popolari, compresi quei movimenti socialisti e pacifisti a cui, da interventista, aveva guardato con ostilità. Comico e tragico si alternano: da un lato Gadda scarica sulle classi popolari il suo risentimento per come gli italiani hanno affrontato la guerra, dall'altro si tenta anche di capire le loro ragioni più profonde.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1010 }}</ref>
 
''Il castello di Udine'' esce nel 1934, sempre per le edizioni di ''Solaria''. Sono qui raccolti testi già pubblicati tra il 1931 e il 1933. A partire da quest'opera si delineano sempre di più gli elementi del plurilinguismo che caratterizza lo stile di Gadda. Come si è visto, il ''pastiche'' gaddiano nasce da una disposizione verso le cose segnata dal rancore, dal bisogno di attraversare la realtà descrivendo tutti i suoi diversi aspetti. Nel ''Castello di Udine'' l'accumulazione di elementi e la coesistenza di più registri linguistici poggia su tecniche letterarie più raffinate. È inoltre presente un commento, attribuito a un fantomatico dottor Feo Averrois, che Gadda aggiunge ai singoli pezzi che compongono l'opera.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1010-1011 }}</ref>
 
Al ''Castello di Udine'' seguono altri scritti e bozzetti, in cui Gadda prosegue sulla via del frammento. Negli anni trenta approfondisce però anche il plurilinguismo, attraverso testi che descrivono la realtà milanese. Questi presentano una forte caratterizzazione linguistica e una spiccata aggressività nei confronti del mondo borghese. ''L'Adalgisa'', uscito in volume nel 1944, raccoglie molti di questi frammenti apparsi su diverse riviste tra il 1938 e il 1943. La vita milanese viene qui descritta con un linguaggio che si basa su un fondo toscano, su cui si sovrappongono frammenti di dialetto milanese. Nell'opera prevalgono gli elementi comici e grotteschi. I borghesi protagonisti di queste pagine sono impegnati ad affermare la propria rispettabilità di facciata, arroccati su segni puramente esteriori e banali. Dietro questa morale dell'apparenza si nasconde una realtà sordida, fatta di stenti e di volgarità.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1012-1013 }}</ref>
 
== ''La cognizione del dolore'' ==
Gadda inizia a lavorare alla ''Cognizione del dolore'' dopo il 1937, negli anni successivi alla morte della madre. Viene pubblicata una prima volta a puntate (dette "tratti") sulla rivista ''Letteratura'' tra il 1938 e il 1941, senza però le puntate conclusive. A partire dal 1952 l'editore Einaudi fa pressioni sull'autore affinché esca come volume autonomo. Questo avviene solo nel 1963, dopo molti tentennamenti di Gadda e un lungo lavoro preparatorio fatto da Giancarlo Roscioni. Segue poi una seconda edizione nel 1970, che contiene due tratti inediti, con i quali il romanzo si avvicina alla sua conclusione (che però non è mai stata scritta).<ref name="Ferroni1014">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1014 }}</ref>
 
''La cognizione del dolore'' trae origine dalla materia autobiografica: il rapporto tra madre e figlio, i traumi infantili, le nevrosi, i sensi di colpa, le necessità della vita borghese. Gadda però non affronta direttamente i suoi ricordi. Piuttosto, ne traspone i caratteri essenziali in un mondo che è allo stesso tempo reale, fantastico e grottesco. L'autore scende nelle pieghe dell'io, in un'analisi che risente del suo interesse per la psicanalisi, sorto proprio in quegli anni.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1013 }}</ref>
 
{{trama libro|Il romanzo è suddiviso in due parti e nove tratti, ed è ambientato nel Maradagàl, un immaginario paese sudamericano uscito vincitore da una sanguinosa guerra con il vicino Parapagàl. Protagonista della vicenda è l'ingegnare Gonzalo Pirobutirro d'Eltino, che ha perduto il fratello in guerra e abita in una villa con l'anziana madre. Gonzalo vive in solitudine e cova odio contro la borghesia (di cui fa parte), i contadini e in generale verso tutto il mondo esterno. Prova inoltre rancore per la madre, verso la quale ha un atteggiamento sempre più aggressivo e violento. Una notte, mentre Gonzalo è fuori casa, qualcuno si introduce nella villa e dopo l'incursione la madre viene ritrovata moribonda. Il romanzo a questo punto si interrompe.}}
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Nella trama sono facilmente riconoscibili i riferimenti alla biografia dell'autore: il Maradagàl, ispirato al soggiorno in Sudamerica, è la Brianza, mentre dietro il nevrotico ingegnere Gonzalo si nasconde Gadda stesso. Lo scrittore elenca tutti i mali che vede in Italia tra gli anni del primo dopoguerra e l'avvento del fascismo: il caos che regna nella società, la mancanza di senso civile, la burocrazia, i tentativi di trarre un profitto dalla situazione. L'Italia fascista è quindi trasfigurata nel Maradagàl come un mondo barocco e grottesco, in cui il fantastico si mescola con il meschino e lo stralunato. Anche il linguaggio usato è quindi un miscuglio dei linguaggi più vari, dal lombardo allo spagnolo, dai termini provenienti dai dialetti meridionali a quelli di origine aulica o tecnica.
 
L'odio di Gonzalo per il mondo esterno ha le sue radici in un'infanzia senza gioia, oppressa dai sacrifici imposti dai genitori in nome dei loro ottusi ideali. La stessa villa in cui abita è piena di segni che ricordano al protagonista gli stenti imposti dal padre per costruirla. Da qui, l'odio per i borghesi e il loro attaccamento alle cose, ma anche per i poveri, per la loro condiscendenza e la loro propensione al raggiro e alla lamentela. È un'umanità attaccata a valori illusori, osservando la quale Gonzalo fa la conoscenza del dolore. E proprio quest'ultima finisce per portarlo a negare se stesso.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1015 }}</ref>
 
D'altra parte, nel rancore di Gonzalo per la madre è insita una vena di tenerezza, che si esprime nel senso di colpa. Si preoccupa per la vecchiaia della madre e per la sua fragilità. Vorrebbe darle e ricevere affetto, ma riesce solo a rivolgersi a lei con toni aggressivi. Gadda però descrive anche il dolore e la solitudine della madre, la cui sofferenza amplifica i sensi di colpa del figlio. Il finale, con l'aggressione alla donna nel corso di una notte grottesca e piena di equivoci, moltiplica il dolore e mette in evidenza l'orrore del vivere e del morire.<ref name="Ferroni1016">{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | p=1016 }}</ref>
 
== ''Quer pasticciaccio brutto de via Merulana'' ==
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La narrazione non ha un centro, né un vero e proprio protagonista attorno a cui ruoti la vicenda o che possa essere identificato con l'autore. Quella del ''Pasticciaccio'' è una realtà oggettiva di cui vengono mostrate le molteplici facce. Anche qui Gadda fa uso del ''pastiche'': accanto al romanesco troviamo il molisano parlato da Ingravallo, il campano utilizzato da burocrati e poliziotti, il veneto della vedova Menegazzi e altri dialetti ancora. Questa caratterizzazione non ritorna solo nei dialoghi, ma anche nelle descrizioni e in generale in tutta la narrazione.
 
Il ''Pasticciaccio'' mette in luce gli aspetti più grotteschi dell'Italia fascista. Non a caso è ambientato a Roma, la capitale, dove il regime aveva fatto confluire e intrecciare le mutevoli anime provenienti da tutto il paese, riuscendo però a portarne a galla solo gli aspetti negativi. I dialetti e le realtà d'Italia si mescolano in una buffoneria barocca e grottesca, uno spettacolo insulso e osceno. Ma questa società non è altro che la forma più degradata della stupidità che secondo Gadda domina la storia, e nessun personaggio del romanzo vi sfugge.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1016-1017 }}</ref>
 
== ''Eros e Priapo'' ==
Negli stessi anni in cui lavora al ''Pasticciaccio'', Gadda scrive ''Eros e Priapo'', una sua analisi del fascismo in cui esprime un giudizio in generale sui costumi e la società italiana durante il ventennio. Composto tra il 1945 e il 1946, ne vengono pubblicati alcuni brani nel 1955 sulla rivista ''Officina'', quindi esce in volume nel 1967. L'opera sfugge alle forme tipiche della trattatistica e della saggistica e rifiuta di dare un'esposizione organica e sistematica. È quindi anch'essa un ''pastiche'', in cui si mescolano temi e linguaggi differenti, e in cui si passa dalla riflessione teorica all'autobiografia. È uno scritto satirico, in cui l'indignazione morale si salda con il gioco beffardo.
 
Trattandosi di uno scritto politico, Gadda usa un toscano aulico, però deformato fino all'esasperazione. Sembra inoltre volere liberarsi dal senso di colpa per un suo errore, l'iniziale simpatia che aveva provato verso il fascismo. Mette quindi in guardia da azioni politiche che facciano leva su elementi irrazionali e sulla manipolazione delle masse. Sottolinea poi come il fenomeno del fascismo sia comprensibile solo considerando l'impoverimento morale che ha caratterizzato l'Italia in quegli anni.<ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 20012003 | Einaudi | Torino | pp=1017-1018 }}</ref>
 
Dopo ''Eros e Priapo'', nel dopoguerra Gadda pubblica altri testi che sembrano ruotare attorno alle sue opere maggiori o che raccolgono esperienze letterarie secondarie. Tra queste possiamo ricordare la raccolta di novelle ''Accoppiamenti giudiziosi'' (1963). Molto importante è anche la raccolta di saggi ''I viaggi la morte'' (1958), da cui si può comprendere il suo modo di accostarsi al mondo della cultura.