Storia della letteratura italiana/Giovanni Boccaccio: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Altri progetti: nuova sezione
Gian BOT (discussione | contributi)
m Bot: uniformazioni ortografiche
Riga 13:
Nel 1340 torna a Firenze, a causa della crisi dei Bardi e di problemi familiari. Dalla vita gaudente che conduceva a Napoli, Boccaccio piomba nelle ristrettezze economiche. Trascorre comunque brevi periodi lontano dalla città, in cerca di una sistemazione migliore. Compone la ''Comedia delle ninfe'', l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa visione'', l<nowiki>'</nowiki>''Elegia di Madonna Fiammetta'' e il ''Ninfale fiesolano''. Nel 1348 assiste alla peste di Firenze, che ucciderà sia il padre sia la matrigna. La descrizione del morbo sarà alla base del ''Decameron''. Proprio in questi anni, mentre è impegnato ad amministrare i beni di famiglia, Boccaccio lavora alla sua opera più importante, che vedrà la forma definitiva nel 1351.
 
Intanto, il poeta aveva acquisito prestigio tra i suoi concittadini. Nel 1350 è ambasciatore presso i signori di Romagna, e tra gli altri ha l'incarico di consegnare dieci fiorini d'oro a suor Beatrice, figlia di Dante, come parziale risarcimento per i danni subiti dalla sua famiglia. Nel 1351 la sua carriera diplomatica conosce un'accelerazione. Eletto camerlengo del Comunecomune, viene poi inviato a trattare con la regina di Napoli per l'acquisizione di Prato. Tra la fine del 1351 e l'inizio del 1352 è ambasciatore in Tirolo, allo scopo di stipulare un'alleanza con Lodovico di Baviera, marchese di Brandeburgo, contro i Visconti di Milano.
 
Negli stessi anni approfondisce il suo rapporto con la letteratura, riflettendo sui valori morali della sua condizione di letterato. Decisivo è il suo incontro con Petrarca, verso cui nutre una vera e propria venerazione, tanto da considerarlo il proprio ''magister''. Durante un viaggio verso Roma, in occasione del Giubileo del 1350, Petrarca si ferma a Firenze ed è ospite in casa di Boccaccio. I due si incontreranno nuovamente nella primavera del 1351, nella casa padovana di Petrarca. In quell'occasione Boccaccio portava all'amico l'offerta, poi rifiutata, di assumere una cattedra presso lo Studio di Firenze. In seguito, Boccaccio proverà delusione quando Petrarca accetta l'ospitalità dei Visconti, nemici di Firenze, ma i rapporti tra i due rimarranno comunque buoni.
Riga 23:
Continua la corrispondenza con Petrarca, a cui seguono vari incontri durante i quali i due letterati si scambiano volumi di classici. Boccaccio scrive ora opere in latino, in cui riflette con toni moralistici sulle vicende umane. Abbandona così l'idea della letteratura come diletto e inizia a scrivere opere per un pubblico dotto. Influenzato dal pacato cristianesimo dell'amico, dopo il 1350 conosce un rivolgimento spirituale, durante il quale dà ordine all'irrequietezza che aveva caratterizzato i suoi anni giovanili, prende gli ordini minori, diventa chierico e gli viene assegnata una cura d'anime. Dopo il 1360 Petrarca e Boccaccio sono ormai due protagonisti del rinnovamento culturale europeo: la casa di Boccaccio a Firenze diventa un punto di riferimento per gli intellettuali dell'epoca.
 
Nel 1370 tenta ancora una volta di tornare a Napoli, ma il viaggio si rivela una nuova delusione. Precocemente invecchiato, sofferente di idropisia e scabbia, si dedica a una revisione stilistica del ''Decameron'' e al completamento della ''Genealogia Deorum gentilium'', la sua maggiore opera in latino. Nel 1373 viene invitato dal Comunecomune di Firenze a tenere una serie di letture pubbliche, con commento, della ''Commedia'' di Dante. Muore a Certaldo il 21 dicembre 1375.<ref>''Cronologia'' in {{cita libro|autore=Giovanni Boccaccio|curatore=Vittore Branca|titolo=Decameron|editore=Mondadori|città=Milano|anno=1989|pp=XLIX-LIX}}</ref><ref>{{cita libro | Giulio | Ferroni | Profilo storico della letteratura italiana | 2001 | Einaudi | Torino | pp=162-165 }}</ref>
 
== Opere del periodo napoletano ==