Diritto del commercio internazionale/Documenti richiesti per l'export e import: differenze tra le versioni

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==== Warehouse receipt (Fede di deposito) e warrant (nota di pegno) ====
Nel momento in cui il mezzo del venditore (suo o di terze parti) deposita le merci in un magazzino pattuito con il compratore, con un documento si può certificare che la merce del depositante è arrivata ed è stata scaricata nel magazzino del depositario, che ha il dovere di custodirla fino al ritiro. Il documento in questione è detto "[[fede di deposito]]"<ref>{{Cita web|url=https://www.brocardi.it/codice-civile/libro-quarto/titolo-iii/capo-xii/sezione-iii/art1790.html|titolo=Art. 1790 codice civile - Fede di deposito|sito=Brocardi.it|lingua=it|accesso=2021-02-27}}</ref>. Finché non avviene il ritiro, la merce è di proprietà del depositante, che paga il costo di immagazzinamento al depositario (prima casistica) e può anche ritirare la merce del magazzino se, per esempio, non viene ritirata dal mezzo del compratore. Nell'ordinamento italiano, la fede di deposito deve indicare il nome della ditta del depositante, il luogo del deposito, che merce si è depositata, la quantità e l'eventuale pagamento di diritti doganali (se il magazzino si trova oltre i confini nazionali e laddove i dazi sono presenti) e esistenza di assicurazione su questa merce. Questo documento rappresenta la merci depositate e, in quanto tale, il depositante non solo può disporne per ritirare la merce dal magazzino, ma può anche usarlo per passare la proprietà della merce a terzi (incluso ovviamente il compratore). Insieme alla fede di deposito, viene rilasciata la [[nota di pegno]], un documento accessorio anch'esso rappresentativo delle merci depositate. Entrambi i documenti sono staccati da un unico registro a matrice conservato presso i magazzini. Se non si presentano entrambi i documenti, la piena proprietà della merce (e dunque i diritti su di essa) non si possono passare. Per la precisione, la fede di deposito trasmette la proprietà delle merci e diritti legati a essa, mentre il passaggio della nota di pegno trasmette il diritto reale di pegno sulla merce (tale per cui dunque si può usare come garanzia in contesto di credito). Il passaggio di entrambe avviene tramite girata. Per immagazzinare la merce, si stipula con il depositario il [[contratto di deposito]] a tempo determinato o indeterminato. Il magazzino è responsabile dei danni della merce durante l'immagazzinamento eccetto nel caso in cui sono fortuiti o derivano da difetti nell'imballaggio, che dunque andrebbero sottoposti a controlli. La merce immagazzinata si può [[Assicurazione|assicurare]] insieme al trasporto, tale per cui una sola polizza copre entrambi i momenti (i rischi non variano: per esempio, i rischi coperti dalla polizza livello A "all risks" valgono sia per il trasporto che per l'immagazzinamento). Se la merce non viene ritirata né dal compratore né dal venditore e il contratto di deposito non è rinnovato, il depositario a seguito di preavviso libera il magazzino vendendo la merce (a maggior ragione se è merce soggetta a deperimento, come gli alimenti); nell'ordinamento italiano, se il contratto di deposito è a tempo indeterminato, come condizione contrattuale viene pattuito che deve avvenire un ritiro e, siccome non avviene, il depositario dopo un anno può rivendere la merce.
 
=== Commercial documents (Documenti commerciali) ===
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==== Phytosanitary certificate (Certificato fitosanitario) ====
Semplicemente, il [[certificato fitosanitario]] è l'analogo del certificato sanitario e, come indica il vocabolo stesso, riguarda i vegetali (piante da coltivazione in serre e orti o ornamentali e [[Talea|talee]]) e prodotti vegetali<ref>{{Cita web|url=http://www.agricoltura.regione.campania.it/difesa/certificato-fitosanitario.html|titolo=I controlli fitosanitari: certificato fitosanitario|sito=www.agricoltura.regione.campania.it|accesso=2021-02-27}}</ref>. Gli esempi più tipici sono agroalimentari (frutta, verdura, ortaggi, cereali e loro derivati come la farina, succhi di frutta, prodotti vegani come il latte di soia e infine il vino, che peraltro è un prodotto che può essere indicato tra quelli "alcolici"; si considerano pure le [[Pianta acquatica|piante acquatiche]]/idrofite come le ninfee e le piante appartenenti alla classe delle [[Alga|alghe]]; lo yogurt invece è un latticino), ma a essi di fatto si aggiungono il legno (tronchi, pezzi segati e simili per costruire o da ardere) e le [[sementi]] (o "materiale sementiero") di piante agroalimentari (e.g. cereali, insalata e frutta) o ornamentali. Quando, per esempio, si esportano al di fuori dell'Unione Europea, molti stati richiedono questo documento siccome i controllori alla dogana possono richiederlo e esaminarlo. Il certificato fitosanitario in Italia si richiede contattando il Servizio Fitosanitario Regionale e inoltrando il modulo di richiesta di ispezione. La regione a cui si richiede è la stessa in cui si trova la sede legale della ditta venditrice o la residenza dell'esportatore. In una singola regione, possono esserci più sedi, tale per cui si contatta quella più vicina. L'ispettore sanitario, a seguito della richiesta, si reca nel luogo indicato dal venditore, osserva la ricevuta del pagamento della tassa fitosanitaria e i documenti commerciali richiesti, effettua i controlli fitosanitari necessari sulla merce nel pieno rispetto dei requisiti di sicurezza sul luogo di lavoro e rilascia la certificazione se i controlli vengono superati. Gli standard sono diversi da paese a paese e il venditore deve apprenderli e comunicarli siccome il tipo di controllo e il numero di controlli cambiano, il che si abbatte anche sul costo di produzione di questo certificato ("tariffa fitosanitaria", a cui si aggiunge una tassa iniziale, la "tassa fitosanitaria") insieme al peso netto totale della merce da esaminare. In alcuni stati è presente un'[[Organizzazione Nazionale per la Protezione delle Piante]] (NPPO), come deciso nella storica [[Convenzione Internazionale per la Protezione delle Piante]] (IPPC, 1951). In Italia, questo certificato ha validità pari a 14 giorni dalla data di emissione. Se il documento si smarrisce, lo smarrimento va denunciato alle Autorità.
 
Questo certificato si può trovare o indicare in sezioni del contratto di compravendita internazionale avente un titolo simile a "'''Certificate of inspection by the seller/buyer/third party'''" (Certificato di ispezione da parte del venditore/compratore/terza parte). In questo caso, spetta a una terza parte, che peraltro in partenza è una garanzia siccome il controllo avviene da un ente indipendente.
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==== Halal certificate (Certificato halal) e il concetto di halal VS haram ====
Il certificato [[ḥalāl|'''ḥalāl''']] (alfabeto arabo: <big>'''حلال'''</big>) viene richiesto nel momento in cui si esporta la carne (e talvolta prodotti chimici e cosmetici) nei paesi arabi o in cui vige un'osservazione piuttosto stretta della religione musulmana. La parola araba halal significa "lecito" (in questo contesto, con un connotato religioso e profondamente legato alla cultura musulmana/islamica) e il suo antonimo è [[Harām|'''ḥarām''']] (<big>'''حرام'''</big>‎ "proibito"). Il certificato halal indica che la produzione di solito della carne o del prodotto a base di carne ha seguito la metodologia indicata nella [[Sunna]] e accettata dalla cultura islamica, altrimenti è un prodotto haram. Per la precisione, si richiede che l'animale sia ucciso con un singolo taglio sulla gola da cosciente e senza che il collo sia danneggiato. L'animale viene quindi lasciato a dissanguare completamente<ref>{{Cita web|url=https://www.exportiamo.it/aree-tematiche/12635/la-certificazione-halal-cose-e-come-si-ottiene/|titolo=La certificazione Halal: cos'è e come si ottiene|sito=Exportiamo.it|lingua=it|accesso=2021-02-27}}</ref>. La carne non va trattata con sostanze haram, con cui non deve quindi entrare mai in contatto (e.g. alcol, vino, sangue, carne di maiale, feti animali, insetti, rettili e OGM). Dunque, si utilizza una macellazione rituale detta ''Dhabīḥa.'' La filiera produttiva haram, se presente, va tenuta completamente separata da quella halal. Una società può produrre prodotti halal e haram (e cioè produrre due linee di prodotti) a patto che i primi vadano certificati e che le due produzioni siano separate. L'uccisione halal viene talvolta criticata in primis dalle associazioni di [[Animalismo|animalisti]]. In Europa, la macellazione halal non contraddice i requisiti minimi della macellazione scelti da ciascun singolo paese, siccome non c'è l'obbligo inderogabile di stordire l'animale prima dell'uccisione. Il personale lavoratore, di base, deve essere istruito su queste modalità di macellazione. In Italia, la certificazione halal viene rilasciata da enti accreditati come la Halal Italia Srl. Alcune regole standard in Italia derivano dalla [[Comunità Religiosa Islamica Italiana]] COREIS. I prodotti halal riportano un logo facilmente riconoscibile sulla confezione di proprietà della COREIS. Per ottenere la certificazione, alla pari di quella sanitaria e fitosanitaria, si manda una richiesta all'ente certificatore apposito che, a seguito della stipulazione del contratto di certificazione, effettua i dovuti controlli dei processi produttivi e dei prodotti finali e rilascia il certificato che attesta che la produzione è halal e dà la possibilità di usare il logo. Tutti i prodotti o delle particolari linee di prodotti creati da una ditta con certificazione halal saranno halal. Siccome i controlli vanno anche a sondare la qualità nella produzione e non ci sono divieti di consumo nei confronti dei non musulmani, questi prodotti possono essere consumati anche da questi ultimi. La qualità assicurata, il rispetto della religiose e il consumo pari a parecchi miliardi di dollari l'anno in tutto il mondo fanno di "halal" un vero e proprio [[brand]] internazionale. In particolare, questa certificazione può contribuire a migliorare l'export di carne in tutto il mondo arabo o in paesi con una forte componente di popolazione di fede islamica, a prescindere che sia araba o autoctona (si pensi a paesi come l'[[Indonesia]]). Come accennato in precedenza, il concetto di halal riguarda anche la produzione di cosmetici (detergenti, creme, trucchi, profumi, gel, struccanti e tinture per capelli) e sostanze chimiche. Per esempio, non bisogna usare specificamente l'[[alcol etilico]] o "etanolo" (prodotti alcol-free) e prestare attenzione alle sostanze di origine animale nella loro produzione (si pensi al collagene e gelatina) e all'estrazione di [[Olio essenziale|oli essenziali]] siccome, se chimica e non al vapore, implica l'uso di alcol. Anche i disinfettanti, che non possono contenere alcol etilico siccome provoca ebbrezza, a differenza dell'[[alcol cetilico]] e [[alcol cetearilico]]. Alcuni enti vietano la sperimentazione su animali. Le bevande alcoliche (vino e birra) sono haram; fanno eccezione le bevande analcoliche. L'aceto è halal se si forma spontaneamente, senza intervento umano diretto tale per cui si aggiungono sostanze al vino, e se contiene una quantità di alcol insufficiente per inebriare la mente (la sua natura halal è certificabile, a prescindere che si usi per condire o pulire). Tutte le droghe sono haram. Il caffè, contenente caffeina, può essere certificato halal. Il tè, contenente teina, è halal. La [[Red Bull]] è halal siccome non è a base di alcol. Solo gli animali marini che hanno le squame sono halal, quindi le razze, molluschi, cozze e vongole, granchi, gamberi e aragoste sono haram. Gli insetti, i rettili e le rane, pure se commestibili, sono haram. Solo i volatili dotati di piume e non rapaci sono halal, gli altri (e.g. aquile e pipistrelli) sono haram.
 
Questo certificato si può trovare o indicare in sezioni del contratto di compravendita internazionale avente un titolo simile a "'''Certificate of inspection by the seller/buyer/third party'''" (Certificato di ispezione da parte del venditore/compratore/terza parte). In questo caso, spetta a una terza parte, che peraltro in partenza è una garanzia siccome il controllo avviene da un ente indipendente.
 
==== Kosher certificate (Certificato kosher) ====
La macellazione rituale ebraica, ovvero la [[Shechitah]], è molto simile a quella halal<ref>{{Cita web|url=https://www.exportiamo.it/aree-tematiche/13824/certificazione-kosher-un-vero-e-proprio-marchio-di-qualita/|titolo=Certificazione kosher: un vero e proprio marchio di qualità|sito=Exportiamo.it|lingua=it|accesso=2021-02-27}}</ref>: l'animale, che non deve avere tracce di malattia, va sgozzato da cosciente e senza decapitarlo con movimenti continui sulla gola con un coltello molto affilato e dalla lunghezza standard. Le vene, i tendini, il midollo spinale e alcune parti di grasso specifiche vanno tolte dalla carne, che va messa a bagno con sale grosso per almeno venti minuti per togliere ogni possibile traccia di sangue residuo (il sangue che resta nella carne la fa deperire). A questo metodo, si aggiungono ulteriori prescrizioni. L'equivalente di "halal" in ebraico è '''[[Kasher|kashèr]]''' (alfabeto ebraico: <big>כָּשֵׁר)</big> e significa "adatto" in baseallebase alle regole alimentari della [[Tōrāh|Torah]], cioè le leggi divine derivate dall'esegesi del [[Talmud]] (a volte si trova scritto come "cascer" e "kosher"). Anche i musulmani, non musulmani e non ebraici possono consumare (e effettivamente consumano) i prodotti kosher. Esiste una certificazione kosher rilasciata da enti appositi a cui si invia la richiesta. I controlli sono rivolti all'iter di produzione e agli ingredienti usati. Una ditta con certificazione kosher produrrà prodotti kosher (in toto o in riferimento ad alcune linee di prodotti). Alcuni controlli possono essere regolari o a sorpresa. In più, la certificazione va rinnovata alla scadenza e, se i controlli evidenziano delle anomalie, può essere revocata. Gli animali marini senza squame, i rettili e gli uccelli rapaci non sono kosher. A livello di consumo, la carne e il latte e latticini non vanno consumati insieme (cosa che, per esempio, si può fare con un hamburger). Anche i prodotti dietetici possono avere la certificazione kosher. La certificazione può essere espressa da un logo o timbro sulla confezione.
 
Questo certificato si può trovare o indicare in sezioni del contratto di compravendita internazionale avente un titolo simile a "'''Certificate of inspection by the seller/buyer/third party'''" (Certificato di ispezione da parte del venditore/compratore/terza parte). In questo caso, spetta a una terza parte, che peraltro in partenza è una garanzia siccome il controllo avviene da un ente indipendente.
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==== ATA carnet (carnet ATA) e polizza di cauzionamento con assicurazione ====
Il [[carnet ATA]] (dalla sigla bilingue "Admission Temporaire/Temporary Admission"), come già suggerisce la sigla stessa, è un documento doganale internazionale valido per l'esportazione temporanea di merci verso i paesi extra-UE e aderenti alla convenzione A.T.A. (all'interno dei paesi UE, è facoltativo) tipicamente in contesto di partecipazioni a fiere, sagre e esposizioni<ref>{{Cita web|url=https://www.milomb.camcom.it/carnet-a.t.a.|sito=www.milomb.camcom.it|accesso=2021-02-27}}</ref>. La parola "carnet" indica il concetto di "libretto". Si può esportare con questo carnet qualunque tipo di merce tranne il materiale di consumo, depliants, prodotti deperibili, merci destinate ad operazioni di trasformazione o riparazione e gadget. Di base, le merci esportabili con carnet ATA sono: materiale professionale, campioni commerciali e merci destinate a fiere e mostre ed ad altre manifestazioni simili (esclusi i prodotti alimentari), ma alcuni paesi hanno optato solo per parte di questa merce, ragion per cui va consultato il registro di paesi aderenti aggiornato per vedere eventuali limiti. Si richiede alla Camera di commercio del territorio in cui l'impresa ha la sede legale o in cui il singolo venditore risiede, esattamente come il certificato di origine, si rilascia in pochi giorni lavorativi e permette di non pagare dazi e IVA (VAT) alla dogana siccome il transito è temporaneo (se non lo è, si pagano i dazi a meno che il commercio avviene in una zona di libero scambio come l'[[Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico|ASEAN]], per esempio) e semplifica le operazioni di sdoganamento (cioè di passaggio/svincolo di merce attraverso una dogana). Comunque, le merci devono essere spostate entro il periodo di validità documento/carnet, pari a 12 mesi dalla data di emissione. Il '''carnet ATA base''' permette di effettuare al massimo due viaggi all'estero entro la data indicata, dopodiché decade; il '''carnet ATA standard''' invece ne permette al massimo quattro e costa poco più di quello base. Un terzo tipo di carnet esiste per la merce di passaggio per [[Taiwan]] ('''carnet CDP Cina-Taiwan'''). Quando si richiede il carnet, si compila il modulo relativo a quale dei tre tipi di carnet si sceglie e consegnando l'elenco della merce e, nel caso dell'Italia, una '''polizza di cauzionamento con assicurazione''' richiesta da Unioncamere come garanzia per l'uso corretto del carnet (se il valore della merce è inferiore a 150.000€ è sufficiente fare un versamento su conto corrente c/c postale a Generali Italia Spa, altrimenti si stipula con la Generali Italia Spa, cioè si segue la procedura semplificata invece di quella ordinaria). Il premio assicurativo da versare, a priori, è pari a 56€ se la merce ha un valore totale di 10.000€, eccetto per le merci orafe (la polizza si calcola in base a una copertura del 50% del valore della merce). Se ha un valore superiore (massimo 150.000€), si moltiplica 56 per lo 0,5625% del valore della merce e si arrotonda (per eccesso o difetto in base al caso) per capire quanto si paga. Se si segue la procedura ordinaria, il modulo di richiesta polizza va inviato anch'esso per richiedere il carnet ATA; se si segue la procedura semplificata, al momento del ritiro si deve esibire la copia del bonifico bancario versato. Il carnet va conservato e, dopo l'esportazione, va restituito alla Camera di commercio che lo ha emesso (in Italia, entro 8 giorni). Se si smarrisce ed è ancora valido, si denuncia lo smarrimento alla polizia e si richiede un duplicato alla Camera di commercio emittente.
 
==== Certificato o Attestato di libera vendita ====
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* https://www.bg.camcom.it/estero/documenti-estero/certificato-di-origine Presentazione del certificato di origine (Camera del Commercio di Bergamo)
* https://www.ra.camcom.gov.it/registro-imprese/certificati-per-lestero/nuova-guida-al-rilascio-dei-certificati-di-origine CERTIFICATI COMUNITARI D'ORIGINE Disposizioni per il rilascio da parte delle Camere di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura in PDF (sito web delle Camere di Commercio d'Italia camcom.gov)
* https://www.milomb.camcom.it/carnet-a.t.a.. Presentazione del carnet ATA (Camera di Commercio Milano, Monza-Brianza e Lodi)
* https://www.soa.it/il-carnet-a-t-a/ Presentazione del carnet ATA
*https://www.advancedontrade.com/2015/01/what-are-differences-between-weight-list-and-packing-list.html#:~:text=Weight%20list%20is%20a%20commercial,to%20packing%20of%20the%20order. Presentazione della distinta pesi e differenze con la distinta dei colli