Gesù e il problema di una vita/Capitolo 15: differenze tra le versioni

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Il vigoroso e primo insegnamento di [[w:Paolo di Tarso|Paolo]] sulla realtà della risurrezione è particolarmente sorprendente dato che non più di tre o quattro anni dopo la crocifissione, Paolo era a capo della ''task force'' delle istituzioni religiose a Gerusalemme che perseguitavano i cristiani.<ref>{{passo biblico2|Atti|8:1-3}}.</ref> In tale posizione, egli di certo aveva collaborato coi sacerdoti coinvolti negli eventi di Pasqua e che conoscevano la spiegazione "ufficiale" della risurrezione. Tuttavia, quale che fosse tale spiegazione, Paolo arrivò a credere che Gesù era risorto.
;La logica della risurrezione
La risurrezione di Gesù sarà anche stata inaspettata, ma ha una sua logica. È un po' come quei colpi di scena in un romanzo o film che ti prende di sorpresa finché non ci ragioni sopra, e allora capisci che in effetti ha senso e si adatta alla trama. Così l'Antico Testamento insegna che la morte è una conseguenza inevitabile per gli esseri umani, avendo peccato contro Dio. L'implicazione interessante di ciò (che nessuno sembra aver esaminato prima della risurrezione) è che se qualcuno che non ha mai peccato alla fine muore, la morte non ha presa su di lui/lei.<ref>{{passo biblico2|Atti|2:24}}: "Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere."</ref> E se Gesù era, come promise, colui che sarebbe stato giudice nel [[w:Giudizio universale|Giudizio Universale]], allora ovviamente egli prima doveva resuscitare dai morti.<br/>
 
Soprattutto, la risurrezione si adatta al carattere e natura di Gesù. Egli fu una persona unica che aveva già dimostrato la propria padronanza della morte negli altri; ora la dimostra in se stesso. Se mai ci fu una persona nella storia che poteva plausibilmente risorgere dai morti, tale persona sicuramente era Gesù.
 
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