Gesù e il problema di una vita/Capitolo 15: differenze tra le versioni
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Oltre alle testimonianze ed ai testi è da notare anche l'assenza totale di reperti inerenti alla vita ed alla morte di Gesù, inoltre che l'unico reperto tenuto attualmente in considerazione, nonostante la poca attendibilità dovuta ai rilevamenti, è la [[w:Sindone di Torino|Sindone di Torino]] la quale dagli accertamenti risulta essere un [[w:Esame del carbonio 14 sulla Sindone|falso]] gettando pertanto ulteriori dubbi, conseguentemente, sulla sua stessa esistenza storica.
=== Documenti storici non religiosi ===
Al di fuori degli scritti del Nuovo Testamento, non vi sono altre testimonianze storiche sulla risurrezione di Gesù a parte il cosiddetto ''[[w:Testimonium Flavianum|Testimonium Flavianum]]'' – un brano dello storico ebreo e cittadino romano Flavio Giuseppe, contenuto nella sua opera ''[[w:Antichità giudaiche|Antichità giudaiche]]'', scritta nel 93 e.v. a Roma. Nella versione che ci è pervenuta, questo brano riporta: "Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei Greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani". L'attendibilità di questo brano è discussa: per alcuni studiosi sarebbe un argomento a favore della storicità della risurrezione, ma la maggioranza<ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 61-62}}.</ref> degli storici e degli esperti di Giuseppe Flavio ritiene che tali frasi non siano state scritte da Giuseppe Flavio stesso, ma siano state inserite successivamente ad opera di copisti cristiani; il testo infatti non viene citato da alcun padre della Chiesa fino ad [[w:Eusebio di Cesarea|Eusebio di Cesarea]] nel IV secolo.<ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 52-68}}.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Gesù una bibliografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 197-198.</ref>
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Gli scettici pensano invece che la tomba sia stata trovata vuota perché qualcuno l’aveva aperta, portando via il corpo di Gesù (''ipotesi del furto di cadavere''). Oltre alla possibilità di un furto del cadavere da parte dei discepoli, proposta per la prima volta da [[w:Hermann Samuel Reimarus|Hermann Samuel Reimarus]], sono state avanzate altre ipotesi. [[w:Bart Ehrman|Bart Ehrman]] ritiene che il corpo sia stato portato via da alcuni familiari di Gesù, i quali si sarebbero risentiti perché era stato sepolto da estranei alla famiglia<ref>[http://www.philvaz.com/apologetics/p96.htm Is There Historical Evidence of the Resurrection of Jesus? Debate between William Lane Craig and Bart Ehrman]</ref>. Una variante di questa ipotesi afferma che il corpo non sia stato rubato, ma spostato da una persona autorizzata (''ipotesi dello spostamento del corpo''). Secondo [[w:Robert M. Price|Robert Price]], il corpo sarebbe stato spostato da [[w:Giuseppe di Arimatea|Giuseppe di Arimatea]], che dopo averlo tumulato provvisoriamente in un sepolcro vicino al luogo della crocifissione a causa dell'imminente inizio del sabato, lo avrebbe portato nel luogo di sepoltura definitiva appena concluso il giorno di festa<ref>Robert Price, ''Explaining the Resurrection without recourse to miracle'', in AA.VV., ''The End of Christianity'', Prometheus Books, 2011</ref>. Se Giuseppe, a differenza di quanto riportato da ''Matteo'' e ''Giovanni'', non fosse stato un discepolo di Gesù ma solo un consigliere del Sinedrio come riportato invece da ''Marco'', non avrebbe avuto motivo di informare i seguaci di Gesù dello spostamento del corpo. L'obiezione secondo cui lo spostamento del corpo all'insaputa dei discepoli avrebbe favorito la propaganda della risurrezione è contraddetta dal comportamento degli stessi discepoli che, come sottolineano quasi tutti gli esegeti, hanno creduto alla risurrezione di Gesù solo in seguito alle sue apparizioni e nella loro predicazione non si sono appellati al sepolcro vuoto. Concorda con l'ipotesi dello spostamento del corpo anche Jeffery Jay Lowder, secondo cui è possibile che Giuseppe di Arimatea avesse lasciato Gerusalemme o fosse già morto quando la storia della tomba vuota ha cominciato a circolare; ciò potrebbe rispondere alla domanda per cui il consigliere del Sinedrio non sia intervenuto pubblicamente per spiegare la scomparsa del corpo di Gesù con il suo spostamento altrove. Lowder riconosce tuttavia che non vi sono evidenze certe a favore di quest'ipotesi ed ammette che le ipotesi del furto e dello spostamento del cadavere, pur potendo spiegare la tomba vuota, non escludono di per sé la risurrezione, che sarebbe potuta avvenire da qualsiasi luogo in cui Gesù fosse stato sepolto o trasferito e persino dalla croce, nel caso in cui non fosse stato sepolto<ref>[https://infidels.org/library/modern/jeff_lowder/empty-defense.html#relocation "Empty defense of an Empty Tomb"].</ref>. Un altro studioso, [[w:Charles Freeman|Charles Freeman]], sostiene che il corpo sia stato portato via per ordine di Caifa allo scopo di evitare pellegrinaggi da parte dei seguaci e quindi possibili disordini. Il giovane vestito di bianco visto dalle donne non sarebbe stato un angelo ma un incaricato dei sacerdoti, che aveva il compito di riferire loro un messaggio che convincesse gli Apostoli a ritornare in Galilea<ref>Charles Freeman, ''A New History of Early Christianity'', Yale University Press, 2009</ref>. Secondo [[w:Richard Carrier|Richard Carrier]], il ritrovamento delle bende e del lenzuolo nel sepolcro, citato contro l'ipotesi del furto o del trasferimento del corpo (i ladri non lo avrebbero sbendato per portarlo via), non sarebbe un fatto storico citato nella prima stesura dei Vangeli ma un abbellimento inserito successivamente, dato che i cronisti dell'epoca usavano raccontare i fatti senza indulgere troppo sui particolari.<ref>Richard C. Carrier, ''The Plausibility of Theft'' in ''The Empty Tomb: Jesus Beyond the Grave'', a cura di Robert M. Price e Jeffrey Jay Lowder, Prometheus Books, 2005.</ref>
Secondo altri, il corpo di Gesù potrebbe essere scomparso dalla tomba per cause naturali. L'ipotesi di una [[morte apparente]] di Gesù, avanzata alla fine del
Altri studiosi ipotizzano invece che la tomba vuota scoperta dalle donne non era quella in cui era stato sepolto Gesù, ma ci fu un errore d'identificazione del sepolcro.<ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma, 2017, pag. 144</ref>
Altri autori ritengono che il racconto della tomba vuota non sarebbe storico, ma leggendario. Per lo storico e teologo cristiano Rudolf Bultmann il sepolcro vuoto sarebbe una creazione apologetica degli evangelisti, funzionale a provare la risurrezione.<ref>Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 287, 290</ref> Secondo lo studioso britannico
=== Analisi teologica ===
{| class="noprint" style="float:right; width:40%; border:1px solid silver; margin-bottom: 1.5em; margin-left:1.0em; margin-right:auto; background:#ffcc80; text-align:justify; padding:2px;" cellspacing=5
| style="padding:7px; text-align:left; border:1px solid silver; background:#c6dbf7;"|[[File:Jesus Revolution.svg|45px|left]] '''LA RISURREZIONE: PROVE A SOSTEGNO'''
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Si ritiene che per i racconti sul sepolcro vuoto gli evangelisti abbiano attinto a tradizioni precedenti, che ciascuno di essi avrebbe amplificato ed elaborato secondo le sue prospettive teologiche e spirituali. I racconti sulle [[w:apparizioni di Gesù|apparizioni di Gesù]] non fanno alcun riferimento alla tomba vuota, che in seguito non rivestirà un ruolo rilevante nell'apologetica e nella catechesi cristiana riguardanti l'annuncio della risurrezione.<ref>A.A.V.V., ''Nuovo dizionario di teologia biblica'', Edizioni Paoline, 1988, p. 1145-1146.</ref>
[[w:Papa Benedetto XVI|Joseph Ratzinger]] sottolinea tuttavia che la risurrezione non sarebbe conciliabile con la permanenza del corpo nel sepolcro: per la mentalità antica, la corruzione del corpo era vista come la fase in cui la morte diventava definitiva, perciò era fondamentale, per la Chiesa antica, che il corpo di Gesù non avesse subito la corruzione. Oggi alcuni teologi ritengono compatibile la risurrezione con la corruzione del corpo nel sepolcro, ma ciò non è in linea con il pensiero biblico.<ref>Joseph Ratzinger, ''Gesù di Nazareth'', Vol. II, Libreria Editrice Vaticana, 2011, p. 283-285.</ref>
La maggioranza degli studiosi è concorde nell’affermare che la tomba vuota non è di per sé una prova della risurrezione di Gesù. Per [[w:Vito Mancuso|Vito Mancuso]] il dibattito sulla tomba vuota è addirittura irrilevante, dato che i credenti la interpretano come conseguenza della risurrezione, mentre chi non crede nella risurrezione corporea di Gesù dà altre interpretazioni, come il furto del cadavere.<ref>Vito Mancuso, ''Io e Dio'', Garzanti, 2011, p. 319.</ref>
Il biblista Gerard Rossé ha rilevato che all'affermazione secondo cui gli evangelisti non possono avere inventato la scoperta della tomba vuota da parte delle donne perché la società ebraica non ammetteva la loro testimonianza, si potrebbe ribattere che sotto il profilo narrativo la presenza delle donne era necessaria, dal momento che i discepoli maschi erano fuggiti o si erano nascosti.
Alcuni ritengono che senza la tomba vuota non sarebbe stato possibile l’annuncio a Gerusalemme, da parte dei discepoli, della risurrezione di Gesù poiché chiunque poteva recarsi alla tomba per vedere se vi fosse ancora il cadavere, ma secondo Rossé si tratterebbe di un argomento debole: non risulta che la credenza che circolava in
Per
Per il teologo [[w:Roger Haight|Roger Haight]], la storia come disciplina d’indagine non può stabilire con certezza se vi sia stato o meno il ritrovamento della tomba vuota e quali ne siano state le eventuali cause. A seconda delle proprie convinzioni, si possono escogitare molteplici soluzioni per spiegare la rimozione del corpo di Gesù dalla tomba, ma si tratterebbe essenzialmente di un gioco di fantasia. Al di là della questione della sua storicità, la vicenda del sepolcro vuoto ha lo scopo di comunicare verità di fede. La tomba simboleggia l’area della morte, pertanto l’immagine della tomba aperta e l’assenza del corpo significano che Gesù ha vinto la morte. L’annuncio della risurrezione da parte di un angelo significa invece che ciò è una rivelazione da parte di Dio e non una verità che è stata dedotta dai discepoli.<ref>Roger Haight, ''Gesù simbolo di Dio'', Fazi, 2013.</ref>
Il biblista [[w:Alberto Maggi|Alberto Maggi]], riferendosi al
La descrizione del ritrovamento delle bende e del sudario riportata dal
Alcuni particolari del racconto della visita al sepolcro da parte delle donne, che appaiono come incongruenze, possono essere letti in chiave teologica. La preparazione degli oli per l'unzione della salma da parte delle donne simboleggia la cura e l'amore che esse avevano per il Maestro, ma anche la loro lontananza dall'idea della risurrezione; esse volevano continuare ad occuparsi di Gesù come avevano fatto quando era vivo, perciò rivolgono la loro attenzione al suo cadavere.<ref>[https://www.culturacattolica.it/cultura/arte-e-catechesi/il-vangelo-di-marco/il-risorto-la-testimonianza-delle-donne Il Risorto: la testimonianza delle donne].</ref>
[[w:Papa Francesco|Papa Francesco]] ha rilevato che, a differenza dei discepoli, le donne non si fanno vincere dallo sconforto e dalla paura, ma decidono di agire facendo ciò che possono. Al mattino si mettono in cammino senza sapere se potranno assolvere al loro compito a causa del masso che chiude il sepolcro, ma non si fanno vincere dal dubbio; giunte a destinazione, constatano che l'ostacolo è stato rimosso. La storia è una metafora del cammino cristiano, che invita a procedere verso l'incontro con Gesù risorto senza farsi scoraggiare dagli ostacoli posti sulla propria strada.<ref>Jorge Mario Bergoglio, ''È l'amore che apre gli occhi'', Rizzoli, 2013.</ref>
== Le apparizioni ==
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