Gesù e il problema di una vita/Capitolo 15: differenze tra le versioni

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Si ravvisano una serie di discrepanze storiche anche per quanto riguarda la [[w:Deposizione di Gesù|deposizione dalla croce]]<ref group=Nota>Secondo le consuetudini [[w:Storia romana|romane]] – e vi sono molte testimonianze storiche in merito – i cadaveri dei giustiziati erano lasciati decomporre sulla croce alla mercé degli animali, come deterrente per chi osava sfidare Roma, ma i Romani rispettavano le usanze locali e in Giudea ne permettevano la sepoltura. Tuttavia, secondo le regole romane ed ebraiche, i giustiziati erano sepolti senza cerimonie pubbliche e in una fossa comune, in modo da evitare che la tomba potesse diventare meta di pellegrinaggi da parte di eventuali seguaci del condannato; Pilato avrebbe, verosimilmente, dovuto comunque consegnare il cadavere di Gesù ai membri del Sinedrio, invece che a Giuseppe di Arimatea, i quali avrebbero evitato di seppellirlo in un luogo conosciuto e alla presenza di amici dello stesso Gesù.</ref> e la sepoltura ad opera di Giuseppe di Arimatea, presentato nei Vangeli di Marco e Luca come un membro del Sinedrio e in quelli di Matteo e Giovanni come un discepolo di Gesù.<ref>Risulta piuttosto improbabile quanto dichiarato dal Vangelo secondo Matteo, cioè che Giuseppe di Arimatea si fosse fatto costruire una tomba a Gerusalemme, proprio nei pressi del [[w:Calvario|Golgota]]. Infatti – a parte l'inverosimile coincidenza che la tomba fosse proprio nel luogo della crocifissione di Gesù – per gli Ebrei era molto importante essere sepolti nella propria terra nativa con i loro padri che, nel caso di Giuseppe e dei suoi famigliari, era appunto la città di [[w:Arimatea|Arimatea]] – identificabile come l'attuale Rantis, a oltre trenta chilometri dalla capitale giudaica – e non Gerusalemme. Va, inoltre, considerato che – se Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, come riportato nei vangeli, avessero toccato il cadavere o il sepolcro – a causa dell'impurità contratta (l'impurità di sette giorni è richiamata ad esempio in {{passo biblico2|Numeri|19,11;31,19}}) non avrebbero potuto festeggiare l'imminente Pasqua, cosa molto grave per degli Ebrei praticanti e autorevoli membri del Sinedrio. Per analogo motivo, infatti, i capi degli ebrei la stessa mattina non vollero entrare nel pretorio durante il processo a Gesù di fronte a Pilato (''Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua'' {{passo biblico2|Gv|18,28}}).</ref> Gli Atti degli Apostoli, contraddicendo i Vangeli, fanno infatti riferimento a una diversa tradizione, sostenendo che la deposizione dalla croce e la sepoltura di Gesù furono effettuate da coloro che non lo riconobbero come Messia e lo condannarono, quindi le autorità ebraiche e cioè tutti i membri del Sinedrio<ref>''Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti '' ({{passo biblico|At|13,27-30}}).</ref>; neppure [[w:Paolo di Tarso|Paolo]] – così come gli [[w:Atti degli Apostoli|Atti]] e gli autori delle altre [[w:Nuovo Testamento#Canone|lettere canoniche]] – parla mai di Giuseppe di Arimatea o del sepolcro vuoto in nessuno dei suoi scritti. Secondo alcuni studiosi, la figura di Giuseppe di Arimatea, verosimilmente, può essere stata creata per la necessità di avere un personaggio degno di fiducia e un luogo preciso – a differenza di una fossa comune – da cui proclamare la risurrezione di Gesù.<ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, p. 132-143,148.</ref><ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, pp. 138-159,293,294,296.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, p. 136.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Gesù una bibliografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 159,188-194,196.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 224-225,229,230,232.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 172-176, 187-188, 209.</ref><ref>Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 287, 290.</ref> Altri studiosi mettono invece in dubbio alcuni aspetti della sua figura, come quello che fosse un discepolo di Gesù, e il biblista [[w:Mauro Pesce|Mauro Pesce]] sostiene – pur ritenendo possibile, come riportato in {{passo biblico2|At|13,27-30}}, che la sepoltura fosse stata effettuata dalle autorità ebraiche di Gerusalemme (per un uomo solo non sarebbe stato possibile tirare giù un condannato dalla croce e trasportarlo sul luogo della sepoltura) – che la figura di Giuseppe di Arimatea non sia probabilmente storica ma creata per giustificare la presenza di una tomba privata e che, dopo esser stato citato per la prima volta per il solo scopo della sepoltura, scompaia dagli stessi vangeli e non sia mai menzionato neppure negli Atti degli Apostoli; la figura di tale personaggio è quindi indispensabile per la strategia narrativa evangelica ma – anche supponendo storico l'intervento sinedrile nella sepoltura, che avrebbe comunque comportato l'utilizzo di una fossa comune – si è avuta la trasformazione di un atto del Sinedrio in un'iniziativa individuale (compresa la richiesta del cadavere a Pilato).<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 138-159, 293.</ref> Alcuni autori fanno però notare che gli Ebrei, a differenza dei Romani, non usavano fosse comuni a causa di un divieto religioso riportato dal [[w:Talmud babilonese|Talmud babilonese]], per cui ritengono che la sepoltura di Gesù nel terreno da parte del Sinedrio sarebbe avvenuta in una fossa singola.<ref>Jake H. O’Connell, ''Jesus' Resurrection and Apparitions: A Baylesian Analysis'', Resource Publications, 2016, p. 133-139.</ref>
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Altri autori mettono invece in dubbio la storicità della presenza delle guardie alla tomba di Gesù riportata dal [[vangelo di Matteo]], rilevando l'incongruenza dell’effetto che ha la loro testimonianza sui capi dei sacerdoti: essi credono al racconto delle guardie su eventi soprannaturali (terremoto, apparizione di un angelo, tomba vuota a seguito della risurrezione), ma di fronte ad eventi che manifestano la messianicità di Gesù pensano di opporsi al piano di Dio mettendo a tacere la storia mediante la corruzione delle guardie.<ref>Clayton R. Bowen, ''The Resurrection in the New Testament'', G.P. Putnam’s Sons, 1911</ref> Inoltre, i soldati romani risultano disposti a testimoniare di essersi addormentati in servizio di guardia, nonostante fosse prevista nell'esercito romano la pena di morte per tale mancanza, come riportato da Matteo; gli altri tre evangelisti non si pongono neppure il problema di come le donne avrebbero potuto accedere al sepolcro, sapendo della presenza delle guardie romane con il compito di impedirlo. Secondo il teologo [[Rudolf Bultmann]] "Matteo (27,62-66) aggiunse la leggenda delle guardie al sepolcro per ragioni apologetiche"<ref group="Nota">Il teologo [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] osserva inoltre: "È notevole che anche [Josef] Blinzler (''Prozess'' 415), che tende a essere estremamente conservatore riguardo alla storicità, riconosce la difficoltà nel dichiarare storico il racconto delle guardie. [...] La menzogna che i soldati furono corrotti per diffondere ("''i suoi discepoli, venendo la notte, l'hanno rubato mentre noi stavamo dormendo''") è qualcosa scartato come assurdo. Dormire in servizio era un reato capitale nell'esercito romano; e così i soldati avrebbero dovuto sapere che stavano condannandosi a morte da soli, nonostante la promessa che i sommi sacerdoti avrebbero persuaso il governatore [...] Tuttavia c'è un argomento ancora in più importante contro la storicità e che è effettivamente molto forte. Non solo gli altri vangeli non menzionano le guardie al sepolcro, ma la presenza delle guardie avrebbe reso la loro narrazione riguardo alla tomba piuttosto incomprensibile. Gli altri tre vangeli canonici riportano che le donne vanno alla tomba alla Pasqua, e il solo ostacolo al loro ingresso che è menzionato è la pietra. Certamente gli evangelisti avrebbero dovuto spiegare come le donne speravano di entrare nella tomba se c'erano delle guardie piazzate lì col preciso compito di impedire l'ingresso. Negli altri vangeli la pietra è già rimossa e fatta rotolare quando le donne arrivano [...] Questo, naturalmente, non significa che il racconto sia senza valore. [...] La Bibbia è una collezione di stili letterari di molti generi differenti, e noi la svalutiamo se enfatizziamo la storicità in un modo che sminuisca altri tipi di letteratura biblica. [...] La cosa fondamentale era una drammatizzazione escatologica e apocalittica del potere di Dio di assistere il Figlio contro tutte le opposizioni umane, non importa quanto potenti. Giovanni ha una parzialmente simile drammatizzazione in 18,6, dove nel giardino del Cèdron una coorte di soldati romani comandata da un tribuno e degli assistenti Ebrei cadono al suolo di fronte a Gesù quando egli dice "''Io sono''". La verità trasmessa dal dramma può a volte essere più efficacemente impressa nella mente della gente che la verità trasmessa dalla storia". (Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 274, ISBN 1-56563-041-6; Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1310-1312, ISBN 978-0-300-14010-1. ).</ref>.
 
Altri autori mettono invece in dubbio la storicità della presenza delle guardie alla tomba di Gesù riportata dal [[vangelo di Matteo]], rilevando l'incongruenza dell’effetto che ha la loro testimonianza sui capi dei sacerdoti: essi credono al racconto delle guardie su eventi soprannaturali (terremoto, apparizione di un angelo, tomba vuota a seguito della risurrezione), ma di fronte ad eventi che manifestano la messianicità di Gesù pensano di opporsi al piano di Dio mettendo a tacere la storia mediante la corruzione delle guardie.<ref>Clayton R. Bowen, ''The Resurrection in the New Testament'', G.P. Putnam’s Sons, 1911.</ref> Inoltre, i soldati romani risultano disposti a testimoniare di essersi addormentati in servizio di guardia, nonostante fosse prevista nell'esercito romano la pena di morte per tale mancanza, come riportato da Matteo; gli altri tre evangelisti non si pongono neppure il problema di come le donne avrebbero potuto accedere al sepolcro, sapendo della presenza delle guardie romane con il compito di impedirlo. Secondo il teologo [[w:Rudolf Bultmann|Rudolf Bultmann]] "Matteo (27,62-66) aggiunse la leggenda delle guardie al sepolcro per ragioni apologetiche"<ref group="Nota">Il teologo [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] osserva inoltre: "È notevole che anche [Josef] Blinzler (''Prozess'' 415), che tende a essere estremamente conservatore riguardo alla storicità, riconosce la difficoltà nel dichiarare storico il racconto delle guardie. [...] La menzogna che i soldati furono corrotti per diffondere ("''i suoi discepoli, venendo la notte, l'hanno rubato mentre noi stavamo dormendo''") è qualcosa scartato come assurdo. Dormire in servizio era un reato capitale nell'esercito romano; e così i soldati avrebbero dovuto sapere che stavano condannandosi a morte da soli, nonostante la promessa che i sommi sacerdoti avrebbero persuaso il governatore [...] Tuttavia c'è un argomento ancora in più importante contro la storicità e che è effettivamente molto forte. Non solo gli altri vangeli non menzionano le guardie al sepolcro, ma la presenza delle guardie avrebbe reso la loro narrazione riguardo alla tomba piuttosto incomprensibile. Gli altri tre vangeli canonici riportano che le donne vanno alla tomba alla Pasqua, e il solo ostacolo al loro ingresso che è menzionato è la pietra. Certamente gli evangelisti avrebbero dovuto spiegare come le donne speravano di entrare nella tomba se c'erano delle guardie piazzate lì col preciso compito di impedire l'ingresso. Negli altri vangeli la pietra è già rimossa e fatta rotolare quando le donne arrivano [...] Questo, naturalmente, non significa che il racconto sia senza valore. [...] La Bibbia è una collezione di stili letterari di molti generi differenti, e noi la svalutiamo se enfatizziamo la storicità in un modo che sminuisca altri tipi di letteratura biblica. [...] La cosa fondamentale era una drammatizzazione escatologica e apocalittica del potere di Dio di assistere il Figlio contro tutte le opposizioni umane, non importa quanto potenti. Giovanni ha una parzialmente simile drammatizzazione in 18,6, dove nel giardino del Cèdron una coorte di soldati romani comandata da un tribuno e degli assistenti Ebrei cadono al suolo di fronte a Gesù quando egli dice "''Io sono''". La verità trasmessa dal dramma può a volte essere più efficacemente impressa nella mente della gente che la verità trasmessa dalla storia". (Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 274, ISBN 1-56563-041-6; Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1310-1312, ISBN 978-0-300-14010-1. ).</ref>.
Secondo la grande maggioranza degli studiosi, i testi evangelici si sono formati gradualmente nel corso del tempo attraverso aggiunte e modifiche successive delle prime versioni scritte, che risalgono a 35-40 anni dopo la morte di Gesù: un lasso di tempo sufficiente a riadattare il racconto alle esigenze bibliche e spirituali dei cristiani dell'epoca.<ref>[[Corrado Augias]], [[Mauro Pesce]], "Inchiesta su Gesù", Mondadori, 2006, ISBN 978-88-04-57132-2.</ref> Le contraddizioni interne ai Vangeli sono quindi la logica conseguenza della formazione degli stessi: secondo l'ipotesi storica maggiormente condivisa, l'autore (o gli autori) del [[Vangelo secondo Marco]] scrisse - al di fuori della Palestina e in greco, come avvenne anche per gli altri tre vangeli canonici - verso il 65-70 d.C., basandosi su tradizioni prevalentemente orali; i due Vangeli successivi di [[Vangelo secondo Matteo|Matteo]] e [[Vangelo secondo Luca|Luca]] furono composti attorno all'80-85 d.C. e presero come fonte principale proprio il Vangelo di Marco, ma aggiunsero anche altre fonti - in comune e personali - e iniziarono quindi a distinguersi nelle versioni dei vari episodi narrati; per ultimo, verso la fine del I secolo d.C., fu composto il [[Vangelo secondo Giovanni|Vangelo di Giovanni]], che si discosta ancor maggiormente dagli altri Vangeli canonici ed è considerato il meno storico.<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, ''Il racconto e la scrittura. Introduzione alla lettura dei vangeli'', Carocci Editore, 2014, pp. 35-48, ISBN 978-88-430-7411-2.</ref><ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, pp. 2299-2300, 2509-2510, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Sotto falso nome'', Carocci Editore, 2012, pp. 229-230, ISBN 978-88-430-6627-8.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 58-63,78-79, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 78-82, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref><ref>Rudolf Bultmann, ''Storia dei vangeli sinottici'', EDB, 2016, pp.15-20, 29-35, 49-51, 60-61, 75-76, 978-88-10-55850-8.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, p. 25, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 30-32, 40, 52-53, 88-89, 249, ISBN 978-0-19-512474-3</ref><ref>Bart D. Ehrman, ''Jesus, Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible'', HarperCollins Publishers, 2009, p. 22, ISBN 978-0-06-186327-1.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Il vangelo del traditore'', Mondadori, 2010, p. 207, 215-216, ISBN 978-88-04-59690-5.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Gesù una bibliografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 16-18, ISBN 88-7928-270-0.</ref><ref>Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 245, ISBN 1-56563-041-6.</ref><ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, pp.32-33.</ref> <br>Oltre a ciò, in tutti gli scritti neotestamentari sono presenti errori e alterazioni, legati alle successive fasi di copiatura manuale degli scritti<ref group=Nota>Dei circa 5.800 manoscritti in greco che ci sono pervenuti - dalle copie complete ai frammenti con pochi versetti - non vi sono due testi uguali e si contano infatti ben più di 200.000 differenze, tanto che il loro numero supera quello delle parole che costituiscono il Nuovo Testamento stesso. Anche se moltissime di queste differenze non sono rilevanti, come ad esempio gli errori ortografici, una parte genera invece delle divergenze sostanziali.</ref>, variazioni che in alcuni casi sarebbero state introdotte consapevolmente per correggere delle incongruenze con altri brani biblici oppure per asseverare determinate posizioni teologiche, e avrebbero inciso pesantemente sull'affidabilità storica dei testi.<ref>{{Cita| Ehrman, 2015|pp. 25-28}}.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2007|pp. 16,53-81,145-202,205-235}}.</ref><ref>Bruce Metzger e Bart Ehrman, ''Il testo del Nuovo Testamento'', Paideia Editrice, 2013, pp. 9,123-182,220-296, ISBN 978-88-394-0853-2.</ref><ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 185-282, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref><ref>Bart Ehrman, Sotto falso nome, Carocci Editore, 2012, pp. 137-230, ISBN 978-88-430-6627-8.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 115-209, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>Bart Ehrman, I Cristianesimi perduti, Carocci Editore, 2005, pp. 121-321, ISBN 978-88-430-6688-9.</ref><ref>Bart D. Ehrman, ''Jesus, Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible'', HarperCollins Publishers, 2009, pp. 4-5,16, ISBN 978-0-06-186327-1.</ref><ref name="ref_C">{{Cita|Brown, 2002|p. 820}}.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Misquoting Jesus, The story behind who changed the Bibble and why'', HarperOne, 2005, pp. 1-15, 45-69, 90-99, 151-175, 207-218, ISBN 978-0-06-085951-0.</ref> Si consideri, ad esempio, che nel [[Vangelo secondo Marco]] alcuni studiosi ritengono comunemente che i [[Marco 16:9-20|versetti finali]], dal 9 al 20 del capitolo 16<ref>''Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.'' ({{Cita passo biblico|Mc16,9-20}}).</ref>, sarebbero un'aggiunta successiva dei copisti e che il Vangelo quindi terminasse al versetto 8<ref>''Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.'' ({{Cita passo biblico|Mc16,8}}).</ref>, senza citare alcuna apparizione di Gesù risorto e con le donne che non parlano a nessuno del sepolcro vuoto.<ref>{{Cita| Ehrman, 2015|pp. 96, 116-117, 119}}.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2007|pp. 76-80, 95}}.</ref><ref>''La Bibbia'', Edizioni Paoline, 1991, p. 1590 nota ai versetti 9-20,ISBN 88-215-1068-9.</ref><ref>''Bibbia di Gerusalemme'', EDB, 2011, pp. 2431-2432 nota "16,9-20", ISBN 978-88-10-82031-5.</ref><ref>Bruce Metzger e Bart Ehrman, ''Il testo del Nuovo Testamento'', Paideia Editrice, 2013, pp. 75, 279-283, ISBN 978-88-394-0853-2.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Sotto falso nome'', Carocci Editore, 2012, pp. 225-226, ISBN 978-88-430-6627-8.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, p. 201, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref><ref>Rudolf Bultmann, ''Storia dei vangeli sinottici'', EDB, 2016, p. 71, 978-88-10-55850-8.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Misquoting Jesus, The story behind who changed the Bibble and why'', HarperOne, 2005, pp. 65-68, 265, ISBN 978-0-06-085951-0.</ref><ref name="ref_C" /><ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, pp. 182-183.</ref>
 
Secondo la grande maggioranza degli studiosi, i testi evangelici si sono formati gradualmente nel corso del tempo attraverso aggiunte e modifiche successive delle prime versioni scritte, che risalgono a 35-40 anni dopo la morte di Gesù: un lasso di tempo sufficiente a riadattare il racconto alle esigenze bibliche e spirituali dei cristiani dell'epoca.<ref>[[w:Corrado Augias|Corrado Augias]], [[w:Mauro Pesce|Mauro Pesce]], "Inchiesta su Gesù", Mondadori, 2006, ISBN 978-88-04-57132-2.</ref> Le contraddizioni interne ai Vangeli sono quindi la logica conseguenza della formazione degli stessi: secondo l'ipotesi storica maggiormente condivisa, l'autore (o gli autori) del [[Vangelo secondo Marco]] scrisse - al di fuori della Palestina e in greco, come avvenne anche per gli altri tre vangeli canonici - verso il 65-70 de.Cv., basandosi su tradizioni prevalentemente orali; i due Vangeli successivi di [[w:Vangelo secondo Matteo|Matteo]] e [[w:Vangelo secondo Luca|Luca]] furono composti attorno all'80-85 de.Cv. e presero come fonte principale proprio il Vangelo di Marco, ma aggiunsero anche altre fonti - in comune e personali - e iniziarono quindi a distinguersi nelle versioni dei vari episodi narrati; per ultimo, verso la fine del I secolo de.Cv., fu composto il [[w:Vangelo secondo Giovanni|Vangelo di Giovanni]], che si discosta ancor maggiormente dagli altri Vangeli canonici ed è considerato il meno storico.<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, ''Il racconto e la scrittura. Introduzione alla lettura dei vangeli'', Carocci Editore, 2014, pp. 35-48, ISBN 978-88-430-7411-2.</ref><ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, pp. 2299-2300, 2509-2510, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Sotto falso nome'', Carocci Editore, 2012, pp. 229-230, ISBN 978-88-430-6627-8.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 58-63,78-79, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 78-82, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref><ref>Rudolf Bultmann, ''Storia dei vangeli sinottici'', EDB, 2016, pp.15-20, 29-35, 49-51, 60-61, 75-76, 978-88-10-55850-8.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, p. 25, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 30-32, 40, 52-53, 88-89, 249, ISBN 978-0-19-512474-3.</ref><ref>Bart D. Ehrman, ''Jesus, Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible'', HarperCollins Publishers, 2009, p. 22, ISBN 978-0-06-186327-1.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Il vangelo del traditore'', Mondadori, 2010, p. 207, 215-216, ISBN 978-88-04-59690-5.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Gesù una bibliografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 16-18, ISBN 88-7928-270-0.</ref><ref>Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 245, ISBN 1-56563-041-6.</ref><ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, pp.32-33.</ref> <br>Oltre a ciò, in tutti gli scritti neotestamentari sono presenti errori e alterazioni, legati alle successive fasi di copiatura manuale degli scritti<ref group=Nota>Dei circa 5.800 manoscritti in greco che ci sono pervenuti - dalle copie complete ai frammenti con pochi versetti - non vi sono due testi uguali e si contano infatti ben più di 200.000 differenze, tanto che il loro numero supera quello delle parole che costituiscono il Nuovo Testamento stesso. Anche se moltissime di queste differenze non sono rilevanti, come ad esempio gli errori ortografici, una parte genera invece delle divergenze sostanziali.</ref>, variazioni che in alcuni casi sarebbero state introdotte consapevolmente per correggere delle incongruenze con altri brani biblici oppure per asseverare determinate posizioni teologiche, e avrebbero inciso pesantemente sull'affidabilità storica dei testi.<ref>{{Cita| Ehrman, 2015|pp. 25-28}}.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2007|pp. 16,53-81,145-202,205-235}}.</ref><ref>Bruce Metzger e Bart Ehrman, ''Il testo del Nuovo Testamento'', Paideia Editrice, 2013, pp. 9,123-182,220-296, ISBN 978-88-394-0853-2.</ref><ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 185-282, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref><ref>Bart Ehrman, Sotto falso nome, Carocci Editore, 2012, pp. 137-230, ISBN 978-88-430-6627-8.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 115-209, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>Bart Ehrman, I Cristianesimi perduti, Carocci Editore, 2005, pp. 121-321, ISBN 978-88-430-6688-9.</ref><ref>Bart D. Ehrman, ''Jesus, Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible'', HarperCollins Publishers, 2009, pp. 4-5,16, ISBN 978-0-06-186327-1.</ref><ref name="ref_C">{{Cita|Brown, 2002|p. 820}}.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Misquoting Jesus, The story behind who changed the Bibble and why'', HarperOne, 2005, pp. 1-15, 45-69, 90-99, 151-175, 207-218, ISBN 978-0-06-085951-0.</ref> Si consideri, ad esempio, che nel [[Vangelo secondo Marco]] alcuni studiosi ritengono comunemente che i [[Marcoversetti finali ({{passo biblico2|Marco|16:9-20|versetti finali]]}}), dal 9 al 20 del capitolo 16<ref>''Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch'essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.'' ({{Cita passo biblicobiblico2|Mc16Mc|16,9-20}}).</ref>, sarebbero un'aggiunta successiva dei copisti e che il Vangelo quindi terminasse al versetto 8<ref>''Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.'' ({{Cita passo biblicobiblico2|Mc16Mc|16,8}}).</ref>, senza citare alcuna apparizione di Gesù risorto e con le donne che non parlano a nessuno del sepolcro vuoto.<ref>{{Cita| Ehrman, 2015|pp. 96, 116-117, 119}}.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2007|pp. 76-80, 95}}.</ref><ref>''La Bibbia'', Edizioni Paoline, 1991, p. 1590 nota ai versetti 9-20,ISBN 88-215-1068-9.</ref><ref>''Bibbia di Gerusalemme'', EDB, 2011, pp. 2431-2432 nota "16,9-20", ISBN 978-88-10-82031-5.</ref><ref>Bruce Metzger e Bart Ehrman, ''Il testo del Nuovo Testamento'', Paideia Editrice, 2013, pp. 75, 279-283, ISBN 978-88-394-0853-2.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Sotto falso nome'', Carocci Editore, 2012, pp. 225-226, ISBN 978-88-430-6627-8.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, p. 201, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref><ref>Rudolf Bultmann, ''Storia dei vangeli sinottici'', EDB, 2016, p. 71, 978-88-10-55850-8.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Misquoting Jesus, The story behind who changed the Bibble and why'', HarperOne, 2005, pp. 65-68, 265, ISBN 978-0-06-085951-0.</ref><ref name="ref_C" /><ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, pp. 182-183.</ref>
Bisogna, inoltre, tener presente che nel cristianesimo delle origini era molto attesa la venuta imminente del Messia, a cui bisognava prepararsi con una condotta di vita basata sull'amore e la giustizia.<ref>[[Corrado Augias]], [[Remo Cacitti]], ''Inchiesta sul Cristianesimo'', Mondadori.</ref> Il biblista [[Bart Ehrman]]<ref>Bart Ehrman, ''Il vangelo del traditore'', Mondadori, 2010, pp. 217-218, ISBN 978-88-04-59690-5.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 21,142-143, ISBN 978-0-19-512474-3.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 276-277}}.</ref><ref>{{Cita| Ehrman, 2015|p. 208}}.</ref> scrive: "da quasi un secolo, ormai, la maggior parte degli studiosi del settore sostiene che il modo migliore per comprendere la figura storica di Gesù sia collocarla nel contesto ebraico del suo tempo e considerarlo un profeta apocalittico. Questa opinione fu avanzata per la prima volta da [[Albert Schweitzer]] nel lontano 1906 e persiste da più di un secolo". Tali studiosi ritengono quindi che Gesù sia stato un predicatore apocalittico il quale credeva imminente la venuta di Dio nel mondo; anche il primo cristianesimo nacque come movimento apocalittico<ref group=Nota>Gli studiosi individuano alcuni elementi propri della precedente apocalittica ebraica: dualismo, pessimismo, giudizio e imminenza. Gli apocalitticisti erano dualisti - ovvero convinti della presenza di due elementi fondamentali e contrapposti quali le forze del bene e quelle del male - e pessimisti riguardo alla possibilità di sconfiggere tali forze del male nel presente; erano quindi in attesa del giudizio finale di vivi e morti grazie all'intervento improvviso di Dio, che avrebbe portato alla rivincita dei giusti contro le forze del male. Questo intervento divino era atteso come imminente.</ref>, prevedendo entro la generazione vivente il ritorno di Gesù - ovvero la sua seconda venuta, detta [[parusia]] - e l'avvento del regno di Dio; la fede in tale predizione iniziò, però, ad affievolirsi a mano a mano che i seguaci morivano senza che la stessa si avverasse<ref group=Nota>Nelle lettere di [[Paolo di Tarso]], scritte intorno al 50 d.C., l'avvento di Dio è ritenuto imminente e Paolo stesso pensava che sarebbe stato ancora vivo in quel momento; anche nel [[Vangelo secondo Marco]], scritto verso il 65-70 d.C., la venuta è attesa come imminente, mentre nei [[vangeli sinottici]] successivi di [[Vangelo secondo Matteo|Matteo]] e [[Vangelo secondo Luca|Luca]], scritti verso l'80-85 d.C., pur mantenendo viva questa speranza, vi sono meno riferimenti in merito; infine, nell'ultimo vangelo, quello di [[Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]], scritto verso il 90-95 d.C., non si trova quasi più alcun insegnamento apocalittico da parte di Gesù, il quale invece sottolinea la propria divinità, a differenza dei sinottici in cui era molto restio a parlare di sé. In alcuni testi apocrifi ancora successivi, come il [[Vangelo di Tommaso]], scritto all'inizio del II secolo, la predicazione di Gesù è addirittura contro l'apocalitticismo.</ref>, portando poi allo sviluppo della successiva teologia. Lo stesso [[Hans Küng]] ammette come questi brani neotestamentari<ref>''E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza».'' ({{Cita passo biblico|Mc9,1}}) ''Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. [...] In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.'' ({{Cita passo biblico|Mc13,26-30}}) ''«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo»'' ({{Cita passo biblico|Mc1,15}}) ''«Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo».'' ({{Cita passo biblico|Mt10,23}}) ''«In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno».'' ({{Cita passo biblico|Mt16,28}}) ''Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli. [...] In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.'' ({{Cita passo biblico|Mt24,29-34}}) ''«In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio»'' ({{Cita passo biblico|Lc9,27}}) ''Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi.'' ({{Cita passo biblico|1Cor10,11}}) ''Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.'' ({{Cita passo biblico|1Cor15,51-53}}) ''Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore.'' ({{Cita passo biblico|1Tes4,15-17}}) ''Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.'' ({{Cita passo biblico|Giac5,8}}) ''La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera.'' ({{Cita passo biblico|1Pietr4,7}}) ''Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. [...] Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. [...] E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta.'' ({{Cita passo biblico|1Giov2,18-28}}).</ref>, per quanto «molto scomodi» per la teologia cristiana, preannunciassero effettivamente l'avvento imminente del regno di Dio, anche per bocca dello stesso Gesù.<ref>Hans Küng, Cristianesimo, Rizzoli, 2005, p.78.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 273-346}}.</ref><ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 86-98,103,108-112, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref><ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, pp. 38-39,192-198, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref><ref>Corrado Augias e Mauro Pesce, ''Inchiesta su Gesù'', Mondadori, 2011, p. 55, ISBN 978-88-04-57132-2.</ref><ref>Pierluigi Morosini, ''Vangelo e Corano'', Avverbi, 2001, p. 42, ISBN 88-87328-40-4.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Sotto falso nome'', Carocci Editore, 2012, pp. 100-101,105, ISBN 978-88-430-6627-8.</ref><ref>Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 162,173-175,203-204,208-209,215-230, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>{{Cita| Ehrman, 2015|pp. 102, 194, 202-245, 311-312, 319-323, 339}}.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Il vangelo del traditore'', Mondadori, 2010, pp. 217-248, ISBN 978-88-04-59690-5.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, ISBN 978-0-19-512474-3.</ref> <br>Secondo alcuni autori, dopo la morte di Gesù è possibile che i discepoli attendessero il suo imminente ritorno e poi, delusi, si fossero auto-illusi che fosse ancora vivo e di averlo visto.<ref>Così [[David Friedrich Strauß]]; [[Ernest Renan]] lascia aperta questa possibilità.</ref>
 
Bisogna, inoltre, tener presente che nel cristianesimo delle origini era molto attesa la venuta imminente del Messia, a cui bisognava prepararsi con una condotta di vita basata sull'amore e la giustizia.<ref>[[w:Corrado Augias|Corrado Augias]], [[w:Remo Cacitti|Remo Cacitti]], ''Inchiesta sul Cristianesimo'', Mondadori.</ref> Il biblista [[Bart Ehrman]]<ref>Bart Ehrman, ''Il vangelo del traditore'', Mondadori, 2010, pp. 217-218, ISBN 978-88-04-59690-5.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 21,142-143, ISBN 978-0-19-512474-3.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 276-277}}.</ref><ref>{{Cita| Ehrman, 2015|p. 208}}.</ref> scrive: "da quasi un secolo, ormai, la maggior parte degli studiosi del settore sostiene che il modo migliore per comprendere la figura storica di Gesù sia collocarla nel contesto ebraico del suo tempo e considerarlo un profeta apocalittico. Questa opinione fu avanzata per la prima volta da [[w:Albert Schweitzer|Albert Schweitzer]] nel lontano 1906 e persiste da più di un secolo". Tali studiosi ritengono quindi che Gesù sia stato un predicatore apocalittico il quale credeva imminente la venuta di Dio nel mondo; anche il primo cristianesimo nacque come movimento apocalittico<ref group=Nota>Gli studiosi individuano alcuni elementi propri della precedente apocalittica ebraica: dualismo, pessimismo, giudizio e imminenza. Gli apocalitticisti erano dualisti - ovvero convinti della presenza di due elementi fondamentali e contrapposti quali le forze del bene e quelle del male - e pessimisti riguardo alla possibilità di sconfiggere tali forze del male nel presente; erano quindi in attesa del giudizio finale di vivi e morti grazie all'intervento improvviso di Dio, che avrebbe portato alla rivincita dei giusti contro le forze del male. Questo intervento divino era atteso come imminente.</ref>, prevedendo entro la generazione vivente il ritorno di Gesù - ovvero la sua seconda venuta, detta [[w:parusia|parusia]] - e l'avvento del regno di Dio; la fede in tale predizione iniziò, però, ad affievolirsi a mano a mano che i seguaci morivano senza che la stessa si avverasse<ref group=Nota>Nelle lettere di [[Paolo di Tarso]], scritte intorno al 50 de.Cv., l'avvento di Dio è ritenuto imminente e Paolo stesso pensava che sarebbe stato ancora vivo in quel momento; anche nel [[Vangelo secondo Marco]], scritto verso il 65-70 de.Cv., la venuta è attesa come imminente, mentre nei [[vangeli sinottici]] successivi di [[w:Vangelo secondo Matteo|Matteo]] e [[w:Vangelo secondo Luca|Luca]], scritti verso l'80-85 de.Cv., pur mantenendo viva questa speranza, vi sono meno riferimenti in merito; infine, nell'ultimo vangelo, quello di [[w:Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]], scritto verso il 90-95 d.C., non si trova quasi più alcun insegnamento apocalittico da parte di Gesù, il quale invece sottolinea la propria divinità, a differenza dei sinottici in cui era molto restio a parlare di sé. In alcuni testi apocrifi ancora successivi, come il [[Vangelo di Tommaso]], scritto all'inizio del II secolo, la predicazione di Gesù è addirittura contro l'apocalitticismo.</ref>, portando poi allo sviluppo della successiva teologia. Lo stesso [[w:Hans Küng|Hans Küng]] ammette come questi brani neotestamentari<ref>''E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza».'' ({{Cita passo biblicobiblico2|Mc|Mc99,1}}) ''Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. [...] In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute.'' ({{Cita passo biblicobiblico2|Mc|Mc1313,26-30}}) ''«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo»'' ({{Cita passo biblicobiblico2|Mc1Mc|1,15}}) ''«Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo».'' ({{Cita passo biblicobiblico2|Mt|Mt1010,23}}) ''«In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno».'' ({{Cita passo biblicobiblico2|Mt|Mt1616,28}}) ''Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli. [...] In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.'' ({{Cita passo biblicobiblico2|Mt|Mt2424,29-34}}) ''«In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio»'' ({{Cita passo biblicobiblico2|Lc|Lc99,27}}) ''Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi.'' ({{Cita passo biblicobiblico2|1Cor|1Cor1010,11}}) ''Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.'' ({{Cita passo biblicobiblico2|1Cor151Cor|15,51-53}}) ''Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore.'' ({{Cita passo biblicobiblico2|1Tes41Tes|4,15-17}}) ''Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.'' ({{Cita passo biblicobiblico2|Giac5Giacomo|5,8}}) ''La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera.'' ({{Cita passo biblicobiblico2|1Pietr41Pietro|4,7}}) ''Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. [...] Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. [...] E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta.'' ({{Cita passo biblicobiblico2|1Giov21Giov|2,18-28}}).</ref>, per quanto «molto scomodi» per la teologia cristiana, preannunciassero effettivamente l'avvento imminente del regno di Dio, anche per bocca dello stesso Gesù.<ref>Hans Küng, Cristianesimo, Rizzoli, 2005, p.78.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 273-346}}.</ref><ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 86-98,103,108-112, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref><ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, pp. 38-39,192-198, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref><ref>Corrado Augias e Mauro Pesce, ''Inchiesta su Gesù'', Mondadori, 2011, p. 55, ISBN 978-88-04-57132-2.</ref><ref>Pierluigi Morosini, ''Vangelo e Corano'', Avverbi, 2001, p. 42, ISBN 88-87328-40-4.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Sotto falso nome'', Carocci Editore, 2012, pp. 100-101,105, ISBN 978-88-430-6627-8.</ref><ref>Bart Ehrman, Prima dei vangeli, Carocci Editore, 2017, pp. 162,173-175,203-204,208-209,215-230, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>{{Cita| Ehrman, 2015|pp. 102, 194, 202-245, 311-312, 319-323, 339}}.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Il vangelo del traditore'', Mondadori, 2010, pp. 217-248, ISBN 978-88-04-59690-5.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, ISBN 978-0-19-512474-3.</ref> <br>Secondo alcuni autori, dopo la morte di Gesù è possibile che i discepoli attendessero il suo imminente ritorno e poi, delusi, si fossero auto-illusi che fosse ancora vivo e di averlo visto.<ref>Così [[w:David Friedrich Strauß|David Friedrich Strauß]]; [[w:Ernest Renan|Ernest Renan]] lascia aperta questa possibilità.</ref>
Sono state poi avanzate spiegazioni di natura storico-antropologica, di storicizzazione del mito, che in particolare evidenziano le similarità tra la vicenda di Gesù ed eventi di risurrezione attribuiti ad altre divinità, come [[Mitra (divinità)|Mitra]], [[Dioniso]], [[Attis]], [[Osiride]], [[Tammuz (divinità babilonese)|Tammuz]]. La risurrezione di Gesù farebbe quindi parte di miti ricorrenti sulla divinità che muore e risorge<ref>[[James Frazer]], ''[[Il ramo d'oro]]'', 609-610.</ref>: mitologie appartenenti alla stessa area Medio-Orientale, a volte contemporanee come quella di [[Cristianesimo e mitraismo|Mitra]]. L'ipotesi mitologica non è però condivisa da vari studiosi tra cui [[Bart Ehrman]], biblista agnostico, che ha obiettato che ai tempi di Gesù alcune correnti dell'ebraismo (come i [[Farisei]]) credevano già nella risurrezione, anche se la collocavano alla fine dei tempi; per Ehrman, la credenza nella risurrezione di Gesù si sarebbe sviluppata nell'ambito delle credenze dell'ebraismo<ref>{{Cita|Ehrman, 2013|}}.</ref>.
 
Sono state poi avanzate spiegazioni di natura storico-antropologica, di storicizzazione del mito, che in particolare evidenziano le similarità tra la vicenda di Gesù ed eventi di risurrezione attribuiti ad altre divinità, come [[w:Mitra (divinità)|Mitra]], [[w:Dioniso|Dioniso]], [[w:Attis|Attis]], [[w:Osiride|Osiride]], [[w:Tammuz (divinità babilonese)|Tammuz]]. La risurrezione di Gesù farebbe quindi parte di miti ricorrenti sulla divinità che muore e risorge<ref>[[w:James Frazer|James Frazer]], ''[[w:Il ramo d'oro|Il ramo d'oro]]'', 609-610.</ref>: mitologie appartenenti alla stessa area Medio-Orientale, a volte contemporanee come quella di [[w:Cristianesimo e mitraismo|Mitra]]. L'ipotesi mitologica non è però condivisa da vari studiosi tra cui [[Bart Ehrman]], biblista agnostico, che ha obiettato che ai tempi di Gesù alcune correnti dell'ebraismo (come i [[Farisei]]) credevano già nella risurrezione, anche se la collocavano alla fine dei tempi; per Ehrman, la credenza nella risurrezione di Gesù si sarebbe sviluppata nell'ambito delle credenze dell'ebraismo<ref>{{Cita|Ehrman, 2013|}}.</ref>.
 
Secondo alcuni studiosi, il racconto della tomba vuota e quello delle apparizioni di Gesù risorto sarebbero state due tradizioni indipendenti (tramandate rispettivamente dal Vangelo di Marco e dalle Lettere di Paolo), che gli altri evangelisti avrebbero successivamente messo insieme. In particolare, il racconto della tomba vuota sarebbe stato una tradizione successiva e sarebbe stato riportato per sottolineare non solo che Gesù era risorto, ma anche che era risorto fisicamente e non solo spiritualmente. Sulla tomba vuota sono state avanzate dagli studiosi scettici diverse spiegazioni alternative a quella di un evento soprannaturale<ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017</ref>.
 
Tra la fine del [[Settecento]] e la prima metà dell'[[Ottocento]], alcuni teologi razionalisti tedeschi hanno avanzato ipotesi su una [[w:morte apparente|morte apparente]] di Gesù. Secondo [[w:Karl Friedrich Bahrdt|Karl Friedrich Bahrdt]], a Gesù sarebbe stata somministrata mentre era in croce una pozione che avrebbe simulato la sua morte; una volta tolto dalla croce, sarebbe stato rianimato e fatto scappare<ref>K. F. Bahrdt, ''Ausführung des Plans und Zwecks Jesu'', Berlino, 1784-1792</ref>. Secondo [[w:Karl Heinrich Venturini|Karl Heinrich Venturini]] e [[w:Heinrich Paulus|Heinrich Paulus]], Gesù sarebbe svenuto o entrato in coma mentre era sulla croce; creduto morto, sarebbe stato messo nel sepolcro, dove si sarebbe risvegliato spontaneamente. Secondo Venturini, Gesù sarebbe stato aiutato ad uscire dal sepolcro e a scappare dai membri di una società segreta che aveva fondato all'insaputa degli Apostoli<ref>K. E. Venturini, ''Natürliche Geschichte des grosse Propheten von Nazareth'', Copenaghen, 1800-1802</ref><ref>[[w:Heinrich Paulus|Heinrich Paulus]], ''Das Leben Jesu'', Heidelberg, 1828.</ref>. La maggior parte degli studiosi moderni considera queste ipotesi prive di supporti storici e scientifici<ref>Frederick T. Zugibe, ''The Crucifixion of Jesus'', M. Evans and Company, New York, 2005</ref>.
 
Altri, soprattutto in passato (a partire da [[w:Hermann Samuel Reimarus|Hermann Samuel Reimarus]]), hanno ipotizzato la truffa volontaria: secondo questa tesi i discepoli (magari alcuni all'insaputa degli altri) rubarono il corpo di Gesù e ne sostennero falsamente e coscientemente la risurrezione. Questa tesi, in particolare, pare fosse sostenuta in epoca apostolica dagli Ebrei ({{passo biblicobiblico2|Mt|Mt2828,11-14}}). Altri ancora, salvando la buona fede dei discepoli, ritengono che il corpo di Gesù sia stato spostato da altri a loro insaputa. Secondo [[w:Robert M. Price|Robert Price]], il corpo di Gesù sarebbe stato spostato dallo stesso Giuseppe di Arimatea, che dopo averlo tumulato provvisoriamente in un sepolcro vicino a causa dell'imminente inizio del sabato, lo avrebbe portato nel luogo di sepoltura definitiva appena concluso il giorno di festa.<ref>Robert Price, ''Explaining the Resurrection without recourse to miracle'', in AA.VV., ''The End of Christianity'', Prometheus Books, 2011</ref> [[Bart Ehrman]] ritiene che il corpo sia stato portato via da alcuni familiari di Gesù, i quali si sarebbero risentiti perché era stato sepolto da estranei alla famiglia<ref>[http://www.philvaz.com/apologetics/p96.htm "Is There Historical Evidence of the Resurrection of Jesus? Debate between William Lane Craig and Bart Ehrman"]</ref>. Un altro studioso, [[w:Charles Freeman|Charles Freeman]], sostiene che il corpo sia stato portato via per ordine di [[Caifa]] allo scopo di evitare pellegrinaggi da parte dei seguaci e quindi possibili disordini. Il giovane vestito di bianco visto dalle donne non sarebbe stato un angelo ma un incaricato dei sacerdoti, che aveva il compito di riferire loro un messaggio che convincesse gli Apostoli a ritornare in Galilea.<ref>Charles Freeman, ''A New History of Early Christianity'', Yale University Press, 2009.</ref>. Secondo [[w:Richard Carrier|Richard Carrier]], il ritrovamento delle bende e del lenzuolo nel sepolcro, citato contro l'ipotesi del furto o trasferimento del corpo (i ladri non lo avrebbero sbendato per portarlo via), non sarebbe un fatto storico citato nella prima stesura dei Vangeli ma un abbellimento inserito successivamente, dato che i cronisti dell'epoca usavano raccontare i fatti senza indulgere troppo sui particolari.<ref>Richard C. Carrier, ''The Plausibility of Theft'' in ''The Empty Tomb: Jesus Beyond the Grave'', a cura di Robert M. Price e Jeffrey Jay Lowder, Prometheus Books, 2005.</ref>.
 
Secondo un'altra ipotesi, il corpo di Gesù potrebbe essere scomparso dalla tomba per cause naturali: in seguito al [[w:terremoto|terremoto]] citato da ''Matteo'' (Matteo, {{passo biblico|Mt|27,51-53}}), si sarebbe aperto un crepaccio nel suolo della tomba, dove sarebbe finito il corpo. Il crepaccio si sarebbe poi chiuso a causa delle scosse di assestamento, nascondendo il corpo in occasione della successiva visita delle donne. Quest’idea è stata proposta nel [[Settecento]] dal tedesco Johann Christian Edelmann e rilanciata in seguito da altri, tra cui [[Rudolf Steiner]].<ref>Joh. Chr. Edelmann, ''Abgenöthigtes, jedoch Andern nicht wieder aufgenöthigtes Glaubens-Bekenntniß'', (1746), p.196</ref><ref>[https://wn.rsarchive.org/Lectures/GA/GA0148/19131002p01.html Rudolf Steiner, ''The Fifth Gospel'']</ref>
 
Alcuni autori della scuola storico-critica, tra cui [[w:Alfred Loisy|Alfred Loisy]], hanno spiegato le apparizioni di Gesù come un'allucinazione collettiva dei discepoli e il ritrovamento della tomba vuota come un errore d'identificazione del sepolcro o una tradizione sviluppatasi tardivamente e portata come prova della risurrezione.<ref>Alfred Loisy, ''L'Evangile et l'Eglise'', Paris, Picard, 1902.</ref>.
 
Altri autori ritengono che il racconto della tomba vuota non sarebbe storico, ma leggendario: secondo lo studioso britannico [[w:Maurice Casey|Maurice Casey]], all'origine della tradizione riportata dagli evangelisti ci potrebbe essere stata la visione di una delle donne del seguito di Gesù, che successivamente sarebbe stata tramandata come un fatto realmente accaduto.<ref>Maurice Casey, ''Jesus of Nazareth: An Independent Historian’s Account of his life and teaching'', T&T Clark International, 2010, p. 497.</ref>
 
Oltre alle testimonianze ed ai testi è da notare anche l'assenza totale di reperti inerenti alla vita ed alla morte di Gesù, inoltre che l'unico reperto tenuto attualmente in considerazione, nonostante la poca attendibilità dovuta ai rilevamenti, è la [[w:Sindone di Torino|Sindone di Torino]] la quale dagli accertamenti risulta essere un [[w:Esame del carbonio 14 sulla Sindone|falso]] gettando pertanto ulteriori dubbi, conseguentemente, sulla sua stessa esistenza storica.
 
===Documenti storici non religiosi===
Al di fuori degli scritti del Nuovo Testamento, non vi sono altre testimonianze storiche sulla risurrezione di Gesù a parte il cosiddetto ''[[w:Testimonium Flavianum|Testimonium Flavianum]]'' - un brano dello storico ebreo e cittadino romano [[Giuseppe Flavio]] Giuseppe, contenuto nella sua opera ''[[w:Antichità giudaiche|Antichità giudaiche]]'', scritta nel 93 de.Cv. a Roma. Nella versione che ci è pervenuta, questo brano riporta: "Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei Greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani". L'attendibilità di questo brano è discussa: per alcuni studiosi sarebbe un argomento a favore della storicità della risurrezione, ma la maggioranza<ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 61-62}}.</ref> degli storici e degli esperti di Giuseppe Flavio ritiene che tali frasi non siano state scritte da Giuseppe Flavio stesso, ma siano state inserite successivamente ad opera di copisti cristiani; il testo infatti non viene citato da alcun padre della Chiesa fino ad [[Eusebio di Cesarea]] nel IV secolo.<ref>{{Cita|Ehrman, 2013|pp. 52-68}}.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Gesù una bibliografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 197-198, ISBN 88-7928-270-0.</ref>
 
Un altro reperto ritenuto collegato alla vicenda della risurrezione di Gesù è l'[[w:Iscrizione di Nazareth|Iscrizione di Nazareth]] (o lapide di NazaretNazareth), nome convenzionale attribuito a una lastra di marmo di 24 x 15&nbsp;cm recante un'iscrizione greca in 22 righe, riportante la prescrizione della [[w:pena di morte|pena capitale]] per chi avesse asportato cadaveri dai sepolcri. Per alcuni studiosi sarebbe un'altra prova a favore della storicità dell'evento. Il teologo anglicano Michael Green ritiene che questa iscrizione sia la dimostrazione che, dopo la risurrezione di Cristo, la tomba vuota abbia creato una reazione da parte dell'autorità costituita: «È indicata con il nome di iscrizione di Nazareth, dalla cittadina dove venne ritrovata. Essa riporta un editto imperiale, redatto sotto [[w:Tiberio|Tiberio]] (14-37 de.Cv.) o [[w:Claudio|Claudio]] (41-54). È una direttiva, con le relative sanzioni contro i profanatori di tombe e sepolcri. Sarebbe il risultato della reazione alla tomba vuota che un rapporto di [[w:Ponzio Pilato|Pilato]] all'imperatore potrebbe aver spiegato come un furto perpetrato dai suoi discepoli, l'editto sarebbe quindi la risposta dell'autorità a questo evento. »<ref>Michael Green, ''Man Alive'', 1968.</ref> Altri studiosi semplicemente ritengono che l'editto di Nazareth non sia necessariamente correlato alla vicenda di Gesù.<ref>[http://www1.unipa.it/dipstdir/portale/ARTICOLI%20PURPURA/Nazareth%20IAH%204%202012.pdf L'editto di Nazareth- ''De violatione sepulchrorum'']</ref>
 
==Interpretazione nel cristianesimo==
Secondo la [[teologia cristiana]] la risurrezione di Gesù,<ref>Vedi [[w:Catechismo della Chiesa Cattolica|Catechismo della Chiesa Cattolica]], [http://www.vatican.va/archive/ITA0014/__P1R.HTM numeri 651-655.]</ref> oltre a compartecipare con la sua morte al processo di [[w:Giustificazione (teologia)|giustificazione]] ({{passo biblico2|Rm|4,25;6,4}}), permette all'umanità riscattata di poter ricevere la cosiddetta "adozione filiale", cioè di partecipare alla vita di natura divina propria del Figlio nella risurrezione futura ({{passo biblico2|1Cor|15,20-22}}).
 
===Risurrezione come allegoria della fede===
Secondo il [[w:teologia|teologo]] [[w:evangelismo|evangelico]] [[Rudolf Bultmann]] la risurrezione è una verità di fede storicizzata. La fede dei primi cristiani vedeva in Gesù il salvatore atteso che liberava l'umanità dal male, dal peccato e dalla morte. Questa convinzione, secondo il teologo, è stata storicizzata nella credenza della risurrezione.
 
===Risurrezione simbolica===
Secondo il teologo [[w:Roger Haight|Roger Haight]], il racconto della risurrezione del Vangelo secondo Marco si può leggere in chiave simbolica: la tomba aperta e vuota significa che Gesù ha superato e sconfitto la morte, mentre l'annuncio della risurrezione da parte di un angelo significa che quest'evento è stato rivelato da Dio e non si tratta di una verità dedotta dai discepoli. Le apparizioni agli Apostoli riuniti significano che l'annuncio della risurrezione è diretto alla comunità dei discepoli, che avrà la missione di diffondere il messaggio di Gesù. La realtà di questi eventi non può essere indagata con il metodo storico, ma rappresenta un aspetto della fede.<ref name="Haight">Roger Haight, ''Gesù simbolo di Dio'', Fazi, 2013.</ref>. Le diverse versioni sui racconti della risurrezione fornite dai quattro Vangeli non vanno considerate come resoconti storici dettagliati di ciò che avvenne; bisogna perciò evitare sia un'interpretazione letterale di tipo fondamentalista (con il tentativo di conciliare a tutti i costi le varie versioni) sia un'interpretazione troppo critica che porti a negarne completamente l'attendibilità<ref name="Haight"/>. Le storie sulle apparizioni e sulla tomba vuota hanno lo scopo di comunicare verità di fede e bisogna perciò vedere il loro significato teologico.<ref>Hans Dieter Betz, ''The Origin and Nature of Christian Faith According to the Emmaus Legend'', Interpretation, N. 23, January 1969, pp. 32-46.</ref>. Inoltre, al di là dei dettagli, tali racconti forniscono alcune indicazioni storiche generali sulle origini del cristianesimo, come una nuova sensibilità verso le donne (nella cultura ebraica la loro testimonianza valeva meno di quella degli uomini, ma ciò nonostante sono le prime a vedere Gesù) e il senso di comunità dei discepoli, che continuarono a riunirsi dopo la morte del maestro, per cui la fede nella risurrezione poté formarsi e consolidarsi all'interno della comunità, favorita dal ricordo della predicazione di Gesù, dalla riflessione sulla sua figura alla luce delle Scritture ebraiche e dalla pratica del pasto eucaristico appresa da Gesù<ref name="Haight"/>.
 
===Significato escatologico===
Per [[w:Vito Mancuso|Vito Mancuso]], la risurrezione di Gesù non è un fatto storico ma [[w:escatologia|escatologico]], avvenuto nella dimensione dell'eternità. Il corpo di Gesù risorto è un corpo spiritualizzato, non il suo cadavere ritornato in vita. Gesù risorto mantiene la sua individualità personale, non la sua materialità fisica. Secondo Mancuso non si può sapere esattamente che fine abbia fatto il corpo materiale di Gesù: Mancuso ipotizza che sia stato in qualche modo decomposto nella nostra dimensione temporale per venire ricomposto nella dimensione dell'eternità.<ref>Vito Mancuso, ''La risurrezione di Gesù e la salvezza degli uomini'', Il Foglio, 24 marzo 2008.</ref>. Per quanto riguarda le apparizioni di Gesù, esse hanno avuto luogo per rafforzare la fede dei discepoli, che già credevano in Lui; se il loro fine fosse stato quello di convincere gli scettici, Gesù sarebbe apparso a qualche testimone neutrale o avverso, come un soldato romano o un religioso ebreo.<ref>Vito Mancuso, ''Io e Dio'', Garzanti, 2011.</ref>. Diversi teologi aggiungono al riguardo che Gesù apparve ai discepoli anche perché aveva da affidargli una missione e per questo motivo si manifesterà in seguito anche a [[Saulo di Tarso]], che diventerà l'apostolo Paolo; non apparve invece ai membri del Sinedrio o a Pilato perché Dio si manifesta a chi lo cerca sinceramente, pertanto non avrebbe avuto senso un miracolo per costringere a credere chi non era disponibile.<ref name=catechismo />.
 
Anche per [[Hans Küng]], la risurrezione di Gesù non è avvenuta in termini fisiologici, con la rianimazione di un corpo morto; Gesù è stato resuscitato da Dio Padre in una forma nuova, ricevendo un nuovo corpo spiritualizzato. Per fare questo, Dio non ha avuto bisogno dei resti corporei dell'esistenza di Gesù. Non possiamo sapere che fine abbia fatto il suo corpo mortale: è vero che gli ebrei non hanno mai contestato la storia del sepolcro vuoto, ma è anche vero che neanche gli Apostoli e San Paolo si sono richiamati ad essa per convincere gli oppositori. La storia del sepolcro vuoto, al di là dell'eventuale realtà storica, vuole comunicarci simbolicamente che l'individuo risorto visto dai discepoli è proprio quel Gesù di Nazaret che era morto e giaceva nel sepolcro. Le apparizioni del Risorto sono tuttavia teologicamente più rilevanti rispetto al sepolcro vuoto. Dopo la risurrezione, Gesù si manifesta a coloro che vuole fare suoi strumenti. Soltanto dopo le apparizioni, i discepoli possono prendere coscienza che Gesù non era rimasto nel dolore e nella morte, ma che Dio lo aveva elevato presso di sé. L'oggetto principale della fede pasquale non è però rappresentato dalle apparizioni né tantomeno dal sepolcro vuoto, ma dalla fede in Gesù come Cristo vivente e, per suo tramite, dalla fede nel Dio vivente che non ha abbandonato Gesù alla morte, ma lo ha accolto nella sua vita.
<ref>Hans Küng, ''Essere cristiani'', Mondadori, 1974</ref><ref>Hans Küng, ''Dio esiste?'', Mondadori, 1978.</ref><ref>Hans Küng, ''Credo'', Rizzoli, 1993</ref><ref>Hans Küng, ''Ciò che credo'', Rizzoli, 2011.</ref>
 
Anche per [[Hans Küng]], la risurrezione di Gesù non è avvenuta in termini fisiologici, con la rianimazione di un corpo morto; Gesù è stato resuscitato da Dio Padre in una forma nuova, ricevendo un nuovo corpo spiritualizzato. Per fare questo, Dio non ha avuto bisogno dei resti corporei dell'esistenza di Gesù. Non possiamo sapere che fine abbia fatto il suo corpo mortale: è vero che gli ebrei non hanno mai contestato la storia del sepolcro vuoto, ma è anche vero che neanche gli Apostoli e San Paolo si sono richiamati ad essa per convincere gli oppositori. La storia del sepolcro vuoto, al di là dell'eventuale realtà storica, vuole comunicarci simbolicamente che l'individuo risorto visto dai discepoli è proprio quel Gesù di Nazaret che era morto e giaceva nel sepolcro. Le apparizioni del Risorto sono tuttavia teologicamente più rilevanti rispetto al sepolcro vuoto. Dopo la risurrezione, Gesù si manifesta a coloro che vuole fare suoi strumenti. Soltanto dopo le apparizioni, i discepoli possono prendere coscienza che Gesù non era rimasto nel dolore e nella morte, ma che Dio lo aveva elevato presso di sé. L'oggetto principale della fede pasquale non è però rappresentato dalle apparizioni né tantomeno dal sepolcro vuoto, ma dalla fede in Gesù come Cristo vivente e, per suo tramite, dalla fede nel Dio vivente che non ha abbandonato Gesù alla morte, ma lo ha accolto nella sua vita.
<ref>Hans Küng, ''Essere cristiani'', Mondadori, 1974</ref><ref>Hans Küng, ''Dio esiste?'', Mondadori, 1978</ref><ref>Hans Küng, ''Credo'', Rizzoli, 1993</ref><ref>Hans Küng, ''Ciò che credo'', Rizzoli, 2011</ref>
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== La tomba vuota ==
[[File:S. Apollinare Nuovo Marys at Tomb.jpg|thumb|300px|<small>''Le donne trovano la tomba vuota e l'angelo'' — [[w:Sant'Apollinare Nuovo|Sant'Apollinare Nuovo]], Ravenna, VI secolo</small>]]
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[[Categoria:Gesù e il problema di una vita|Capitolo 15]]