Gesù e il problema di una vita/Capitolo 14: differenze tra le versioni

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== La sepoltura ==
[[File:Caravaggio - La Deposizione di Cristo.jpg|thumb|330px|<small>La ''[[w:Deposizione (Caravaggio)|Deposizione]]'' di [[w:Caravaggio|Caravaggio]] (c.1603) segue il [[w:Vangelo di Giovanni|Vangelo di Giovanni]]: [[w:Nicodemo (discepolo di Gesù)|Nicodemo]] e [[w:Giuseppe d'Arimatea|Giuseppe d'Arimatea]] insieme imbalsamo e pongono il corpo di Gesù nella tomba, mentre [[w:Vergine Maria|la madre di Gesù, Maria]], [[w:Maria Maddalena|Maria Maddalena]] e [[w:Maria di Cleofa|Maria di Cleofa]] osservano la scena.<ref name="Cork">{{Cita web|url=http://www.visual-arts-cork.com/famous-paintings/entombment-of-christ.htm |titolo=The Entombment of Christ (1601-3) by Caravaggio |autore= |opera=Encyclopaedia of Arts Education |editore=Visual Arts Cork |data= |accesso=24 agosto 2019}}</ref></small>]]
La '''deposizione di Gesù''' è l'episodio finale della [[w:passione di Gesù|passione di Gesù]], dopo la sua [[w:crocefissione di Gesù|morte]]. Si tratta di un episodio che ha avuto numerose raffigurazioni artistiche nel corso dei secoli. La '''sepoltura di Gesù''' si riferisce alla sepoltura del corpo di Gesù dopo la sua crocifissione, descritta nel Nuovo Testamento. Secondo i vangeli canonici, egli venne posto in una [[w:tomba di Gesù|tomba]] da un uomo di nome [[w:Giuseppe d'Arimatea|Giuseppe d'Arimatea]]. In arte, l'atto è spesso chiamato '''deposizione di Cristo nella tomba''' o più impropriamente e semplicemente ''deposizione'', che non è da confondere con la ''[[w:Deposizione di Gesù|Deposizione dalla croce]]'' che è l'episodio evangelico immediatamente precedente.
 
=== Nel Nuovo Testamento ===
Uno dei primi riferimenti alla sepoltura di Gesù si ritrova in una lettera di San Paolo ai Corinzi dell'anno 54,<ref>Watson E. Mills, ''Acts and Pauline Writings'', Mercer University Press 1997, p. 175.</ref> dove l'apostolo riferisce al resoconto che ha a sua volta saputo della morte e risurrezione di Gesù ("e che egli venne sepolto e che venne risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture").<ref>{{passo biblico2|1Cor|15,3-4}}</ref>
 
I quattro vangeli canonici, redatti tra il 66 ed il 95, tutta la vicenda della Passione si riassume nei momenti salienti dell'arresto di Gesù, nel suo processo, nella crocifissione, nella sepoltura e nella risurrezione.<ref name=Powell>Powell, Mark A. ''Introducing the New Testament''. Baker Academic, 2009.</ref> In tutti e quattro i vangeli si fa menzione del fatto che la sera della crocifissione [[w:Giuseppe d'Arimatea|Giuseppe d'Arimatea]] abbia chiesto a [[w:Ponzio Pilato|Pilato]] il corpo di Gesù e, dopo averne ottenuto il permesso, lo avvolse in un telo di lino e lo calò in una tomba.
 
Vi sono delle differenze significative tra i quattro resoconti, ad ogni modo, nell'evoluzione del racconto stesso da [[w:Vangelo di Marco|Marco]] a [[w:Vangelo di Giovanni|Giovanni]].<ref>{{passo biblico2|Matteo|27,57–61}}, {{passo biblico2|Marco|15,42–47}}, {{passo biblico2|Luca|23,50–56}}, {{passo biblico2|Giovanni|19,38–42}}</ref> I moderni studiosi tendono a vedere i racconti evangelici tra loro contraddittori e ritengono quello di San Marco come il più aderente alla realtà.<ref name="Hare" /><ref>[[w:Maurice Casey|Maurice Casey]], ''Jesus of Nazareth: An Independent Historian's Account of His Life and Teaching'', Continuum, 2010, p. 449.</ref>
 
==== Vangelo di Marco ====
Nel [[w:Priorità marciana|primo vangelo]], quello di San Marco, scritto attorno al 65-70 dopo Cristo e quindi probabilmente il più aderente al racconto reale, Giuseppe d'Arimatea è uno dei membri del [[sinedrio]] il quale desidera che il corpo di Gesù sia comunque sepolto secondo la legge ebraica, secondo la quale un corpo morto non può essere lasciato esposto di notte. E' dunque lui a porre il corpo di Gesù nella tomba preparata per lui e scavata nella roccia.<ref name="Hare">Douglas R. A. Hare, ''Mark'', Westminster John Knox Press, 1996, p. 220.</ref> Lo storico dell'ebraismo [[Flavio Giuseppe Flavio]], scriverà sul finire di quello stesso secolo, descrivendo come gli ebrei ritenessero questa legge importantissima al punto da prescrivere che persino i corpi dei criminali crocifissi dovessero essere rimossi e sepolti prima del calar del sole.<ref>James F. McGrath, "Burial of Jesus. II. Christianity. B. Modern Europe and America" in ''The Encyclopedia of the Bible and Its Reception. Vol. 4'', edcurr. by Dale C. Allison Jr., Volker Leppin, Choon-Leong Seow, Hermann Spieckermann, Barry Dov Walfish, and Eric Ziolkowski, (BerlinBerlino: de Gruyter, 2012), p. 923.</ref> Nel resoconto di Giuseppe Flavio sulla morte di Gesù, viene precisato che il corpo venne avvolto in un telo di lino, ma non che esso venne lavato o unto. Questo fatto, evidenziato nel vangelo di Marco, si evidenzia invece nel fatto che egli stesso fa ungere di profumo Gesù da una donna già in precedenza alla crocifissione ({{passo biblico|Marco|14,3-9}}), quasi a prepararlo simbolicamente per la sua morte successiva.<ref>McGrath, 2012, p. 937</ref>
{{Vita di Gesù nel Vangelo}}
Nel [[Priorità marciana|primo vangelo]], quello di San Marco, scritto attorno al 65-70 dopo Cristo e quindi probabilmente il più aderente al racconto reale, Giuseppe d'Arimatea è uno dei membri del [[sinedrio]] il quale desidera che il corpo di Gesù sia comunque sepolto secondo la legge ebraica, secondo la quale un corpo morto non può essere lasciato esposto di notte. E' dunque lui a porre il corpo di Gesù nella tomba preparata per lui e scavata nella roccia.<ref name="Hare">Douglas R. A. Hare, ''Mark'', Westminster John Knox Press, 1996, p. 220.</ref> Lo storico dell'ebraismo [[Giuseppe Flavio]], scriverà sul finire di quello stesso secolo, descrivendo come gli ebrei ritenessero questa legge importantissima al punto da prescrivere che persino i corpi dei criminali crocifissi dovessero essere rimossi e sepolti prima del calar del sole.<ref>James F. McGrath, "Burial of Jesus. II. Christianity. B. Modern Europe and America" in ''The Encyclopedia of the Bible and Its Reception. Vol. 4'', ed. by Dale C. Allison Jr., Volker Leppin, Choon-Leong Seow, Hermann Spieckermann, Barry Dov Walfish, and Eric Ziolkowski, (Berlin: de Gruyter, 2012), p. 923</ref> Nel resoconto di Giuseppe Flavio sulla morte di Gesù, viene precisato che il corpo venne avvolto in un telo di lino, ma non che esso venne lavato o unto. Questo fatto, evidenziato nel vangelo di Marco, si evidenzia invece nel fatto che egli stesso fa ungere di profumo Gesù da una donna già in precedenza alla crocifissione ({{passo biblico|Marco|14,3-9}}), quasi a prepararlo simbolicamente per la sua morte successiva.<ref>McGrath, 2012, p. 937</ref>
 
==== Vangelo di Matteo ====
Il [[w:Vangelo di Matteo|Vangelo di Matteo]] venne scritto attorno all'anno 85-90, utilizzando il Vangelo di Marco come fonte.<ref>Harrington, 1991, p.8.</ref> In questo racconto Giuseppe d'Arimatea non è indicato come un membro del sinedrio, ma come un ricco discepolo di Gesù.<ref>Daniel J. Harrington, ''The Gospel of Matthew'', Liturgical Press, 1991, p. 406.</ref><ref name="Donald Senior 1990 page 151">Donald Senior, ''The Passion of Jesus in the Gospel of Matthew'' (Liturgical Press, 1990) pag. 151.</ref> Molti hanno letto questo come un tentativo dell'autore di rivolgersi anche ai ricchi cristiani,<ref name="Donald Senior 1990 page 151" /> mentre altri credono che questo sia il compimento della profezia di Isaia 53:9: <blockquote>"Gli avevano assegnato la sepoltura con gli empi, ma alla sua morte fu posto col ricco, perché non aveva commesso alcuna violenza e non c'era stato alcun inganno nella sua bocca."</blockquote> Questa versione suggerisce una sepoltura più onorevole: Giuseppe avvolge il corpo di Gesù in un sudario pulito e lo pone nella sua tomba, e la parola usata è ''soma'' (corpo) anziché ''ptoma'' (cadavere).<ref>Donald Senior, ''The Passion of Jesus in the Gospel of Matthew'', Liturgical Press, 1990, pp. 151-152.</ref> L'autore aggiunge anche che le autorità romane "resero la tomba sicura apponendovi un sigillo sulla pietra e posizionandovi delle guardie". Questo dettaglio potrebbe essere stato aggiunto perché molti contemporanei obiettavano al fatto che il corpo di Gesù avesse potuto essere rubato dai suoi discepoli.<ref>Harrington, 1991, p. 407</ref>
 
==== Vangelo di Luca ====
Il Vangelo di Marco è la fonte del racconto fornitoci anche dal [[w:Vangelo di Luca|Vangelo di Luca]], scritto attorno al 90 de.Cv.<ref>Davies, 2004, p.xii.</ref> Come nella versione marciana, Giuseppe d'Arimatea viene descritto come un membro del sinedrio,<ref>N. T. Wright, ''Luke For Everyone'' (Westminster John Knox Press), p. 286.</ref> ma lo si trova in disaccordo con la decisione dello stesso tribunale nei confronti di Gesù; egli viene descritto come un uomo "in attesa del regno di Dio" più che come un discepolo di Gesù.<ref>{{passo biblico2|Luca|23,50-55}}</ref>
 
==== Vangelo di Giovanni ====
L'ultimo vangelo, quello di Giovanni, differisce da Marco in un punto, nella rappresentazione di Giuseppe d'Arimatea come il discepolo che diede a Gesù una sepoltura onorevole. Giovanni dice che Giuseppe venne assistito nel processo di sepoltura da [[w:Nicodemo (discepolo di Gesù)|Nicodemo]], che portò con sé un misto di [[w:mirra|mirra]] e [[w:Aloe (medicinale)|aloe]] secondo il costume di sepoltura ebraico. Toccando un cadavere, entrambi gli uomini erano consci del fatto che sarebbero stati visti come "impuri" per i sette giorni successivi come stabilito dalla legge ebraica ({{passo biblico2|Numeri|19,:11}}).
 
=== Comparazioni ===
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==== Atti degli apostoli ====
Gli [[w:Atti degli apostoli|Atti degli apostoli]] ({{passo biblico|At|13,28-29}}) riportano che Gesù fu deposto dalla croce e messo in un sepolcro, ma non si soffermano sui particolari.
 
==== Lettere di Paolo ====
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=== Discussione sulla storicità ===
[[File:Altar mayor 002.jpg|thumb|330px|<small>''The Entombment of Christ'' di [[w:Pedro Roldán|Pedro Roldán]]</small>]]
[[File:Mosaic - Entombment of Jesus.JPG|thumb|330px|<small>Mosaico che rappresenta al deposizione di Gesù nella tomba presso la [[w:Unzione|pietra dell'unzione]] nella [[w:Basilica del Santo Sepolcro|Chiesa del Santo Sepolcro]]</small>]]
Sulla deposizione e sepoltura di Gesù, i vangeli canonici concordano tutti in tre particolari: la sepoltura fu curata da [[w:Giuseppe di Arimatea|Giuseppe di Arimatea]]; la salma venne tumulata in una tomba scavata nella roccia; il corpo fu avvolto in un lenzuolo (solo il vangelo di Giovanni parla di "teli" e di un "sudario" ma si tratta di particolari aggiuntivi, dato che venivano usati ''anche'' teli di lino per bloccare le mani e i piedi e un fazzoletto per coprire il volto<ref>Gianfranco Ravasi, ''I Vangeli del Dio risorto'', Edizioni Paoline, 1995</ref>). Secondo il criterio dell'attestazione multipla, che considera autentico un dato attestato da tutte le fonti evangeliche, questi particolari sono da ritenere storicamente fondati.<ref name=civiltà>''La Civiltà cattolica'', Vol.I, Quaderno 2989, 4 gennaio 1975</ref> Il racconto differisce in alcuni dettagli minori: i vangeli di Marco e Luca riportano che Giuseppe di Arimatea era un membro del Sinedrio, quelli di Matteo e Giovanni che era un discepolo di Gesù; solo il vangelo di Matteo afferma che la tomba apparteneva a Giuseppe di Arimatea, mentre solo il vangelo di Luca e quello di Giovanni affermano che la tomba non era stata mai usata; solo il vangelo di Marco afferma che il lenzuolo era nuovo e acquistato per l'occasione.<br/> Data l’ostilità dei primi cristiani nei confronti delle autorità ebraiche che condannarono Gesù, l’appartenenza di Giuseppe di Arimatea al Sinedrio è ritenuta altamente probabile, altrimenti non si spiegherebbe come mai questa storia possa essere stata immaginata dal nulla<ref>Raymond Brown, ''The Death of the Messiah'', Garden City, 1994, p. 1240-1241</ref>. È invece improbabile che Giuseppe possa essere stato semplicemente un discepolo di Gesù: all’epoca, se una persona che richiedeva il corpo di un crocifisso per dargli una degna sepoltura non era un suo parente, correva il rischio di essere considerato un sostenitore del condannato. L’informazione secondo cui la tomba non era stata mai usata è plausibile: un giustiziato non poteva essere sepolto nella tomba occupata da normali defunti, altrimenti avrebbe contaminato le loro ossa<ref>AA.VV., ''Nuovo commentario biblico. I Vangeli'', Borla, 2005, p. 866</ref>. Sembra invece piuttosto improbabile che Giuseppe di Arimatea, come dichiarato dal [[Vangelo secondo Matteo]], si fosse fatto costruire una tomba a [[Gerusalemme]], proprio nei pressi del [[Calvario|Golgota]]. Infatti - a parte la coincidenza che la tomba fosse proprio nel luogo della crocifissione di Gesù - per gli Ebrei era molto importante essere sepolti nella propria terra nativa con i loro padri che, nel caso di Giuseppe e dei suoi famigliari, era appunto la città di [[Arimatea]] - identificabile come l'attuale [[Rantis]], a oltre trenta chilometri dalla capitale giudaica - e non Gerusalemme.
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Anche se non si può escludere che, risiedendo ormai a Gerusalemme, Giuseppe di Arimatea potesse avere acquistato un sepolcro in questa città,<ref>Gianfranco Ravasi, ''I Vangeli del Dio risorto'', San Paolo, 1995</ref> alcuni commentatori ritengono che Matteo abbia voluto sottolineare la realizzazione della profezia di Isaia (53,9) secondo cui nella sua morte il messia sarebbe stato con il ricco.<ref>http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Isaia+53%3B+Matteo+1%3A21%3B+Romani+3%3A21-26%3B+Ebrei+9%3A15&versioni</ref><ref>{{cita web|url=https://dehoniane.it/contents/testimoni/20030723a.htm|titolo=Il servo trasfigurato |lingua= |data= |accesso= }}</ref> Il [[Vangelo di Giovanni]] riporta invece che il sepolcro fu scelto perché era vicino al luogo della crocifissione, senza precisare chi ne fosse il proprietario.<br/> Nonostante la condanna a morte, Gesù ebbe una sepoltura onorata: a quell'epoca, solo le persone di una certa levatura sociale venivano sepolte in grotte o in tombe scavate nella roccia, mentre le persone umili venivano sepolte direttamente nella terra.<ref>{{cita web|url=http://www.parrocchie.it/calenzano/santamariadellegrazie/bzzlLa%20sepoltura.htm|titolo=La sepoltura presso gli ebrei |lingua= |data= |accesso= }}</ref> All’epoca di Gesù le tombe scavate nella roccia erano di due tipi, a loculi e ad arcosolio. Le prime consistevano in una camera quadrata, nelle cui pareti venivano scavate diverse buche rettangolari ([[loculo|loculi]]) per la collocazione delle salme, mentre le seconde consistevano in una camera con il soffitto a volta ([[arcosolio]]) dotata di anticamera; su uno dei lati della camera veniva ricavato un catafalco su cui si poneva la salma. In base al racconto dei Vangeli si ricava che Gesù fu sepolto in una tomba ad arcosolio, riservata alle persone più abbienti.<ref>Jacek Oniszczuk, ''Incontri con il Risorto in Giovanni'', Grigorian Biblical Press, 2013, p. 30</ref> Alcuni studiosi fanno notare che per la mancanza di riti funebri la sepoltura di Gesù descritta nel vangelo di Marco non può essere ritenuta onorevole, nonostante gli sforzi successivi degli altri evangelisti per renderla più dignitosa.<ref name=Lombatti>Antonio Lombatti, ''Inchiesta sulla Bibbia'', p. 226-228</ref> Gesù venne seppellito in fretta perché era la vigilia del sabato; le donne, spaventate, non parteciparono ma si accontentarono di guardare. Secondo gli studiosi cristiani, alcune delle informazioni fornite dai Vangeli erano verificabili, come il nome di Giuseppe di Arimatea e la presenza di una tomba vicino al luogo della crocifissione; anche questo depone a favore della storicità degli eventi.<ref name=civiltà />
 
Diversi studiosi mettono in dubbio la storicità della tradizione relativa alla deposizione e sepoltura di Gesù, così come viene descritta nei vangeli canonici. <br/>Secondo le consuetudini [[Storia romana|romane]] i cadaveri dei giustiziati erano lasciati decomporre sulla croce alla mercé degli animali - e poi sepolti senza cerimonie pubbliche e in una fossa comune<ref group=Nota>Questo anche per evitare che la tomba potesse diventare meta di pellegrinaggi da parte di eventuali seguaci del condannato.</ref> - come deterrente per chi osava sfidare Roma; non vi è neppure una prova documentale di un'eccezione da parte di un governatore romano<ref group=Nota>Ma ve ne sono molteplici in senso opposto, sulla spietata crudeltà dei Romani in merito ai crocifissi, ad esempio in Orazio (Satire ed epistole), Giovenale (Satire), Artemidoro da Efeso, Petronio (Satyricon).</ref> e tantomeno [[Ponzio Pilato]], noto per la sua fermezza e crudeltà. Questo, in particolare, nel caso di crocifissioni di rivoltosi; il cadavere, in situazioni del tutto eccezionali, poteva essere richiesto solo da un familiare, che doveva avere una certa influenza presso i Romani.<ref name="ref_A">Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 224-225,229-232.</ref><ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 132-143.</ref> Anche lo studioso [[John Dominic Crossan]], tra i cofondatori del [[Jesus Seminar]], rileva come l'episodio riportato dallo storico [[Flavio Giuseppe]] - che descrive il suo intervento direttamente presso il generale romano, e futuro imperatore, [[Tito (imperatore romano)|Tito]] per poter deporre tre suoi parenti che aveva scoperto esser stati crocifissi durante le guerre romano-giudaiche - dimostri che solo se molto influenti si poteva ottenere la sepoltura di un cadavere di un parente crocifisso. Flavio Giuseppe, che aveva frequentato anche l'imperatore [[Vespasiano]], era infatti al servizio dei romani come interprete e godeva di una certa influenza; quindi la regola era che "se uno era influente, non veniva crocifisso, e se veniva crocifisso, non aveva influenza sufficiente per ottenere la sepoltura".<ref>John Dominic Crossan, ''Gesù una bibliografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 156-159,188-194,196.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 160-176,187-188.</ref><ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, p. 179, 1976</ref>. In ogni caso, la famiglia di Gesù era galilea e non risulta che avesse parenti a Gerusalemme, perciò non potevano esserci in questa città nè una tomba di famiglia nè congiunti che potessero seppellirlo.<ref>Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, p. 135</ref>
 
Diversi studiosi rilevano tuttavia che le norme religiose ebraiche prevedevano che i condannati a morte, per motivi di purità, venissero sepolti nel giorno stesso dell’esecuzione<ref>Vedi {{passo biblico2|Deuteronomio|21:22-23}}.</ref>, pertanto i Romani, che rispettavano le usanze locali, lasciavano che ciò avvenisse, tranne nei casi di esecuzioni di massa effettuate in seguito alla repressione di rivolte popolari, che tuttavia rappresentavano l’eccezione e non la norma. La sepoltura dei giustiziati doveva essere effettuata in fretta e senza i consueti riti funebri (corteo, lamenti, ecc.).<ref name=Lombatti /><ref name=Grasso>Santi Grasso, ''Il Vangelo di Giovanni'', Città Nuova, 2008, p. 746-748</ref> Secondo la legge ebraica, i condannati a morte da un tribunale giudaico non potevano essere sepolti nelle tombe di famiglia, ma dovevano essere tumulati in una tomba predisposta dalla corte di giustizia; dopo un anno si potevano [[esumazione|esumare]] i resti, recuperare le ossa e trasferirle nella tomba di famiglia (procedimento chiamato ''ossilegio'').<ref>{{cita web|url=https://maa.missouri.edu/gallery/atonement-afterlife-jewish-practice-ossilegium|titolo=The Jewish Practice of Ossilegium |lingua= |data= |accesso= }}</ref> Nel caso dei condannati a morte dai Romani, i familiari potevano invece richiedere il corpo per seppellirlo direttamente. La consegna della salma non era però un diritto, ma una concessione che poteva avvenire di volta in volta a discrezione dell'autorità romana; in alternativa, il cadavere era portato nel luogo destinato alle sepolture dei criminali e deposto in una fossa comune. La possibilità di ottenere il corpo del condannato sembra attestata dal ritrovamento archeologico di una tomba di famiglia sul [[monte Scopus]], vicino a Gerusalemme, in cui sono stati rinvenuti i resti dello scheletro di un uomo crocifisso; secondo vari studiosi, è plausibile che la richiesta del corpo di Gesù, proveniente da un giudeo autorevole come [[Giuseppe di Arimatea]] sia stata accolta favorevolmente<ref name=Grasso /><ref>C. Perrot, ''Jesus'', PUF, Paris, 1998, p. 115</ref>. D'altra parte, non è emersa finora alcuna prova storica che attesti che Gesù è stato sepolto in una fossa comune destinata ai delinquenti, come sostengono alcuni studiosi.<ref>Karl Adam, ''Gesù il Cristo'', Morcelliana, 1995</ref> Altri storici, come [[John Dominic Crossan|Crossan]], sottolineano, però, come sia stato rinvenuto un solo cadavere di un crocifisso sepolto in Palestina, nonostante le migliaia di crocifissioni di ribelli durante le varie rivolte ebraiche e le tre maggiori rivolte messianiche (ad esempio, il solo legato romano [[Publio Quintilio Varo|Varo]], dopo la morte di [[Erode il Grande|Erode]], crocifisse oltre duemila ribelli e il governatore Floro, nel 66 d.C. altri tremilaseicento<ref group=Nota>Anche durante l'assedio e la distruzione di Gerusalemme, nel 70 d.C., Flavio Giuseppe annota come gli ebrei venissero "''crocifissi di fronte alle mura''" e "''ogni giorno erano cinquecento, e talvolta anche di più [...] e tale era il loro numero che mancavano lo spazio per le croci e le croci per le vittime''".</ref>); questo unico rinvenimento, stante anche l'attività degli archeologi israeliani, dimostra come la sepoltura di un crocifisso fosse un'assoluta eccezione.<ref>John Dominic Crossan, ''Gesù una bibliografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 156-159.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 167-168, 188.</ref>
 
La figura di Giuseppe di Arimatea non compare negli [[Atti degli Apostoli]], che sostengono, invece, come la deposizione dalla croce e la sepoltura di Gesù furono effettuate dalle autorità giudaiche e tutti i membri del Sinedrio: "''Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo [...] chiesero a Pilato che fosse ucciso. [...] lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.''"<ref>{{passo biblico2|At|13,27-30}}.</ref>. Secondo Albert Barnes, invece, il soggetto di "lo deposero dalla croce" è "i Giudei", e Giuseppe e Nicodemo erano essi stessi Giudei; secondo Charles Ellicott, non era necessario affermare che Gesù fosse stato deposto da coloro che erano "discepoli in segreto, come Giuseppe e Nicodemo. Bastava il fatto che anche loro erano fra i capi dei Giudei, e che anche loro facevano ciò che facevano senza alcuna aspettativa di una risurrezione"<ref>{{cita web|url=http://biblehub.com/commentaries/acts/13-29.htm|titolo=Bible Hub |lingua= |data= |accesso= }}</ref>. Secondo il biblista [[Carlo Maria Martini]], il racconto degli Atti sembra frutto di un'abbreviazione e non è da considerarsi necessariamente in opposizione ai Vangeli.<ref>Carlo Maria Martini, ''Il problema storico della risurrezione negli studi recenti'', Università Gregoriana Editrice, Roma, 1980</ref> Secondo invece altri storici, anche cristiani, come [[John Dominic Crossan]] e [[Bart Ehrman]] il Vangelo di Marco conferma la versione degli Atti degli Apostoli sopra citata: tutto il sinedrio cercava una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte e "non quindi alcuni suoi membri, e nemmeno la maggior parte: ''tutto''" ({{passo biblico|Mc14,55}}) e, infine, "''tutti'' lo condannarono a morte" ({{passo biblico|Mc14,64}})<ref>John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 172.</ref><ref>Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 133-136.</ref>; inoltre, non è coerente che gli stessi sinedriti non avessero provveduto alla sepoltura di tutte e tre i cadaveri, inclusi quelli dei due crocifissi ai lati di Gesù.<ref>John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, p.173.</ref><ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 146.</ref> <br/>Va infine considerato che - se Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, come riportato nei vangeli, avessero toccato il cadavere o il sepolcro - a causa dell'impurità contratta<ref group=Nota>L'impurità di sette giorni è richiamata ad esempio in {{passo biblico2|Nm|19,11;31,19}}.</ref> non avrebbero potuto festeggiare l'imminente Pasqua, cosa molto grave per degli Ebrei praticanti e autorevoli membri del Sinedrio. Per analogo motivo, infatti, i capi dei giudei la stessa mattina non vollero entrare nel pretorio durante il processo a Gesù di fronte a Pilato<ref>''Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua'' ({{passo biblico2|Gv|18,28}}).</ref> È tuttavia verosimile che Giuseppe di Arimatea possa essersi limitato a dirigere le operazioni di sepoltura evitando il contatto diretto con il cadavere, fonte di contaminazione per un giudeo osservante.<ref>John J. Donahue, Daniel J. Harrington, ''The Gospel of Mark'', The Liturgical Press, 2002</ref>
 
Secondo alcuni storici, la figura di Giuseppe di Arimatea può essere stata creata per la necessità di avere un personaggio degno di fiducia e un luogo preciso, a differenza di una fossa comune, da cui proclamare la resurrezione di Gesù.<ref name="ref_A" /><ref name="ref_B">Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 287, 290.</ref><ref name="ref_C">John Dominic Crossan, Gesù una bibliografia rivoluzionaria, Ponte alle Grazie, 1994, pp. 188-194,196.</ref> Altri studiosi mettono invece in dubbio alcuni aspetti della sua figura, come quello che fosse un discepolo di Gesù, e il biblista [[Mauro Pesce]] sostiene - pur ritenendo possibile, come riportato in {{passo biblico|At13,27-30}}, che la sepoltura fosse stata effettuata dalle autorità giudaiche di Gerusalemme (per un uomo solo non sarebbe stato possibile tirare giù un condannato dalla croce e trasportarlo sul luogo della sepoltura) - che la figura di Giuseppe di Arimatea non sia probabilmente storica ma creata per giustificare la presenza di una tomba privata e che, dopo esser stato citato per la prima volta per il solo scopo della sepoltura, scompaia dagli stessi vangeli e non sia mai menzionato neppure negli Atti degli Apostoli; la figura di tale personaggio è quindi indispensabile per la strategia narrativa evangelica ma - anche supponendo storico l'intervento sinedrile nella sepoltura, che avrebbe comunque comportato l'utilizzo di una fossa comune<ref group=Nota>Secondo diversi studiosi, gli Ebrei non usavano fosse comuni ma sepolture singole anche per i condannati a morte. Per approfondimento e riferimenti si veda più sotto.</ref> - si è avuta la trasformazione di un atto del Sinedrio in un'iniziativa individuale (compresa la richiesta del cadavere a Pilato).<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 138-159, 293.</ref> Anche [[Paolo di Tarso]], come gli Atti degli Apostoli, non parla mai di Giuseppe di Arimatea in nessuno dei suoi scritti:<ref>Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 133-135.</ref> nella [[Prima lettera ai Corinzi]] afferma che Gesù fu sepolto, ma non si sofferma sui particolari. Ciò però non sarebbe significativo, perché nei suoi scritti Paolo non dà quasi mai dettagli storici su Gesù.<ref>Raymond Brown, ''101 Questions and Answers on the Bible'', Paulist Press, 1990</ref> <br/>Il citato storico cristiano [[John Dominic Crossan]] ritiene l'episodio della sepoltura di Gesù "''falsa e antistorica''" e la figura di Giuseppe di Arimatea una creazione "''per il nome, il luogo e la sua funzione''", finalizzato alla giustificazione della risurrezione e, analogamente, lo storico e teologo cristiano [[Rudolf Bultmann]] ritiene il [[tomba vuota|sepolcro vuoto]] una creazione apologetica degli evangelisti, sempre funzionale a provare la risurrezione.<ref name="ref_B" /><ref name="ref_C" /><ref>John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 172-176, 209.</ref> Altri studiosi ritengono invece plausibile l’intervento di un membro del Sinedrio presso Pilato per avere il corpo di Gesù per le seguenti motivazioni: il Sinedrio non voleva che i corpi dei giustiziati restassero appesi alla croce durante un’importante festa religiosa e voleva anche assicurarsi che Gesù, ritenuto colpevole di blasfemia, fosse seppellito con disonore in una tomba predisposta dalle autorità ebraiche, come prevedevano le norme religiose. È credibile anche la consegna del corpo da parte di Pilato, dal momento che il Sinedrio collaborava con i Romani per il mantenimento dell’ordine pubblico e che erano state le autorità ebraiche a consegnare Gesù all’autorità romana. È ritenuto possibile anche che il corpo di Gesù sia stato deposto in una tomba scavata nella roccia, però non si sarebbe trattato di una tomba privata o di una tomba nuova, ma di un sepolcro che il Sinedrio riservava ai colpevoli di crimini religiosi.<ref>[http://enoch2112.tripod.com/ByronBurial.htm Byron R. McCane, ''The Shame of Jesus’ Burial'']</ref> [[Raymond Edward Brown]] ritiene che la figura di Giuseppe di Arimatea e la sepoltura di Gesù siano storiche secondo la descrizione del Vangelo di Marco: Giuseppe sarebbe stato un membro del Sinedrio e un pio ebreo, che avrebbe fatto seppellire frettolosamente Gesù in una tomba scavata nella roccia. Altri particolari, come quello che fosse un discepolo di Gesù, che avrebbe fatto mettere Gesù nella sua tomba di famiglia e che avrebbe provveduto personalmente all'unzione della salma insieme a Nicodemo, sono da ritenersi dubbi e sono probabilmente abbellimenti successivi degli altri evangelisti.<ref>Raymond Brown, La morte del Messia, Queriniana, 1999</ref>
 
Il biblista James W. Pryor ritiene che Giuseppe di Arimatea abbia agito per conto del Sinedrio e non di propria iniziativa per una personale simpatia verso Gesù, ma rimane il dubbio se si sia offerto volontariamente di recarsi da Pilato o se sia stato delegato a farlo.<ref>John W. Pryor, ''Jesus Reburied?'' Wipf & Stock, 2013, p. 108</ref> Anche lo storico scettico [[Maurice Casey]] ritiene che il racconto riportato dal Vangelo di Marco potrebbe essere storico tranne il particolare dell'acquisto del lenzuolo nuovo, perché non ci sarebbe stato il tempo di farlo a causa della sospensione delle attività commerciali per la festività del sabato. Per Casey, Gesù sarebbe stato deposto in una delle tombe che il [[Beth Din]] teneva a sua disposizione per le sepolture dei criminali.<ref>Maurice Casey, ''Jesus of Nazareth: An Independent Historian’s Account of his life and teaching'', T&T Clark International, 2010, p. 451-453</ref> <br/> Alcuni autori, tra cui Kris Komarnitski, ritengono invece che Gesù sia stato sepolto nel terreno e che la storia della tomba sia frutto di un abbellimento degli evangelisti per rendere la sepoltura più onorevole: la sepoltura nelle tombe scavate nella roccia era una prerogativa dei ricchi ed era poco probabile che il Sinedrio mantenesse una tomba di questo tipo per la sepoltura dei criminali religiosi. Bisogna però tenere conto che gli Ebrei, a differenza dei Romani, non usavano fosse comuni a causa di un divieto religioso, riportato dal [[Talmud babilonese]] (solo due persone sposate o comunque legate da vincoli familiari potevano stare nella stessa fossa), per cui la sepoltura di Gesù nel terreno da parte del Sinedrio avrebbe richiesto l’approntamento di una fossa singola. Per motivi di purità religiosa, le sepolture nel terreno erano delimitate da due pietre (una alla testa e una ai piedi) e una di esse veniva marcata, per cui il luogo della sepoltura di Gesù sarebbe stato comunque identificabile.<ref>Jake H. O’Connell, ''Jesus' Resurrection and Apparitions: A Baylesian Analysis'', Resource Publications, 2016, p. 133-139</ref> Secondo l’archeologa e biblista [[Jodi Magness]] è invece plausibile che Gesù, essendo la vigilia del sabato e mancando il tempo di predisporre nel terreno una fossa singola delimitata da pietre secondo le norme ebraiche, sia stato tumulato in uno dei loculi di una tomba scavata nella roccia, che avrebbe potuto essere anche una tomba privata. La Magness ha affermato che il racconto dei Vangeli sulla sepoltura di Gesù è sostanzialmente in accordo con le scoperte archeologiche e con nostre conoscenze sulle norme ebraiche, anche se l’archeologia nulla può dire sull'esistenza storica di Giuseppe di Arimatea.<ref>[https://ancient-world-project.nes.lsa.umich.edu/tltc/wp-content/uploads/2016/08/DEATH_OSSUARIES_Magness-2003_Ossuaries-and-the-Burials-of-Jesus-and-James.pdf Ossuaries and the Burials of Jesus and James, p. 147-149]</ref> Diversi studiosi, tra cui [[Richard Carrier]], ritengono che la deposizione di Gesù nella tomba scavata nella roccia sia stata temporanea e che, trascorso il sabato, il corpo sia stato trasportato da Giuseppe di Arimatea nel luogo della sepoltura definitiva; altri autori però non lo ritengono possibile, a causa di una norma religiosa che vietava di muovere i cadaveri.<ref>{{cita web|url=https://www.richardcarrier.info/BurialFAQ.html|titolo=Burial of Jesus FAQ |lingua= |data= |accesso= }}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.bibleinterp.com/articles/burial357907.shtml#sdfootnote1anc|titolo=Jewish Burial |lingua= |data= |accesso= }}</ref>