Gesù e il problema di una vita/Capitolo 14: differenze tra le versioni

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Altri studiosi, consapevoli che un'eclissi naturale non poteva avvenire nel periodo della Pasqua né poteva durare tanto a lungo, la considerano un evento miracoloso.<ref>{{en}} George F. Chambers, ''The Story of Eclipses'', George Newnes, Ltd, 1899, pp. 129–130</ref> L'astronomo [[w:Giovanni Sacrobosco|Giovanni Sacrobosco]] nel suo ''[[w:Tractatus de Sphaera|Tractatus de Sphaera]]'' ritiene «che l'eclisse non fu naturale, ma, piuttosto, miracolosa e contraria alla natura».<ref>{{en}} Robert Bartlett, [https://books.google.com/books?id=d9O3PtKMPNsC ''The Natural and the Supernatural in the Middle Ages''], Cambridge University Press, 2008, pp. 68-69.</ref> Gli studiosi moderni che considerano l'oscurità un fenomeno miracoloso, tendono a considerarlo come un evento prodigioso associato a fenomeni naturali, quali polveri vulcaniche o dense nubi oppure omettono del tutto una spiegazione naturale.<ref>{{en}} Dale C. Allison, [https://books.google.com/books?id=jJgaNuDFxC4C ''Studies in Matthew: Interpretation Past and Present''], Baker Academic, 2005, pp. 68-69.</ref> La ''Reformation Study Bible'', una Bibbia protestante, dichiara semplicemente trattarsi di «un'oscurità soprannaturale».<ref>{{en}} R. C. Sproul (a cura di), ''The Reformation Study Bible'', Ligonier Ministries, 2010.</ref> Nota comunque il teologo Raymond Edward Brown<ref>Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1036-1038.</ref> che "qualunque suggerimento che Dio sospese le leggi naturali e causò una straordinaria lunga eclissi sull'intera terra a quel tempo si scontra contro il silenzio di autori antichi contemporanei sul supposto evento, come Seneca e Plinio, che normalmente avrebbero notato una tale straordinaria meraviglia".
 
Alcuni studiosi ipotizzano che l'oscurità sia causata da una [[w:tempesta solare|tempesta solare]], da dense nuvole o dalle conseguenze di un'eruzione vulcanica.<ref name="The Death of the Messiah: a Commentary on the Passion Narratives in the Four Gospels, The Anchor Bible Reference Library. Volume 2: From Gethsemane to the Grave">Raymond E. Brown, [https://books.google.com/books?id=nfwfAAAAIAAJ ''The Death of the Messiah: a Commentary on the Passion Narratives in the Four Gospels, The Anchor Bible Reference Library. Volume 2: From Gethsemane to the Grave''], Doubleday, 1994, p. 1040.</ref> Nel 2011 Humphreys accettò che Luca si riferisse al sole e ipotizzò che si possa essere trattato di una tempesta di sabbia, [[w:khamsin|khamsin]], che in genere si verifica da marzo a maggio e può oscurare il sole per alcune ore.<ref group="Nota" name="he Mystery of the Last Supper: Reconstructing the Final Days of Jesus">Colin J. Humphreys, [https://books.google.com/books?id=BEy1BZRRAPQC ''The Mystery of the Last Supper: Reconstructing the Final Days of Jesus''], Cambridge University Press, 2011, p. 84. In precedenza lo stesso autore aveva espresso un'opinione differente in Colin J Humphreys, W. Graeme Waddington, ''Dating the Crucifixion"'', Nature. 306 (5945):743, 1983 Bibcode:1983Natur.306..743H. doi:10.1038/306743a0.</ref>
 
Infatti questi eventi prodigiosi non sono citati da nessun resoconto storico dell'epoca e neppure dal [[w:Vangelo secondo Giovanni|Vangelo di Giovanni]]; gli altri tre [[w:Evangelista|evangelisti]] non accennano al terremoto quando "le rocce si spezzarono" e, soprattutto, alla risurrezione dei morti, presenti solo nel ''[[w:Vangelo secondo Matteo|Vangelo di Matteo]]''.<ref group="Nota">Tali narrazioni sono ritenute da alcuni studiosi come [[w:Rudolf Bultmann|Rudolf Bultmann]], [[w:John Dominic Crossan|John Dominic Crossan]] e gli esegeti dell'[[w:École biblique et archéologique française|École biblique et archéologique française]] (i curatori della ''Bibbia di Gerusalemme''), di natura leggendaria. Il teologo [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] ritiene che tali episodi siano presentati, secondo la visione teologica degli evangelisti, "in linguaggio apocalittico e immagini prese dalle Scritture" e "a creare maggior problema nell'interpretazione letterale è il fatto di non comprendere la loro natura simbolica e il genere letterario nel quale vengono presentati. Un paragone sarebbe per i lettori dell'anno 4000 d.C. il dibattere sulla storicità del libro di George Orwell «''[[w:1984 (romanzo)|1984]]''»: Orwell è stato l'interprete più perspicace delle forze distruttive scatenate durante la sua vita, ma la sua fu una visione discriminante, non la storia di cosa effettivamente accadde in un anno specifico" e "commentatori dal periodo del Nuovo Testamento in avanti hanno mostrato grande inventiva nell'interpretare questi eventi, e [occorre] mantenere la sovrabbondanza di queste interpretazioni (per quanto interessanti possano essere) distinta da cosa ogni evangelista desiderava comunicare sugli avvenimenti che descrisse e cosa plausibilmente avrebbe capito su questo un suo lettore del primo secolo"; Brown evidenzia anche che, per quanto riguarda Matteo, questi "ereditò da Marco due fenomeni escatologici (l'oscurità su tutta la terra a mezzogiorno e lo stracciarsi del velo del santuario) come segni di giudizio divino in reazione alla morte del Messia, il figlio di Dio. A loro egli aggiunse altri 6 fenomeni, anch'essi segni di natura escatologica o anche apocalittica" e, come per gli altri fenomeni narrati, per la risurrezione matteiana dei morti "un tale fenomeno su larga scala avrebbe dovuto lasciare delle tracce nella storia degli ebrei o secolare". Lo storico del cristianesimo [[w:Remo Cacitti|Remo Cacitti]] osserva inoltre: "è evidente che qui di storico non c'è nulla. La descrizione di ciò che avviene nel momento in cui Gesù muore obbedisce tipologie fisse: i terremoti, i sepolcri che si aprono, il cielo che si oscura. Il significato dell'evento è dato invece dalla fede di Matteo o, per meglio dire, dalla fede di una comunità cristiana convinta che con la croce si fosse inaugurata la nuova creazione, in sostituzione di quella descritta nella Genesi". (Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1098, 1120-1140, 1304-1305; Rudolf Bultmann, ''Storia dei vangeli sinottici'', EDB, 2016, p. 274; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, p. 197; Corrado Augias e Remo Cacitti, ''Inchiesta sul cristianesimo'', Mondadori, 2012, pp. 50-51; Bart Ehrman, ''Il Nuovo Testamento'', Carocci Editore, 2015, p. 113; Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, p. 148).</ref><ref name="B">Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, p. 148.</ref> Tali eventi, descritti nei vangeli sinottici, furono:
 
* Un fortissimo terremoto in cui "le rocce si spezzarono" e la risurrezione di molti morti nei sepolcri con la loro apparizione in Gerusalemme<ref>''E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.'' ({{passo biblico|Mt|27:50-53}}).</ref>: queste manifestazioni sono descritte solo nel Vangelo secondo Matteo. La risurrezione dei morti nei sepolcri, peraltro, avvenne in modo particolare: alla morte di Gesù, i sepolcri si aprirono e molti morti risorsero ma restarono fermi nel sepolcro aperto - e quindi accessibile a tutti - per tre giorni, fino alla risurrezione di Gesù; solo dopo uscirono dai sepolcri stessi e camminarono per Gerusalemme, apparendo quindi avvolti nelle bende o nel lenzuolo mortuario e sembra senza suscitare panico.<ref name="B" /> La scena è ritenuta da studiosi, anche cristiani, di natura leggendaria e, a livello simbolico, "la risurrezione dei giusti dell'AT è un segno dell'era escatologica".<ref>Così come evidenziano gli esegeti dell'École biblique et archéologique française (i curatori della Bibbia di Gerusalemme), i quali aggiungono che questi risorti attendono la risurrezione di Gesù per entrare in Gerusalemme, la città santa, e "si ha qui una delle prime espressioni della fede nella liberazione dei morti mediante la discesa di Cristo agli inferi". Il teologo Raymond Brown evidenzia inoltre: "Ci sono numerosi esempi nell'Antico Testamento di scosse telluriche come segno di giudizio divino o degli ultimi tempi, come ad esempio Giudici 5,4; Isaia 5,25 e 24,18; Ezechiele 38,19; Geremia 4,23. [...] Perciò, i lettori di Matteo, se erano familiari con questo background, avrebbero dovuto avere poche difficoltà a riconoscere nelle scosse della terra che accompagnavano la rottura del velo del santuario un segno apocalittico del giudizio di Dio evocato dalla crudele morte di cui il figlio di Dio fu fatto oggetto" e tali eventi secondo gli esponenti dell'esegesi storico-critica sarebbero storicamente improbabili anche perché non riportati da altre fonti, visto che "l'oscurità per 3 ore su tutta la terra a mezzogiorno e la scossa della terra (e probabilmente il concomitante spezzarsi delle rocce) dovrebbero essere stati visibili a tutti nell'area, almeno". Lo storico del cristianesimo [[w:Remo Cacitti|Remo Cacitti]] osserva inoltre: "nel testo di Matteo si dice che i morti escono dai sepolcri dopo la risurrezione di Gesù ma Gesù è appena morto le cose non si combinano" e questo "si spiega con l'analisi esegetica. Matteo utilizza il testo di Ezechiele [{{passo biblico|Eze|37:1-14}}] – che, a quanto pare, veniva letto nelle sinagoghe durante la liturgia pasquale giudaica – per dare un significato salvifico alla morte di Gesù. Tuttavia, egli si rende conto che l'immagine usata dal profeta urta con quanto ha scritto Paolo quando afferma che Cristo è «il primogenito di coloro che risuscitano dai morti» (Col 1,18). Allora, in maniera maldestra, Matteo inserisce questa sua correzione per armonizzare due tradizioni teologiche che si contraddicono". Il biblista [[w:Bart Ehrman|Bart Ehrman]] ritiene inoltre che "al di là di alcuni fondamentalisti e altri che leggono la Bibbia alla lettera, oggi sono davvero pochi i lettori così ingenui da pensare che si tratti di un ricordo fondato nella realtà". (Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2388; Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1121-1122, 1129-1133, 1137-1140; Corrado Augias e Remo Cacitti, ''Inchiesta sul cristianesimo'', Mondadori, 2012, pp. 50-51. Cfr. anche: Rudolf Bultmann, ''Storia dei vangeli sinottici'', EDB, 2016, p. 274; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, p. 197; Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, p. 148).</ref> Una ricerca geologica ha riscontrato indizi di un terremoto avvenuto in Palestina nel 31 d.C., senza che ovviamente sia possibile identificarlo con il terremoto di cui parla Matteo.<ref>{{en}} Jefferson Williams, Michael J. Schwab, Achim Brauer, [https://www.researchgate.net/publication/229810999_An_early_first-century_earthquake_in_the_Dead_Sea ''An early first-century earthquake in the Dead Sea''], International Geology Review 54(10):1219–1228 (July 2012)</ref>
 
* Il buio su tutta la terra per tre ore, da mezzogiorno alle tre<ref>{{passo biblico2|Mc|15,33}}; {{passo biblico2|Lc|23,44}}; {{passo biblico2|Mt|27,45}}.</ref>: avvenimento raccontato nei tre vangeli sinottici, non necessariamente, come già detto, come vicenda storica.<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 1038.</ref> In base, infatti, ai calcoli astronomici non ci furono - né furono registrate - eclissi solari nel periodo in cui si ritiene sia avvenuta la morte di Gesù; inoltre le eclissi - che durano al massimo sette minuti e sono visibili da una porzione molto ridotta della superficie terrestre - non possono verificarsi in prossimità della Pasqua ebraica, perché quest'ultima coincide con il plenilunio, quindi la Luna è necessariamente dalla parte opposta della Terra rispetto al Sole e non può oscurare quest'ultimo. Altri studiosi hanno ipotizzato che l'oscurità non sia stata causata da un'eclisse, ma da una tempesta di sabbia, da dense nubi o dalle conseguenze di un'eruzione vulcanica.<ref name="The Death of the Messiah: a Commentary on the Passion Narratives in the Four Gospels, The Anchor Bible Reference Library. Volume 2: From Gethsemane to the Grave" /><ref group="Nota" name="he Mystery of the Last Supper: Reconstructing the Final Days of Jesus" /> Il brano può anche essere interpretato a livello metaforico, facendo riferimento all’''Antico Testamento'';<ref group=Nota>Ad esempio: {{passo biblico2|Amos|8,9-10}}; {{passo biblico2|Is|13,10}}; {{passo biblico2|Qo|12,2}}.</ref> va inoltre osservato che "c'è un'abbondante testimonianza greco-romana che segni straordinari furono comunemente associati alla morte di grandi uomini o semidivinità".<ref group="Nota">Così [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]], che aggiunge: "Se noi ci limitiamo ad autori che scrissero entro 100 anni prima o dopo la morte di Gesù, troviamo che Plutarco riporta che alla morte o partenza di Romolo «la luce del sole fu eclissata». Similmente Ovidio usa l'espressione il «sole sembrò estinguersi». Quando Giulio Cesare fu ucciso, Plutarco parla di un oscuramento del sole e Flavio Giuseppe la descrive come un'occasione nella quale «il sole se ne andò». Plinio menziona questa morte per esemplificare una grande aspettativa: «portentose e lunghe eclissi del sole, come quando Cesare morì»". (Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1034-1043; Bibbia TOB, ''Nuovo Testamento'', Vol. 3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 282; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 1-4).</ref>
 
* Il velo del [[w:Tempio di Gerusalemme|Tempio]] che si squarciò<ref>{{passo biblico|Mc|15,37-38}}; {{passo biblico2|Lc|23,44-46}}; {{passo biblico2|Mt|27,50-51}}.</ref>: l'evento è citato in tutti e tre i sinottici ma vi è discordanza tra le narrazioni, in quanto i vangeli di [[w:Vangelo secondo Marco|Marco]] e [[w:Vangelo secondo Matteo|Matteo]] sostengono che il velo si squarciò solo dopo che Gesù era già morto<ref>"''Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.''" ({{passo biblico2|Mc|15,37-38}}) e "''E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono''" ({{passo biblico2|Mt|27,50-51}}).</ref>, al contrario del [[w:Vangelo secondo Luca|Vangelo di Luca]] che riferisce come l'evento accadde quando Gesù era ancora vivo<ref>"''Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.''" ({{passo biblico|Lc|23,45-46}}).</ref>; le due versioni sono temporalmente inconciliabili.<ref group="Nota">Nota il teologo [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] che "[in Luca] come in Marco l'oscurità è dalla sesta ora fino alla nona ora; ma tra l'oscurità e l'urlo di morte di Gesù c'è interposto lo strapparsi del velo del santuario, il quale è associato con l'eclissi del sole. [...] Questo riarrangiamento è indubbiamente una riflessione di Luca dovuta alla sua inclinazione per un resoconto (logicamente) più ordinato e mostra la comprensione che i due segni sono di origine simile, riflettendo l'ira divina. Luca volle concentrare gli elementi negativi prima del momento in cui Gesù mandasse il suo spirito nelle mani di suo Padre. [...] Luca, inoltre, muovendo lo strapparsi del velo a prima, ha semplificato la duplicazione di Marco («dall'alto al basso» e «in due parti») nell'unica espressione: «nel mezzo» significando «nella meta oppure dal mezzo in giù». [...] l'amore di Marco per la duplicazione ha un forte effetto letterario qui: il velo è strappato «dalla punta al fondo» e «in due» e così non potrà essere riparato. Così per Marco lo strapparsi del velo del santuario significa che con la morte di Gesù il santuario ha cessato di esistere e l'edificio che continuava ad esistere non era più un luogo santo" e "il velo del tempio era un simbolo associato alla morte di Gesù a un livello pre-marciano, in quanto appare in un'altra maniera nella Lettera agli Ebrei". (Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 5, 10, 1038, 1099, 1101-1102, 1134-1138; Bart D. Ehrman, ''Jesus Interrupted - Revealing the Hidden Contradictions in the Bible'', HarperCollins Publishers, 2009, pp. 51-52).</ref> In ogni caso, tale evento – che, interessando il ''[[w:Santo dei Santi|Sancta Sanctorum]]'', l'area più sacra del Tempio, avrebbe dovuto avere un'eco notevole – non è riportato da alcun'altra fonte storica e anche lo storico ebreo [[w:Flavio Giuseppe|Flavio Giuseppe]] – che ben conosceva il Tempio e parlò del suo velo in relazione agli anni precedenti alle guerre giudaiche del 66 d.C. – non citò questo catastrofico evento.<ref group="Nota">Appare, inoltre, piuttosto improbabile che gli [[w:Evangelista|evangelisti]] possano avere avuto notizia che il velo del Tempio si fosse squarciato da solo: questo velo era una tenda nel Tempio, in una zona dove poteva entrare – e unicamente in determinate occasioni – solo il [[w:Sommo sacerdote|Sommo sacerdote]], ovvero [[w:Caifa|Caifa]], che aveva sentenziato la condanna di Gesù stracciandosi le vesti solo il giorno prima ({{passo biblico2|Mc|14,53-65}}; {{passo biblico2|Mt|26,57-68}}); Caifa - supposto che il fatto fosse realmente accaduto e che lui fosse lì nel momento giusto - difficilmente lo avrebbe riferito ad altri, ammettendo così implicitamente che la morte di Gesù aveva prodotto un simile evento miracoloso e "se il velo interno si fosse strappato, gli unici che avrebbero potuto saperlo sarebbero stati i sacerdoti, in quanto erano i soli a cui era permesso entrare nel luogo santo del Tempio e, secondo i resoconti dei sinottici, in quel momento essi erano al Golgota. In ogni caso, essi avrebbero avvisato di un tale evento se anche fosse avvenuto al momento della morte di Gesù?". (Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1112-1113; Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 148-149).</ref> Tale episodio secondo alcuni esegeti può essere considerato come non storico, ma simbolico, ovvero la rimozione del velo "che separava da Dio tutti eccetto i sacerdoti [e] in Gesù, ora, tutti hanno accesso a Dio".<ref group="Nota">Come osservato dagli esegeti del "''Nuovo Grande Commentario Biblico''" e [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] sottolinea inoltre: "La funzione generale del velo era dividere lo spazio Santo da quello profano, e strappare il velo significava distruggere lo speciale carattere di santità che faceva di quel posto un santuario. A parte il considerare il santuario una dimora divina, un'idea condivisa dai pagani e dagli Ebrei, strappare il velo significava che la presenza divina se n'era andata. [...] Però per alcuni, non affermare la storicità dello strapparsi del velo del santuario, oppure del terremoto, oppure dell'apparizione dei morti risuscitati, tutti narrati in relazione alla morte di Gesù, è come negare la guida Divina o l'ispirazione dei resoconti dei vangeli. Paradossalmente, questo giudizio sminuisce lo stesso potere di Dio che si cerca di proteggere: se gli esseri umani poterono dare un'esposizione ricca di significato della morte di Gesù, in un linguaggio e in un genere letterario diverso della storia, su che basi può uno negare la libertà di Dio di fornire una guida ispirata a queste espressioni?". (Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 5, 10, 1038, 1099, 1101-1102, 1134-1136; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 939; [https://it.aleteia.org/2015/05/04/cosera-il-velo-del-tempio-che-si-squarcio-alla-morte-di-gesu/ Articolo dedicato]).</ref>
 
== La sepoltura ==
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|+ Sinossi della sepoltura di Gesù<ref>Bart Ehrman, Il Nuovo Testamento, Carocci Editore, 2015.</ref>
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! [[w:Vangelo secondo Matteo|Matteo]]
! [[w:Vangelo secondo Marco|Marco]]
! [[w:Vangelo secondo Luca|Luca]]
! [[w:Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]]
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| colspan="4"| [[w:Giuseppe d'Arimatea|Giuseppe]] e [[w:Ponzio Pilato|Pilato]]
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| Giuseppe d'Arimatea, uomo ricco e discepolo di Gesù, chiede a Pilato il corpo di Gesù entro sera. Pilato ordina che gli sia dato.<small>({{passo biblico|Mt|27,57–58}})</small>
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==== Lettere di Paolo ====
Nella [[w:Prima lettera ai Corinzi|Prima lettera ai Corinzi]] ({{passo biblico|1Cor|15,3-4}}) [[w:Paolo di Tarso|san Paolo]] afferma che Gesù, dopo essere stato crocifisso, fu sepolto e risuscitò dai morti, senza fornire alcun particolare.
 
=== Discussione sulla storicità ===
[[File:Mosaic - Entombment of Jesus.JPG|thumb|330px|<small>Mosaico che rappresenta al deposizione di Gesù nella tomba presso la [[w:Unzione|pietra dell'unzione]] nella [[w:Basilica del Santo Sepolcro|Chiesa del Santo Sepolcro]]</small>]]
Sulla deposizione e sepoltura di Gesù, i vangeli canonici concordano tutti in tre particolari: la sepoltura fu curata da [[w:Giuseppe di Arimatea|Giuseppe di Arimatea]]; la salma venne tumulata in una tomba scavata nella roccia; il corpo fu avvolto in un lenzuolo (solo il vangelo di Giovanni parla di "teli" e di un "sudario" ma si tratta di particolari aggiuntivi, dato che venivano usati ''anche'' teli di lino per bloccare le mani e i piedi e un fazzoletto per coprire il volto<ref>Gianfranco Ravasi, ''I Vangeli del Dio risorto'', Edizioni Paoline, 1995</ref>). Secondo il criterio dell'attestazione multipla, che considera autentico un dato attestato da tutte le fonti evangeliche, questi particolari sono da ritenere storicamente fondati.<ref name=civiltà>''La Civiltà cattolica'', Vol.I, Quaderno 2989, 4 gennaio 1975</ref> Il racconto differisce in alcuni dettagli minori: i vangeli di Marco e Luca riportano che Giuseppe di Arimatea era un membro del Sinedrio, quelli di Matteo e Giovanni che era un discepolo di Gesù; solo il vangelo di Matteo afferma che la tomba apparteneva a Giuseppe di Arimatea, mentre solo il vangelo di Luca e quello di Giovanni affermano che la tomba non era stata mai usata; solo il vangelo di Marco afferma che il lenzuolo era nuovo e acquistato per l'occasione.<br/> Data l’ostilità dei primi cristiani nei confronti delle autorità ebraiche che condannarono Gesù, l’appartenenza di Giuseppe di Arimatea al Sinedrio è ritenuta altamente probabile, altrimenti non si spiegherebbe come mai questa storia possa essere stata immaginata dal nulla<ref>Raymond Brown, ''The Death of the Messiah'', Garden City, 1994, p. 1240-1241</ref>. È invece improbabile che Giuseppe possa essere stato semplicemente un discepolo di Gesù: all’epoca, se una persona che richiedeva il corpo di un crocifisso per dargli una degna sepoltura non era un suo parente, correva il rischio di essere considerato un sostenitore del condannato. L’informazione secondo cui la tomba non era stata mai usata è plausibile: un giustiziato non poteva essere sepolto nella tomba occupata da normali defunti, altrimenti avrebbe contaminato le loro ossa<ref>AA.VV., ''Nuovo commentario biblico. I Vangeli'', Borla, 2005, p. 866</ref>. Sembra invece piuttosto improbabile che Giuseppe di Arimatea, come dichiarato dal [[Vangelo secondo Matteo]], si fosse fatto costruire una tomba a [[Gerusalemme]], proprio nei pressi del [[Calvario|Golgota]]. Infatti - a parte la coincidenza che la tomba fosse proprio nel luogo della crocifissione di Gesù - per gli Ebrei era molto importante essere sepolti nella propria terra nativa con i loro padri che, nel caso di Giuseppe e dei suoi famigliari, era appunto la città di [[Arimatea]] - identificabile come l'attuale [[Rantis]], a oltre trenta chilometri dalla capitale giudaica - e non Gerusalemme.
 
Anche se non si può escludere che, risiedendo ormai a Gerusalemme, Giuseppe di Arimatea potesse avere acquistato un sepolcro in questa città,<ref>Gianfranco Ravasi, ''I Vangeli del Dio risorto'', San Paolo, 1995</ref> alcuni commentatori ritengono che Matteo abbia voluto sottolineare la realizzazione della profezia di Isaia (53,9) secondo cui nella sua morte il messia sarebbe stato con il ricco.<ref>http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=Isaia+53%3B+Matteo+1%3A21%3B+Romani+3%3A21-26%3B+Ebrei+9%3A15&versioni</ref><ref>{{cita web|url=https://dehoniane.it/contents/testimoni/20030723a.htm|titolo=Il servo trasfigurato |lingua= |data= |accesso= }}</ref> Il [[Vangelo di Giovanni]] riporta invece che il sepolcro fu scelto perché era vicino al luogo della crocifissione, senza precisare chi ne fosse il proprietario.<br/> Nonostante la condanna a morte, Gesù ebbe una sepoltura onorata: a quell'epoca, solo le persone di una certa levatura sociale venivano sepolte in grotte o in tombe scavate nella roccia, mentre le persone umili venivano sepolte direttamente nella terra.<ref>{{cita web|url=http://www.parrocchie.it/calenzano/santamariadellegrazie/bzzlLa%20sepoltura.htm|titolo=La sepoltura presso gli ebrei |lingua= |data= |accesso= }}</ref> All’epoca di Gesù le tombe scavate nella roccia erano di due tipi, a loculi e ad arcosolio. Le prime consistevano in una camera quadrata, nelle cui pareti venivano scavate diverse buche rettangolari ([[loculo|loculi]]) per la collocazione delle salme, mentre le seconde consistevano in una camera con il soffitto a volta ([[arcosolio]]) dotata di anticamera; su uno dei lati della camera veniva ricavato un catafalco su cui si poneva la salma. In base al racconto dei Vangeli si ricava che Gesù fu sepolto in una tomba ad arcosolio, riservata alle persone più abbienti.<ref>Jacek Oniszczuk, ''Incontri con il Risorto in Giovanni'', Grigorian Biblical Press, 2013, p. 30</ref> Alcuni studiosi fanno notare che per la mancanza di riti funebri la sepoltura di Gesù descritta nel vangelo di Marco non può essere ritenuta onorevole, nonostante gli sforzi successivi degli altri evangelisti per renderla più dignitosa.<ref name=Lombatti>Antonio Lombatti, ''Inchiesta sulla Bibbia'', p. 226-228</ref> Gesù venne seppellito in fretta perché era la vigilia del sabato; le donne, spaventate, non parteciparono ma si accontentarono di guardare. Secondo gli studiosi cristiani, alcune delle informazioni fornite dai Vangeli erano verificabili, come il nome di Giuseppe di Arimatea e la presenza di una tomba vicino al luogo della crocifissione; anche questo depone a favore della storicità degli eventi.<ref name=civiltà />