Gesù e il problema di una vita/Capitolo 14: differenze tra le versioni

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La narrazione del '''processo di Gesù''' è descritta nei quattro [[w:Vangelo#Vangeli canonici|vangeli canonici]] ([[w:Vangelo di Matteo|Matteo]] 26,57-27,26<ref>Matteo {{passo biblico|Mt|26,57-27,26}}.</ref>; [[w:Vangelo di Marco|Marco]] 14,53-15,15<ref>Marco {{passo biblico|Mc|14,53-15,15}}.</ref>; [[w:Vangelo di Luca|Luca]] 22,54-23,25<ref>Luca {{passo biblico|Lc|22,54-23,25}}.</ref> e [[w:Vangelo di Giovanni|Giovanni]] 18,12-19,16<ref>Giovanni {{passo biblico|Gv|18,12-19,16}}.</ref>).
 
Dopo la celebrazione dell'Ultima cena in compagnia degli apostoli, Gesù [[w:arresto di Gesù|fu arrestato]] nell'orto del Getsemani, poco fuori Gerusalemme, con la complicità di [[w:Giuda Iscariota|Giuda Iscariota]]. In seguito fu interrogato dalle varie autorità politiche e religiose dell'epoca: [[w:Anna (sommo sacerdote)|Anna]], [[w:Caifa|Caifa]], il [[w:Sinedrio|Sinedrio]], [[w:Ponzio Pilato|Pilato]], [[w:Erode Antipa|Erode Antipa]]. Il tribunale ebraico gli contestò un'accusa teologica, la [[w:bestemmia|bestemmia]], per essersi equiparato a Dio; alcuni storici dissentono sostenendo che in base alle leggi ebraiche non vi sarebbe stata alcuna bestemmia.<ref>Bart Ehrman, ''Il Nuovo Testamento'', Carocci Editore, 2015, p. 111,119,145,170,195.</ref><ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 108-109,121-128.</ref> Davanti al tribunale romano venne formulata un'accusa politica, la sedizione e il reato di [[w:lesa maestà|lesa maestà]] per essersi proclamato "re dei Giudei"<ref>{{cita|Stott|p. 60|stott}}.</ref>. La condanna capitale fu emessa da Pilato ed eseguita mediante [[w:crocifissione di Gesù|crocifissione]]<ref>{{cita|Stott|p. 61|stott}}.</ref>.
 
== Gli eventi, in sinossi, secondo quanto riportato dai Vangeli canonici ==
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{| class="wikitable" style="text-align:center;"
|+ Sinossi degli eventi del processo<ref>{{cita| Angelico Poppi|pp. 245-252|poppi}}.</ref><ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 121-128.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Il Nuovo Testamento'', Carocci Editore, 2015, p. 111.</ref>
|- bgcolor="sandybrown"
! [[w:Vangelo secondo Matteo|Matteo]]
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== Gli avvenimenti preparatori e il processo ==
[[File:Giotto - Scrovegni - -32- - Christ before Caiaphas.jpg|thumb|330px|<small>''[[w:Cristo davanti a Caifa (Giotto)|Cristo davanti a Caifa]]'', di [[w:Giotto|Giotto]]</small>]]
I quattro vangeli presentano resoconti degli avvenimenti e del processo in parte concordi; tuttavia presentano differenti punti di vista sui particolari e su alcune fasi differiscono anche in virtù della maggiore o minore accessibilità dei redattori alle testimonianze o ai fatti stessi. Come, inoltre, sotto indicato nella sezione "[[w:Processo di Gesù#Storicità e attendibilità del processo|Storicità e attendibilità del processo]]", il resoconto degli evangelisti – che si basa su precedenti tradizioni, a volte diverse – viene sviluppato non in modo storico e coerente ma in base alla propria visione teologica.<ref>Cfr, tra gli altri: Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, p. 556; John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 116-117; Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 272; Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 131-135.</ref>
 
=== Interrogatorio presso Anna ===
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[[File:Hieronymus Bosch 055.jpg|thumb|330px|<small>La ''[[w:Salita al Calvario (Bosch Gand)|Salita al Calvario]]'' di [[w:Hieronymus Bosch|Hieronymus Bosch]]. Da notare come mostruosamente siano raffigurati gli ebrei</small>]]
 
Una delle frasi più note, in merito all'assunzione di responsabilità della morte di Gesù da parte degli Ebrei, è il passo {{passo biblico2|Mt|27,25}}: "''E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli»''", contenuto nel solo Vangelo secondo Matteo. Tale frase "com'è noto [...] non è storica: proietta all'indietro le polemiche tra i Giudei e i seguaci di Gesù della fine del I secolo"<ref>Così il Biblista [[w:Mauro Pesce|Mauro Pesce]]. Analogo parere di [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] che ritiene che "questo episodio rappresenti una composizione di Matteo sulla base di una tradizione popolare riflettente sul tema del sangue innocente di Gesù e della responsabilità da esso creato. È della stessa derivazione e formazione degli episodi di Giuda e della moglie di Pilato. (Infatti io sospetto che la tradizione dietro alla storia dei Magi arrivi dagli stessi circoli giudaico cristiani)". Anche lo storico [[w:Aldo Schiavone|Aldo Schiavone]] sottolinea per tale episodio matteano, così come per gli altri contenuti antiebraici introdotti dall'evangelista nel processo di fronte a Pilato, che "non si può credere a una sola parola di questo racconto". (Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, p. 122; Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 833; Aldo Schiavone, ''Ponzio Pilato. Un enigma tra storia e memoria'', Einaudi, 2016, Cap. IV.</ref> e gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 876.</ref> evidenziano in merito come "l'amaro, sgradevole carattere di questo versetto può essere solo capito come risultato della polemica contemporanea e alla luce della prospettiva storica di Matteo". Secondo [[w:Joseph Ratzinger|Joseph Ratzinger]], Matteo non mette il verbo "ricada"<ref>Il testo greco non riporta il verbo: alcune traduzioni in italiano lo omettono correttamente altre no</ref> nella frase con l'intento di sottolineare la perdita definita del privilegio di essere "il popolo di Dio" e non per esprimere un fatto storico<ref>{{cita|Ratzinger|pp. 560-561|ratzinger}}.</ref>. Altri studiosi cristiani osservano, invece, il peso che ebbe tale frase matteana e il teologo [[w:John Dominic Crossan|John Dominic Crossan]]<ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 152, 157-159, 218-219.</ref>, tra i cofondatori del Jesus Seminar, sottolinea che "questa reiterata giustapposizione tra gli ebrei che domandano la crocifissione di Gesù e le dichiarazioni romane sull'innocenza di Gesù stesso non è profezia e neanche è storia. È propaganda Cristiana" e "alla luce del successivo antigiudaismo Cristiano e alfine dell'antisemitismo genocida<ref>Il teologo [[w:Hans Küng|Hans Küng]] osserva in merito: "L’antisemitismo razzista, che con l’Olocausto raggiunse il suo vertice terroristico, non sarebbe stato possibile senza la quasi bimillenaria preistoria dell’antigiudaismo della Chiesa cristiana". (Corrado Augias, ''I segreti del Vaticano'', Mondadori, 2010, p. 271).</ref>, non è più possibile in retrospettiva pensare che questa finzione della [[w:Passione di Gesù|passione]] fosse una propaganda relativamente benigna. Per quanto spiegabili le sue origini, difendibili le sue invettive e comprensibili i suoi motivi tra i Cristiani che lottavano per la sopravvivenza, la sua ripetizione è adesso diventata la più duratura menzogna e, per la nostra integrità, noi Cristiani dobbiamo alla fine definirla in tal modo", inoltre "una volta che l'Impero Romano divenne Cristiano questa finzione diventò letale"<ref>Aggiunge tale teologo che "siccome il Cristianesimo alla fine ottenne il supporto politico e militare dell'Impero Romano, esso fu in grado di promuovere le sue idee e anche perseguitare i suoi opponenti in un modo non consentito al Giudaismo" e "una volta che è l'Impero Romano divenne Cristiano, tutti gli altri furono in pericolo, Ebrei naturalmente ma anche pagani e anche Cristiani dissidenti".</ref>. Anche il biblista cattolico tedesco Josef Blinzler riconosce: "la storia della [[w:passione di Gesù|passione di Gesù]] si è realmente trasformata nella storia della sofferenza degli Ebrei; la strada del Signore verso la croce è diventata una ''via dolorosa'' della gente ebraica attraverso i secoli".<ref>Josef Blinzler, ''The trial of Jesus'', Newman Press, 1959, p. 8. (cfr. anche: Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 385).</ref>[[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah'' Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 7, 383-397, 831-832. (Cfr anche: John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 157-159, 218-219, IX-XII).</ref> evidenzia, inoltre, che "mentre l'intero Nuovo Testamento è stato mal usato in maniera antiebraica, questo testo, con tutta la gente che urla «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli», ha avuto un ruolo speciale. È stato trattato come se fosse una auto maledizione con la quale la gente ebraica attirò su sé stessa il sangue di Gesù per tutti i tempi successivi. [...] Questa è una di quelle frasi che sono state responsabili per oceani di sangue umano e un incessante flusso di miseria e desolazione"; aggiunge tale teologo come la stessa frase fu poi usata dai primi cristiani e dai Padri della Chiesa: "[[w:Origene|Origene]] andò drasticamente aldilà del giudizio di Matteo quando nel 240 dopo Cristo egli scrisse: «per questa ragione il sangue di Gesù ricade non solo su quelli che vissero al momento ma anche su tutte le generazioni di Giudei che seguirono, fino alla fine dei tempi». Sfortunatamente egli fu seguito nella sua valutazione da alcuni dei più grandi nomi della Cristianità" e ad esempio "[[w:Sant'Agostino|Sant'Agostino]], [[w:Giovanni Crisostomo|Giovanni Crisostomo]], [[w:Tommaso d'Aquino|Tommaso d'Aquino]], [[w:Lutero|Lutero]], etc, sono citati come sostenitori, con preoccupante ferocia, del diritto e anche del dovere dei Cristiani di disprezzare, odiare e punire gli Ebrei".
 
In merito al Vangelo di Marco, nota [[w:Vito Mancuso|Vito Mancuso]] che a chiedere la crocifissione di Gesù, per Marco fu invece una folla (composta probabilmente dai sostenitori di Barabba, lì radunati dai sacerdoti), per Giovanni i Giudei (identificabili con l'aristocrazia del tempio) e per Luca i capi dei sacerdoti, i magistrati ebrei e il popolo, quest'ultimo non nella sua totalità<ref>Vito Mancuso, ''Io e Dio'', Garzanti, 2011.</ref>, mentre gli studiosi del "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 817.</ref> osservano – in merito al verso {{passo biblico|Mc14,55}} "''Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il Sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano''" – come "Marco sta presentando l'udienza come un vero e proprio processo davanti a tutto il Sinedrio. Questa tendenza faceva probabilmente parte dello sforzo generale dei Cristiani di diminuire il coinvolgimento dei Romani nella morte di Gesù e di accrescere quello dei Giudei".
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== Storicità e attendibilità del processo ==
Come ricordato in una precedente sezione, i quattro vangeli canonici sono le uniche fonti storiche in merito al processo di Gesù. Molti studiosi evidenziano – come meglio precisato nei sottostanti paragrafi della presente sezione – come tali narrazioni non sarebbero storicamente conciliabili e attendibili, rappresentando queste la personale interpretazione teologica di ogni evangelista su precedenti materiali della tradizione cristiana. <br/>[[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 417.</ref> evidenzia come "la soluzione più comune (almeno in passato) sia stata armonizzare le singole narrazioni evangeliche con la presunzione che ognuna sia storicamente vera ma riferita solo ad una parte di una scena più ampia. Spesso molta immaginazione è stata usata per tali armonizzazioni [...] Siccome i singoli vangeli non incoraggiano a compiere tali armonizzazioni, è meglio considerare separatamente i tre adattamenti che ci arrivano da Marco/Matteo, Luca e Giovanni. A prescindere da come è nato, ogni adattamento dà l'impressione di essere la descrizione completa di cosa accadde, non la parte di una scena più ampia". Gli evangelisti, precisa Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 556. (Cfr. anche: John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 116-117; Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 272; Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 131-135).</ref>, si basarono su materiale precedente, che "riarrangiarono per inserirlo secondo i propri intenti teologici [e tale materiale] nella maggior parte dei casi sarà più vicino alla storia rispetto agli arrangiamenti fatti nei vangeli"<ref>Precisa ancora Raymond Brown come tale materiale pre-evangelico si riferisce al "periodo precedente a quello in cui furono scritti i vangeli, principalmente il periodo tra il 30 e il 60 quando oralmente (e probabilmente per iscritto) si formarono le tradizioni che furono rimodellate e incorporate (con aggiunte) dagli evangelisti negli anni tra il 60 e il 100".</ref>; quindi, in merito alle scene processuali di fronte alle autorità ebraiche e a quella romana, "sicuramente entrambe non sono storiche così come descritte, qualunque tradizione sottostante è stata pesantemente rimodellata"<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 585-586.</ref>. <br/>Così, ad esempio, "il racconto lucano del processo differisce notevolmente da quello di Marco"<ref>Come evidenziano gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 936. Cfr anche: Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 279).</ref> e pone un unico procedimento sinedrile il mattino al contrario di Marco/Matteo che riferiscono di due procedimenti, di cui uno notturno<ref>Vedi sottostante sezione "[[w:Processo di Gesù#Il processo davanti al Sinedrio|Il processo davanti al Sinedrio]]" (Cfr. Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 359, 568, 585, 586; Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, pp. 2496, 2513; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 936; Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, pp. 118-119, 278-279; Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 131-135; Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, pp. 121-126).</ref>; mentre invece il Vangelo di Giovanni<ref>Vedi sottostante sezione "[[w:Processo di Gesù#Il processo davanti al Sinedrio|Il processo davanti al Sinedrio]]" (Cfr. ''Bibbia di Gerusalemme'', EDB, 2011, p. 2546; Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 424-426, 557, 586; Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, pp. 122-123, 125, ; Bart Ehrman, ''Il Nuovo Testamento'', Carocci Editore, 2015, pp. 88-90).</ref> riferisce che il processo "ebbe luogo settimane prima della Pasqua" e "una seria possibilità è che la versione di Giovanni sia più antica e forse anche più storica"<ref>Come precisa [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] (Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 424-426).</ref>. <br/>Anche il processo di fronte a Pilato<ref>Vedi sottostante sezione "[[w:Processo di Gesù#Il processo davanti a Pilato|Il processo davanti a Pilato]]" (Cfr. Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 725, 753-755, 758-759, 778, 783-785, 854, 860-861, 830-833, 836-837; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 99, 116-117, 148; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, pp. 818, 876; Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2386; Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 272; Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 135-136).</ref> "è trattato differentemente in ogni vangelo" e "questi sono racconti popolari, non documentazioni legali"<ref>Precisa ancora [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] (Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah'' Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 753, 854).</ref>. <br/>Secondo alcuni autori molti altri dettagli dei processi non sarebbero storicamente coerenti o risulterebbero inconciliabili tra i vangeli: ad esempio, la figura di Barabba (e la relativa usanza del rilascio di un prigioniero a Pasqua)<ref>Vedi sottostante sezione "[[w:Processo di Gesù#L'amnistia pasquale e la liberazione di Barabba|L'amnistia pasquale e la liberazione di Barabba]]" (Cfr. Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 815-820; John Dominic Crossan, ''Gesù una biografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 174-178; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, pp. 818, 876, 937; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 111-112; Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 272; ''Bibbia TOB, Nuovo Testamento'' Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, pp. 120-121, 179; ''La Sacra Bibbia illustrata'' Vol. 4. ''Nuovo Testamento'', Versione ufficiale CEI, Mondadori, p. 170, 2010; Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 222-223).</ref>, oppure l'accusa di blasfemia verso Gesù<ref>Vedi sottostante sezione "[[w:Processo di Gesù#L'accusa di blasfemia|L'accusa di blasfemia]]" (Cfr: Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 475-476, 480-482, 506-515, 531-535, 538, 541, 544-547; Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2546; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 817; Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 270; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 110-111; Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 145-148, 216-221, 234-237; Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, p. 290).</ref>, o i resoconti sulla [[w:flagellazione di Gesù|flagellazione di Gesù]]<ref>Vedi sottostante sezione "[[w:Processo di Gesù#La flagellazione e lo scherno nei confronti di Gesù|La flagellazione e lo scherno nei confronti di Gesù]]" (Cfr: Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 8, 851-853, 871; ''Bibbia TOB, Nuovo Testamento'' Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, pp. 280, 351; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 937).</ref> e sullo scherno nei suoi confronti parte dei soldati<ref>Vedi sottostante sezione "[[w:Processo di Gesù#La flagellazione e lo scherno nei confronti di Gesù|La flagellazione e lo scherno nei confronti di Gesù]]" (Cfr: Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 430, 568, 586, 871-874).</ref>.
 
=== Il processo davanti al Sinedrio ===
[[File:Jesús en casa de Anás Museo del Prado José de Madrazo.jpg|thumb|330px|<small>''Gesù percosso davanti a [[w:Anna (sommo sacerdote)|Anna]]'', di [[w:José de Madrazo|Madrazo]] (1803)</small>]]
Il resoconto evangelico del processo di fronte ai sommi sacerdoti e al Sinedrio presenta notevoli problemi storici e il teologo [[w:John Dominic Crossan|John Dominic Crossan]]<ref>John Dominic Crossan, Who killed Jesus?, HarperOne, 1995, pp. 116-117.</ref>, tra i cofondatori del [[w:Jesus Seminar|Jesus Seminar]] – concordemente al teologo cristiano Rudolf Bultmann<ref>Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, pp. 270-272, ISBN 1-56563-041-6.</ref> – ritiene che "la tradizione trasmessa non è il nucleo di una memoria ricordata di cosa è accaduto a Gesù durante il processo ma il nucleo di profezie che rimpiazzano l'assenza di ricordi". Vi è, ad esempio, discordanza tra i vangeli se il Sinedrio si sia riunito due volte – una di notte e una al mattino<ref name="ReferenceA"/>, come sostengono [[w:Vangelo secondo Marco|Marco]] e [[w:Vangelo secondo Matteo|Matteo]] – oppure solo una al mattino<ref name="passo biblico|Lc22-23"/>, come riporta invece [[w:Vangelo secondo Luca|Luca]], con resoconto identico a quello degli altri due sinottici per la prima riunione notturna; notano gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 936.</ref> che Luca "differisce notevolmente" e "in luogo della sequenza di Marco: arresto, processo notturno, scherni, rinnegamento, Luca ha la seguente: arresto, rinnegamento, scherni e processo mattutino" in cui "non ci sono falsi testimoni; non si parla dell'accusa che Gesù dichiarava di distruggere il Tempio; il processo è condotto dall'intera assemblea o Sinedrio mentre in Marco il solo sommo sacerdote funge da portavoce". Concordemente, gli esegeti dell'interconfessionale [[w:Bibbia TOB|Bibbia TOB]]<ref>Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 279.</ref> osservano che in Luca "il racconto della comparizione di Gesù davanti al Sinedrio corrisponde essenzialmente ai passi paralleli di Matteo e Marco (le deposizioni dei testimoni sono omesse, ma vi si accenna al versetto 71). Ne differisce per la cronologia (questa seduta del mattino corrisponde a quella della notte in Matteo e Marco)". <br/>[[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 421, 585-586.</ref> – nel notare come sia il processo sinedrile sia quello romano descritti dai vangeli non siano storici e le tradizioni pre-evangeliche siano state pesantemente riadattate dagli evangelisti – precisa come "lo spostamento del processo del Sinedrio al mattino è un riordino di Luca [e] quando esaminato criticamente, mostra i segni rivelatori dei problemi causati da tale riordino". Lo stesso Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 421.</ref> sottolinea che "per poter armonizzare molti hanno supposto che Luca non narri la sessione del processo che Marco pone di notte, ma una forma allargata della sessione mattutina di Marco. Questa tesi deve essere rigettata per tre motivi: primo, Luca nel narrare il processo mattutino non dà indicazioni di una precedente sessione notturna e non lascia neppure lo spazio per effettuarne una; secondo, i contenuti della sessione mattutina di Luca sono del tutto simili alla maggior parte di quelli della sessione notturna di Marco, ma non a cosa Marco riporta per il mattino; e terzo, Marco non descrive una sessione mattutina ma semplicemente la fine della sola sessione che ebbe luogo la notte".
 
Al contrario dei sinottici, inoltre, per il [[w:Vangelo secondo Giovanni|Vangelo secondo Giovanni]]<ref name="passo biblico|Gv11,46-54"/> la riunione sinedrile avvenne invece molti giorni prima – quando Gesù non si trovava ancora a Gerusalemme – e l'evangelista non cita, infatti, alcuna altra riunione il giorno del processo davanti a Pilato. Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 424-426, 434.</ref> osserva che " per Giovanni la scena ebbe luogo settimane prima della Pasqua [...] La scena sinedrile di Giovanni non è dipendente da quella dei Sinottici ma rappresenta una tradizione indipendente [...] Una seria possibilità è che la versione di Giovanni sia più antica e forse anche più storica [...] Storicamente, avere una sessione del Sinedrio settimane prima di Pasqua sarebbe più plausibile di una convocata di fretta nel mezzo della notte"<ref>Peraltro, "il posizionamento notturno si adatta bene al motivo di segretezza dei vangeli: gli avversari di Gesù volevano fosse arrestato senza tumulti. Tuttavia il posizionamento notturno non esige una sessione del Sinedrio, un semplice interrogatorio di Gesù da parte del sommo sacerdote nella propria casa si sarebbe notato di meno".</ref> e quindi "Marco può aver messo qui una sessione sinedrile che nella tradizione non aveva una data precisa ma nei fatti successe prima, e storicamente Giovanni può essere più plausibile nel descrivere solo un interrogatorio sacerdotale nella notte prima che Gesù fosse consegnato ai Romani". Anche gli esegeti della [[w:Bibbia di Gerusalemme|Bibbia di Gerusalemme]]<ref>''Bibbia di Gerusalemme'', EDB, 2011, pp. 2513, 2546.</ref> ritengono che "Gv 18,31 suppone che effettivamente non ci sia stato un processo davanti al Sinedrio, che si sarebbe concluso con una condanna a morte. Secondo le tradizioni «giovannee», si sarebbe invece tenuta una riunione del Sinedrio, che avrebbe deciso la morte di Gesù per ragion di stato, ma in assenza di Gesù e molto prima del suo arresto. D'altra parte, la decisione di far morire Gesù sarebbe la conclusione del lungo conflitto tra Gesù e i capi del popolo ebraico, che si era acuito al momento delle diverse salite di Gesù a Gerusalemme. Questa presentazione dei fatti è più plausibile di quella della tradizione sinottica, la quale, facendo salire una sola volta Gesù a Gerusalemme, avrebbe sintetizzato il dramma con il racconto della comparsa di Gesù davanti al Sinedrio nella notte stessa dell'arresto" e infatti in merito a tale tradizione sinottica "numerosi storici hanno mostrato l'inverosimiglianza di questa procedura, il che poneva seri interrogativi sulla verità storica dei Sinottici"; appare, inoltre, storicamente improbabile che vi possa essere stata una convocazione notturna e improvvisa dei settanta dei membri Sinedrio, seguita oltretutto da un'ulteriore seduta in mattinata<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, pp. 121-125.</ref>.<br/>Teologicamente, il Vangelo secondo Giovanni, il quale non presenta un processo a Pasqua, ma una sentenza emanata già settimane prima, inserisce tale processo in seguito al miracolo della risurrezione di Lazzaro, in quanto "Giovanni deliberatamente crea una sequenza tra la resurrezione di Lazzaro e la decisione del Sinedrio di mettere Gesù a morte. Il suo arrangiamento è teologico" più che storico<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 557.</ref>.
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In merito alla storicità del processo di fronte alla giustizia romana, analogamente a quello ebraico, [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah'' Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 725, 753, 830, 854.</ref> rileva come "il tipo di narrazione che i vangeli presentano non è né un rapporto legale sul processo e neppure una sintesi di un testimone" e "il processo Romano di Gesù è trattato differentemente in ogni vangelo. Non abbiamo a che fare in nessun vangelo con un resoconto di testimoni di cosa accadde (specialmente in Giovanni, dove Gesù è dentro il pretorio lontano dagli occhi pubblici o anche dagli occhi di un discepolo che potrebbe aver ricordato). La tesi che un resoconto scritto del processo esisteva negli archivi Romani è invenzione, nonostante alcune referenze patristiche successive. Piuttosto ci sono elementi nella tradizione Cristiana che sono comuni ai quattro vangeli. [...] Tuttavia il grado al quale questi elementi sono drammatizzati e altri sono introdotti varia considerevolmente tra i vangeli. Anche il ritratto di Pilato non è coerente" e "questi sono racconti popolari, non documentazioni legali". <br/>Ad esempio, il Vangelo di Matteo introduce in tale processo degli elementi, non presenti in altre fonti (i 30 pezzi di argento per Giuda e il Campo di sangue<ref>{{passo biblico2|Mt|27,3-10}}.</ref>, il sogno di una donna pagana (moglie di Pilato)<ref>{{passo biblico2|Mt|27,19}}.</ref>, il gesto di Pilato di lavarsi le mani<ref>{{passo biblico2|Mt|27,24}}.</ref>), che sono "popolari quasi folkloristici temi per insegnare la lezione teologica che la giustizia di Dio non è derisa ma interessa ogni parte coinvolta nello spargimento del sangue del figlio di Dio"<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 755. (Cfr. anche: Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 272).</ref>. Lo stesso Matteo è ancora l'unica fonte anche per quanto riguarda l'affermazione degli Ebrei, dopo che Pilato si lavò le mani, "''E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli»''"<ref>{{passo biblico2|Mt|27,25}}.</ref> e, come osserva il biblista [[w:Mauro Pesce|Mauro Pesce]]<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, p. 122.</ref>, "com'è noto, questa frase che si trova solo in Matteo non è storica: proietta all'indietro le polemiche tra i Giudei e i seguaci di Gesù della fine del I secolo"; anche Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 831-833.</ref>, in merito alla storicità, ritiene che "questo episodio rappresenta una composizione di Matteo sulla base di una tradizione popolare riflettente sul tema del sangue innocente di Gesù e della responsabilità da esso creato. È della stessa derivazione e formazione degli episodi di Giuda e della moglie di Pilato. (Infatti io sospetto che la tradizione dietro alla storia dei Magi arrivi dagli stessi circoli giudaico cristiani)" e "mentre l'intero Nuovo Testamento è stato mal usato in maniera antiebraica, questo testo, con tutta la gente che urla «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli», ha avuto un ruolo speciale. È stato trattato come se fosse un'automaledizione con la quale la gente ebraica attirò su sé stessa il sangue di Gesù per tutti i tempi successivi [...] Questa è una di quelle frasi che sono state responsabili per oceani di sangue umano e un incessante flusso di miseria e desolazione".
Anche il resoconto [[w:Vangelo secondo Giovanni|giovanneo]] del processo romano<ref>Cfr. Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 758-759, 860-861; John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 99, 116-117, 148; Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 818.</ref>, presenta inverosimilmente la massima autorità romana Ponzio Pilato, noto per la sua crudeltà nei confronti degli Ebrei, che fa da spola fuori e dentro il pretorio almeno 6 volte, fungendo da portavoce tra Gesù e i capi giudei; questo per non urtare la sensibilità religiosa dei suoi sudditi, in quanto "i capi dei giudei non vogliono entrare nel pretorio per non compromettere la purità rituale in vista della cena pasquale, ed essi quella sera vogliono mangiare l'agnello pasquale", benché "secondo Marco, invece, avevano già mangiato la Pasqua la sera precedente!"<ref>Come nota il biblista [[w:Bart Ehrman|Bart Ehrman]] (Bart Ehrman, ''Il Nuovo Testamento'', Carocci Editore, 2015, p. 89; Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 130-136. Cfr. anche: John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 148, 174-178).</ref>. Lo storico e teologo John Dominic Crossan<ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 99, 116-117, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref>, tra i cofondatori del [[w:Jesus Seminar|Jesus Seminar]], sottolinea come "decisamente la più significativa invenzione giovannea è il magistralmente bilanciato scenario nel quale Pilato corre avanti e indietro tra Gesù all'interno e le autorità ebraiche all'esterno durante il molto, molto più lungo [rispetto ai Sinottici] processo Romano" e "l'intera passione giovannea manca di verosimiglianza storica perché mostra Gesù in totale controllo durante l'arresto, il processo, la crocifissione e anche la sepoltura. Egli sta giudicando Pilato, non Pilato lui"; analogo il parere di Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1,'' Anchor Yale Bible, 2010, pp. 758-759, 860-861.</ref>: "dentro Gesù è sereno in modo sovrano riflettendo la sua convinzione [...] egli non tratta Pilato come un uguale, ancor meno come un superiore, piuttosto Gesù pronuncia degli oracoli che lasciano Pilato attonito [...] non ci può essere dubbio che questo è deliberatamente un tocco artistico, espandendo e riarrangiando che cosa arriva dalla tradizione", in quanto è usanza di "Giovanni aggiungere dialoghi, come Matteo aggiungere azioni, riflettenti le controversie teologiche tra cristiani e capi ebrei della sinagoga della seconda metà del primo secolo". <br/>Anche in merito alla figura di Ponzio Pilato – prefetto della Giudea dal 26 al 36 e.v. – il racconto dei vangeli non appare storico e gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 818, ISBN 88-399-0054-3.</ref> osservano che "i ritratti che ne danno i vangeli come di un uomo indeciso e preoccupato della giustizia contraddicono altre antiche descrizioni della sua crudeltà e ostinazione", mentre John Dominic Crossan<ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 148, 174-178.</ref> rileva come le informazioni "riguardanti Pilato [che ci giungono] da Flavio Giuseppe mostrano la sua mancanza di interesse per la sensibilità religiosa ebraica e la sua capacità di avere metodi piuttosto brutali per il controllo della popolazione".<ref>Cfr anche, tra gli altri: Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 753; Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 135-137; Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, pp. 78-79.</ref>
 
Il solo Luca, inoltre, presenta, dopo il primo interrogatorio, il rinvio di Gesù a Erode Antipa, ma anche tale episodio secondo alcuni esegeti non sarebbe storico e Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 783-785.</ref> ritiene che "tale scena in Luca23 è difficilmente un resoconto storico diretto ma questo materiale [materiale pre-Lucano riguardante Erode Antipa] non è necessariamente storico, e la sua assenza in Marco, Matteo e Giovanni mostra che un forte dubbio rimane".
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=== L'amnistia pasquale e la liberazione di Barabba ===
[[File:Barabbas (James Tissot).jpg|thumb|330px|''[[w:Barabba|Barabba]]'' in un disegno di [[w:James Tissot|James Tissot]]</small>]]
In merito a tale amnistia per la Pasqua, va rilevato come non sia mai stata documentata da altre fonti per nessun governatore romano di alcuna provincia. Gli stessi evangelisti sono in disaccordo sulla provenienza di tale amnistia e [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref name="Raymond E. Brown 2010, pp. 815-820">Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 815-820.</ref> evidenzia che "i vangeli differiscono in merito alle origini della usanza del perdono, questo riguardava il governatore Romano secondo Marco/Matteo e gli Ebrei secondo Giovanni"; lo stesso esegeta ne rileva l'inverosimiglianza storica e l'assoluta mancanza di fonti: oltre alla mancanza di citazioni in Filone, anche "Flavio Giuseppe dà una lunga lista di concessioni romane sia imperiali che locali ai Giudei, iniziando con quelle di Giulio Cesare, ma nessuna di queste concessioni menziona il rilascio di un prigioniero a una festa [e] la letteratura talmudica dà quasi una descrizione ora per ora della Pasqua e non menziona mai questa usanza"<ref>Precisa ancora [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]: "L'esistenza di varie amnistie e perdoni nelle diverse culture potrebbe aver reso l'idea di una regolare usanza di rilascio festiva plausibile per i narratori e chi ascoltava, che non avevano un'esatta conoscenza della Giudea dell'anno 30".</ref>. Anche altri autorevoli studiosi - il "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Tali esegeti rilevano come "non esistono testimonianze extrabibliche dell'usanza annuale di rilasciare un prigioniero in occasione della Pasqua. Forse un'amnistia occasionale è stata trasformata in una usanza, dagli evangelisti o dalle loro fonti". (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 818).</ref>, l'interconfessionale Bibbia TOB<ref>Anche tali studiosi rilevano come di tale usanza "non se ne ha conferma altrove". (Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 120).</ref>, il teologo Rudolf Bultmann<ref>Lo studioso afferma: "L'episodio di Barabba è ovviamente una espansione leggendaria. Non c'è alcuna evidenza nella legge ebraica o Romana dell'usanza della quale riferisce Marco [la liberazione di un prigioniero a Pasqua]. L'usanza alla festa Romana della Lectisternia, alla quale [[w:Ugo Grozio|Hugo Grotius]] si riferisce come analogia, non è rilevante, principalmente perché questa era concernente a un perdono di massa". (Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 272).</ref> - evidenziano la non storicità dell'episodio e il teologo John Dominic Crossan<ref>John Dominic Crossan, ''Gesù una biografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 174-178.</ref>, tra i cofondatori del [[w:Jesus Seminar|Jesus Seminar]], rileva come questo "non sia assolutamente un racconto storico, e che sia più plausibilmente un'invenzione di Marco" e "il suo ritratto di un Ponzio Pilato mitemente acquiescente dinanzi alla folla urlante è esattamente l'opposto dell'immagine che ci siamo fatti di lui attraverso la descrizione di Giuseppe Flavio: la specialità di Pilato era il controllo brutale della folla. [Inoltre] qualcosa come la consuetudine di concedere in occasione della Pasqua un'amnistia generalizzata - liberazione di qualsiasi prigioniero venisse richiesta per acclamazione dalla folla - è contraria ad ogni saggezza amministrativa"<ref>Precisa ancora [[w:John Dominic Crossan|Crossan]]: "Filone, per esempio, che scrive circa un decennio dopo, descrisse ciò che i governatori decenti facevano per crocifiggere i criminali nelle occasioni festive. Essi potevano posporre la data dell'esecuzione in attesa della fine della festa, o potevano concedere alla famiglia del condannato la sepoltura, ma Filone non dice assolutamente nulla circa possibili abrogazioni della pena su richiesta". Anche Raymond Brown dubita che "i governatori Romani potrebbero aver mai compromesso sé stessi con un'usanza che avrebbe richiesto loro di rilasciare un assassino al centro di una recente rivolta in una provincia tesa ed instabile" (Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 817), mentre gli studiosi del "Nuovo Grande Commentario Biblico" rilevano, in merito a Barabba, che "si trattava di un rivoluzionario e omicida, il tipo di persone che dovevano preoccupare di più i Romani" e, riguardo a Ponzio Pilato, "i ritratti che ne danno i vangeli come di un uomo indeciso e preoccupato della giustizia contraddicono altre antiche descrizioni della sua crudeltà e ostinazione". (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 818).</ref>. <br/>Sottolinea ancora Raymond Brown<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 818-819.</ref> - essendo "questo versetto ("''Ma egli doveva rilasciare loro qualcuno in occasione della festa''", {{passo biblico2|Lc|23,17}}) omesso dai manoscritti più autorevoli"<ref>Come precisano gli studiosi de [[w:Versioni della Bibbia#Italiano|La Sacra Bibbia illustrata CEI]] (La Sacra Bibbia illustrata Vol. 4. Nuovo Testamento, versione ufficiale CEI, Mondadori, 2010, p. 170.).</ref> del Vangelo di Luca – come anche "già all'inizio del terzo secolo [[w:Origene|Origene]] tradì sorpresa in merito a questa usanza. L'omissione di Luca di tale usanza, benché egli conoscesse Marco, si può pensare rappresentare scetticismo", mentre invece "in At25,16 Luca tradisce conoscenza dell'usanza opposta da parte Romana: il prefetto Festo asserisce che non è abitudine Romana rilasciare un prigioniero prima di una corretta procedura giuridica". <br/>L'inserimento dell'episodio di Barabba - personaggio per il quale non vi è quindi alcuna prova storica al di fuori dei vangeli – da parte degli evangelisti è di natura teologica, anche considerando che lo stesso nome "Barabba" (''bar 'abbā’'') significa in aramaico, lingua parlata nella Palestina del I secolo, "figlio del padre" e, in alcuni manoscritti del Vangelo secondo Matteo, viene chiamato «Gesù Barabba», quasi a voler sottolineare la colpa dei Giudei, spesso rimarcata dagli evangelisti, nella scelta sbagliata del "Gesù figlio del padre"<ref>Cfr: Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, pp. 818, 876, 937; Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, pp. 146-147; Bibbia TOB, Nuovo Testamento Vol.3, Elle Di Ci Leumann, 1976, p. 121. La [[w:Bibbia TOB|Bibbia TOB]] (che in {{passo biblico2|Mt|27,16}} scrive «Gesù Barabba») osserva come "numerosi manoscritti omettono la parola Gesù prima del termine Barabba. Questa tradizione sembra riflettere una preoccupazione, da Origene in poi, di rifiutare a Barabba il nome di Gesù, nome tuttavia frequente in quel periodo".</ref>. Raymond Brown<ref name="Raymond E. Brown 2010, pp. 815-820"/> ritiene che, presupponendone una qualche storicità, "il substrato storico dell'episodio di Barabba può essere stato relativamente semplice. Un uomo di nome Barabba fu arrestato dopo una sommossa che aveva causato alcuni morti in Gerusalemme. Alla fine egli fu rilasciato da Pilato quando una festa portò il governatore a Gerusalemme per supervisionare l'ordine pubblico. Presumibilmente questo accadde nello stesso periodo in cui Gesù fu crocifisso, oppure non lontano da esso, oppure in un'altra Pasqua. In qualunque caso, questo rilascio colpì i cristiani, vista l'ironia che si trattava dello stesso problema legale, sedizione contro l'autorità dell'Impero. [...] La tendenza dei narratori di contrapporre il rilascio di Barabba e la crocifissione di Gesù mettendoli insieme allo stesso momento di fronte alla giustizia di Pilato sarebbe stata accresciuta se entrambi avessero avuto lo stesso nome personale, Gesù"; "il reale peso della narrazione di Barabba è su un altro livello, cioè la verità che gli Evangelisti volevano trasmettere riguardo alla morte di Gesù. Per loro la condanna dell'innocente Gesù aveva un lato negativo, la scelta del male. La storia di Barabba, se pur con una base fattuale, fu drammatizzata per trasmettere questa verità"<ref>Anche il teologo John Dominic Crossan sottolinea che "Marco scriveva poco dopo la fine della terribile prima guerra giudaico-romana del 70 dopo Cristo quando Gerusalemme e il suo tempio erano stati totalmente distrutti. [...] Quella, dice Marco, era stata la scelta di Gerusalemme, essa aveva scelto Barabba invece che Gesù, un ribelle armato invece di un Salvatore privo di armi. La storia di Barabba era, in altre parole, una drammatizzazione simbolica del destino di Gerusalemme, come lui lo aveva visto". (John Dominic Crossan, ''Gesù una biografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, p. 177). Gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" osservano, inoltre, che "c'è quindi un contrasto tra Gesù Barabba e Gesù Cristo [...] È chiara l'ironia della scena. Di più: gridano perché venga rilasciato uno chiamato Barabba, «figlio del padre» e respingono colui che è veramente figlio del Padre". (Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, pp. 876, 937).</ref>.
 
=== La flagellazione e lo scherno nei confronti di Gesù ===
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Secondo Eli Lizorkin-Eyzenber, invece, il gesto di Pilato deve essere interpretato come una reazione al comportamento dei capi dei sacerdoti che utilizzarono la legge dei Romani per costringerlo a condannare Gesù (Lc 23,2; Gv 19,12). Egli cioè avrebbe provocatoriamente utilizzato un gesto rituale caratteristico dei farisei (Mt 15,2) e nel testo ebraico del ''[[w:Titulus crucis|Titulus crucis]]'' oltre a qualificare Gesù come "re dei giudei" avrebbe deliberatamente creato l'acrostico [[w:IHWH|IHWH]], caricando così i suoi interlocutori del delitto di deicidio.<ref>''Jewish Insights Into Scripture'', Israel Bible Center, Paperback – December 17, 2017</ref><ref>L'ipotesi che il ''titulus crucis'' contenga un acrostico fu avanzata da [[w:Schalom Ben-Chorin|Schalom Ben-Chorin]] ed è discussa a p. 117 del libro del papirologo e storico Carsten Peter Thiede, intitolato "Ma tu chi sei, Gesù ?", Paoline Editoriale 2005.</ref>
 
In ultima analisi, condannando Gesù ad una morte brutale, nonostante sembrasse convinto della sua innocenza, Pilato fu colpevole di un crimine terribile. Tuttavia il risultato del processo di Gesù davanti al rappresentante di Roma non fu semplicemente il risultato di una debolezza personale di un uomo. Che Pilato avesse capito o meno, esisteva un vero conflitto tra quello che Roma rivestiva e sosteneva, e quello che Gesù fece e perorò. I valori di Gesù furono umiltà, amore, servizio e perdono, ed erano in contrasto totale coi valori sostenuti da Roma, di forza, maestà, autorità e potere spietato. Alla fine, Gesù ''fu'' un nemico di Roma.
 
 
[...]
 
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== La crocifissione ==
[[File:Cristo crucificado.jpg|thumb|330px|<small>''[[w:Cristo crocifisso (Velázquez)|Cristo crocifisso]]'', di [[w:Diego Velázquez|Diego Velázquez]] (1631)</small>]]
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== Il cambiamento ==
{| class="noprint" style="float:right; width:3040%; border:1px solid silver; margin-bottom: 1.5em; margin-left:1.0em; margin-right:auto; background:#ffcc80; text-align:justify; padding:2px;" cellspacing=5
| style="padding:7px; border:1px solid silver; background:#c6dbf7;"|[[File:Jesus Revolution.svg|35px]] '''DI CHI FU LA COLPA?'''
|-<span style="font-size: 0.9em8em;">
| Alcuni autori scettici reputano che gran parte del resoconto biblico del processo a Gesù sia inventato e che, per vincere il favore dei loro governanti romani, la prima chiesa riscrisse la storia per far cadere la colpa sugli ebrei ed esonerare i romani. Tale visione implica che i resoconti evangelici sono una prima forma di antisemitismo. Come prova, tali autori indicano che il processo di Gesù davanti al Sinedrio infrange molte regole di condotta dei processi nel codice legale ebraico, la ''[[w:Mishnah|Mishnah]]''. Si possono fornire diverse risposte:
| [...] <br/>
* La Mishnah fu scritta solo verso il 200 e.v.. Non solo fu molto tempo dopo questi eventi, ma per allora l'ebraismo era alquanto differente da quello che era stato verso il 30 e.v. Ai tempi di Gesù, i [[w:Sadducei|Sadducei]], gruppo che cessò di esistere nel 70 e.v., dirigevano il Sinedrio. Non sappiamo abbastanza del sistema legale ebraico pre-70 e quindi non possiamo dire quanto fosse illegale questo ''famoso'' processo.
Questa finestra viene spesso inserita nelle pagine di testo per esaminare una particolare questione o problematica, senza interrompere il flusso del Capitolo in cui appare.<br/>
* I romani non vengono affatto esonerati; ciascun vangelo rende molto chiaro che furono loro che autorizzarono la brutale esecuzione di un uomo innocente. Pilato, nello specifico, appare alquanto negativamente quale rappresentante di Roma (e la sua carriera ebbe infatti una brusca conclusione, con diverse ipotesi: giustiziato dall'imperatore Caligola; suicida in Gallia dopo esservi stato esiliato; fatto uccidere da Vespasiano e il suo cadavere gettato in un lago). Viene rappresentato come un uomo che ben sapeva che le accuse contro Gesù erano false ma che accettò, per paura, di farlo giustiziare.
...
* La colpa per la morte di Gesù è attribuita da [[w:Flavio Giuseppe|Flavio Giuseppe]], egli stesso evbreo, ai capi religiosi ebraici.<ref>Flavio Giuseppe, ''[[w:Antichità giudaiche|Antichità giudaiche]]'' 18:63-64.</ref>
* Il Sinedrio voleva che Gesù fosse giustiziato, non solo perché avessero un odio sadico per un innocuo predicatore rurale; il motivo maggiore delle loro azioni fu che avevano paura che Gesù potesse far scattare proprio quella sorta di terribile azione romana che sarebbe avvenuta quaranta anni dopo.<ref>{{passo biblico2|Giovanni|11:48}}.</ref> Come molti da allora, ritennero che nel caso di una "minaccia alla sicurezza nazionale", le tutele legali potessero esser messa da parte.
* L'idea che la Bibbia renda un intero gruppo etnico colpevole della morte di Gesù è infondata. Se il Nuovo Testamento assegna la colpa ad un gruppo, lo fa specificamente contro la leadership ebraica dell'epoca. In effetti, alcuni dei primi scritti cristiani assegnano la colpa un po' a tutti: "Contro Gesù si sono radunati Erode e Ponzio Pilato con i gentili e il popolo d'Israele" ({{passo biblico2|Atti|4:27}}).
* Un approccio ben più saggio sulla questione della colpa per la morte di Gesù è vederla come se lo avessimo condannato noi. Facendo quello che fecero, i capi fecero soltanto ciò che viene narturale a noi tutti. Se stiamo attenti ad esaminarne i motivi, ci possiamo vedere cone le stesse paure, cinismo e egoismo che motivò il Sinedrio. Bisognerebbe essere proprio coraggiosi per poter dire: "Se fossi stato là, non avrei approvato il verdetto."
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