Gesù e il problema di una vita/Capitolo 14: differenze tra le versioni

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== Altre fonti indipendenti ==
Pur non riportando dettagli del processo [[w:Tacito|Tacito]] mostra di conoscere gli avvenimenti, del processo e della condanna emessa da Ponzio Pilato, riferendo della decisione dell'imperatore [[w:Nerone|[Nerone]] di accusare i Cristiani dell'[[w:incendio di Roma|incendio di Roma]] del 64 [[w:e.v.|e.v.]]:
{{q|Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Christus, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato all'estrema condanna dal procuratore Ponzio Pilato.|Tacito, ''Annali'' XV, 44}}
Alcuni storici non considerano particolarmente significativa questa testimonianza in quanto Tacito scriveva nel 115 e.v. – dopo 85 anni dalla morte di Gesù, periodo in cui il cristianesimo aveva già iniziato a diffondersi e gli stessi vangeli erano già stati scritti – citando informazioni e credenze allora di pubblico dominio<ref>Bart D. Ehrman, Gesù è davvero esistito? Un'inchiesta storica, Mondadori, 2013, pp. 55-58.</ref>.
 
Una lettera scritta al figlio dal filosofo stoico [[w:Lettera di Mara Bar Serapion|Mara Bar Serapion]], la cui compilazione è stata ascritta al periodo delle disfatte giudaiche del 70 o del 135 de.Cv. riporta l'esortazione alla pratica della saggezza e della virtù citando tre esempi di condanne deprecabili di uomini giusti quali Socrate, Pitagora e "il saggio re degli ebrei" identificabile con Gesù<ref>{{cita|Rinaldi|pp. 216-217|rinaldi}}.</ref>.
 
Un'altra testimonianza che attesta la condanna a morte mediante crocifissione del maestro giudaico Gesù da parte di Ponzio Pilato è quella fornita da [[w:Flavio Giuseppe|Flavio Giuseppe]] nella sua "Storia universale del popolo giudaico" apparsa nel 93 e.v.<ref>{{cita|Fischer|pp. 8-9|fischer}}.</ref>. La maggioranza degli studiosi ritiene che il testo, noto come [[w:Testimonium Flavianum|Testimonium Flavianum]], sia un'interpolazione successiva operata da copisti cristiani che non viene citata da alcun padre della Chiesa fino ad [[w:Eusebio di Cesarea|Eusebio di Cesarea]] nel IV secolo.<ref>Bart D. Ehrman, Gesù è davvero esistito? Un'inchiesta storica, Mondadori, 2013, pp. 52-68.</ref>
 
Anche se più tardiva come fonte, la ''Sanhedrin 43a'' del [[w:Talmud babilonese|Talmud babilonese]] contiene un riferimento alla condanna di Gesù, giustiziato alla vigilia di Pasqua in quanto "colpevole" di [[w:stregoneria|stregoneria]] (o magia) e di indurre il popolo all'[[w:apostasia|apostasia]]<ref>{{Cita web|url=http://www.halakhah.com/sanhedrin/sanhedrin_43.html|titolo=Babylonian Talmud: Tractate Sanhedrin. Folio 43a|accesso=24 luglio 2017|lingua=en}}</ref><ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/Hard_Rain/storia/Talmud.htm|titolo=Riferimento a Gesù in Sanhedrin, 43a|accesso=24 luglio 2017}}</ref>. Il testo, da alcuni non ritenuto riferibile a Gesù Cristo, riporta tuttavia una traccia dell'avversione dei maggiorenti di Israele al "Rabbi" anticonformista; costoro ritengono dubbia l'identificazione con il Gesù dei vangeli, in quanto Yeshu<ref>Alcuni autori reputano che il nome sia piuttosto un acronimo di "ymmach shmò uzrichò" ("sia cancellato il suo nome e il suo ricordo") che indicava in modo spregevole chi cercava di portare i Giudei all'apostasia.</ref> fu lapidato e poi appeso ad un palo o ad un albero<ref>La crocifissione non era ammessa dalla Torah, mentre invece lo era appendere il condannato ad un albero, come ricordato anche in {{passo biblico2|Dt|21,22-23}}, tuttavia il supplizio irrogato era invece praticato presso i Romani</ref> e, inoltre, il brano riporta come questo predicatore avesse solo 5 discepoli - Matthai, Nakai, Nezer, Buni e Todah - i cui nomi peraltro non coincidono con i [[w:Apostolo|Dodici]]; la testimonianza è di periodo tardo, almeno del IV secolo, riportando un insegnamento del rabbi Abbaye, che visse a quel tempo <ref>Soncino Babylonian Talmud, editor I. Epstein, Tractate Sanhedrin, folio 43a, London, Soncino Press, 1935-1948.</ref><ref>John P. Meier, A Marginal Jew. Rethinking the Historical Jesus, Vol.I, Doubleay, New York, 1991.</ref>
Per quanto riguarda le altre fonti, in genere [[w:Vangelo apocrifo|vangeli apocrifi]], esse sono di massima considerate inattendibili<ref>{{cita|Miglietta|p. 5|miglietta}}.</ref>; fanno eccezione il [[w:Vangelo di Pietro|Vangelo di Pietro]] e il [[w:Vangelo di Nicodemo|Vangelo di Nicodemo]] redatti in origine tra la fine del I secolo e l'inizio del secondo.<ref>{{cita|Miglietta|p. 6|miglietta}}</ref> che alcuni considerano utili per alcune deduzioni; il primo in particolare attribuisce la colpa della condanna interamente ai Giudei<ref>{{cita|Miglietta|p. 7, nota 29|miglietta}}.</ref>.
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Il motivo di questo interrogatorio non è specificato e non è del tutto chiaro; non poteva infatti avere valore giuridico in quanto Anna non ricopriva più la carica tuttavia l'ex sommo sacerdote conservava una grande influenza presso il Sinedrio tanto da far nominare negli anni seguenti alla sua carica, oltre al genero, ben cinque figli. Alcuni suppongono che dietro alla decisione di arrestare e uccidere Gesù vi fosse proprio lui<ref>{{cita|Renan|p. 165|renan}}.</ref><ref name="vita">{{cita|Ricciotti|par. 562|ricciotti}}.</ref>.
 
La sede dell'incontro fu verosimilmente il palazzo nobiliare nel quale dimorava anche Caifa, suo [[w:Parentela#Genero.2Fnuora|genero]]<ref name="vita"/>. La tradizione cristiana antica colloca il palazzo all'interno delle mura di Gerusalemme, nell'angolo sud-occidentale della città, poche decine di metri a nord dal luogo del [[cenacolo]]. L'identificazione del palazzo di Caifa con l'attuale chiesa del [[w:Gallicantu|Gallicantu]] non trova consenso dalla maggior parte degli studiosi<ref>{{cita libro|autore= Yohanan Aharoni|coautore= Michael Avi-Yonah|titolo=Atlante della Bibbia, mappa 236|anno=1987||}}</ref>.
 
=== Interrogatorio davanti al Sinedrio ===
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[[w:Vangelo di Matteo|Matteo]], che segue in questo il [[w:Vangelo di Marco|Vangelo di Marco]], riferisce le procedure in maniera più ampia con una prima fase, in casa del sommo sacerdote Caifa la sera ({{passo biblico2|Mt|26,57-68}};{{passo biblico2|Mc|14,53-65}}) (prima del rinnegamento) e il verdetto emesso la mattina seguente, il luogo non è specificato ma è possibile supporre che sia lo stesso<ref name="france"/>.
 
Vi è, comunque, discordanza tra i vangeli se il Sinedrio si sia riunito due volte – una di notte e una al mattino<ref name="ReferenceA">{{passo biblico|Mc14-15; Mt26-27}}.</ref>, come sostengono [[w:Vangelo secondo Marco|Marco]] e [[w:Vangelo secondo Matteo|Matteo]] – oppure solo una al mattino<ref name="passo biblico|Lc22-23">{{passo biblicobiblico2|Lc22Lc|22-23}}.</ref>, come riporta invece [[w:Vangelo secondo Luca|Luca]]; si consideri, inoltre, che il resoconto [[w:Vangelo secondo Luca|lucano]] dell'unica riunione mattutina è identico a quello degli altri due sinottici per la prima riunione notturna e non è ragionevole supporre che Gesù abbia dato due volte la medesima risposta ed abbia suscitato due volte lo stesso stupore e la stessa reazione dei medesimi membri del Sinedrio. Questo indica che la prima seduta notturna, descritta in Marco e Matteo, corrisponde a quella mattutina descritta da Luca, il quale quindi non ha semplicemente omesso di riportare la seduta precedente; appare, inoltre, storicamente improbabile che vi possa essere stata una convocazione notturna ed improvvisa dei settanta dei membri Sinedrio, seguita oltretutto da un'ulteriore seduta in mattinata. Infine, al contrario dei sinottici, per il Vangelo secondo Giovanni<ref name="passo biblico|Gv|11,46-54">{{passo biblico|Gv|11,46-54}}.</ref> la riunione sinedrile avvenne invece molti giorni prima – quando Gesù non si trovava ancora a Gerusalemme – e l'evangelista non cita, infatti, alcuna altra riunione il giorno del processo davanti a Pilato.<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 121-125.</ref>
 
==== Alcune considerazioni ====
Secondo la [[w:Mishnah|Mishnah]] (trattato ''Betza'' 5,2; trattato ''Sanhedrin'' 4,1) erano vietate le sedute del Sinedrio in un giorno di festa e nel suo giorno preparativo, la sentenza capitale doveva essere emessa di giorno, non di notte, e confermata in una seconda seduta, che poteva tenersi solo dopo che fossero passate almeno 24 ore dalla prima. E assumendo la cronologia sinottica (morte il giorno di Pasqua) si aggiunge l'irregolarità del processo tenuto in un giorno festivo. Tutte queste indicazioni non sarebbero state rispettate nel processo sinedriale descritto dai vangeli. Tuttavia, viene obiettato, la Mishnah risale a circa il 200 d.C. quando era già da tempo scomparsa l'influenza e la stessa classe dei Sadducei ed è stata redatta in ambienti [[w:farisei|farisaici]]; molti ritengono che questi divieti non possano essere applicati al processo di Gesù, di due secoli precedenti e gestito dalle autorità [[w:sadducei|sadducee]]<ref name="Ratzinger198" />.
 
In base alla legge ebraica sono riscontrabili anche una serie di violazioni compiute dalle autorità religiose in merito al processo di Gesù: utilizzo di falsi testimoni ({{passo biblico2|Es|20,16}}), falsificazione della giustizia ({{passo biblico2|Es|23,1-2;23,6-7}}; {{passo biblico2|Lv|19,15;19,35}}), aver incitato le autorità politiche a liberare l'assassino [[w:Barabba|Barabba]] ({{passo biblico2|Nm|35,31-34}}; {{passo biblico2|Dt|19,11-13}}), aver chiesto di uccidere Gesù tramite [[w:crocifissione|crocifissione]], pratica ritenuta sconveniente ({{passo biblico2|Dt|21,22}}), il non aver accettato come re un ebreo, bensì uno straniero quale Cesare ({{passo biblico2|Dt|17,14-15}}).
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I vangeli non specificano dove Gesù abbia trascorso la notte. La tradizione indica come cella di detenzione una grotta scoperta nel 1888 nel sito della chiesa di [[w:San Pietro in Gallicantu|San Pietro in Gallicantu]]. Nella grotta sono presenti antiche croci dipinte. Questa identificazione tuttavia non è condivisa dalla maggior parte degli studiosi<ref>''Guida di Terra Santa'', Edizioni Custodia di Terra Santa, 1992, p. 100: "La cripta della chiesa (di San Pietro in Gallicantu) presentata come prigione di Cristo, contigua ad un corpo di guardia scavato nella roccia, sembrerebbe piuttosto un sepolcro giudaico che ha servito, posteriormente, come cava di pietra"</ref>.
 
Nel caso che il processo si sia tenuto presso il [[w:tempio di Gerusalemme|Tempio]], non è chiaro se e dove le guardie del Tempio a servizio del [[w:Sinedrio|Sinedrio]] disponessero di una cella per la custodia o se si appoggiassero sulla vicina [[w:fortezza Antonia|fortezza Antonia]] presidiata dai romani. Data la sacralità del luogo è improbabile che i condannati fossero custoditi entro il recinto del Tempio.
 
==== Si cercano le motivazioni per l'accusa e per la condanna ====
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* Giovanni presenta l'interrogatorio in un'unica sessione, ma divide la scena: i giudei rimangono fuori dal pretorio per non contaminarsi mentre Gesù viene condotto dentro. Pilato sembra fare una sorta di spola tra gli accusatori e Gesù e i colloqui con lui sono tutti privati. Solo alla fine, al momento dell'"Ecce Homo" e nella scena conclusiva, fa condurre fuori Gesù nel Litostroto-Gabbata (il cortile interno della fortezza Antonia?) e tutti i protagonisti sono compresenti.
 
Se si ammette la storicità dell'intermezzo del rinvio a Erode, e se si ammette di conseguenza che il processo presso Pilato si sia svolto in due sessioni distinte, la scelta della cronologia lunga (arresto martedì, morte venerdì) appare più plausibile}}. Nel caso della cronologia corta (arresto giovedì sera, morte venerdì) le concitate ore del venerdì mattina devono contenere una seduta, o l'intero processo [[w:Vangelo secondo Luca|secondo Luca]] ({{passo biblico|Lc|22,66-71}}), del Sinedrio, il primo interrogatorio di Pilato, il rinvio a Erode, la liberazione di [[w:Barabba|Barabba]], il secondo interrogatorio di Pilato.
 
==== L'accusa dinanzi al magistrato ====
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In un primo momento non viene esplicitamente riportata dai vangeli la principale accusa che ne causò la condanna a morte da parte del Sinedrio, la "[[w:bestemmia|bestemmia]]" di essersi equiparato a Dio: questa motivazione, di ordine prettamente religioso, non poteva interessare al governatore romano. Secondo {{passo biblico2|Gv|19,7}} questa viene riportata in un secondo momento: "si è fatto Figlio di Dio", dove l'epiteto è qui inteso non come semplice attributo del Messia, che non costituiva una bestemmia, ma come lo ha inteso la tradizione cristiana, cioè come uno stretto legame tra il Figlio e il Padre.
 
<!--- da sistemare e collegare --->
==== Interrogatorio dell'imputato ====
Secondo la testimonianza concorde dei quattro vangeli l'interrogatorio di Pilato si concentrò sulla terza accusa: "Tu sei il re dei Giudei?" "Tu lo dici" ({{passo biblico2|Mt|27,11-14}}; {{passo biblico2|Mc|15,2-5}}; {{passo biblico2|Lc|23,2-5}}; {{passo biblico2|Gv|18,28-38}}). Questa sola risposta riportata dai tre sinottici può suonare ambigua: "Non lo sono, sei tu che lo dici", oppure "Sì lo sono, lo dici tu stesso". Giovanni esplicita il senso affermativo: "Tu lo dici, io sono re", ma aggiunge la precisazione che chiarisce la natura teologica e non politica di questa regalità: "Il mio regno non è di questo mondo", che rappresenta una implicita discolpa di Gesù. A parte questa breve risposta i tre sinottici non riportano altre parole di Gesù, fatto che desta meraviglia in Pilato. Giovanni invece amplia il dialogo tra Gesù e Pilato. Secondo il [[w:diritto romano|diritto romano]] stabilire che Gesù si fosse dichiarato re rappresentava un reato di [[w:lesa maestà|lesa maestà]] e implicava la [[w:condanna a morte|condanna a morte]].
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==== Tentativi di Pilato: il rinvio ad Erode Antipa, la liberazione di un condannato ====
Il vangelo di Luca riporta ({{passo biblico|Lc|23,6-12}}), all'interno dell'incontro tra [[w:Ponzio Pilato|Pilato]] e Gesù, il rinvio a [[w:Erode Antipa|Erode Antipa]] in quanto aveva appurato che era [[w:Galilea|galileo]]. La motivazione del rinvio non viene esplicitata dal testo: il parere di alcuni è che Pilato, convinto della sua innocenza, cercasse una conferma in tal senso anche dal re della Galilea, di cui Gesù era suddito, da contrapporre alle accuse delle autorità giudaiche<ref>{{cita|Ricciotti, ''Vita di Gesù Cristo''| p. 664 (par. 583)|ricciotti}}.</ref>. Secondo altri, Pilato cercava solo di liberarsi delle sue responsabilità; aveva accettato di giudicare Gesù, che era galileo, secondo il principio giuridico del ''forum delicti'' ma aveva tentato di ricorrere al principio del ''forum domicilii'' (casistica prevista dal diritto romano)<ref>{{cita|Marucci|pp. 6-7|marucci}}.</ref>.
Secondo Flusser, invece, Pilato intese rispettare il protocollo una volta appurato che l'imputato era galileo ottenendo in cambio di tale gesto l'amicizia di Erode<ref>{{cita|Flusser|pp. 166-167|flusser}}.</ref>.
 
Il parere del Miglietta è che si sia trattato di un calcolo preciso: Pilato, da giudice, con la richiesta di un parere sui fatti intendeva acquisire elementi circa la condotta di Gesù in merito all'accusa di "sollevare il popolo cominciando dalla Galilea" sperando allo stesso tempo di acquisire, con un atto di cortesia istituzionale, un risultato "politico", la riconciliazione con il vicino<ref>{{cita|Miglietta|pp. 124, 1444-145|miglietta2}}.</ref>.
Erode Antipa risiedeva abitualmente a [[w:Tiberiade|Tiberiade]], capitale del suo effimero regno, ma come Pilato si trovava a [[w:Gerusalemme|Gerusalemme]] in occasione della [[w:Pesach|Pasqua]]. La sede del palazzo degli [[w:Asmonei|Asmonei]], è ipotizzata con relativa certezza al centro della città, di poco a occidente del tempio.
 
All'incontro erano presenti anche i "sommi sacerdoti" che accusavano Gesù. Le accuse non sono riportate dal resoconto di Luca. Secondo l'evangelista il re, in accordo col carattere semplicistico e un po' fanciullesco che gli viene attribuito anche in occasione dell'episodio della morte di Giovanni il Battista ({{passo biblico2|Mt|14,6-11}}), sembra poco coinvolto dal processo e mostra interesse invece per le sue capacità di compiere miracoli. Gesù però non risponde nulla né compie alcun miracolo.
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[[File:Hieronymus Bosch 055.jpg|thumb|330px|<small>La ''[[w:Salita al Calvario (Bosch Gand)|Salita al Calvario]]'' di [[w:Hieronymus Bosch|Hieronymus Bosch]]. Da notare come mostruosamente siano raffigurati gli ebrei</small>]]
 
Una delle frasi più note, in merito all'assunzione di responsabilità della morte di Gesù da parte degli Ebrei, è il passo {{passo biblico2|Mt|27,25}}: "''E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli»''", contenuto nel solo Vangelo secondo Matteo. Tale frase "com'è noto [...] non è storica: proietta all'indietro le polemiche tra i Giudei e i seguaci di Gesù della fine del I secolo"<ref>Così il Biblista [[w:Mauro Pesce|Mauro Pesce]]. Analogo parere di [[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] che ritiene che "questo episodio rappresenti una composizione di Matteo sulla base di una tradizione popolare riflettente sul tema del sangue innocente di Gesù e della responsabilità da esso creato. È della stessa derivazione e formazione degli episodi di Giuda e della moglie di Pilato. (Infatti io sospetto che la tradizione dietro alla storia dei Magi arrivi dagli stessi circoli giudaico cristiani)". Anche lo storico [[w:Aldo Schiavone|Aldo Schiavone]] sottolinea per tale episodio matteano, così come per gli altri contenuti antiebraici introdotti dall'evangelista nel processo di fronte a Pilato, che "non si può credere a una sola parola di questo racconto". (Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, p. 122; Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 833; Aldo Schiavone, ''Ponzio Pilato. Un enigma tra storia e memoria'', Einaudi, 2016, Cap. IV.</ref> e gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 876.</ref> evidenziano in merito come "l'amaro, sgradevole carattere di questo versetto può essere solo capito come risultato della polemica contemporanea e alla luce della prospettiva storica di Matteo". Secondo [[w:Joseph Ratzinger|Joseph Ratzinger]], Matteo non mette il verbo "ricada"<ref>Il testo greco non riporta il verbo: alcune traduzioni in italiano lo omettono correttamente altre no</ref> nella frase con l'intento di sottolineare la perdita definita del privilegio di essere "il popolo di Dio" e non per esprimere un fatto storico<ref>{{cita|Ratzinger|pp. 560-561|ratzinger}}.</ref>. Altri studiosi cristiani osservano, invece, il peso che ebbe tale frase matteana e il teologo [[w:John Dominic Crossan|John Dominic Crossan]]<ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 152, 157-159, 218-219.</ref>, tra i cofondatori del [[Jesus Seminar]], sottolinea che "questa reiterata giustapposizione tra gli ebrei che domandano la crocifissione di Gesù e le dichiarazioni romane sull'innocenza di Gesù stesso non è profezia e neanche è storia. È propaganda Cristiana" e "alla luce del successivo antigiudaismo Cristiano e alfine dell'antisemitismo genocida<ref>Il teologo [[w:Hans Küng|Hans Küng]] osserva in merito: "L’antisemitismo razzista, che con l’Olocausto raggiunse il suo vertice terroristico, non sarebbe stato possibile senza la quasi bimillenaria preistoria dell’antigiudaismo della Chiesa cristiana". (Corrado Augias, ''I segreti del Vaticano'', Mondadori, 2010, p. 271).</ref>, non è più possibile in retrospettiva pensare che questa finzione della [[Passione di Gesù|passione]] fosse una propaganda relativamente benigna. Per quanto spiegabili le sue origini, difendibili le sue invettive e comprensibili i suoi motivi tra i Cristiani che lottavano per la sopravvivenza, la sua ripetizione è adesso diventata la più duratura menzogna e, per la nostra integrità, noi Cristiani dobbiamo alla fine definirla in tal modo", inoltre "una volta che l'Impero Romano divenne Cristiano questa finzione diventò letale"<ref>Aggiunge tale teologo che "siccome il Cristianesimo alla fine ottenne il supporto politico e militare dell'Impero Romano, esso fu in grado di promuovere le sue idee e anche perseguitare i suoi opponenti in un modo non consentito al Giudaismo" e "una volta che è l'Impero Romano divenne Cristiano, tutti gli altri furono in pericolo, Ebrei naturalmente ma anche pagani e anche Cristiani dissidenti".</ref>. Anche il biblista cattolico tedesco Josef Blinzler riconosce: "la storia della [[w:passione di Gesù|passione di Gesù]] si è realmente trasformata nella storia della sofferenza degli Ebrei; la strada del Signore verso la croce è diventata una ''via dolorosa'' della gente ebraica attraverso i secoli".<ref>Josef Blinzler, ''The trial of Jesus'', Newman Press, 1959, p. 8. (cfr. anche: Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 1'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 385).</ref>[[w:Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah'' Vol. 1, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 7, 383-397, 831-832. (Cfr anche: John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 157-159, 218-219, IX-XII).</ref> evidenzia, inoltre, che "mentre l'intero Nuovo Testamento è stato mal usato in maniera antiebraica, questo testo, con tutta la gente che urla «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli», ha avuto un ruolo speciale. È stato trattato come se fosse una auto maledizione con la quale la gente ebraica attirò su sé stessa il sangue di Gesù per tutti i tempi successivi. [...] Questa è una di quelle frasi che sono state responsabili per oceani di sangue umano e un incessante flusso di miseria e desolazione"; aggiunge tale teologo come la stessa frase fu poi usata dai primi cristiani e dai Padri della Chiesa: "[[w:Origene|Origene]] andò drasticamente aldilà del giudizio di Matteo quando nel 240 dopo Cristo egli scrisse: «per questa ragione il sangue di Gesù ricade non solo su quelli che vissero al momento ma anche su tutte le generazioni di Giudei che seguirono, fino alla fine dei tempi». Sfortunatamente egli fu seguito nella sua valutazione da alcuni dei più grandi nomi della Cristianità" e ad esempio "[[w:Sant'Agostino|Sant'Agostino]], [[w:Giovanni Crisostomo|Giovanni Crisostomo]], [[w:Tommaso d'Aquino|Tommaso d'Aquino]], [[w:Lutero|Lutero]], etc, sono citati come sostenitori, con preoccupante ferocia, del diritto e anche del dovere dei Cristiani di disprezzare, odiare e punire gli Ebrei".
 
In merito al Vangelo di Marco, nota [[w:Vito Mancuso|Vito Mancuso]] che a chiedere la crocifissione di Gesù, per Marco fu invece una folla (composta probabilmente dai sostenitori di Barabba, lì radunati dai sacerdoti), per Giovanni i Giudei (identificabili con l'aristocrazia del tempio) e per Luca i capi dei sacerdoti, i magistrati ebrei e il popolo, quest'ultimo non nella sua totalità<ref>Vito Mancuso, ''Io e Dio'', Garzanti, 2011.</ref>, mentre gli studiosi del "Nuovo Grande Commentario Biblico"<ref>Raymond E. Brown, Joseph A. Fitzmyer, Roland E. Murphy, ''Nuovo Grande Commentario Biblico'', Queriniana, 2002, p. 817.</ref> osservano – in merito al verso {{passo biblico|Mc14,55}} "''Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il Sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano''" – come "Marco sta presentando l'udienza come un vero e proprio processo davanti a tutto il Sinedrio. Questa tendenza faceva probabilmente parte dello sforzo generale dei Cristiani di diminuire il coinvolgimento dei Romani nella morte di Gesù e di accrescere quello dei Giudei".
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La croce è dove tutto viene capovolto.