Gesù e il problema di una vita/Capitolo 13: differenze tra le versioni
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Nell'oscurità del giardino, Gesù si confronta con un'ultima tentazione finale e opprimente di rifiutare ciò che gli sta per accadere. Vede quello che la croce gli costerà e gli viene dato un'anticipazione dell'agonia fisica, mentale e spirituale che avrebbe sofferto. La ragione per la straordinaria profondità dell'angoscia di Gesù qui fu, senza dubbio, non la consapevolezza della sofferenza fisica della crocifissione, bensì la conoscenza che sulla croce egli, il Figlio di Dio, avrebbe provato per la prima volta la separazione totale da Dio Padre. Paolo, scrivendo ai [[w:Lettera ai Galati|Galati]], ci dà un'indicazione di quello che Gesù stava confrontando: "Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno" ({{passo biblico2|Galati|3:13}}).
La tentazione di andarsene ed evitare processo e croce deve essere stata immensa. Tuttavia Gesù la resistette e la sua preghiera si chiuse con "Non come voglio io, ma come vuoi
Due volte Gesù andò a vedere se i tre discepoli stavano vegliando insieme a lui, ma in entrambe le occasioni li trovò addormentati.<ref>Alcuni sostengono che, poiché i tre si addormentarono, qualsiasi resoconto di cosa disse Gesù deve essere immaginario. Tuttavia, i discepoli avrebbero potuto benissimo udire gli inizi di cosa disse Gesù, o egli stesso avrebbe potuto ripeterlo a loro in seguito, nei quaranta giorni di insegnamento dopo la resurrezione. E comunque c'erano altre persone in giro per Getsemani quella notte, tra cui un misterioso giovane ({{passo biblico2|Marco|14:50-52}}) che avrebbe
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