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In ogni caso, potremmo chiederci chi, secondo Abulafia, fu il primo destinatario (orale) della Torah se non fu Mosè? Possiamo forse comprendere che la Torah preesistente — che nella sua forma orale era un'entità intellettuale, religione universale o Torah universale che in linea di principio non poteva essere riportata per iscritto<ref>Sulla questione, si veda Idel, ''Language, Torah, and Hermeneutics'', 48–49.</ref> — fu trasformata, attraverso la sua trasmissione scritta, in una combinazione di intelletto e immaginazione? E se è così, è questo il motivo per cui le altre religioni che sono apparse in seguito furono un ulteriore deterioramento della religione originale — quella orale e intellettuale a cui si riferisce come la religione universale, quella che chiama l'antica fede universale?<ref>''Sitrei Torah'', 92.</ref> Una tale narrazione storiosofica metterebbe infatti Abulafia al punto più estremo dei maimonidei radicali e spiegherebbe perché dovesse ricorrere così spesso a un discorso esoterico.
L'allontanamento da quella religione universale è simile a quanto accadde al discorso universale dopo la '''[[w:Torre di Babele|Torre di Babele]]'''. Tuttavia, secondo un'importante discussione in ''Or ha-Śekhel'', l'episodio mitico avvenuto a Babele non ha alcun significato per la persona illuminata, ma solo per la moltitudine.<ref>Cur. Gross, 39–40.</ref> Ciò significa, implicitamente, che non vi fu un momento storico specifico per la dispersione delle nazioni o cambi di lingua; piuttosto, questi erano processi naturali che sono simili a quanto abbiamo visto sopra riguardo alla partenza dall'Egitto o alla ricezione della Torah al Sinai. In questo modo la dispersione delle lingue potrebbe avvenire anche oggi, poiché il passaggio dalla lingua naturale di cui si è dotati a una lingua convenzionale è un fenomeno naturale, innato. Mentre le lingue parlate sono entità artificiali e convenzionali che il bambino deve imparare, e quindi particolaristiche, i suoni ideali sono innati e quindi universali.
Ritengo che l'enfasi sull'universalità sia collegata all'intellettualità e all'interpretazione naturale dei documenti religiosi. In alcune pagine prima del brano tradotto, Abulafia descrive la trasformazione dei suoni naturali in linguaggio o linguaggi convenzionali:
{{q|Occorre da ciò<ref>Vale a dire, il modo in cui gli elementi del linguaggio si muovono in modo che emerga il discorso.</ref> che tutto abbia un governatore che non si muova ma tutto governi dall'esterno, il che vuol dire che è separato da loro per ragione della sua essenza ed emana su di loro la provvidenza, e questo è l'intelletto umano che governa tutte le lingue. Ma non si muove, né essenzialmente né accidentalmente, ma l'intelletto umano opera nella specie umana ''in actu'' dal suo lato e ''in potentia'' dal lato [della specie umana]. Ed è questo<ref>L'intelletto umano.</ref> che cambiò le lingue dopo che erano state [una volta] un'entità, compresa da tutti i parlanti, che anche oggi è un'entità, ma non è compresa da tutti i parlanti, e questo a causa della dispersione delle nazioni.<ref>54 ''Or ha-Śekhel'', 31:
{{Lingua ebraica|התחייב על זה ליהו תכלל זה מנהי ג לבת י תמנוע עהוש נ אימ עכהל מ ו חץ, ר" להו ש אבנד ל המם בעצם ומ שיפע עליםה בהשגחה, והו אשהכ לאנ הוש י מהניע כל הלשונתו . והוא בלתי מנתו עע לא בעצם ול אמבקר , ה ו"ר ל שהכ לאנהו י ש ה ו פע למיב ן האד םפבע לצמד ו ובכ חצםדמ . הו אשאר שינה הלשנוו תחאר היות םבדר אח דובמ ן כלל מדבר, שםג היום הו אבדר אדח , אל אהוש אלבת י ומב ן לכל מדבר והיה סי בתזה פיזו ראו המו ת}}</ref>}}
Questa visione dell'intelletto umano come separato dalla materia da un lato, e quello che unifica l'intera specie umana dall'altro, rappresenta, a mio parere, l'impatto della successiva teoria di Averroè di un potenziale intelletto comune a tutta l'umanità.<ref>Maurice Blaustein, "Averroes on the Imagination and the Intellect" (Harvard University, 1984), 200–210.</ref> Come in Maimonide (''Guida'' 1:74), i suoi seguaci, e Averroè (almeno in una fase successiva del suo pensiero), per Abulafia, l'intelletto umano non è solo una qualità personale, ma un'entità comune condivisa da tutti gli umani. Egli immagina questo intelletto umano come un motore della parola a cui si fa riferimento nella citazione con il termine "un'entità", causando l'emergere delle settanta lingue, proprio come il [[w:motore immobile|motore immobile]] (Dio o il primo intelletto separato) muove le sfere cosmiche, che governano ciò che accade nel mondo terrestre.<ref>Sulle differenti posizioni tra i filosofi musulmani riguardo a tale questione, cfr. Harry A.Wolfson, "Averroes’s Lost Treatise on the Prime Mover", in ''Studies in the History of Philosophy and Religion'', 1:402–29; Harvey, "The Mishneh Torah as a Key to the Secrets of the Guide", 17–19; Joseph Puig, "Maimonides and Averroes on the First Mover", in ''Maimonides and Philosophy'', 213–23; e Even-Ḥen, "Maimonides’s Theory of Positive Attributes", 19–45.</ref> Si tratta, secondo Abulafia, di tre fasi distinte.
Come vedremo nell'[[Abulafia e i segreti della Torah/Appendice A|Appendice A]], Abulafia concepisce l'emergere delle lingue come correlato alle permutazioni di lettere, che descrive come i movimenti di due ruote concentriche che consentono di estrarre tutte le possibili combinazioni di due lettere dalle ventidue consonanti ebraiche. Quindi, la lingua è percepita come emergente in modo naturale, semanticamente parlando. I suoi turni sono diversificati per due cause principali: l'emergere degli [[w:allofono|allofoni]] (che differiscono leggermente dalle ventidue consonanti naturali) e dei suoni ideali (che i linguisti chiamerebbero [[w:fonologia|fonemici]], dati i diversi fattori climatologici),<ref>Cfr. Idel, ''Language, Torah, and Hermeneutics'', 3–4.</ref> e in secondo luogo, a causa della diverse combinazioni di lettere che producono le lingue convenzionali<ref>Idel, 8–11. Riproduco qui l'astuta nota di Warren Zev Harvey: "In his ''Hebrew: The Eternal Language'' (1957), ‘Hebrew—the Mother of Languages’, 18–19, William Chomsky recalls romantically the old view, held by Jews and Christians until the eighteenth century, that ‘all the languages of mankind [...] derived from Hebrew,’ etc. Cf. Noam Chomsky, ‘Morphophonemics of Modern Hebrew’ (1951). I think that the most likely explanation for the mystical and unempirical nature of Chomsky’s theory of ‘universal language’ is that it is a modern version of the ancient view about Hebrew." William è il padre di Noam Chomsky.</ref> e che generano diversità, incomprensioni e dispersioni tra le nazioni. In un certo senso, il passaggio tra il linguaggio naturale – inteso da Abulafia come un discorso semplice sonoro – o ''[[w:Protolingua|Ursprache]]'', che è tuttavia ancora presente e i linguaggi convenzionali che trasmettono informazioni contaminate dall'immaginazione, è prefigurativo della teoria linguistica del potenziale innato di apprendimento della lingua e la possibilità di parlare molte lingue, teoria proposta da [[w:Noam Chomsky|Noam Chomsky]].
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