Missione a Israele/Gerusalemme: differenze tra le versioni

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Flavio Giuseppe, che scrive verso la fine del secolo, dice questo (vedi anche riquadro sotto):
{{q|Allo stesso tempo circa, visse Gesù, un uomo saggio. Poiché egli compì opere straordinarie, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò un seguito sia di molti Giudei che di molti Greci. Quando Pilato udì che era accusato dai principali nostri uomini, lo condannò alla croce, [ma] coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani.|''AJ'' 18.63-64}}
Flavio Giuseppe qui caratterizza Gesù come uomo saggio (''sophos''), un operatore di azioni straordinarie (''paradoxa''), e un maestro (''didaskalos''). La sua caratterizzazione si conforma fortemente con la presentazione dei sinottici. L'unico indizio a qualcosa di messianico riguardo a Gesù nel brano di Flavio Giuseppe qui è il modo in cui designa i suoi seguaci: sono ''Christianoi''. Altrove in ''Antiquities'', descrivendo gli eventi dell'anno 62 e.v. quando il sommo sacerdote Anna giustiziò Giacomo con la lapidazione, Flavio lo identifica come "Giacomo fratello di Gesù, ''il cosiddetto Cristo''" (''AJ'' 20.200). In altre parole, Flavio non chiamò Gesù ''Christos'' disse che Gesù si assegnò da sé tale titolo. Né i "principali nostri uomini" (''protoi'', i "primi uomini") accusano Gesù di affermarsi il Messia: in effetti, Flavio Giuseppe non dice di cosa i principali uomini lo accusino, o perché. Il suo resoconto, indipendente dai Vangeli, rivela solo che Gesù fu un saggio, operatore di miracoli e insegnante che Pilato crocifisse. Flavio relega la designazione messianica ai seguaci di Gesù, i ''Christianoi'', o a dicerie ("Gesù, il cosiddetto Cristo").
 
La breve discussione di Flavio Giuseppe si adatta alla reticenza e ambiguità del resoconto nei Vangeli, anche il quale non raffigura mai Gesù che espone schiettamente la propria identità messianica, ma mette l'affermazione sulla bocca di altri. Parimenti, nelle narrazioni della Passione, Pilato si riferisce a "Gesù ''chiamato'' il Cristo" (per es. {{passo biblico2|Matteo|27:17,22}}). "Che farò dunque di quello che ''voi chiamate'' il re dei Giudei?" ({{passo biblico2|Marco|15:12}}). Allora, sembra più verosimile che questa identificazione di Gesù quale Messia ''non'' provenisse da Gesù stesso. Se avesse asserito tale titolo e ruolo per sé, Antipa sicuramente avrebbe agito molto prima di Pilato. Inoltre, nulla nelle tradizioni sulla sua missione lo farebbe un candidato messianico plausibile agli occhi dei suoi contemporanei. Non esortava, come Giuda il Galileo o [[:en:w:Athronges|Athronges]] prima di lui, o Bar Kokhba tempo dopo, ad una rivolta armata contro i romani (cfr. [[Missione a Israele/Contesti sociali#Il contesto giudeo|"Il contesto giudeo"]]); e non stava neanche, come alcuni dei successivi profeti dei segni, radunando vaste masse di gente in una volta anticipando un segno miracoloso di liberazione.