Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Francia-8: differenze tra le versioni

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Il cannone GIAT 120-26 impiegato ha una lunghezza di circa 52 calibri, più lungo e leggermente più potente di quello tedesco da 120/44, anche se ovviamente di qualcosa più ingombrante in manovre con vegetazione e fossati. Sopra vi è un dispositivo MRS che è una specie di specchietto retrovisore capace di controllare l'allineamento della bocca da fuoco con il sistema di controllo del tiro. Inoltre il cannone,al solito, è munito di manicotto antidistorsione e estrattore di fumo (i cannoni moderni sono davvero armi sofisticate). Le munizioni molto avanzate con la granata HEAT POL G1 con Vo di 1.170 ms, e la APFSDS a ben 1.750 ms, consentendo un raggio di tiro utile di almeno 4 km, circa 1 più del cannone del Leopard 2, grazie ad una v.iniziale superiore di circa 100 ms. Ma non basta. Nel 1989 erano iniziati i programmi per le munizioni DU anziché il più costoso e leggermente meno efficace tungsteno. Non solo, ma una munizione speciale anti-elicottero era pure in corso di sviluppo, chiamata 120 AH. Infine, nel futuro non era escluso di adattare il carro al cannone da 140 mm, un'arma realmente poderosa anche se molto ingombrante (di fatto si è preferito continuare a migliorare il 120 mm), con incremento delle prestazioni dell'ordine del 50%. Quest'arma è stata davvero sviluppata: è stata persino offerta per il carro armato T-72MP ucraino (chiaramente 'non si sa' come il progetto di questo cannone sia finito in mano ucraina..)! Il cannone NATO da 140 mm è a tutt'oggi una chimera, dato che il 120 si è dimostrato molto efficace in ogni ambito (eccetto che come munizioni HE, dove anche i vecchi pezzi da 100-105 mm sono probabilmente superiori: basti dire che le HEAT-MP da 120 mm hanno 1,3 kg di esplosivo quando i proiettili sovietici, certamente non in onore della sicurezza in caso di esplosioni, ne hanno ben 3,2). Ma non è solo il cannone né il sistema di alimentazione a meritare interesse: anche il sistema di controllo del tiro e quello di movimentazione sono decisamente impressionanti. Quest'ultimo è dato da un motore CSEE da 40kW (questo significa che il Leclerc ha abbandonato la movimentazione oleodinamica, affidabile ma ingombrante e pericolosa in caso d'incendio) capace di ruotare la torretta del Leclerc velocemente e in maniera al tempo stesso dolce, con una velocità di meno di sei secondi per una semirotazione da fermo di 180 gradi e il cannone elevabile di 30°/sec. È possibile,grazie a questi servomeccanismi, alle sospensioni e al sistema di controllo del tiro (di cui si dirà) ingaggiare fino a sei bersagli al minuto, con tempi d'ingaggio di 8 secondi e di re-ingaggio di 6, e NB sparando su terreno vario tra i 300 e i 4.000 m, viaggiando a 36 kmh. Si tratta di prestazioni assolutamente impressionanti. Come curiosità storica un altro potente carro medio francese, il SOMUA S.35 degli anni '30 aveva pure esso una torretta a comando elettrico, ma nonostante questa avanzata caratteristica l'aggiustamento finale di precisione era fatto a mano con apposite ruote.
[[Immagine:Leclerc-IMG 1708.jpg|280px|right|thumb|Particolare del periscopio di puntamento diurno-notturno, di grande complessità, elevato ingombro e, inevitabilmente, possibile vulnerabilità al tiro nemico]]
Il sistema di controllo del tiro comprende un periscopio diurno-notturno girostabilizzato SFIM HL 70 per il capocarro (capacità di visione diurna 2,5 o 10 x o notturna di seconda generazione con 2,5 x; non sono ingrandimenti eccezionali ma questo era il migliore prodotto su piazza all'epoca), che scopre i bersagli e li assegna al cannoniere o prende direttamente sotto tiro l'obiettivo. Esiste un computer digitale e un telemetro laser; una camera termica SAT Athos permette al cannoniere di vedere e sparare anche di notte fino a 2 km (fino a 5 km per la scoperta, prescindendo dall'identificazione). Essa è integrata nel visore girostabilizzato SAGEM HL 60 che ha anche 1 canale diurno con 3,3 e 10 x, e un sistema CCD (elettronico, forse come protezione anti-laser) da 10 ingrandimenti. Il sistema di stabilizzazione è ottimo anche per via del (laborioso) sistema idropneumatico per le sospensioni. Queste e il motore turbocompresso SACM (Wartsila, è un gruppo finlandese specializzato in diesel anche marini, di grande potenza) UD V-8X con tecnologia 'Hiperbar', sono capaci di spingere il veicolo ad altissima velocità anche fuori strada e potere ingaggiare anche a grande velocità gli obiettivi. Il motore di per è di pari potenza degli MTU del Leopard 2, ma molto più compatto e piccolo grazie ad un rapporto di sovralimentazione di 7,5, per appena 2.100 kg e 1.87 m3 (un terzo rispetto al sistema del Leopard 2!). Ha 8 cilindri a V raffreddata ad acqua con 16,47 litri di capacità (anche qui, molto ridotta: altri carri arrivano agevolmente e 27 litri!). Come se non bastasse, il compressore Turbomeca TM-307B non solo triplica la compressione rispetto a quella di un normale compressore ( si tratta per l'appunto di un sistema 'iperbarico'), ma NB: se necessario è capace di operare indipendentemente dal motore principale fornendo energia per partire 'a freddo' senza nemmeno usare le batterie oppure, ancora più importante, come generatore ausiliario: infatti il Leclerc non ha una APU vera e propria (uno dei talloni d'Achille dell'M1 Abrams, che fino a tempi recenti doveva utilizzare il motore principale, enormemente dispendioso, per ogni necessità). Le sospensioni a dodici elementi SHB-3 della SAMM, sono idropneumatiche e con escursione di 300 mm. Inoltre, vi è la trasmissione ESM 500 con 5 marce avanti e due indietro.
 
Il carro ha un'arma potente che si aggiunge al pezzo da 120 e le sue 40 granate. Infatti, mentre i carri armati hanno in genere armi coassiali da 7.62 mm, troppo leggere per esempio, per colpire obiettivi 'duri', i carri francesi hanno armi di grosso calibro coassiali: per esempio, l'AMX-30 ha solo 47 colpi da 105 mm rispetto ai 62 del Leopard 1, ma al posto di una mitragliatrice da 7.62 mm ha un cannone-mitragliera da 20 mm con ben 1.050 colpi e può perforare agevolmente corazze leggere che richiederebbero altrimenti l'uso del cannone principale. Non è tuttavia una cosa molto ben vista dato che queste armi di grosso calibro hanno un numero di munizioni relativamente ridotta. Nel caso del Leclerc vi è una soluzione intermedia: un'arma da 12.7 mm (americana sì, ma prodotta dalla FN Herstal belga che era controllata dalla GIAT), piuttosto piccola rispetto al 20 mm ma ancora capace di perforare le corazze di un veicolo classe M113 fino ad oltre 500 m, come di perforare spessi muri. Questo è stato considerato ottimale come compromesso. La mitragliatrice F1 in calibro NATO 7,62 mm (originariamente era da 7,5) è installato in un affusto tedesco H&K e nemmeno a dirlo, con un sistema di controllo sofisticato, con possibilità di telecomando da dentro il carro da parte del capocarro.