Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Un nuovo inizio: la letteratura israeliana: differenze tra le versioni

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ortografia
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L'ebraico è molto semplice e non usa parole insolite nel linguaggio di tutti i giorni. Ma le differenze della versione inglese sono molteplici nella loro dipartita dall'originale letterale. "It rains" (piove) è una locuzione comune in inglese, mentre l'ordine delle parole in ebraico è importante. "Rain falls" (pioggia cade) è l'ebraico, mentre "falls rain" (cade la pioggia) sarebbe l'uso più comune, vicino anche all'interpretazione in italiano. La parola "friend" (amico) nella traduzione rappresenta l'ebraico "rea" che, come si è visto nella discussione dell'opera di Shamir, ha il significato di "vicino" o "compagno", non necessariamente un amico, o un conoscente, ma uno che condivide un destino comune. Riecheggia "Ama il prossimo tuo come te stesso" (Lev. 19:18; Matt. 19:19, ecc.).<ref name="Amichai"/> Una singolarità della strofa in ebraico viene omessa dall'inglese: la seconda e quarta riga si concludono col pronome relativo "chi", "i quali", "che", ponendo l'enfasi su una parola che normalmente non attrarrebbe attenzione. Ciò in ebraico mette le righe successive, cioè la terza e la quinta, in forte evidenza. L'inglese ha un punto alla fine della terza riga, mentre in ebraico c'è solo un trattino che collega le due parti. Inoltre, il senso continuativo di dissolvenza così reso in ebraico viene rafforzato dall'ultima parola della poesia, ''"od"'', che significa "più" (ingl. ''more'') o "più a lungo" (ingl. ''longer''), che nella traduzione inglese non viene reso. Tale parola anche in ebraico non ha normalmente questa enfasi. Comunque la differenza più significativa si ritrova nello spostamento del soggetto nell'ultima riga: l'ebraico letteralmente , dice "che non si coprono più", cioè i "compagni" non si coprono più la testa con coperte, perché sono morti. La semplice osservazione precisa del poeta nel creare una distinzione tra vita e morte sul campo di battaglia, viene neutralizzata nella versione inglese dal verbo al passivo. Nell'inglese non sono i compagni che fanno, o non fanno, qualcosa — è la pioggia piuttosto che viene evidenziata come soggetto principale. Uno spostamento considerevole viene quindi applicato alla traduzione, che trasforma totalmente la specificità ed il centro dell'originale in ebraico. Abbiamo pertanto notato qui sei differenze importanti tra originale e traduzione in una poesia di sole cinque righe (24 parole).<ref name="Amichai"/>
 
Questa difficoltà è sopra illustrata da una poesia che si distingue per la sua brevità, semplicità di linguaggio e universalità del tema. Se, anche nell'ambito di tali confini, il margine di differenza è così vasto, ci si può immaginare il divario quando la poesia usa un linguaggio più denso, e allude ad una situazione più localizzata o ad una connotazione storica più complessa. Amichai è un poeta relativamente facile da tradurre, specie in italiano che nella costruzione si avvicina maggiormantemaggiormente all'ebraico, ma anche quando compone versi in un linguaggio apparentemente (ma solo superficialmente) vicino ad un vernacolo gergale, è senza dubbio trasformato in traduzione. A giudicare dalla sua bibliografia integrale, Amichai è tradotto e pubblicato prima di tutto in lingua inglese, poi seguono il francese e lo spagnolo; in italiano le pubblicazioni sono relativamente scarse, ma troviamo traduzioni anche in [[w:lingua nepalese|lingua nepalese]]. L'inglese ha comunque la tendenza ad esprimersi a basso regime, serratamente, ma le sottili sfumature di enfasi, tono, cadenza, originalità devono apparire, altrimenti si perde il senso dell'originale ebraico. Secondo [[w:Walter benjamin|Walter Benjamin]], la lingua d'arrivo deve essere in qualche modo modificata nel corso di una traduzione ben riuscita, e cambiata del tutto in una traduzione storica. La lingua usata da Amichai sembra facile in traduzione, ma l'impressione è ingannevole.<ref name="Amichai"/><ref name="Ital">Per una visione critica e bibliografica generale in italiano, cfr. [http://testi-italiani.it/yehuda_amichai#Poetry "Yehuda Amichai"], in ''Testi Italiani''.</ref>
 
''Amen'' è una raccolta di poesie tradotte in inglese, curata dal poeta britannico [[w:Ted Highes|Ted Hughes]] con la collaborazione dell'autore, ed è subito successiva alla guerra del 1973: si apre con "'''Sette lamenti per i caduti'''", ed una versione stralciata si può leggere qui appresso. La forza della poesia è nella sua abilità di riprodurre l'impronta diretta di un'esperienza privata (ma condivisa) e trasmetterla in un linguaggio semplice e fattivo, elevato da immagini paradossali. Il punto della poesia usualmente è l'ironia della vita vissuta, il sogno dorato contrastato dalla conclusione deludente e necessaria. "Potatoes (patate)" sono "mashed (schiacciate)" dal bambino in una "poltiglia dorata" (Lamento nr. 2) — forte romanticismo in questi sogni infantili. Ma poi arriva la morte. La storia, pubblica e personale, forma il materiale di Amichai e ciò significa per lui il ricordo delle guerre. La funzione del poeta è di sigillare la memoria, sebbene chi la registra possa essere, con lo scorrere del tempo, più anonimo della materia registrata. Come avverte il titolo originale ebraico, forse "dietro tutto questo si nasconde una grande felicità". Ma solo forse...<ref name="Amen">{{en}}[http://www.enotes.com/topics/amen Analisi poetica della raccolta di poesie ''Amen''].</ref>