Shoah e identità ebraica/Oriente e Occidente: differenze tra le versioni

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Gli ebrei d'occidente, pur avendo ricevuto il diritto alla libertà di religione, furono incoraggiati ad assimilarsi alla cultura nazionale, mentre gli ebrei segregati dell'Est, vedendosi negati i diritti di cittadinanza, divennero molto più insulari dei loro vicini occidentali. Quindi il punto focale delle loro comunità segregate fu la loro religione e la loro fede. Con l'ascesa dell'antisemitismo nel ventesimo secolo e la privazione indiscriminata e l'assassinio anche degli ebrei più assimilati in Europa, la realtà dell'assimilazione per gli ebrei dell'Europa occidentale è discutibile. Garb solleva una questione importante con la sua osservazione che l'ebraismo fu modernizzato e trasformato nel sogno di redenzione, prima di essere distrutto: la questione della validità e realtà dell'assimilazione (Nochlin L. e Garb 1995:25). Bisogna chiedersi se l'assimilazione ebraica fosse realmente avvenuta nell'Europa occidentale e mediterranea, o se la vita assimilata vissuta dagli ebrei moderni fu solo un'altra soluzione temporanea, in una storia di apolidia e persecuzione. Si può sostenere che questi ebrei furono incoraggiati a contribuire e apparentemente a far parte di una società nazionalizzata nell'illusione dell'assimilazione e di fatto non furono mai pienamente accettati o in grado di abbandonare la loro identità "altra". [[:en:w:Hilary L. Rubinstein|Hilary Rubinstein]] ''et al.'' mettono in dubbio questa idea con particolare riguardo agli ebrei tedeschi:
{{q|Germany's ever more assimilated and acculturated Jewish community increasingly saw itself as fully accepted and acceptable. Historians have often argued whether this was a generally accurate impression which was negated only by the wholly unexpected rise to power of Adolf Hitler in 1933, or whether the perception of full acceptance was illusory from the start.|2002:35}}
Mentre la persecuzione indiscriminata degli ebrei nella Germania nazista suggerisce la validità del suggerimento che l'assimilazione ebraica in Europa fosse illusoria, l'accusa che la maggioranza dei gentili d'Europa non abbia mai accettato pienamente gli ebrei assimilati è generica. Ci sono prove in tutta la Germania nazista e prima, che molti cristiani e persone non religiose hanno sostenuto, difeso e protetto gli ebrei, accettandoli come amici e vicini indipendentemente dalla loro fede. È anche il caso che molte persone nella Germania nazista e in tutta l'Europa occupata non avessero preso in considerazione o fossero state finanche consapevoli del lungo e storico processo di assimilazione nell'Europa occidentale e centrale, che distinse questi ebrei dai loro vicini orientali.
 
Levi considerava se stesso e la sua famiglia immediata come italiani assimilati. Sebbene casi di antisemitismo fossero emersi in vari momenti della sua vita e della vita della sua famiglia, Levi sembra li accettasse come ordinari, anche se poco frequenti e parte dell'esistenza dell'ebraismo in Europa, data la travagliata storia di immigrazione dell'ebraismo.
 
{{q|Nevertheless, a wall of suspicion, of undefined hostility and mockery, must have kept them [the Piedmont Jews] substantially separated from the rest of the population, even several decades after the emancipation of 1848 and the constant flow into the cities, if what my father told me of his childhood in [[w:Bene Vagienna|Bene Vagienna]] is true.|Levi ''Periodic'':4}}
 
Levi non discute questi temi come indicatori che l'assimilazione della sua famiglia o la sua fosse illusoria o falsa. Nonostante le persecuzioni che Levi subì dal governo fascista in Italia, non ricorda un forte senso di antisemitismo per le strade di Torino tra la popolazione generale: l'immagine che Levi ritrae dell'Italia prebellica e del periodo è quella di una generale tolleranza verso gli ebrei nonostante il regime politico. "In the years I was born no one – in Italy at least – spoke of ostracizing the Jews" (Camon 1989:5). Wiesel ricordava un ambiente molto più minaccioso in Sighet in tempo di guerra in Romania (all'epoca Ungheria). La posizione di Wiesel come ebreo tuttavia differiva da quella di Levi, poiché la comunità di Wiesel era costituita da ebrei non assimilati, vulnerabili ad aggressioni personali poiché le differenze tra ebrei e non-ebrei erano chiaramente visibili. Per Wiesel, l'assimilazione non era stata considerata come un modo di vivere da ebreo, o come una cultura, quindi non provò nemmeno la preoccupazione che fosse stata un'illusione, anche se in seguito si espresse contro l'assimilazione ebraica come dannosa per la fede (Wiesel ''Conversations'':168).
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{{Vedi anche|Interpretazione e scrittura dell'Olocausto|Serie letteratura moderna}}
{{Avanzamento|50100%|1 agosto 2021}}
[[Categoria:Shoah e identità ebraica|Oriente e Occidente]]