Shoah e identità ebraica/Modernità e identità: differenze tra le versioni

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Il lavoro di Bauman è radicato nel periodo della Modernità e si concentra su questioni di identità e appartenenza, come un estraneo nell'era moderna. Al pari della letteratura considerata in questo Capitolo, le questioni dibattute da Bauman si concentrano sul contesto europeo e spesso si riferiscono specificamente alla condizione del popolo ebraico, alla loro esperienza della Modernità in Europa e alle questioni di identità e nazionalismo che hanno affrontato — tutte questioni che hanno personalmente colpito lo stesso Bauman. Una questione primaria nell'opera di Bauman è il significato del nazionalismo come caratteristica chiave della Modernità in Europa. L'era moderna fu un periodo di costruzione di imperi in tutta Europa, di governi sovrani e promozione delle identità nazionali. L'idea moderna di nazionalismo di successo, come osserva Bauman in ''Modernity and Ambivalence'', si basa sull'omogeneità: "Nation states promote ‘nativism’ and construe its subjects as ‘natives’. They laud and enforce the ethnic, religious, cultural homogeneity" (1991: 64). Le comunità ebraiche, con le proprie tradizionali identità etniche, religiose e culturali, rappresentano un'"alterità" e una distinzione dai loro vicini cristiani. "Dall'interno" dell'ebraismo queste comunità non sono omogeneizzate e "dall'esterno" sono percepite come "altre" rispetto all'ideale dello stato nazionale. L'assimilazione all'identità dello stato-nazione era richiesta mediante il rifiuto di rituali e culture che erano visibilmente differenti dalle norme culturali dello stato-nazione apparentemente cristiano, ma tipicamente secolarizzato.
 
[[File:Kafka portrait.jpg|150px|thumb|right|[[Franz Kafka]] (1906)]]
La letteratura degli autori ebrei moderni discussi qui, [[Franz Kafka]], [[w:Sholem Aleichem|Sholem Aleichem]] e [[w:Isaac Bashevis Singer|Isaac Bashevis Singer]], esemplificano questi problemi delle identità native, della massa omogenea e dell'estraneo/emarginato. Nel caso di Kafka, questi personaggi e scenari sono decisamente moderni. L'immaginario del mondano e del burocratico dominano le narrazioni della letteratura kafkiana: "To which authority did they belong? After all, K. lived in a country which enjoyed law and order; all the laws were upheld; so who dared pounce on him in his own home?" (Kafka 1994, 2000:3). Dall'inesplicabile [[w:Il processo|processo]] senza fine di Josef K., alla infruttuosa ricerca dell'[[w:agrimensura|agrimensore]] K per entrare nell'impenetrabile [[w:Il castello|Castello]], la letteratura di Kafka evoca un mondo grigio e burocratico di lavoratori senza volto, del commercio, dell'insularità e della preoccupazione per l'identità, l'"altro" tenuto fuori dalla comunità e ignaro delle regole della società.
 
All'interno della letteratura di Aleichem e Singer c'è una concentrazione particolare sull'identità religiosa e culturale. All'interno del lavoro di entrambi gli autori è riconoscibile il motivo dell'"altro" ebraico all'interno di una maggioranza cristiana. Nelle storie di Aleichem, ''Tevye the Dairyman'' e ''Motl the Cantor's Son'', i personaggi vengono allontanati dai loro villaggi d'origine, ma nelle loro comunità c'è una familiarità e un senso di vicinanza tra i personaggi. La fede ebraica è una presenza forte sia nelle persecuzioni che questi personaggi affrontano, sia nel tono timorato di Dio del linguaggio e delle espressioni rappresentate da Aleichem. Nei racconti di Singer, spesso i personaggi sono immigrati europei che vivono in America. In quanto paese appena scoperto e meta di immigrati da tutto il mondo (Aleichem, Singer e Wiesel inclusi), l'America rappresenta non solo il sogno utopico per le comunità perseguitate, ma anche un senso di dislocamento. L'America può sì aver offerto un rifugio a coloro che sono stati costretti a lasciare i propri paesi, ma in una comunità composta da "altri", queste persone sono allo stesso tempo distaccate e unite tra loro nella propria "alterità". C'è un senso di brama e nostalgia per la familiarità culturale di casa nella letteratura di Singer. "...I meet there [in New York] the ''landsleit'' from Poland, as well as all kinds of literary beginners and readers who know Yiddish" (Singer 1953, 1984 ''The Cafeteria'':287).