Shoah e identità ebraica/Introduzione: differenze tra le versioni

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Un'importante nota esplicativa da fare riguarda la nazionalità di Wiesel e la sua descrizione nel corso dello studio. La città natale di Wiesel era [[w:Sighetu Marmației|Sighet]]; è nominata e descritta variamente in testi diversi e in tempi diversi come provincia rumena e provincia ungherese, a causa di cambiamenti politici e territoriali. Wiesel chiarisce lui stesso la questione nelle sue memorie affermando che quando nacque, Sighet era città rumena. Durante la sua infanzia, il potere e il controllo del territorio passarono all'Ungheria, sotto il cui dominio rimase per tutta la guerra; ora Sighet fa di nuovo parte della Romania. Lo studio copre i cambiamenti nella vita di Wiesel dai suoi primi anni alla sua vita successiva, quando l'identità nazionale di Sighet cambiò. Per coerenza, lo studio fa riferimento a Wiesel e alla sua città natale come rumeni, ma sono incluse note contrarie ove rilevanti per precisione e chiarimento.
 
[[File:Gustav Landauer (cropped).jpg|150px|thumb|right|<small>[[w:Gustav Landauer|Gustav Landauer]] (1892)</small>]]
Il termine e il concetto di assimilazione sono usati in tutto questo studio per descrivere e discutere Levi e, in generale, gli ebrei d'Occidente. L'assimilazione nel contesto del mio studio si riferisce agli ebrei tradizionalmente [[w:emancipazione ebraica|emancipati]] sotto l'Illuminismo e la Rivoluzione napoleonica, che si separarono dalle tradizioni, dai rigori e dalla fede devota dell'[[w:ebraismo ortodosso|ebraismo ortodosso]]. La libertà di commercio, istruzione e stile di vita nell'Europa occidentale emancipata significava che gli ebrei non erano costretti a rimanere comunità insulari, esclusi da un'identità nazionale, impegnati nella loro fede e identità religiosa, come tipicamente accadeva in Oriente, una situazione esemplificata dalla "[[w:Zona di residenza|Zona di residenza]]". Ebrei come la famiglia Levi, pur ritenendosi ebrei e osservando alcuni elementi della fede ebraica, non erano rigorosamente osservanti e si identificavano come italiani prima ed ebrei poi. Rispetto a questo atteggiamento a volte ambivalente nei confronti dell'identità ebraica, l'analisi non sostiene che l'assimilazione abbia portato a un totale disprezzo per l'ascendenza e l'identità ebraiche poiché il termine è stato formulato da [[w:Gustav Landauer|Gustav Landauer]], che sostenne che l'assimilazione ebraica aveva portato a una negazione totale delle radici ebraiche (Landauer citato in Schmidt 1992:127). Ci sono vari gradi di assimilazione e secolarizzazione; l'assimilazione è considerata qui come non necessariamente l'adottare atteggiamenti cristiani in paesi apparentemente cristiani, ma lo scegliere di non seguire una vita religiosa. Questa definizione è più tipica della definizione di Samuel Klausner che specifica il tipico rifiuto dell'aspetto religioso della vita ebraica, nel conformarsi alle norme culturali della popolazione maggioritaria (Klausner 1992:263). L'assimilazione in questo mio studio viene quindi utilizzata per descrivere e definire l'identità ebraica opposta a quella della figura ebraica tipicamente orientale di forte fede e osservanza religiosa, nonché il contesto comunitario concentrato sugli ebrei e associato all'Ortodossia.
 
Ho avuto il piacere e l'onore di conoscere entrambi gli scrittori, in periodi diversi: Levi a Londra nei primi anni ’80, e Wiesel a Bologna con [[w:Umberto Eco|Umberto Eco]] nel 2000 in occasione delle sue lezioni ''[https://www.google.co.uk/books/edition/Sei_riflessioni_sul_Talmud/dF2HAAAACAAJ?hl=en Sei riflessioni sul Talmud]''. Le mie impressioni dirette confermano questo quadro che distingue Levi e Wiesel l'uno dall'altro come figure ebraiche fin dall'inizio dello studio: essi rappresentano figure opposte dell'ebraismo orientale e occidentale e ciò apre un interrogativo su come e quando queste identità convergono e diventano simili. Opponendosi alla nozione di non-credenza laica o assimilata, la questione della fede e del credo deve essere affrontata e chiarita. In questo contesto, il popolo ebraico fedele o credente si riferisce ai teisti, che credono in Dio. Levi si occupa spesso della storia ebraica e delle Scritture, sebbene abbia sempre mantenuto il suo ateismo. Wiesel tuttavia, nonostante la sua lotta emotiva ad Auschwitz, le sue controversie religiose e le sue proteste, ha sempre mantenuto la sua fede in Dio. Le identità ebraiche di Levi e Wiesel sono a volte problematiche e complesse, in particolare all'interno delle loro narrazioni sull'Olocausto, ma nel confrontare gli sfondi, le culture e le identità ebraiche che i due uomini rappresentano, Levi e Wiesel sembrano essere polarizzati. Come punto di partenza per il confronto e l'analisi, Levi è considerato un ebreo non-religioso, ateo, assimilato, e Wiesel un ebreo religioso, [[w:Chassidismo|chassidico]] e tradizionale.
 
== Struttura dei capitoli ==
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=== Capitolo 4: La questione ebraica — antisemitismo e "alterità" nella propaganda e nell'ideologia del Terzo Reich ===
[[File:The day after Kristallnacht.jpg|thumb|right|240px150px|<small>Berlino, 10 novembre 1938: vetrine di un negozio di un'attività condotta da ebrei distrutte durante la ''[[w:Notte dei cristalli|Notte dei cristalli]]''</small>]]
Il quarto capitolo esplora l'ascesa del partito nazista dopo la sconfitta della prima guerra mondiale in Germania e il successivo declino economico del paese. Lo sviluppo dell'antisemitismo di Hitler è esplorato dalle sue radici rappresentate nel ''[[w:Mein Kampf|Mein Kampf]]'' dall'ideologia che informò in misura così significativa le politiche del partito nazista. Discutendo la storia ebraica di [[w:pogrom|pogrom]] e persecuzioni, il capitolo mette in discussione l'uso da parte dei nazisti di secoli di antisemitismo e la vulnerabilità degli ebrei nella Diaspora, per spingere gli ebrei ai margini della società prima che la soluzione finale fosse approntata per distruggere tutto l'ebraismo. L'attuazione della teoria dell'"alterità" è di notevole importanza nel sistema di legislazione antisemita nazista, nella costruzione dell'ebreo guidata dalla propaganda, come un "altro" omogeneo e una minaccia per l'ariano. Laddove la dicotomia socio-politica sinora discussa nello studio è stata Est/Ovest, nel sistema nazista diventa tedesco/ebreo, cittadino/"altro" nell'ideale ordinato dell'era della Modernità e della ricerca nazista di un [[w:razza ariana|razza ariana]] omogeneizzata. La discussione di Bauman sull'"altro", la sua critica alla Modernità e la relativa facilitazione dell'Olocausto sono interrogate attraverso il sistema di governo nazista e la progressiva disumanizzazione degli ebrei in Europa. Vengono discusse e confrontate le esperienze personali di Levi e Wiesel in Italia e Romania, per identificare come le loro vite divergenti abbiano cominciato a convergere all'interno del sistema nazista. Viene discusso il passaggio dall'antisemitismo legislativo alla violenza che ricorda il pogrom premoderno, con ''[[w:Notte dei cristalli|Kristallnacht]]'', esplorati i piani per la [[w:Soluzione finale della questione ebraica|Soluzione Finale]] e il ritorno ai ghetti. Il capitolo mette in discussione questi elementi fondamentali dell'oppressione nazista dell'ebraismo come fattori della Modernità, quando tali dispositivi politici implicano una violenza e un pregiudizio più medievali che non di un moderno stato di governo.
 
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=== Capitolo 6: Narrativa, testimonianza e memoria dell'Olocausto ===
Primo Levi ed Elie Wiesel usano la struttura della narrativa dell'Olocausto per rappresentare le loro identità ebraiche individuali e costruire le loro diverse identità letterarie. La letteratura di Wiesel e Levi dimostra i problemi che devono affrontare i sopravvissuti quando scrivono il loro resoconto della loro esperienza di Shoah. I due sopravvissuti seguono traiettorie diverse nonostante discutano delle loro esperienze dello stesso luogo e tempo e questi percorsi sono indicativi delle diverse identità che rappresentano. Il confronto tra le testimonianze di Levi e di Wiesel dimostra come un evento, luogo e tempo abbia prodotto risposte letterarie differenti, considerando fattori come la memoria traumatica, l'intento autoriale e la rappresentazione personale. Quando l'interesse per l'Olocausto come evento storico e per la letteratura sull'Olocausto come genere si è progressivamente sviluppato in un'industria, sono sorte importanti questioni psicologiche e letterarie che circondano la memoria della Shoah. È necessario qui considerare questi problemi della memoria in una discussione delle testimonianze di Levi e Wiesel, in primo luogo per riconoscere problemi di memoria traumatica che potenzialmente producono verità distorte e una storia riveduta. In secondo luogo, poiché Levi e Wiesel hanno costruito diverse identità letterarie e carriere post-Olocausto in seguito alla pubblicazione della loro letteratura, deve essere interrogata la questione di come un'esperienza vissuta sia costruita come narrativa leggibile e vendibile.
 
Nel sesto capitolo una lettura ravvicinata della letteratura di Levi e Wiesel esplora le questioni della narrativa e della memoria nel testimoniare il sistema dei campi e l'esperienza di Auschwitz. Il capitolo mette a confronto il modo in cui Levi e Wiesel rappresentano individualmente un'esperienza condivisa. Viene confrontato lo stile narrativo di ciascun autore, con la ''[[w:teoria del gender|teoria del gender]]'' a supporto della discussione sulla testimonianza, e degli esempi stilistici e delle scelte letterarie di Levi e Wiesel. Le [[:en:w:Unitary theories of memory|teorie della memoria]] narrativa e traumatica sono discusse in maggior dettaglio in questo capitolo per stabilire le strutture che Levi e Wiesel usano per scrivere ''dall'interno o dall'esterno''. Il capitolo rivisita anche i temi dell'identità della vittima introdotti nel primo capitolo con riferimento alle Scritture Ebraiche e qui con la costruzione di un'identità di vittima ebraica tramite la persecuzione moderna degli ebrei.
 
=== Capitolo 7: Un cielo silenzioso e vuoto? Dio e la crisi della fede ad Auschwitz ===
[[File:Léon Bonnat - Job.jpg|150px|thumb|right|<small>''[[w:Giobbe|Giobbe]]'', di [[w:Léon Bonnat|Léon Bonnat]]</small>]]
Il divario religioso che tipicamente contraddistingue Levi e Wiesel come così separati, ma entrambi così significativi negli studi sull'Olocausto, è discusso nel capitolo sette. Il capitolo esplora le esperienze religiose di Levi e Wiesel all'interno di Auschwitz e le rappresentazioni dell'identità religiosa e le questioni di fede vissute sia dall'uomo religioso che non religioso. Il capitolo considera fino a che punto le differenze religiose ebraiche tra Levi e Wiesel crollino quando le loro strade si scontrano con Auschwitz, un ambiente che offre poche indicazioni di una presenza divina che possa proteggere il popolo ebraico — un ambiente in cui c'è poco conforto materiale, dove gli ebrei non hanno comunque altro che la loro fede a cui aggrapparsi. In una situazione in cui tutti gli elementi fisici della cultura e dell'identità sono stati rimossi con la forza dai nazisti e dalle SS, la fede e il credo degli ebrei erano un elemento di identità su cui i nazisti non avevano alcun controllo. Per un ebreo religioso come Wiesel, il paesaggio di Auschwitz provocò una crisi con il crollo della fede in un Dio premuroso e onnipresente che condivide un'[[w:Alleanza (Bibbia)|Alleanza]] con il popolo ebraico. Per un ebreo non credente come Levi, il conflitto ideologico tra il rifiuto mentale di un Dio e la travolgente disperazione nel campo, provocò una diversa crisi di fede. Nonostante il divario Est/Ovest ancora esistente in una certa misura all'interno di Auschwitz, Levi e Wiesel, ebrei opposti, sperimentano una crisi di fede simile e quindi una crisi di identità ebraica, durante l'Olocausto.
 
[[File:EliezerBerkivitsReading.jpg|thumb|150px|right|<small>[[w:Eliezer Berkovits|Eliezer Berkovits]]</small>]]
Gli elementi della teologia ebraica sono analizzati nella discussione sulla fede ebraica durante l'Olocausto, insieme ai testi di supporto delle Scritture e della teoria di [[w:Eliezer Berkovits|Eliezer Berkovits]], un rabbino e teologo che fu costretto a fuggire dalla Germania e dalla persecuzione nazista mentre la sua stessa famiglia morì nell'Olocausto. Un esame attento della letteratura di Levi e Wiesel viene esteso ad includere i saggi di Levi e la narrativa di Wiesel, specialmente ''[[:en:w:The Trial of God|The Trial of God (Le procès de Shamgorod)]]''. Lo sviluppo di un'identità ebraica informata dall'essere una vittima dell'Olocausto emerge in questo capitolo, quando Wiesel costruisce la sua protesta teologica e letteraria e Levi è costretto a confrontarsi con la sua fede ebraica più intensamente che mai. I due uomini vengono confrontati nelle loro rappresentazioni letterarie delle rispettive esperienze e nell'argomentazione che entrambi gli uomini in una certa misura incarnano la figura del "[[w:Giobbe|Giobbe]]" della vittimizzazione ebraica.
 
=== Capitolo 8: Ricostruire l'identità ebraica nel mondo post-Shoah ===
[[File:Anne Frank lacht naar de schoolfotograaf.jpg|150px|thumb|right|<small>[[w:Anna Frank|Anna Frank]] (1941)</small>]]
Il capitolo otto considera come l'identità ebraica viene ricostruita dopo la Shoah e si chiede se le testimonianze di Levi e Wiesel rappresentino il riemergere del divario Est/Ovest nel mondo post-Olocausto. Le diverse esperienze di liberazione di Levi e Wiesel e il trauma dell'emergere come sopravvissuto in un mondo riluttante a riconoscere le realtà dell'Olocausto, vengono esplorate e confrontate. Le difficoltà incontrate da entrambi gli uomini nel tentare di pubblicare le loro testimonianze vengono discusse e confrontate con la ricezione del ''[[w:Diario di Anna Frank|Diario di Anna Frank]]'', uno dei testi più famosi emersi dall'Olocausto. Vengono discusse le carriere letterarie di Levi e Wiesel: Levi si impegna con le sue radici orientali in ''[[w:Se non ora, quando?|Se non ora, quando? (If Not Now)'' e Wiesel usa la sua fittizia ''[[:en:w:Dawn (Wiesel novel)|L'Aube (Dawn)]]'' per esplorare la transizione in Israele dall'identità di sopravvissuto a combattente per la libertà. Il capitolo chiude lo studio e si conclude con alcune questioni poste dal primo capitolo. Reimpegnandosi con problematiche di teologia ebraica e d'interpretazioni religiose dell'Olocausto, il capitolo otto discute la questione della ''[[:en:w:Remnant (Bible)|sh’ár (שְׁאָר)]]'' ("la rimanenza"), la fede nella salvezza per provvidenza, e confronta le credenze di Levi e di Wiesel in questa idea, opposte come sono tipicamente su questioni di religione ebraica e fede.
 
In questo capitolo vengono rivisitate questioni come la costruzione e la promozione di un'identità di vittima, la dicotomia Est/Ovest e i cambiamenti socio-politici come l'istituzione dello [[w:Stato di Israele|Stato di Israele]]. L'istituzione della patria ebraica è stato l'evento più significativo dopo l'Olocausto per l'ebraismo mondiale e le sue questioni politiche hanno coinvolto Levi e Wiesel nei rispettivi commentari sull'ebraismo moderno. Questo capitolo mette a confronto le differenze tra le "persone pubbliche" post-Olocausto di Levi e Wiesel — dalla riluttanza di Levi a diventare una figura pubblica d'identità dell'Olocausto, all'emergere di Wiesel come figura politica e attivista di spicco sulle questioni dell'oppressione ebraica e non-ebraica in tutto il mondo;la morte di Levi nel 1987 avvenuta entro un anno dall'accettazione del [[w:Premio Nobel per la pace|Premio Nobel per la pace]] da parte di Wiesel, le identità di Levi e Wiesel polarizzate alla fine del ventesimo secolo come lo erano state all'inizio della loro vita.
 
Il capitolo otto riporta poi lo studio ad alcune delle questioni e dei temi di ricerca centrali del primo capitolo, nel contesto religioso dello studio stesso e un ritorno alla discussione sullo Stato di Israele e del popolo ebraico in ''patria''. Lo studio segue l'era della Modernità dal suo inizio europeo fino alla sua fine nel ventesimo secolo. Le vite di Levi e Wiesel sono esplorate sin dai loro antenati e quindi le rispettive nascite fino alla morte di Levi e allo ''status'' di Wiesel in età avanzata come uno dei pochissimi sopravvissuti all'Olocausto. Lo studio si chiude riunendo i diversi temi ed elementi dell'identità ebraica lungo un arco temporale che abbraccia gran parte del ventesimo secolo. Le identità di Levi e Wiesel sono esplorate attraverso questo contesto e le rappresentazioni letterarie delle loro esperienze dell'Olocausto sono riunite in un confronto tra i due autori e le relative rappresentazioni delle due facce dell'ebraismo europeo. Lo studio si conclude con un'analisi se l'evento seminale della Shoah abbia effettivamente unito le comunità ebraiche separate in Europa o abbia ulteriormente amplificato la loro distinzione. Le specifiche identità di Primo Levi e Elie Wiesel vengono esplorate attraverso tale evento per considerare se le identità ebraiche dei due sopravvissuti siano sopravvissute durante e oltre l'Olocausto.
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{{Vedi anche|Interpretazione e scrittura dell'Olocausto|Serie letteratura moderna|}}
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[[Categoria:Shoah e identità ebraica|Introduzione]]