La Filigrana Zen di Henry Miller/Henry Miller e Buddhismo: differenze tra le versioni

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L'incapacità di Miller di accettare che la natura sessuale di ''Tropic of Cancer'' avesse reso quasi impossibile pubblicarlo nella sua forma completa nel Regno Unito e in America, lo portò a sentirsi offeso dalla più ampia comunità letteraria.<ref>Miller era ben lungi dall'essere l'unico scrittore a soffrire per le rigide leggi sulla censura in questo periodo, cfr. Potter, R. (2013) ''Obscene Modernism: Literary Censorship and Experiment 1900-1940''. Oxford University Press, Oxford. Ciò che forse differenzia Miller dagli altri scrittori censurati è che egli sembra vederlo come un attacco personale piuttosto che come parte di un problema più ampio. La successiva battaglia per la pubblicazione di ''Tropic of Cancer'' in America, stranamente, ebbe poco a che fare con Miller personalmente. La lotta iniziò nel 1950 e si concluse nel 1964 con il caso "Supreme Court in Grove Press, Inc. v Gerstein". Molti scrittori ed editori combatterono per la pubblicazione dei libri di Miller, ma Miller stesso passò in secondo piano principalmente a causa del suo timore che il governo lo punisse per le sue opinioni pacifiste sulla guerra del Vietnam in corso. Per una descrizione del processo e dei relativi dibattiti, si veda: Hutchison, E.R. (1968) ''Tropic of Cancer on Trial: A Case History of Censorship''. Grove Press, New York.</ref> Miller deve aver saputo che, consentendo alla Obelisk Press di pubblicare il libro in Francia, ciò equivaleva a etichettare la sua opera come pornografica e che gli editori tradizionali si sarebbero rifiutati di essere associati al suo nome, nonostante le recensioni positive di artisti del calibro di Orwell, [[w:Ezra Pound|Pound]], Eliot e [[w:Blaise Cendrars|Cendrar]]. Questo non vuol dire che Miller abbia preso le cose alla leggera o che abbia accettato che ''Tropic of Cancer'' non fosse un successo immediato. La tormentata relazione di Miller con il proprietario di Obelisk Press, [[:en:w:Jack Kahane|Jack Kahane]], potrebbe aver contribuito ai suoi sentimenti di essere un emarginato. Kahane aveva accettato, a considerevole rischio personale, di pubblicare Miller. In precedenza aveva ceduto i diritti francesi a ''Lady Chatterley’s Lover'' (1928) per paura di essere perseguito e chiuso, ma nonostante non volesse perdere un'altra occasione di pubblicazione, offrì a Miller un misero contratto: nessun anticipo e il 10% di royalty sulle vendite.<ref>Black Manikin Press alla fine acquistò i diritti francesi per ''Lady Chatterley’s Lover''; nel 1930 erano state pubblicate tre edizioni pari a 11.000 copie e il ricavato di Lawrence fu di 90.000 franchi francesi.</ref> In ''Obelisk: A History of Jack Kahane and the Obelisk Press'' (2007), Neil Pearson esamina il tempestoso rapporto di lavoro tra Kahane e Miller, e penso che questo spieghi in qualche modo l'antagonismo di Miller verso la comunità letteraria durante questo periodo. Sebbene Miller sia sempre stato grato a Kahane per aver colto l'occasione di pubblicarlo, nel tempo arrivò a vedere Kahane come un dilettante e nel peggiore dei casi un sabotatore. Kahane dilazionò la data di pubblicazione prestabilita, alla fine pubblicando solo un terzo del manoscritto completato, e alla fine fu superato in astuzia da Anaïs Nin che accettò di offrirgli in prestito i soldi per coprire i costi di stampa; successivamente Kahane sostenne che Miller dovesse farsi una reputazione prima della pubblicazione. Kahane insistette sul fatto che Miller dovesse produrre un trattato su D.H. Lawrence per stabilire le sue credenziali intellettuali, una richiesta che Miller trovò sia offensiva che imperdonabile:
{{q|It is humiliating to me to sit in your office and be requested to write a little brochure about this man or that man in order to introduce myself. I don’t want any introduction. I wanted simply to stand up and let go – be knocked over for it or lauded for it. But not apologize, not explain myself. I can’t tell you how ignominious that felt to me.|Pearson, 2007, p. 438}}
Sebbene l'opuscolo su Lawrence non si concretizzò mai, Miller trascorse una quantità eccessiva di tempo nella rispettiva ricerca; tempo che riteneva avrebbe potuto essere utilizzato in modo più produttivo. La pubblicazione di ''Tropic of Cancer'' non fu la fine delle tribolazioni di Miller; sentiva che Kahane non stava promuovendo il libro come avrebbe dovuto e si mise a farne la pubblicità da solo. Miller inviò copie a tutti i colleghi scrittori o critici che pensava potessero essergli utili. La cosa più famosa è che ne inviò una copia a Ezra Pound a Rapallo, nonostante non lo avesse mai incontrato. Pound esclamò "At last, an unprintable book that is fit to read" (Pearson, 2007, p. 443) e lo passò prontamente al suo visitatore [[:en:w:James Laughlin|James Laughlin]], che col tempo avrebbe pubblicato Miller in America attraversotramite la sua casa editrice [[w:New Directions|New Directions]]. Miller stava godendo di una grande fortuna, anche se un po' per caso, ma Miller pensava solo al fatto che doveva fare quello che avrebbe dovuto fare Kahane. Miller, nella sua stessa mente, aveva sofferto così tanto per arrivare a questo punto e sentiva che non stava ottenendo le sue giuste ricompense; Kahane venne a personificare le cause dell'angoscia di Miller. Anche se Miller stava realizzando i suoi sogni, era ancora l’''outsider'' che doveva lavorare più duramente degli altri per un posto a tavola.
 
Miller avrebbe continuato a ritenere di vivere fuori dalla comunità letteraria, e forse dalla società nel suo insieme, specialmente durante la seconda guerra mondiale. Il buddhismo Zen di Miller lo aveva condotto a un pacifismo che molti contemporanei trovavano insondabile, e in questa posizione possiamo vedere l'influenza di E. Graham Howe nella concettualizzazione della [[w: nonviolenza|nonviolenza]] di Miller. Anche in ''The Wisdom of the Heart'' vediamo Miller continuare con la sua capacità di incorporare le filosofie di altre persone nel proprio percorso. Per molti anni gli scritti di E. Graham Howe furono conosciuti principalmente per il sostegno da parte di Miller in ''The Wisdom of the Heart''. Howe fu uno psicologo britannico della prima metà del XX secolo, uno dei primi editori di articoli relativi alla psicoanalisi e membro fondatore della famosa [[:en:w:Tavistock and Portman NHS Foundation Trust|Tavistock Clinic]] di Londra. La recente pubblicazione di una selezione dei suoi saggi in [https://www.google.co.uk/books/edition/The_Druid_of_Harley_Street/0REJzmeZqKMC?hl=en ''The Druid of Harley Street: The Spiritual Psychology of E. Graham Howe'' (2012)] porterà, si spera, a una rivalutazione del suo lavoro separatamente dal suo legame con Miller.<ref>'''Eric Graham Howe''' nacque in Inghilterra nel 1896 e morì nel 1975. All'inizio del ventesimo secolo fu in prima linea nella comunità psicoanalitica nel Regno Unito. Fece da mentore sia ad Alan W. Watts sia a R.D. Laing. Watts, A.W. (1936) ''The Spirit of Zen''. Grove Press, New York, deve molto al lavoro pionieristico di Howe sulla filosofia orientale e sulla coscienza individuale, mentre Laing scrisse la prefazione di Howe (1965) ''Cure or Heal?: A Study of Therapeutic Experience''. George Allen & Unwin Publishing, Londra, definendolo un "master psychologist". Le altre opere chiave di Howe includono: ''The Open Way: A Study of Acceptance''. (1942) Methuen Publishing, Londra, e ''The Triumphant Spirit: A Study of Depression''. (1951) Faber & Faber, Londra.</ref> L'opera di Howe che più attrasse Miller e di cui scrive esaurientemente in ''The Wisdom of the Heart'' è ''War Dance: A Study in the Psychology of War'' (1937). Vista la data di pubblicazione, non sorprende che questo sia un'opera che affronta il tema del bene e del male e come comprendere questi concetti attraverso la filosofia orientale. La lunghezza con cui Miller discute di ''War Dance'', credo dimostri che sta ancora lottando con il suo impegno per la non-azione in un periodo storico in cui l'azione sembrava non solo desiderabile, ma anche necessaria. In breve, Howe sostiene che le cause della guerra sono dovute alla convinzione dell'umanità che ci sia una scelta tra il bene e il male; il primo deve essere abbracciato e al secondo si deve resistere: "eliminate that opposite our adversary, calling him Satan the evil one, thereby reducing everything to a seemingly single unity" (Howe, 1937, p. 132). Quando vediamo la vita all'interno di questi parametri, vediamo la vita come una serie di alternative, alternative che perpetuano un senso di discordia e frattura. La manifestazione fisica di questa polarità è la guerra. Per Howe l'unica soluzione è l'accettazione:
{{q|Life is the law of our acceptance, but who can stand the strain of life and love it? This acceptance of the reality of things as they are, actively passive, co-operative and reciprocating, as a seed planted in darkness, operating in the unseen, unconditionally accepting the full measure of experience... Seeking only to be a servant of that creation of which it is the living image, acting as a reflecting mirror of a deeper light, our single task is faithfully to tend that light within the intellect which, through its illumination, is prepared to see all things and live among them.|Howe, 1937, p. 147}}
Miller riecheggia Howe quando scrive:
{{q|By acceptance of ''all'' the aspects of life, good and bad, right and wrong, yours and mine, the static, defensive life, which is what most people are cursed with, is converted into a dance, “the dance of life” as Havelock Ellis called it... the dance is an end in itself, just like life. The acceptance of the situation, ''any'' situation, brings about a flow, a rhythmic impulse towards self-expression.|Miller, 1941, p. 253}}
Miller vede la chiave dell'accettazione nella resa. La resa al dolore, alla miseria e alla sconfitta diventa l'accettazione positiva della vita così com'è. Ancora una volta vediamo Miller aggrapparsi alle Quattro Nobili Verità, usando i concetti di sofferenza, accettazione e risveglio per spiegare il mondo che lo circonda. In tempo di guerra, Miller nega la sua importanza e cerca l'illuminazione attraverso il buddhismo Zen:
{{q|It is the long way round, which always proved to be the shortest way after all. It means the assimilation of experience, fulfilment through obedience and discipline: the curved span of time through natural growth rather than the speedy, disastrous, short-cut. This is the path of wisdom, and the one that must be taken eventually, because all the others only lead to it.|Miller, 1941, p. 254}}
È facile capire perché la scrittura di Miller immediatamente prima della seconda guerra mondiale e durante essa, abbia suscitato tale negatività. Ho già esaminato l'attacco di George Orwell al pacifismo e alla mancanza di impegno politico di Miller in "Inside The Whale" (1940) nel [[La Filigrana Zen di Henry Miller/Henry Miller e Surrealismo|Capitolo 3]], tuttavia è importante riconoscere quanto Miller fosse fuori passo con i suoi amici intimi; sia Lawrence Durrell che Alfred Perles si unirono all'esercito britannico e trovarono incomprensibili le credenze Zen di Miller in quel momento.<ref>Sebbene Miller fosse indubbiamente fuori passo sia con i suoi amici che con l'opinione pubblica, altri scrittori sostennero il pacifismo durante la guerra per una serie di ragioni. Huxley e Isherwood si rifiutarono di combattere e così facendo rimasero fedeli alle loro convinzioni buddhiste/vedanta, allo stesso modo Vera Brittain, John Middleton Murry e W.H.Auden aderirono alle loro convinzioni pacifiste cristiane, con i primi due membri impegnati della ''Peace Pledge Union''. Altri notevoli pacifisti, Leonard Woolf, Bertrand Russell e A. A. Milne, ritenevano che l'unica risposta realistica al nazismo fosse la guerra. Si veda: Piette, A. e Rowlinson, M. (2012) ''The Edinburgh Companion to British and American War Literature''. Edinburgh University Press, Edinburgh.</ref> Nel 1941, la visione della guerra di Miller fu profondamente influenzata dal buddhismo Zen e altrettanto profondamente influenzata dalle idee alternative di Howe:
{{q|...evading our real problems from day to day we have produced a schism, on the one side of which is the illusory life of comfortable security and painlessness, and on the other disease, catastrophe, war and so forth. We are going through Hell now, but it would be excellent if it really was hell, and if we really went through with it... Those who are trying to put the onus of responsibility for the dangers which threaten on the shoulders of the “dictators” might well examine their own hearts and see whether their allegiance is really “free” or a mere attachment to some other form of authority...|Miller, 1941, p. 263}}