Guida maimonidea/Medicina e composizione: differenze tra le versioni

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{{q|Ti informo che sono ora rinomato come medico tra i potenti, come il giudice superiore, gli emiri, ed il casato di al-Faḍil e gli altri principi del territorio, coloro a cui non manca niente. Ma per le masse, io rimango fuori portata, e loro non hanno nessun modo di avvicinarmi. E ciò mi costringe a passare un giorno intero al Cairo, curando i malati, e quando ritorno a Fustat, tutto quello che posso fare il resto del giorno e di notte è esaminare i testi medici che ho bisogno di consultare... Come risultato, non ho neanche un momento per studiare la Torah eccetto lo Shabbat, e quanto alle altre scienze, non riesco proprio a studiarle, e la cosa mi danneggia grandemente.|''Iggerot'', p. 313}}
 
Di conseguenza, dopo la morte del fratello, Maimonide fu costretto ad abbandonare il tipo di vita che gli permetteva di dedicarsi giorno e notte a scrivere la ''Mishneh Torah'', permettendosi ora di concentrarsi sulla Torah solo durante lo Shabbat. Prova di tale cambiamento appare nelle lettere di questo periodo, in cui si scusa ripetutamente per la lentezza e brevità dei suoi ''responsa''. Quando uno dei suoi ammiratori in Egitto volle imparare la Torah da lui, Maimonide lo consigliò di venire solo nello Shabbat, poiché altriomenti era oberato di lavoro ed esausto: "Senza dubbio avrai già visto e sentito in che stato mi ritrovo, uno stato ''annientat[o] fra il mattino e la sera'' <nowiki>[</nowiki>[[w:Libro di Giobbe|Giobbe]] 4:20<nowiki>]</nowiki>. E quando arriva la notte... mi sento male, pieno di sospiri, incapace di star seduto a causa della mia stanchezza, in grado solo di giacere supino" (''Iggerot'' p. 563). Quando i saggi di Lunel gli chiesero di tradurre la ''Guida'' in ebraico, egli rispose tristemente: "Ahimè, miei onorati amici, non ho neanche il tempo di scrivere un capitoletto ed è solo per rispetto alla vostra congregazione che mi sono sforzato di scrivervi questa lettera di mio pugno" (''Lettere di Maimonide'', p. 164). In un'altra missiva inviata a quei saggi, egli collega la perdita del tempo libero alla gabbia d'oro della sua carriera medica: "A complicare la mia condizione fisica, sono gravato da una moltitudine di pazienti, che mi esauriscono e non mi concedono respiro giorno e notte. Purtroppo devo pagare il prezzo della reputazione che si è sparsa perfino nelle nazioni confinanti" (''ibid.'', p. 161). In questa situazione stressante, anche dichiarazioni e lettere importanti venivano spremute da Maimonide sotto pressione; come nel caso della ''Lettera sull'astrologia'' che inviò agli studiosi di Montpellier nell'anno 1185 o 1186: "Non me ne vogliate, maestri miei, per la brevità di queste note, come il mio testo rende chiaro che l'ho scritta per soffisfaresoddisfare una necessità presente. Dato che ero tanto occupato con affari di gentili. La Divinità ben sa che, se Rabbi Pinhas non avesse mandato un messaggero che ''insistette tanto con lui che egli ne fu confuso'' ([[w:Libri dei Re|2 Re]] 2:17) e non mi lasciò in pace finché non la scrissi, io non starei ora qui a rispondervi poiché non ho più tempo libero. Perciò, giudicatemi favorevolmente e con indulgenza" (''Lettera sull'astrologia'', p. 473)
 
Durante questi anni di lavoro eccessivo, Maimonide scrisse la più grande opera nella storia della filosofia ebraica, ''La Guida dei perplessi''. È possibile che le limitazioni alle quali fu sottoposto mentre la scriveva abbiano avuto un effetto sul suo stile letterario. Nella sua lettera introduttiva alla ''Guida'', Maimonide identifica il pubblico a cui fu rivolta: il suo allievo Joseph ben Judah e altri come lui.<ref name="Sees">Kenneth Seeskin, ''Maimonides: A Guide for Today's Perplexed'', Behrman House, 1991, pp. 4-7.</ref>