La Filigrana Zen di Henry Miller/Henry Miller e Surrealismo: differenze tra le versioni

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Blinder paragona la ''pastiche'' di Miller a ''The Immaculate Conception (L'Immaculée Conception)'' (1930) di Breton, fornendo un altro esempio della declinante pazienza di Miller con i surrealisti. Breton era ben consapevole dell'incredulità con cui venivano accolte alcune delle sue affermazioni. Nella sua introduzione a ''The Immaculate Conception'', potrebbe rivolgersi direttamente a Miller, anche se ovviamente non è così:
{{q|Finally, it must be pointed out that numerous pastiches have been recently put into circulation, texts not always easy to distinguish from authentic ones, since all criteria of origin are objectively absent. These few obscurities, these failures, these flounderings, these imitations, now more than ever require, in the interest of the activity we wish to conduct, a complete return to principles.|Breton, 1930, p. 92}}
[[File:Yvan Goll, Surréalisme, Manifeste du surréalisme, Volume 1, Number 1, October 1, 1924, cover by Robert Delaunay.jpg|240px|right|thumb|<small>[[w:Yvan Goll|Yvan Goll]], ''Surréalisme, Manifeste du surréalisme'', Volume 1, Numero 1, 1° ottobre 1924, copertina di [[w:Robert Delaunay|Robert Delaunay]]</small>]]
Se l'automatismo è un tentativo genuino di creare una letteratura che di fatto si sottrae alle parabole convenzionali in modo non razionale e de-intellettualizzato, allora il fondamento stesso di ''The Immaculate Conception'', con la sua struttura e il simbolismo apertamente religioso, deve essere visto come una complicata istanza di "puro" Automatismo. Breton non sa come affrontare la probabilità che l'ampiezza intellettuale e l'attenta strutturazione del processo Automatico in sé stesso ne interroghino la chiarezza in termini di processo inconscio. Quello che Miller vedeva come un evidente paradosso era l'impiego di un discorso estremamente sofisticato per caratterizzare qualcosa di universale oltre che anti-razionale. È evidente che Miller non si occupa di questo problema così francamente come fece qualche tempo dopo nella sua ''Open Letter to Surrealists Everywhere'', ma mentre l'approccio di Miller è intenzionalmente vago in "Last Will and Testament", poiché non vi è alcun argomento rilevabile nel testo stesso, deve tuttavia essere inteso in relazione a ciò che imita, in particolare il capitolo "The Original Judgement". Uno dei modi principali in cui non sono d'accordo con Blinder è come vede ciò che Miller sta cercando di fare con "Last Will and Testament" — lo vede come un esempio di Miller che sperimenta con l'Automatismo, ''pastiche'' sì, ma con sincerità. Non sapremo mai il mese e l'anno esatti in cui Miller lo scrisse, ciononostante, come ho affermato, il tono scherzoso è nel migliore dei casi beffardo e nel peggiore dei casi sprezzante. Nell'esaminare i modi in cui entrambi i testi si relazionano e tuttavia differiscono, penso che mostri il crescente senso di Miller dei limiti che il Surrealismo gli presentava.