La Filigrana Zen di Henry Miller/Henry Miller e Surrealismo: differenze tra le versioni

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Nonostante la barriera linguistica, Miller era determinato a raggiungere e prendere parte al gruppo surrealista, arrivando al punto di scrivere quella che equivaleva a una lettera di apprezzamento a [[w:Luis Buñuel|Luis Buñuel]] dopo la proiezione di ''[[w:Un chien andalou - Un cane andaluso|Un Chien Andalou]]''. Scrisse anche una serie di articoli su film e artisti surrealisti: ''The Golden Age'' su Bunuel e ''L’Age d'Or'' di Dalì, ''Scenario'' un tentativo di sceneggiatura per un film surrealista basato su ''House of Incest'' di Anaïs Nin (1936), ''The Eye of Paris'' (1937) sul fotografo Brassai, culminando con "An Open Letter to Surrealists Everywhere" (1939), una critica all'ideologia del movimento stesso. "Scarcely anything has been as stimulating to me as the theories and the products of the Surrealists" (Miller, 1939, p. 188), scrisse Miller nel 1938, vicino alla fine del suo soggiorno a Parigi. La parola chiave qui è "stimulating": Miller usò il Surrealismo come piattaforma intellettuale da cui esplorare particolari interessi che già aveva, in particolare il ruolo dell'Inconscio nella scrittura e quale ruolo politico, se del caso, dovrebbe avere lo scrittore. Come dimostrerò, per quanto Miller ammirasse i surrealisti, il più delle volte non era d'accordo con loro. Per quanto interessanti fossero le idee di Breton sull'[[w:Manifesto surrealista|Automatismo]], Miller alla fine lo respinse quasi del tutto e trovò la posizione politica del surrealista francamente incomprensibile. Ciò che penso che il Surrealismo abbia davvero simboleggiato per Miller è ciò che Rank chiamava "l'ideologia dell'arte" del suo tempo. Come ho già dimostrato nel '''[[La Filigrana Zen di Henry Miller/Henry Miller e Otto Rank|Capitolo 1]]''', secondo Rank l'artista deve comprendere, partecipare, ma alla fine scartare e superare il movimento artistico prevalente del suo periodo. Piuttosto che essere una grande influenza sulla scrittura di Miller o sulla sua concettualizzazione di se stesso come artista, il Surrealismo è stato un test che Miller ha dovuto completare per passare al livello successivo della sua vita artistica nel modello Rankiano. Parimenti, sosterrò che la resistenza di Miller all'Automatismo è profondamente radicata nel concetto bergsoniano secondo cui lo scrittore deve impegnarsi, rivalutare e partecipare attivamente al processo creativo piuttosto che saltare direttamente allo stato puro di creatività promesso dall'Automatismo. Esaminando la relazione di Miller col Surrealismo attraverso l'ambito di Automatismo/Inconscio e impegno politico, mostrerò come Miller fosse affascinato, ma alla fine respingesse i principi basilari del Surrealismo come falsi.
 
È importante in primo luogo capire esattamente cosa intendesse André Breton per ''[[w:Manifesto surrealista|Automatismo]]'' e in secondo luogo perché fosse di tale interesse per Miller.<ref>Miller e Breton non furono amici durante il periodo di Miller a Parigi, tuttavia si scrissero spesso negli anni successivi, si veda: Branko, A. (2008) "The Unpublished Correspondence of Henry Miller and Andre Breton, the Steady Rock 1947-1950". ''Nexus: The International Henry Miller Journal'', 5, pp. 150-174. Breton partecipò alla difesa di Miller durante la lotta per la pubblicazione dei suoi libri senza la minaccia di procedimenti giudiziari in Francia nel 1946. ''Un comite de defence d'Henry Miller'' includeva Breton, Bataille, Satre, Camus e Gide più altri noti scrittori francesi, che pubblicarono oltre 200 articoli a sostegno dell'opera di Miller: si veda il capitolo 6 di Ladenson, E. (2012) ''Dirt for Art’s Sake: Books on Trial from Madame Bovery to Lolita''. Cornell University Press, Ithaca.</ref> Uno dei principali mezzi di espressione surrealista era la scrittura automatica, come definita da Breton in "The Automatic Message" (1933). L'automatismo si fondava principalmente sull'affermazione che un flusso di parole non censurato e senza alcun abbellimento cosciente poteva in effetti indicare profonde verità metafisiche e universali. Questo era essenziale per Breton poiché credeva che fosse l'unico modo per trascrivere accuratamente l'Inconscio, credendo che l'Inconscio avesse un linguaggio distintivo, quello che caratterizzava come un ''"murmure"'', un mormorio che esiste contemporaneamente nella mente umana, e che in circostanze normali è oscurato dalla nostra razionalità. I nostri impulsi antisociali e sovversivi sono incorporati nel mormorio e devono essere negati e controllati per mantenere un'interazione sociale civile. I surrealisti erano felici di ritrarre l'Automatismo come una prospettiva originale sul rapporto tra creatività e punto di vista irrazionale. Tuttavia, non furono certo i primi a esplorare questo tema e stavano anche attingendo pesantemente alle esperienze di lavoro di Breton negli ospedali psichiatrici militari durante la prima guerra mondiale. Avendo una formazione medica di base, per favorire la propria ipotesi Breton fu in grado di utilizzare precedenti ricerche mediche in manicomi in cui i pazienti erano affetti da follia generante particolari forme di riacutizzazioni isteriche di carattere irrazionale. Max Ernst lo aveva anche introdotto al lavoro di [[:en:w:Hans Prinzhorn|Hans Prinzhorn]],<ref>'''[[:en:w:Hans Prinzhorn|Hans Prinzhorn]]''' nacque a Hemer, Westfalia nel 1886. Conseguì il dottorato presso l'Università di Vienna in Storia dell'Arte e Filosofia nel 1908. In seguito si specializzò in medicina e psichiatria, prestando servizio come chirurgo dell'esercito durante la prima guerra mondiale. Nel 1919 lavorò presso l'Università di Heidelberg, principalmente ampliando la collezione d'arte esistente, prodotta da pazienti mentali, iniziata da Emil Kraepelin. Continuò a lavorare in questo campo anche dopo aver lasciato la sua posizione, e nel 1922 completò ''Artistry of the Mentally Ill'' (1972) Springer Publishing, New York, uno dei primi studi accademici sull'arte come mezzo per comprendere la malattia mentale. Il suo lavoro non fu preso sul serio all'interno dei circoli accademici e non riuscì a trovare un'altra posizione universitaria. Morì di tifo nel 1933. La sua ricerca fu, purtroppo, utilizzata dai nazisti nella loro mostra di Arte Degenerata del 1937. Per un esame dell'importanza della collezione si veda: Bussine, L. (1998) ''Beyond Reason: Art and Psychosis – Works from the Prinzhorn Collection. University of California Press, Oakland.</ref> il celebre psichiatra e storico dell'arte tedesco che aveva analizzato le opere d'arte dei pazienti mentali riscontrando connessioni tra l'autoespressione e la malattia. Come dimostra Blinder, tale ricerca medica, in combinazione con un'attrazione per lo spiritismo popolare dal diciannovesimo secolo fino a post-prima guerra mondiale, alimentò un interesse generale per il soprannaturale e, per i surrealisti, la nozione di voci ed echi da altre dimensioni. Questo col tempo lasciò il posto a ciò che i surrealisti chiameranno "le merveilleux", il meraviglioso come essenza del sé, spogliata da razionalità e ragione. Chi meglio dell'artista e scrittore per essere la nostra guida in questa nuova terra? Eliminando l'ordine, la struttura e la tecnica, l'artista e lo scrittore potevano scoprire e accedere alla vera creatività del meraviglioso attraverso l'impiego della scrittura e del disegno ''automatici''.
 
La difficoltà dell'Automatismo era come inquadrare il suo valore. Come avere una struttura che sostenesse un sistema di scrittura che fondamentalmente non poteva essere predeterminato, ma aveva comunque un significato creativo? Lo stesso Breton lo riconobbe quando scrisse che è praticamente impossibile "grasp involuntary verbal representation and fix it on the page without imposing on it any kind of qualitative judgment" (Breton, 1978, p. 97). Breton capì che uno dei problemi principali dell'Automatismo è che poteva essere visto come una strategia calcolata per conferire alla mente delle capacità che è impossibile classificare. Breton, anticipando tali critiche, si mise subito sulla difensiva:
{{q|I will not hesitate to say that the history of automatic writing in surrealism has been one of continuing misfortune. But the sly protests of the critics ...aggressive on this point will not prevent me from acknowledging that for many years I have counted on the torrent of automatic writing to purge, definitively, the literary stables.|Breton, 1978, p. 100}}
L'automatismo doveva offrire qualcosa di nuovo, differenziato dalle categorizzazioni prevalenti della creatività, per fornire sia un quadro di attualità che un obiettivo riconoscibile:
{{q|It remains for us to suppress... both that which oppresses us in the moral order and that which "physically", as they say, deprives us of a clear view. If only, for instance, we could have these celebrated trees cleared out of the way! The secret of surrealism lies in the fact that we are convinced something is hidden behind them. Now one
needs but examine the various methods of doing away with trees to perceive that only one of them remains to us, depending in the final analysis, on our power of voluntary hallucination.|Breton, 1978, p. 45}}
Non è difficile discernere l'influenza delle "allucinazioni volontarie" di Breton su Miller durante il suo soggiorno a Parigi. Alcuni passaggi in ''Tropic of Cancer'' giocano con allucinazioni e scrittura in [[w:flusso di coscienza|flusso di coscienza]]:
{{q|Tania, where now is that warm cunt of yours, those fat, heavy garters, those soft, bulging thighs? There is a bone in my prick six inches long. I will ream out every wrinkle in your cunt, Tania, big with seed. I will send you home to your Sylvester with an ache in your belly and your womb turned inside out. Your Sylvester! Yes, he knows how to build a fire, but I know how to inflame a cunt. I shoot hot bolts into you, Tania, I make your ovaries incandescent. [...] After me you can take on stallions, bulls, rams, drakes, St. Bernards. You can stuff toads, bats, lizards up your rectum. You can shit arpeggios if you like, or string a zither across your navel. I am fucking you, Tania, so that you'll stay fucked. And if you are afraid of being fucked publicly I will fuck you privately. I will tear off a few hairs from your cunt and paste them on Boris' chin. I will bite into your clitoris and spit out two franc pieces.|Miller, 1934, p. 19}}