Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Etiopia: differenze tra le versioni
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Le cose si evolvevano con una certa lentezza, ma per l'inizio di febbraio gli attacchi aerei etiopici avevano colpito gran parte delle armi pesanti e le forze di terra cubane
La resa dei conti definitiva avvenne il 5 marzo, con l'offensiva di Petrov contro i resti di due brigate somale e i guerriglieri del WSLF, tutti concentrati a Jijiga. I cubani stupirono il mondo, almeno quello che era al corrente dei fatti che stavano avvenendo in Etiopia: in poche ore, lanciarono almeno 140 sortite offensive con MiG-21, Mig-23 e Mi-24, con effetti anche peggiori che in passato. Le truppe etiopi avanzavano con la copertura di artiglieria e carri cubani verso uno scontro frontale con i Somali, ma era una finta. A quel punto Petrov lanciò un'ondata di elicotteri Mi-6 e 8 con paracadutisti e ben 70 ASU-57 e BRDM, il tutto atterrato dietro le linee nemiche. Dopo questo esempio di aeromobilità, i cubani attaccarono con un'altra brigata meccanizzata sui fianchi dello schieramento nemico. I Somali, nonostante tutto, combatterono fieramente, ma erano privi di supporto aereo, munizioni, quasi anche di corazzati. A quel punto, dopo la disfatta, Barre si arrese all'evidenza e annunciò il ritiro di tutti i Somali dall'Ogaden (oramai poca cosa). I Somali non se lo fecero ripetere: abbandonarono in disordine le posizioni e le armi, inseguiti dai carri cubani e dietro, da due divisioni etiopi. Entro una settimana l'Ogaden era stato ripreso in toto e le operazioni vennero concluse entro il 14 marzo.
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