Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Etiopia: differenze tra le versioni

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Le cose si evolvevano con una certa lentezza, ma per l'inizio di febbraio gli attacchi aerei etiopici avevano colpito gran parte delle armi pesanti e le forze di terra cubane ede di Mengistu avevano colpito quanto restava. Con 11.000 cubani presenti, di cui 8.000 in due brigate meccanizzate (e 500 come istruttori), la situazione per Addis Abeba era molto più confortevole di qualche mese prima, anche se Castro voleva trattenerle da eventuali avventure d'invasione in Somalia, ma solo per liberare l'Ogaden. Il 9 febbraio la Somalia continuò ad insistere nell'impresa oramai improbabile di tenere l'Ogaden, o forse di impedire invasioni, proclamando lo stato d'Emergenza. C'erano bombardamenti su Hargheisa, sia pure svolti da parte dei pochi F-5A piuttosto che MiG, e molti rifugiati della minoranza somala provenienti dall'Ogaden.
 
La resa dei conti definitiva avvenne il 5 marzo, con l'offensiva di Petrov contro i resti di due brigate somale e i guerriglieri del WSLF, tutti concentrati a Jijiga. I cubani stupirono il mondo, almeno quello che era al corrente dei fatti che stavano avvenendo in Etiopia: in poche ore, lanciarono almeno 140 sortite offensive con MiG-21, Mig-23 e Mi-24, con effetti anche peggiori che in passato. Le truppe etiopi avanzavano con la copertura di artiglieria e carri cubani verso uno scontro frontale con i Somali, ma era una finta. A quel punto Petrov lanciò un'ondata di elicotteri Mi-6 e 8 con paracadutisti e ben 70 ASU-57 e BRDM, il tutto atterrato dietro le linee nemiche. Dopo questo esempio di aeromobilità, i cubani attaccarono con un'altra brigata meccanizzata sui fianchi dello schieramento nemico. I Somali, nonostante tutto, combatterono fieramente, ma erano privi di supporto aereo, munizioni, quasi anche di corazzati. A quel punto, dopo la disfatta, Barre si arrese all'evidenza e annunciò il ritiro di tutti i Somali dall'Ogaden (oramai poca cosa). I Somali non se lo fecero ripetere: abbandonarono in disordine le posizioni e le armi, inseguiti dai carri cubani e dietro, da due divisioni etiopi. Entro una settimana l'Ogaden era stato ripreso in toto e le operazioni vennero concluse entro il 14 marzo.