Abulafia e i segreti della Torah/Studi e insegnamento 2: differenze tra le versioni
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Sembra che questo livello di esposizione relativo alla ''Guida'' sia connesso anche al presupposto che Abulafia abbia introdotto alcuni suoi allievi a quelle che chiamò le tradizioni esterne e, implicitamente, quelle interne, come accenna nel suo riferimento ai due studenti da lui avuti a Burgos. Tuttavia, per quanto riguarda gli scritti di Rabbi Moses di Burgos (e sappiamo che nessuno di essi è sopravvissuto), l'importanza della ''Guida dei perplessi'' è solo marginale.
Parlando della trasmissione orale in questo particolare contesto, Abulafia capitalizzò una tradizione, parallela ad altre voci, sull'esistenza di segreti trasmessi oralmente relativi alla ''Guida''. Questo apprendiamo dalle informazioni un po' più tarde che pervennero al commentatore della ''Guida'' all'inizio del XIV secolo, Rabbi Joseph ibn Kaspi – il quale riferì di aver viaggiato in Egitto per apprendere i segreti della ''Guida'' che presumibilmente circolavano oralmente nella famiglia di Maimonide, tornando in Provenza e in Catalogna piuttosto deluso<ref>Si veda l'introduzione di ibn Kaspi al ''Sefer ha-Mussar'', stampata in ''ʿAśarah Kelei Kesef'', 2
{{Lingua ebraica|הר"מ ז"ל ומי קם בגאוני םמו כהו אמנם דברי ו בראשי פרקי םובנ מי םמלי שקבל סודותיו מפה אל פה}}▼
Cfr. anche fol. 55c; Scholem, "The Real Author of the Commentary on Sefer Yeṣirah", 115; Idel, "An Anonymous Commentary on Shir ha-Yiḥud", 146–47; Idel, "Sefer Yetzirah and Its Commentaries", 553–56.</ref> Secondo me, l'affermazione di Abulafia nell'epistola che aveva studiato la ''Guida'' con la conoscenza dei "segreti", significa che egli studiò quei segreti prima di trasformarsi in un cabalista; inoltre, l'elenco dei segreti non faceva necessariamente parte di una conoscenza relativa alla Cabala, sebbene fosse indubbiamente una questione di esoterismo.
Fu solo più tardi nella sua carriera che Abulafia combinò il contenuto di questo elenco con tecniche esegetiche linguistiche come si trovano nei commenti esistenti. Sia l'esegesi allegorica che quella numerico-linguistica consentono un atteggiamento aristocratico e aggressivo nei confronti del senso semplice, come formulò in modo succinto ma seminale in un passo che si trova nell'introduzione al suo commentario al Pentateuco:
{{q|Quando il saggio vede che il senso semplice non è accettabile per la sua mente, dovrebbe concentrare la sua attenzione sul suo significato interiore,<ref>Il concetto di significati interiori ed esteriori si ritrova in Platone, forse da fonti pitagoriche, e in molti casi nell'esegesi musulmana, compresa quella della ''falāsifah''.</ref> ed è già noto che è possibile toglier via ogni discorso dal suo senso semplice. Questo è [il caso] anche quando ci fosse un folle che parla e non intende altro che il senso semplice.<ref>''Mafteaḥ ha-Ḥokhmot'', 44:
{{Lingua ebraica|החכם בראותו שהפשי טן אדעתו סו בלתו יעיין בפני ימו תו וכ ברהו או ידע כשל דבור ודבו ר אפש רהלוציאו מפשוט.ו ועא"פ שיהי ה מהדבר פתי לשאכון בו אלא לפו שוט.}}
Per un contesto più ampio, si veda Idel, "On the Secrets of the Torah in Abraham Abulafia", 428.</ref>}}
Questo brano combina gli sforzi esegetici relativi alla Bibbia ebraica e i discorsi insensati dello stolto, proponendo un approccio simile ad entrambi basato su ciò che il saggio assume sia accettabile per la sua mente; vale a dire, la scoperta di sfumature esoteriche. Egli suggerisce che anche nel caso dei discorsi degli stolti, è possibile "elevare" il testo a un livello di significato superiore e intellettuale, un atteggiamento che ricorda la pratica molto più tarda di Rabbi [[w:Ba'al Shem Tov|Israel Baʿal Shem Tov]], il fondatore del [[w:Chassidismo|chassidismo]], che è citato come segue:
{{q|In accordo con ciò che ho sentito dal maestro, benedetta sia la sua memoria, che ci sono ''yiḥudim'' per mezzo della parola, o discorsi della Torah e della preghiera o per mezzo della parola con il suo compagno nel mercato, egli sarà in grado di collegarlo e elevare ciascuno di loro secondo il suo grado, e vi è un discorso di santità e un discorso di questioni profane, poiché in esso ci sono ventidue lettere, ecc.<ref>Cfr. Rabbi Jacob Joseph of Polonnoye, ''Sefer Ṣafnat Paʿaneaḥ'', cur. Gedalya Nigal (Gerusalemme: ha-Makhon le-ḥeqer ha-sifrut ha-Ḥasidit, 1989), 260:
{{Lingua ebraica|על דר ך שמעת י ממורי זלה" היששיחודים בדבו ר , בי ן בד ו בר תו רה ותפל הביו ן בדבור עם חבירו ב ו שק, וי וכ ל לחברו
ול העלו תכלל אח דפיל דרגתו, יש על ידידיבו ר קדדוש היוש על ידידיברו חו ל יש בוכ" בו י תאו תכו’ו.}}
Sull'adesione ai suoni nel Besht, si veda Moshe Idel, "Modes of Cleaving to the Letters in the Teachings of Israel Ba'al Shem Tov: A Sample Analysis", ''Jewish History'' 27 (2013):299–317 e la sua monografia ''Vocal Rites and Broken Theologies: Cleaving to Vocables in Rabbi Israel Ba’al Shem Tov’s Mysticism'' (New York: Herder & Herder, 2020). Per altre enfasi sull'importanza della voce nel misticismo ebraico moderno, vedere Moshe Idel, "Abraham Abulafia, Gershom Scholem, and Rabbi David ha-Kohen [ha-Nazir]" {{he}}, in ''Derekh ha-Ruaḥ: Jubilee Volume in Honor of Eliezer Schweid'', cur. Yehoyada Amir (Gerusalemme: Università Ebraica e Van Leer Institute, 2005):2:787–802, e Semadar Cherlow, ''The Ṣaddiq is the Foundation of the World: Rav Kook’s Esoteric Mission and Mystical Experience'' {{he}} (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 2012), 317.</ref>}}
▲{{Lingua ebraica|הר"מ ז"ל ומי קם בגאוני םמו כהו אמנם דברי ו בראשי פרקי םובנ מי םמלי שקבל סודותיו מפה אל פה}}
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