Abulafia e i segreti della Torah/Studi e insegnamento 2: differenze tra le versioni

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Tuttavia, secondo il brano di ''Oṣar ʿEden Ganuz'', quello che inizialmente fu un grande successo per quanto riguarda l'insegnamento dei quattro giovani, si trasformò presto in un fallimento. Ciò accadde dopo che Abulafia lasciò Capua a seguito del completamento del suo libro e prima che partisse per il suo infruttuoso tentativo di incontrare il papa a Roma. Sfortunatamente, non abbiamo informazioni dettagliate sulla natura dell'opposizione che Abulafia incontrò a Capua alla fine del 1279 o all'inizio del 1280, che convinse i quattro studenti a ritrattare. Presumo che il suo secondo soggiorno a Capua fosse durato meno di un anno.
 
[[File:Portae Lucis, Joseph Gikatilla.jpg|thumb|240px|<small>''Portae Lucis'', traduzione [[w:lingua latina|latina]] dell'opera di [[w:Joseph ben Abraham Gikatilla|Joseph Gikatilla]] ''Shaarei Ora – Porte di Luce''</small>]]
Più interessante è il fatto che presenta gli studenti che ebbe nelle due città di Bisanzio come studenti falliti. Non vedo alcun motivo per cui uno dovrebbe inventarsi i propri fallimenti in due paesi diversi. Quando esaminava l'elenco delle città, Gershom Scholem presumeva che non vi fosse alcuna logica intrinseca, poiché lo intendeva in modo cronologico.<ref>Scholem, ''The Kabbalah of Sefer ha-Temunah'', 103.</ref> La mia ipotesi è che la logica effettiva della lista di cui sopra non è cronologica; cioè, Abulafia non elencava i luoghi in cui insegnava secondo l'ordine dei suoi viaggi e soggiorni, ma secondo l'ordine crescente del suo successo nell'insegnare la ''Guida'' agli studenti lì, a cominciare dal peggiore, come vedeva la situazione retrospettivamente nel 1286. Se si adotta la proposta di una gradazione ascendente dal peggiore al migliore, Capua ha i peggiori, poi vengono gli studenti bizantini, dopo forse i romani, dove il successo fu di breve durata poiché i due studenti riuscirono ma morirono, poi i successi maggiori nelle due province della Penisola Iberica, ed infine i suoi sette allievi a Messina, luogo dove scrisse la suddetta relazione. Il problema con questo elenco non è quindi l'ordine delle città che cita, ma la possibilità di confermare l'accuratezza della testimonianza di Abulafia da fonti indipendenti esterne.
 
Sono a conoscenza di un solo esempio di conferma plausibile: l'affermazione di Abulafia di aver insegnato a Joseph Gikatilla, che considerava il più grande dei suoi successi, può essere confermata principalmente dalle affinità concettuali tra i primi scritti cabalistici di Gikatilla e quelli di Abulafia. Se non fosse stato in Castiglia per un po', non avrebbe saputo che le opinioni di questo giovane cabalista erano così vicine a quelle di Abulafia. In effetti, Gikatilla aveva già composto un libro cabalistico molto dettagliato all'età di ventisei anni e che apparteneva alla Cabala linguistica. Inoltre, come sottolineato da Efraim Gottlieb, in una delle versioni precedenti della terza parte del suo ''Ginnat Egoz'' (un libro scritto nel 1274) ancora manoscritta, Rabbi Joseph Gikatilla menziona "Rabbi Abraham, che la sua candela splenda", che poneva domande difficili, "l'anziano maestro delle questioni intellettuali" o, secondo un'altra versione, "l'occhio della luce intellettuale".<ref>Efraim Gottlieb, ''Studies in the Kabbalah Literature'' {{he}}, cur. Joseph Hacker (Tel Aviv: Tel Aviv University, 1976), 104–5: מורה השכילות e עין האורה השכלית. Si veda anche Federico dal Bo, "The Theory of ‘Emanation’ in Gikatilla’s Gates of Justice", ''JJS'' 62 (2011): 80, nota 3.</ref> In entrambi i casi, il modo in cui questo Abramo è ritratto corrisponde all'affermazione di Abulafia di aver insegnato la ''Guida dei perplessi'' a Medinat Celim.
 
La testimonianza di Abulafia è stata abbastanza plausibilmente confermata dalla testimonianza di Gikatilla, sebbene non si riferisca a questo Abramo come al proprio maestro. Inoltre, il termine "insegnante di materie intellettuali" include l'ebraico ''moreh ha-śikhliyot'', che può riferirsi alla ''Guida dei perplessi''. Tuttavia, lasciatemelo ripetere, è interessante che Gikatilla non si riferisse esplicitamente ad Abulafia come suo maestro in materia di Cabala in questo contesto o altrove, nonostante le molte affinità tra i suoi primi lavori e gli scritti di Abulafia.
 
Inoltre, questa testimonianza fornisce anche una possibile data per il contatto tra i due: poco prima del 1274, quando Gikatilla scrisse la versione più lunga e forse definitiva della sua non-teosofica ''Porta delle Vocali'', che divenne parte del suo primo libro a tutti gli effetti, ''Ginnat Egoz''. In effetti, questa possibile data funziona perfettamente con la tempistica che informa il modo in cui vedo i suoi insegnamenti e la sua carriera in generale: intorno al 1271, lasciò Barcellona dopo aver studiato e insegnato lì<ref>''Commentario al Sefer ha-ʿEdut'', 57.</ref> e insegnò nelle città castigliane di Medinat Celim e Burgos durante il 1272 e il 1273 ; verso la fine del 1273 o all'inizio del 1274 partì per l'Impero bizantino, dove rimase per circa sei anni.<ref>Cfr. Idel, "Sefer Yetzirah and Its Commentaries", 528, nota 370. Vorrei sottolineare che questa comprensione della biografia di Abulafia richiede un cambiamento sostanziale nelle discussioni sulle sue affinità con varie forme di cristianesimo. Gli anni 1273-1279 furono formativi e servirono a prepararlo per il periodo dal 1279 al 1282, da discutere nell'Appendice D. Nel periodo bizantino, e in una certa misura anche più tardi in quello siciliano, potrebbe essere stato influenzato, come penso, dal cristianesimo bizantino, diverso dal cattolicesimo, tema che è stato emarginato nelle analisi dei suoi rapporti con il cristianesimo.</ref> Questa datazione sembra convincente, poiché aveva già insegnato la ''Guida'' in Castiglia in due modi diversi; presumo che uno di questi fosse legato alla sua Cabala, che aveva studiato solo nel 1270 e nel 1271.
 
Abulafia si riferisce agli studenti messinesi come ai momenti più alti della sua carriera di insegnante, rappresentata dalla struttura in crescendo delle località della lista, anche se subito dopo il brano citato, ammette che alcuni di loro lo hanno lasciato.<ref>Una testimonianza dell'esistenza di tensioni a Messina si riscontra nel ''Commentario al Sefer ha-Meliṣ'' del 1282, stampato in ''Maṣref ha-Śekhel'', 40.</ref> Tuttavia, viste le successive menzioni, sembra che almeno alcuni di loro siano tornati da lui. Altrove nel suo ''Oṣar ʿEden Ganuz'', fa riferimento a Rabbi Saʿadyah ben Isaac, suo allievo di Messina a cui era dedicato il libro, e gli ricorda le due visioni della creazione del mondo come si trovano nella ''Guida'' "che hai studiato in precedenza",<ref>''Oṣar ʿEden Ganuz'' 2:1, 215: על פי ספר מהורה שלמדת פלנים. Mi chiedo se לנפים non sia un errore del copista invece di לנפי; cioè, "che imparasti con me".</ref> che potrebbe essere un riferimento ad Abulafia che gli insegnò tale libro, come menzionato sopra. È interessante notare che, scritto circa cinque anni dopo il suo arrivo a Messina, questo elenco non fa riferimento ad alcun seguace a Palermo, a cui si riferisce solo più avanti nell'introduzione al suo commento del Pentateuco, come vedremo più avanti in questo Capitolo.
<!--- mie note ingl. da inserire tradotte --
155 ''Commentario al Sefer ha-ʿEdut'', 57.
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[[File:Moritz Steinschneider.II.jpg|240px|thumb|<small>[[w:Moritz Steinschneider|Moritz Steinschneider]] (1900)</small>]]
Per tornare all'insegnamento della ''Guida'' da parte di Abulafia: Abulafia era a conoscenza dell'esistenza di due traduzioni ebraiche del libro, quella di Judah al-Ḥarizi e quella di Samuel ibn Tibbon. Un esame dei suoi commentari mostra che preferiva usare quest'ultimo.<ref>Si veda il suo ''Ḥayyei ha-Nefeš'', Ms. Munich, 408, fol. 47a, 81.</ref> Forse ciò è legato al suo essere associato al centro di Napoli, dove c'erano i discendenti di Samuel ibn Tibbon. Infatti, dal punto di vista dell'ampiezza del suo insegnamento e della sua scrittura, la preoccupazione di Abulafia e della sua cerchia per la ''Guida'' è molto raramente eguagliata da una cerchia di filosofi diversa da quella di Samuel ibn Tibbon e dai membri della sua famiglia. Si può parlare di una modesta ripresa di interesse per la ''Guida'' iniziata da Abulafia all'indomani della prima polemica sugli scritti di Maimonide.<ref>Per un'analisi dei suoi commenti sulla ''Guida'' di Maimonide e sui suoi segreti, si veda Idel, "Maimonides’s Guide of the Perplexed and the Kabbalah", 203-5. Il materiale lì raccolto non è stato ancora affrontato nelle ricerche recenti su Abulafia; si veda comunque Idel, ''Studies in Ecstatic Kabbalah'', 11–12, e "The Kabbalistic Interpretations of the Secret of Incest in Early Kabbalah", 173.</ref>
 
A mio parere, non sarebbe esagerato parlare della Cabala di Abulafia come gravitasse attorno a concetti centrali che si trovano nella ''Guida''. In ogni caso, l'approvvigionamento dei manoscritti delle traduzioni e dei trattati filosofici generati dal centro di cultura di Napoli è una questione interessante, poiché Abulafia non solo li lesse, ma sembra anche avervi avuto accesso molto più tardi, quando lasciò il [[w:Italia meridionale|Sud Italia]].
 
[[File:Adolf jellinek 1860.jpg|thumb|240px|<small>[[w:Adolf Jellinek|Adolph Jellinek]] (1860)</small>]]
Le implicazioni concettuali del contesto del suddetto passaggio seminale di ''Oṣar ʿEden Ganuz'' per la comprensione della carriera intellettuale di Abulafia sono enormi e informano la maggior parte delle aree della sua attività e del contenuto del suo pensiero. Tuttavia, i suoi dettagli rilevanti e il suo messaggio più generale sono stati ignorati dagli studiosi negli ultimi decenni. Questa assenza è particolarmente evidente tra coloro che hanno trasformato Abulafia in un "phantastischer Schwaermer",<ref>"Die hebraeischen Commentare zum ‘Fuehrer’ des Maimonides", in ''Festschrift zum Siebzigsten Geburstage A. Berliners'', curr. Aron Freimann e Meier Hildesheimer (Frankfurt am Main: J. Kauffmann, 1903), 349. Si veda anche la ua descrizione di Abulafia come "Schwaermer und Pseudo-Prophet" nel suo ''Gesammelte Schriften'', vol. 1 (Berlino: M. Poppelauer, 1925), 435.</ref> o "entusiasta fantastico", come dice [[w:Moritz Steinschneider|Moritz Steinschneider]]; o un po' più congeniale "mystischer Schwaermer", "entusiasta mistico", secondo [[w:Adolf Jellinek|Adolph Jellinek]];<ref>Cfr. il suo ''Philosophie und Kabbalah'', vol. 3, come anche gli scritti di Heinrich Graetz. Si veda, per es., Heinrich Graetz, ''The Structure of Jewish History and Other Essays'', cur. e trad. Ismar Schorsch (New York: Jewish Theological Seminary of America, 1975), 166. Sulla parola "entusiasmo" nella percezione di Sabbatai Zevi, cfr. Michael Heyd, "The Jewish “Quaker”: Christian Perceptions of Sabbatai Zevi as an Enthusiast", in ''Hebraica Veritas? Christian Hebraists and the Study of Judaism in Early Modern Europe'', curr. Allison P. Coudert e Jeffrey Shoulson (Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 2004):234–64.</ref> o un pensatore teosofo, come affermato da Israel Weinstock, che interpretò teosoficamente le affermazioni non teosofiche di Abulafia;<ref>Si veda specialmente alcune note di Weinstock nel suo ''Commentary on Sefer Yeṣirah'', 22, 23, 24, 40, 41.</ref> o un teosofo e teurgo, come ha stato designato in modo più enfatico, sofisticato e basato su una lettura molto più ampia dei manoscritti di Abulafia da parte di [[:en:w:Elliot R. Wolfson|Elliot Wolfson]] e altri studiosi.<ref>Cfr. Wolfson, ''Abraham Abulafia'', dove dichiara nel sottotitolo che il Cabalista era sia un teurgo che un teosof. Si veda anche il suo ''Language, Eros, Being'', 204, e Sagerman, ''The Serpent Kills'', viii, note 13, 88, ecc. Da notare che, nel suo sketch introduttivo (1–2), Sagerman non sembra consapevole del fatto che Abulafia insegnò la ''Guida'' per molti anni e che tale libro deve aver formato molte delle sue idee in maniera universalistica.</ref> D'altra parte, dopo aver esaminato una delle sue discussioni, constato che Warren Zev Harvey lo descrive in modo perspicace, in un modo con cui sono essenzialmente d'accordo, come "cabalista filosoficamente astuto".<ref>Harvey, "A Third Approach", 293. Si veda anche il suo punto di vista successivo sulla "medieval Hebrew speculative tradition—a tradition in which Rabbi Abraham Abulafia played no mean role (= tradizione speculativa ebraica medievale, una tradizione in cui Rabbi Abraham Abulafia svolse un ruolo non da poco)". Vedi anche il suo "Idel on Spinoza", in ''Essays in Honor of Moshe Idel'', curr. Sandu e Mihaela Frunza (Cluj-Napoca: Provo Press, 2008):105.</ref> Scholem lo considera un "buon discepolo di Maimonide".<ref>Scholem, ''The Kabbalah of Sefer ha-Temunah'', 135. Cfr. anche 129.</ref> In larga misura, era molto interessato a ciò che [[w:Donald Davidson|Donald Davidson]] chiamava "atti mentali", per quanto i suoi ideali fossero estatici, in un modo che riflette le tradizioni filosofiche greche in abiti medievali con cui era a conoscenza.
 
 
 
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== Note ==
{{Vedi anche|Il Nome di Dio nell'Ebraismo|Rivelazione e Cabala|Serie maimonidea}}