Storia intellettuale degli ebrei italiani/Leone Modena: differenze tra le versioni

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[[File:Leon of Modena 2.jpg|thumb|240px|<small>'''[[w:Leone Modena|Leone Modena]]''' (illustrazione dalla ''Shvadron Collection of the National Library'' di Israele, 1930)</small>]]
{{q|'''Non è sorprendente che le Nazioni, chiamate Gentili, abbiano accettato la fede cristiana con il passare del tempo. Perché l'idea fondamentale da cui dipende tutto il resto, che lo Spirito Santo sia entrato in un grembo vergine e abbia generato un dio, non aveva per loro nulla di nuovo o di difficile (''raḥoq''). Credevano già che Apollo, Marte e gli altri dei desiderassero e avessero bisogno di donne mortali, che generassero i figli degli dei e degli uomini e che potessero subire una morte violenta. Le differenze di quantità e di metodo nei legami tra l'umano e il divino non erano un ostacolo alla loro fede, tanto più che la nuova religione era attraversata da alcune verità della Torah, che mitigavano le assurdità delle loro divinità. Col tempo si intensificò la propaganda cristiana verso i Gentili; inventando e alterando continuamente elementi del loro credo si allontanarono gradualmente sia dalla fede ebraica che dalle intenzioni di Gesù, arrivando ad assomigliare sempre più ai pagani. Riuscirono finalmente ad imporre la loro religione sotto l'imperatore Costantino. Quanto ai Figli d'Israele, il popolo vicino al Dio benedetto, nel quale LuiEgli e Mosè, Suo fedele servitore, avevano inculcato la comprensione che Dio è assolutamente incorporeo, essendo molto al di sopra di ogni bassezza terrena, senza chenessun martello o ascia o strumento ferreo potessepoteva far loro accettare tali assurdità: che Dio fosse entrato nel grembo di una donna, vergine o meno, e nacque da lei come ogni creatura vile ed effimera, insomma come un uomo comune. Sia lodato e glorificato il Suo nome, poiché Egli ci ha dato comprensione, intelligenza e sapienza; possa il suo Santo Nome, che Egli sia benedetto, essere esaltato, magnificato e lodato'''.|''Magen'', 63.}}
In questo brano straordinario, in cui Modena cerca di spiegare il motivo per cui il cristianesimo è penetrato tra i pagani, va annotata la sua spiegazione di come il messaggio di Gesù sia assimilato a quello degli ebrei, da cui il cristianesimo si è allontanato; l'insistenza ebraica sulla natura incorporea di Dio, affermata orgogliosamente di fronte alla violenza e alla tortura (frase che avrebbe potuto essere pronunciata da un cripto-ebreo iberico o da un cristiano eretico); e infine la sua definizione del popolo ebraico come "popolo di Dio", poiché dotato di intelligenza e, si potrebbe aggiungere, di razionalità.
 
Riducendo la portata del peccato originale, Modena tratteggia una religione senza drammi; voleva che fosse consona alla ragione, negando come fece la possibilità logica della Trinità, ed evitando i paradossi e le credenze estreme
che la nascita di Dio dal grembo di una donna e l'incarnazione gli rappresentavano; questo atteggiamento religioso è, infine, estraneo all'[[w:escatologia|escatologia]]. Come abbiamo visto, il Messia era solo un redentore umano e la redenzione in sé era una questione del corpo piuttosto che dello spirito; calcoli escatologici basati sul ''midrash'' non avevano alcuna autorità ai suoi occhi, e la fede nella venuta del Messia non era un dogma come lo era per i cristiani, ma una semplice ''emunah nekhonah'', o semplicemente una credenza.<ref>''Ibid.'', 64.</ref> Sottolineando la natura secondaria della credenza messianica per gli ebrei, Modena scrisse che
{{q|[...] Potremmo anche accettare la loro idea che il Messia sia venuto, ma non saremmo ancora precisi identici a loro, perché non condividiamo né la stessa dottrina né le stesse regole, come anche tutte le altre differenze che ci separano.|''Ibid.''}}
La natura relativamente secondaria della fede messianica era già stata espressa da [[w:Hasdai Crescas|Ḥasday Crescas]] (''[[w:Or Adonai|Or Adonai]]'', 3, 8, 3) e [[:en:w:Joseph Albo|Yosef Albo]] (''[[:en:w:Sefer HaIkkarim|Sefer ha-‘Iqqarym]]'', 4, 42); secondo loro, chi non accettava questa credenza infrangeva un comandamento ed era considerato un eretico, ma non metteva in dubbio la Torah in generale. Modena, invece, enfatizzava quello che potremmo definire un concetto "antropologico". Per lui, il popolo ebraico era definito da un dato comportamento e le credenze erano in un certo senso forme di comportamento. In altre parole, la religione rappresentava la cultura di un popolo, e credere ai precetti di un'altra religione non pregiudicava in alcun modo quello che potremmo chiamare un senso di identità "nazionale". Nello stesso spirito potrebbe essere intesa la ''Historia de riti ebraici'',<ref>Composta nel 1616-17 e pubblicata per la prima volta nel 1638 a Venezia.</ref> poiché lo scopo di quest'opera, scritta in italiano e che godette di notevole popolarità tra i lettori cristiani di tutta Europa, era di diffondere tra i non-ebrei la comprensione delle pratiche degli ebrei, soddisfacendo una curiosità più etnografica che teologico-religiosa in senso stretto. La correlazione popolo-credenza, che funziona solo in questa direzione (secondo questa prospettiva, le credenze scaturiscono dall'appartenenza a un popolo, mentre è falso il contrario – identità nazionale che nasce da una credenza) sembrerebbe corroborata dall'affermazione che segue in ''Magen we-ḥerev'':
{{q|Dico spesso che credo nella venuta del Messia perché sono ebreo, ma non che sono ebreo perché credo nella venuta del Messia.|''Magen'', 64.}}
 
 
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<!--- mie note in ingl. da inserire tradotte --
77 Ibid., 64.
78 Ibid.
79 Composed in 1616-17 and first published in 1638 in Venice.
80 Magen, 64.
81 Maimonides, Mishneh Torah, Hilkhoth melakhym, 11, 4.
82 Modena showed himself to be disenchanted regarding the possibility of the Jews