Storia intellettuale degli ebrei italiani/Leone Modena: differenze tra le versioni

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Abbastanza curiosamente, Modena attribuisce questa gerarchia di "schiavo", "servo" e "figlio" alla credenza popolare (''ha-hamon we-ha-‘am''),<ref>''Magen'', 45.</ref> inizialmente senza menzionare il testo di partenza nel ''midrash''. Cita quel testo più tardi (p. 64) per contestarne l'uso cristiano, ma lo ignora quando discute di Gesù. Nel ''Midrash Tanḥuma'',<ref>Cfr. ''Tanḥuma'', cur. Shlomo Buber (New York: H. Horowitz, 1946), vol. 1, p. 135.</ref> nell'interpretazione di {{passo biblico2|Isaia|52:13}}, si fa riferimento a un essere superiore ad Abramo, a Mosè e agli stessi angeli: il Messia. Il silenzio di Modena su questo argomento è un po' strano, le sue ragioni difficili da capire.<ref>Si è tentati di percepire l'equivalenza, suggerita ma non dichiarata da Modena, tra i termini "figlio di Dio" e "Messia" attribuiti alla persona di Gesù come allusione per il lettore. Ma un'allusione a cosa? Se Gesù si considerava il Messia, avrebbe potuto riferirsi direttamente al ''midrash'', senza fare affidamento sulla nuova definizione di "figlio di Dio". Forse Modena pensava che il ''midrash'' fosse posteriore a Gesù? Ciò giustificherebbe l'uso da parte della sua argomentazione di altri versetti biblici per sostenere la sua comprensione del titolo di "figlio di Dio". Resta comunque qualche mistero.</ref>
 
Questo ''midrash'' era stato al centro di una disputa tra [[w:Nahmanide|Nahmanide]] e [[:en:w:Pablo Christiani|Pablo Christiani]], nel 1263.<ref>Cfr. Eisenstein, ''Otzar Wiqquḥym'', 90. Questo ''midrash'' venne menzionato prima di Modena, nel XVI secolo, da Yair Shabbetai da Correggio, nell'apologia ''Ḥerev Pifiyoth'' (Spada a doppio taglio), 51-52.</ref> L'autore ebreo lo interpretò in modo apocalittico: il Messia è superiore ad Abramo, a Mosè e agli angeli perché farà più di loro per la redenzione, ordinando al Papa e ad ogni re di lasciare il popolo ebraico libero di servire Dio e di vivere senza paura a Roma fino alla di lei distruzione. La prospettiva storica e l'atteggiamento più moderato di Modena sono evidenziati con maggiore chiarezza rispetto al testo del rabbino catalano del Trecento.<ref>Ritornando al testo del ''midrash'' (''Magen'', 64), Modena sosteneva l'affermazione che il Messia avrebbe fatto di più dei profeti e angeli per facilitare il riconoscimento universale di Dio.</ref> La prospettiva storica del rabbino veneziano è già stata notata,<ref>Cfr. Bezalel Safran, "Leone da Modena’s Historical Thinking", in ''Jewish Thought in the Seventeenth Century'', curr. Isadore Twerski e Bernard Septimus (Cambridge, MA: Harvard Unviersity Press, 1987), 381-398. Safran (386) ritiene che Modena avesse una "immaginazione storica che si inoltrava attivamente nel passato" nonostante la scarsa testimonianza documentaria e trova inoltre lo stesso spirito storico nei ''responsa'' del rabbino veneziano, ''Ziqnei Yehudah''.</ref> e torneremo più avanti sulla sua moderazione, contrapposta all'apocalitticaalla mentalità apocalittica.
 
Per cogliere la modernità dell'analisi di Modena, bisogna ricordare che l'umanizzazione incondizionata della figura di Cristo sembrerebbe un passo troppo estremo per i cristiani. Paruta ne fece un mediatore tra Dio e il mondo, una sorta di essere intermediario, a metà tra il creatore e il creato. [[w:Fausto Sozzini|Fausto Sozzini]], dogmatico essenziale per gli antitrinitari, insisteva che Cristo fosse un uomo – un punto chiave della sua dottrina "eretica" – e che non era esistito per tutta l'eternità. Aggiunse, tuttavia, che dopo la sua nascita ascese al cielo, chiamato da Dio, ricevendo da Dio la possibilità della risurrezione, e quindi dell'immortalità, alla quale possono aspirare coloro che credono in lui.<ref>Cfr. Jean-Pierre Osier, ''Faust Socin ou le christianisme sans sacrifice'' (Parigi: Le Cerf, 1996); Valerio Marchetti, ''I simulacri delle parole e il lavoro dell’eresia. Ricerca sulle origini del socinianesimo'' (Bologna: Cisec, 1999).</ref>
 
Per lo storico italiano [[w:Luigi Salvatorelli|Luigi Salvatorelli]],<ref>Luigi Salvatorelli, ''Da Locke a Reitzenstein. L‘indagine storica delle origini cristiane'' (Cosenza: L. Giordano, 1988).</ref> l'indagine storica sulle origini del cristianesimo iniziò con i [[w:deismo|deisti inglesi]], più filosofi che storici, poiché "non ci si poteva aspettare che l'Europa cristiana sottoponesse alla critica i suoi testi sacri, i fatti relativi alla salvezza e la persona divina del Redentore per mera curiosità storica". [[w:John Locke|John Locke]] fu rappresentante della nuova scuola di pensiero che soppiantò sia il dogma cattolico che quello protestante, pubblicando il suo ''Essay for the Understanding of St. Paul’s Epistle, by Consulting St. Paul Himself'' tra il 1705 e il 1707. Più tardi, secondo Salvatorelli, [[w:Voltaire|Voltaire]] occupò un ruolo centrale, con la sua descrizione nella ''Histoire de l'établissement du christianisme'' (1777) della Giudea al tempo di Gesù. Voltaire negò in questa opera che Gesù abbia mai avuto intenzione di fondare una religione e, come Modena, fornì la propria spiegazione per il titolo "figlio di Dio".
 
[[w:Albert Schweitzer|Albert Schweitzer]], autore di una "storia delle storie" della vita di Gesù, offrì una data successiva per i primi tentativi di biografia, suggerendo che siano apparsi tra la fine del Settecento o l'inizio dell'Ottocento. Gli autori tedeschi, seguaci di una religione illuminata, scrivevano, secondo Schweitzer, con un chiaro desiderio di raffigurare un Gesù razionalista, e attingevano in gran parte alla tecnica romanzesca.<ref>Albert Schweitzer, ''Geschichte der Leben-Jesu-Forschung'', nel suo ''Gesammelte Werke'', Monaco s.d., vol. 3. Cfr. spec. pp. 95 e 105. Gli autori in questione sono Karl Friedrich Behrdt (''Briefe über die Bibel im Volkston'' [Halle, 1782]) e Karl Heinrich Venturini (''Natürliche Geschichte des groβen Propheten von Nazaret'' [Copenhagen, 1800-1802]).</ref>
 
Ciò a cui i cristiani arrivarono solo molto tardi e con molta esitazione fu invece relativamente facile per un credente nell'unica religione non cristiana esistente nell'Europa premoderna; tanto più per un razionalista ebreo come Modena, che criticava il cristianesimo senza essergli ostile.
 
<!--- mie note in ingl. da inserire tradotte --
73 Cf. Jean-Pierre Osier, Faust Socin ou le christianisme sans sacrifice (Paris:
Le Cerf, 1996); Valerio Marchetti, I simulacri delle parole e il lavoro dell’eresia.
Ricerca sulle origini del socinianesimo (Bologna: Cisec, 1999).
74 Luigi Salvatorelli, Da Locke a Reitzenstein. L‘indagine storica delle origini cristiane
(Cosenza: L. Giordano, 1988).
75 Albert Schweitzer, Geschichte der Leben-Jesu-Forschung, in his Gesammelte
Werke, Munich s. d., vol. 3. Cf. esp. pp. 95 and 105. The authors in question are
Karl Friedrich Behrdt (Briefe über die Bibel im Volkston [Halle, 1782]) and Karl
Heinrich Venturini (Natürliche Geschichte des groβen Propheten von Nazaret
[Copenhagen, 1800-1802]).
76 Magen, 63.
77 Ibid., 64.