Storia intellettuale degli ebrei italiani/Leone Modena: differenze tra le versioni

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== Coincidenza tra tesi ebraica e tesi protestante ==
L’''[[w:Concilio di Trento|Istoria del concilio tridentino]]'', scritta dal [[w:Servi di Maria|frate servita]] [[w:Paolo Sarpi|Paolo Sarpi]], contemporaneo e concittadino di Modena, che ricoprì l'influente carica di teologo di stato nella [[w:Repubblica di Venezia|Repubblica di Venezia]], è un importante pezzo di storiografia critica sulle posizioni ufficiali della Chiesa di Roma, dettagliando la discussione sul peccato originale che ebbe luogo a Trento nel maggio/giugno del 1546.<ref>42 Il libro fu pubblicato per la prima volta a Londra nel 1619, sotto lo pseudonimo di Pietro Soave Polano, e ne furono stampate diverse edizioni. Cito la seguente: Paolo Sarpi, ''Istoria del concilio tridentino'', cur. Corrado Vivanti (Torino: Einaudi, 1974). La discussione del peccato originale si trova a pp. 292-307.</ref>
 
Nel corso della discussione, il domenicano [[w:Ambrogio Catarino Politi|Ambrogio Catarino]] dichiarò che il peccato originale, pena inflitta al primo uomo e a tutta l'umanità, consisteva nella concupiscenza e nella decadenza della giustizia (armonia tra le varie facoltà), e negò che tale peccato fosse tramandato in modo ereditario, fisico. Questa posizione fu respinta. Quanto alla versione estrema di questa idea, che metteva da parte la colpa dell'anima per sottolineare l'identificazione tra peccato e inclinazione fisica – la versione sostenuta da Modena – fu vista come una proposizione protestante e fu di conseguenza condannata.
 
Sarpi scrisse che la discussione si fece talmente complicata che "i vescovi, di cui pochissimi avevano una comprensione teologica [...] furono confusi dal modo scolastico e complesso con cui si trattava l'argomento". Una delle proposizioni condannate venne richiamata da Sarpi nei seguenti termini:
{{q|Il peccato originale è un'inclinazione al male in natura che corrompe i bambini, in modo tale che quando la ragione comincia a manifestarsi, provoca un orrore del divino e un'immersione nel mondano.|''Istoria'', 294<ref>La formula approvata dal Concilio era la seguente: "Se una persona sostiene che [...] solo la morte e la sofferenza corporea furono comunicate e trasmesse a tutta l'umanità da Adamo e non il peccato che è la morte dell'anima, quella persona sarà anatema [...]". In Carl Joseph Hefele, ''Histoire des Conciles'', vol. X: A. Michel, ''Les décrets du Concile de Trente'' (Parigi, 1938), 48.</ref>}}
Che il riferimento di Modena all'opera di Sarpi, che non era specifico, fosse volutamente allusivo o meno, è interessante il parallelismo tra la posizione ebraica e quella condannata come protestante.<ref>L'idea che il peccato originale fosse più una malattia che una perversione fu formulata da Ulrich Zwingli. Cfr. U. Zwingli, ''De peccato originale'', in ''Opera'', curr. M. Schuller e L. Schultes (Zurigo, 1822-1842), vol. III, p. 629.</ref> Essa consente la possibilità di una parziale ma significativa convergenza dogmatica tra le due religioni, quale che sia la ragione. L'interesse che alcuni aspetti della religione ebraica rivestivano per i protestanti, tra cui la centralità della lettura della Bibbia e in particolare dell'Antico Testamento, era forse l'attrazione principale; o la speranza degli ebrei che la nuova religione, fratturando l'unità dei cristiani, avrebbe forse inaugurato un'era più pacifica.<ref>Per la posizione ebraica verso il Protestantesimo, si veda Hayyim Ben-Sasson, "Ha-Yehudim mul ha-Reformatziyah" (La Riforma agli occhi ebraici contemporanei), ''Proceedings of the Israel Academy of Sciences and Humanities'' 4, nr. 5 (1970):62-116, e Roberto Bonfil, "Gli ebrei d’Italia e la riforma: una questione da riconsiderare", ''Nouvelles de la Republique des lettres'' 2 (1996): 47-60, che corregge le teorie di Ben-Sasson.</ref> In realtà, per comprendere questa convergenza oggettiva, occorre qualificare il termine "Protestante". Se c'è una vicinanza tra la posizione di Modena e quella di alcuni cristiani, i cristiani in questione sono membri di movimenti eretici minoritari come gli antitrinitari, piuttosto che i luterani o i calvinisti.
 
La vicinanza si esprimeva soprattutto in un approccio razionale all'interpretazione scritturale e nei confronti dei dogmi cristiani, che Modena condivideva con antitrinitari "confessi" e potenziali. La critica alla Trinità segue inevitabilmente questo approccio.<ref>Sugli inizi della critica alla Trinità nel periodo moderno — in Spagna in perticolare, cioè Erasmianismo e gli scritti di Juan de Valdès e Miguel Servet — come anche la sua vicinanza alla cultura dei "nuovi cristiani", si veda Richard H. Popkin, "Marranos, New Christians and the Beginnings of Modern Anti-Trinitarianism", in ''Dor gerushey Sefarad'', curr. Yom Tov Assis e Yosef Kaplan (Gerusalemme: Zalman Shazar Center for Jewish History, 1999), 143-160 della sezione {{en}}.</ref>
 
[[File:ביאור על התורה.pdf|thumb|right|<small>Frontispizio della prima edizione del Commentario alla Torah di Rabbi [[w:Menahem Recanati|Menaḥem Recanati]] (Venezia, 1523)</small>|page=7]]
Modena era disposto ad ammettere ''ab extra'' molteplicità, ovvero attributi, aspetti o manifestazioni di Dio. I filosofi (Modena pensava a [[Maimonide]]<ref>''[[Guida dei perplessi]]'' I:6.</ref>) le espressero attraverso la distinzione tra l'intelletto, l'intelligenza e l'intelligibile, precisando che per Dio, che è conoscenza manifestata, queste tre cose diverse sono una; i cabalisti le chiamavano ''sefiroth'', come scrisse '''[[w:Menahem Recanati|Menaḥem Recanati]]''' nel suo commentario alla Torah; Platone parlava di "idee".<ref>''Magen'', 26. Modena fa altri riferimenti in questa vena (Hermes Trismegistus, Philo Judaeus) da ''Meor ‘eynayim'' (Luce degli Occhi), pubblicato nel 1575 da Azaria de’ Rossi, che chiamò "Uno dei nostri scrittori recenti".</ref> Ma se assumiamo un'identità essenziale tra unità e molteplicità (''ab infra'' molteplicità), siamo costretti a una serie di contraddizioni insormontabili che infrangono il criterio di pensabilità e limitano la nozione a un'espressione puramente verbale spogliata di significato.<ref>Tommaso d'Aquino (''Summa Theologica, pars prima, quaestio XXXII'', art. I, in ''Opera omnia'', vol. IV, p. 349) riconobbe l'incapacità della ragione naturale di arrivare a tale comprensione, poiché Dio è conosciuto attraverso le sue creature e, poiché la potenza creatrice è comune a tutte e tre le persone, noi conosciamo solo l'unità dell'essenza divina. Ma, per Tommaso, l'idea della Trinità non andava contro la ragione.</ref> Dopo aver esposto le difficoltà razionali inerenti alla fede nella Trinità, Modena esaminava i "luoghi comuni" delle scritture, che secondo i cristiani giustificavano tale credenza, li criticava usando il metodo del senso ovvio e concludeva affermando il seguente principio:
{{q|Se una cosa così profonda come l'unità e la trinità di Dio che non implica la Sua molteplicità fosse un caposaldo della fede, sarebbe stata enunciata da Mosè come un principio fondamentale, esplicitamente e non con allusioni, in modo estremamente chiaro, così che tutti, dal saggio all'uomo comune, potessero capirlo; poiché l'uno, tanto quanto l'altro, aspira alla felicità. Mosè ha spiegato i comandamenti nei minimi dettagli e le credenze ''a fortiori''. Più sono profonde, più hanno bisogno di essere chiarite.|''Magen'', 31.}
 
 
<!--- mie note in ingl. da inserire tradotte --
43 Istoria, 294. The formula approved by the Council was the following: “If a person
maintains that [...] only death and bodily suffering were communicated and
passed on to all humankind by Adam and not the sin which is the death of the
soul, that person shall be anathema [...].” In Carl Joseph Hefele, Histoire des
Conciles, vol. X: A. Michel, Les décrets du Concile de Trente (Paris, 1938), 48.
44 The idea that original sin was more an illness than a perversion had been formulated
by Ulrich Zwingli. Cf. U. Zwingli, De peccato originale, in Opera, eds. M.
Schuller and L. Schultes (Zurich, 1822-1842), vol. III, p. 629.
45 For the Jewish attitude to Protestantism, see Hayyim Ben-Sasson, “Ha-Yehudim
mul ha-Reformatziyah” (The Reformation in Contemporary Jewish Eyes),
Proceedings of the Israel Academy of Sciences and Humanities 4, no. 5 (1970):
62-116, and Roberto Bonfil, “Gli ebrei d’Italia e la riforma: una questione da
riconsiderare,” Nouvelles de la Republique des lettres 2 (1996): 47-60, which
corrects the theories of Ben-Sasson.
46 On the beginnings of criticism of the Trinity in the modern period—in Spain in
particular, namely Erasmianism and the works of Juan de Valdès and Miguel
Servet—as well as its propinquity to the culture of the “new Christians,” see
Richard H. Popkin, “Marranos, New Christians and the Beginnings of Modern
Anti-Trinitarianism,” in Dor gerushey Sefarad, ed. Yom Tov Assis and Yosef
Kaplan (Jerusalem: Zalman Shazar Center for Jewish History, 1999), 143-160 of
the English section.
47 The Guide of the Perplexed I:6.
48 Magen, 26. Modena draws other references in this vein (Hermes Trismegistus,
Philo Judaeus) from Meor ‘eynayim (Enlightenment of the Eyes), published in
1575 by Azariyah de’ Rossi, whom he called “One of our recent writers.”
49 Thomas Aquinas (Summa Theologica, pars prima, quaestio XXXII, art. I, in
Opera omnia, vol. IV, p. 349) recognised the incapacity of natural reason to come
to this understanding, for God is known through his creatures and—since the creative
power is common to all three persons—we know only the unity of the divine
essence. But, for Thomas, the idea of the Trinity did not run counter to reason.
50 Magen, 31.
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== Modena, storico delle religioni, e il Gesù storico ==