Storia intellettuale degli ebrei italiani/Leone Modena: differenze tra le versioni

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Il principio si applicava soprattutto al concetto di peccato originale, la nozione che Modena considerava alla base del sistema di credenze cristiane. L'idea che il primo uomo avesse commesso un peccato che macchiò e sminuì la sua anima, una degenerazione che si è poi tramandata nell'anima di ogni uomo, era un'idea falsa, anzi assurda. Il sacrificio di Gesù, uomo e Dio, reso necessario da una nozione così estrema, non fu che un ''flatus vocis'' inaccettabile per l'intelletto; l'unione della natura umana e divina di Gesù e la trasmissione del sacrificio dall'una all'altra "non sono altro che parole, che non possiamo realmente concepire".<ref>''Ibid.'', 16-17.</ref>
 
Un'altra conclusione che segue inevitabilmente dai presupposti di base (il peccato originale ereditato dalle anime, l'incarnazione del Dio Redentore), e che i cristiani non hanno mancato di trarre, è che le anime dei giusti morti prima di Gesù devono essere consegnate per sempre al [[w:limbo|limbo]], una regione dell'inferno da cui poi sono stati liberati da Cristo. Ma il paradiso e l'inferno, sosteneva Modena, erano semplicemente immaginati dall'uomo per rappresentare nella sua mente le ricompense e le punizioni per gli atti commessi sulla terra; se l'idea di ricompensa e punizione era quindi una necessità logica, la sua precisa natura – rallegrarsi della presenza divina o soffrire tormenti spirituali e corporei, per esempio con il fuoco – era puro frutto dell'immaginazione, come lo erano i termini ''[[w:Giardino dell'Eden|gan ‘eden'']]'', paradiso, e ''[[w:Geenna|gehinnom]]'', inferno. Il limbo era un caso di pura invenzione (''hamtzaah ‘al hamtzaah, beduta ‘al beduta''), destinata a giustificare l'idea assurda ("che non può essere contenuta nel pensiero"<ref>''Ibid.'', 13. Nel 1984 l'allora cardinale Ratzinger, nel libro ''Rapporto sulla fede'' scritto con Vittorio Messori, affermava che "il limbo non è mai stato una verità definita di fede. Personalmente lascerei cadere quella che è sempre stata soltanto un'ipotesi teologica".</ref>) della punizione del giusto precristiano. A causa della nozione di peccato originale che ha colpto tutte le anime fin dal primo uomo, e quella della conseguente venuta di Gesù Redentore e della sua morte, la posizione del giusto che aveva servito Dio costituiva un problema, concludeva Modena. Così la nuova invenzione, il limbo, divenne una necessità.<ref>''Ibid.'', 14.</ref>
 
== L'ostacolo del peccato originale ==
La confutazione del cristianesimo da parte di Modena opera secondo una struttura logica. Fin dall'inizio attacca il peccato originale, l'idea che prende come centrale, per mostrarla come inconsistente: il resto dell'argomento segue senza soluzione di continuità. Ponendosi all'interno di una consolidata tradizione interpretativa ebraica,<ref>Per una bibliografia esaustiva della polemica religiosa nel Medioevo, si veda Hanne Trautner-Kromann, ''Shield and Sword: Jewish Polemics against Christianity and the Christians in France and Spain from 1100-1500'' (Tübingen:
Mohr-Siebeck, 1993), 201-208.</ref> Modena sminuisce la portata del peccato del primo uomo rispetto alla nozione cristiana<ref>Cfr. "The dispute between Nahmanides and Pablo Christiani (1263)", in ''Kitvey Ramban'', vol. l, cur. David Chavel (Gerusalemme: Mosad Harav Kook, 1963), 299-320: "La mia anima è simile a quella del mio primo antenato rispetto a quella del Faraone; e i peccati del Faraone non condannano la mia anima all'inferno. La punizione per il peccato del primo uomo era corporale, perché il mio corpo invero proviene da mio padre e madre." Modena conosceva il testo di questa controversia; cfr. ''Magen'', 69; Ḥasdai Crescas, ''Maamar be-Vittul ‘Iqqarey Dath ha-Notzrym'' ("Un Trattato sulla Negazione dei Fondamenti della Religione Cristiana", trad. Yosef ben Shem Tov in 1451) in Judah David Eisenstein, ''’Otzar Wiqquḥym'' (Una Raccolta di Polemiche e Dispute) (New York, 1928), 298; Yitzḥak ben Avraham Troki, ''Sefer Ḥizzuq ha-Emunah'' (cur. David Deutsch, ''Befestigung im Glauben'') (Sohran-Breslau, 1873), 88. Sulla controversia religiosa dopo Modena, cfr. Yair ben Shabbetay da Correggio, ''Ḥerev Pifiyoth'' (cur. Judah Rosenthal, ''A Two-Edged Sword'') (Gerusalemme: Mosad Harav Kook, 1958), 97.</ref> criticando la nozione stessa del suo essere "originale" o "radicale". La conseguenza del peccato di Adamo fu fisica e non spirituale. Le anime individuali provengono direttamente da Dio piuttosto che dai genitori corporei: pertanto sono pure e vengono ricompensate o punite secondo il loro comportamento nella vita terrena. Non c'è macchia originale e quindi non c'è bisogno di un redentore delle anime.<ref>Su questa questione nella letteratura rabbinica, si veda Israël Lévi, "Le péché originel dans les anciennes sources juives", in ''École pratique des hautes etudes, Section sciences religieuses'' (Parigi, 1907), 1-28; Ephraim E. Urbach, ''The Sages, Their Concepts and Beliefs'' (Gerusalemme: Magnes Press, 1975), cap. XV.</ref>
 
Rispetto ai suoi predecessori, Modena si distingue per la precisione con cui sviluppa il suo argomento e per il suo uso frequente di fonti cristiane, non solo i Vangeli – per i quali c'erano precedenti – ma anche un'autorità teologica come Tommaso d'Aquino.<ref>Y. Troki cita Ambrose (''Ḥizzuq ha-Emunah''91), ma solo per correggere il testo greco dei Vangeli.</ref>
 
Modena cita e riassume i capitoli della ''[[w:Summa Theologiae|Summa Theologiae]]'' che trattano del peccato originale; questi testi sembrano suggerire che all'inizio del suo studio, da libero pensatore senza pregiudizi che adotta un approccio puramente razionale, Tommaso sia giunto a conclusioni identiche a quelle raggiunte nella tradizione ebraica.<ref>''Magen'', 10.</ref> Alla fine, ha introdotto con forza (''daḥaq et ‘atzmo'') una conclusione conforme al dogma cristiano, interrompendo il suo ragionamento. Avendo sviluppato l'idea che il figlio non porta le conseguenze del peccato del padre, perché solo l'elemento fisico, corporeo ("non come un lebbroso genera un lebbroso per qualche difetto nel suo sperma") e non l'anima sono influenzati dall'eredità, Tommaso concluse che tutti gli uomini potevano essere considerati un solo uomo, in quanto ereditano tutti dal loro primo genitore.<ref>Tommaso d'Aquino, ''Summa Theologiae'', ''Primae secundae, quaestio LXXXI, articulus I'', in ''Sancti Thomae Aquinatis, Opera omnia'', vol. VI (Roma: 1891), 87-88: "Omnes homines qui nascuntur ex Adam, possunt considerari ut unus homo, inquantum in natura, quam a primo parente accipiunt." La posizione di Modena si inquadra anche nel contesto del dibattito sulla trasmissione dell'anima, e quindi del peccato originale, attraverso la generazione carnale. Lutero e Calvino divergevano su tale questione; Calvino si oppose fermamente alla nozione.</ref>
 
Ma se, secondo Modena, il peccato avesse conseguenze sul corpo, quali sarebbero? Un po' sorprendentemente, è il suo bersaglio polemico, Pietro Galatino – l'autore dell'opera antiebraica che aveva provocato la scrittura di ''Magen we-ḥerev'' – che sceglie di citare sull'argomento. Egli è "totalmente d'accordo"<ref>''Magen'', 11.</ref> con le affermazioni del ''De arcanis catholicae veritatis'', che cita e poi procede a sviluppare. Galatino aveva definito lo stesso peccato originale come assenza di giustizia originaria – cioè come rottura dell'armonia interna, fondata sull'assoggettamento alla ragione della volontà e delle facoltà psicologiche minori – e i suoi effetti come "fomes peccati, scilicet concupiscentia", impulso al peccato, seguendo Agostino. Conferma quest'ultima definizione nella sua identificazione del peccato per gli ebrei: utilizzando un numero di ''midrashim'' genuini e falsi, Galatino lo aveva identificato con lo ''yetzer ha-ra‘'', che interpreta come "plasma, sive figmentum malum", una conformazione malvagia (da ''yatzar'', formare) manifestata in una disposizione alla corruzione sessuale.<ref>''De arcanis, caput V, 445'' e seg.</ref>
 
Il peccato del primo uomo portò dunque a un indebolimento della carne, che si esprimeva attraverso inclinazioni sessuali sproporzionate, e la purificazione annunciata dai profeti si occupava di questa macchia della carne. Come scrisse Modena a un corrispondente cattolico, a quanto pare alcuni anni prima che scrivesse ''Magen we-ḥerev'', questa credenza era stata smentita da "alcune sette scismatiche ebraiche come i sadducei e i samaritani" ma adottata dai "veri ebrei, vale a dire gli scribi e i farisei, la cui dottrina è stata seguita anche dal tuo Signore nei suoi articoli di fede", come dimostra il Vangelo secondo Matteo, capitolo 23, versetti {{passo biblico|Matteo|23:2-3}}: "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo".<ref>Cfr. [[w:Cecil Roth|Cecil Roth]], "Leone da Modena and the Christian Hebraists of his age", in his ''Studies in Books and Booklore'' (Fornborough: Gregg Publishing, 1972), 200. Si veda anche la dichiarazione di Modena stesso nella lettera (''ibid.'', 201): "I corpi si hanno da lui [Adamo] con quelle maledittione e difficoltà al ben operare che per il peccato furono causate nel suo, come corpi originati dal suo corpo, ma l’anima non mai sia stata dannata né impedita per il suo peccato essendo da Dio immediatamente infusa nella creatione."</ref> Modena trova sostegno a queste affermazioni in altri autori cristiani, più recenti: egli cita brevemente, ma senza nominarli, alcuni "importanti saggi" (''ḥakhamym gedolym'') le cui tesi ("del tutto uguali alle nostre"<ref>''Magen'', 42.</ref>) aveva letto nella "Storia del Concilio di Trento".
 
== Coincidenza tra tesi ebraica e tesi protestante ==
L’''[[w:Concilio di Trento|Istoria del concilio tridentino]]'', scritta dal [[w:Servi di Maria|frate servita]] [[w:Paolo Sarpi|Paolo Sarpi]], contemporaneo e concittadino di Modena, che ricoprì l'influente carica di teologo di stato nella [[w:Repubblica di Venezia|Repubblica di Venezia]], è un importante pezzo di storiografia critica sulle posizioni ufficiali della Chiesa di Roma, dettagliando la discussione sul peccato originale che ebbe luogo a Trento nel maggio/giugno del 1546.<ref>42 Il libro fu pubblicato per la prima volta a Londra nel 1619, sotto lo pseudonimo di Pietro Soave Polano, e ne furono stampate diverse edizioni. Cito la seguente: Paolo Sarpi, ''Istoria del concilio tridentino'', cur. Corrado Vivanti (Torino: Einaudi, 1974). La discussione del peccato originale si trova a pp. 292-307.</ref>
 
 
<!--- mie note in ingl. da inserire tradotte --
32 For an outstanding bibliography of the religious polemic of the Middle Ages,
see Hanne Trautner-Kromann, Shield and Sword: Jewish Polemics against
Christianity and the Christians in France and Spain from 1100-1500 (Tübingen:
Mohr-Siebeck, 1993), 201-208.
33 Cf. “The dispute between Nahmanides and Pablo Christiani (1263),” in Kitvey
Ramban, vol. l, ed. David Chavel (Jerusalem: Mosad Harav Kook, 1963), 299-
320: “My soul is as alike to that of my first ancestor as to that of Pharaoh; and
Pharaoh’s sins do not condemn my soul to hell. The punishment for the sin of
the first man was corporal, for my body does come from my father and mother.”
Modena was familiar with the text of this dispute; cf. Magen, 69; Ḥasdai Crescas,
Maamar be-Vittul ‘Iqqarey Dath ha-Notzrym (A Treatise on Negation of the
Foundations of the Christian Religion, trans. Yosef ben Shem Tov in 1451) in
Judah David Eisenstein, ’Otzar Wiqquḥym (A Collection of Polemics and Disputations)
(New York, 1928), 298; Yitzḥak ben Avraham Troki, Sefer Ḥizzuq ha-
Emunah (ed. David Deutsch, Befestigung im Glauben) (Sohran-Breslau, 1873),
88. On religious controversy after Modena, cf. Yair ben Shabbetay da Correggio,
Ḥerev Pifiyoth (ed. Judah Rosenthal, A Two-Edged Sword) (Jerusalem: Mosad
Harav Kook, 1958), 97.
34 On this question in rabbinical literature, see Israël Lévi, “Le péché originel
dans les anciennes sources juives,” in École pratique des hautes etudes, Section
sciences religieuses (Paris, 1907), 1-28; Ephraim E. Urbach, The Sages, Their
Concepts and Beliefs (Jerusalem: Magnes Press, 1975), ch. XV.
35 Y. Troki mentioned Ambrose (Ḥizzuq ha-Emunah, 91), but only to correct the
Greek text of the Gospels.
36 Magen, 10.
37 Thomas Aquinas, Summa Theologica, Primae secundae, quaestio LXXXI, articulus
I., in Sancti Thomae Aquinatis, Opera omnia, vol. VI (Rome: 1891), 87-88:
“Omnes homines qui nascuntur ex Adam, possunt considerari ut unus homo, inquantum
in natura, quam a primo parente accipiunt.” Modena’s position can also
be seen in the context of the debate on the transmission of the soul, and therefore
of the original sin, by way of carnal generation. Luther and Calvin diverged on
that issue; Calvin strongly opposed the notion.
38 Magen, 11.
39 De arcanis, caput V, 445 and following.
40 Cf. Cecil Roth, “Leone da Modena and the Christian Hebraists of his age,” in
his Studies in Books and Booklore (Fornborough: Gregg Publishing, 1972), 200.
See also Modena’s own declaration in the same letter (ibid., 201): “1 corpi si
hanno da lui [Adamo] con quelle maledittione e difficoltà al ben operare che per
il peccato furono causate nel suo, come corpi originati dal suo corpo, ma l’anima
non mai sia stata dannata né impedita per il suo peccato essendo da Dio immediatamente
infusa nella creatione.”
41 Magen, 42.
42 The book was first published in London in 1619, under the pseudonym of Pietro
Soave Polano, and went through a number of editions. I cite the following edition:
Paolo Sarpi, Istoria del concilio tridentino, ed. Corrado Vivanti (Turin:
Einaudi, 1974). The discussion of original sin is on pages 292-307.
43 Istoria, 294. The formula approved by the Council was the following: “If a person
maintains that [...] only death and bodily suffering were communicated and
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50 Magen, 31.
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== Coincidenza tra tesi ebraica e tesi protestante ==