Storia intellettuale degli ebrei italiani/Leone Modena: differenze tra le versioni

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Nell'introduzione alla sua edizione, Shlomo Simonsohn afferma che l'autore non si discosta dalla cornice tradizionale della polemica giudaico-cristiana medievale. Ricorda però al lettore che Modena proponeva di evitare per quanto possibile un approccio scritturale, cioè un'analisi dei versetti biblici contestandone le interpretazioni cristiane, privilegiando invece un approccio puramente logico.<ref>''Ibid.'', Introduzione, p. 3.</ref> Il seguente studio tenta di dimostrare che, rispetto alla tradizione polemica ebraica, il metodo modenese è, in effetti, innovativo, e quindi in sintonia con i profondi cambiamenti che stavano attraversando la scena intellettuale in Europa. Inoltre, alcuni aspetti del lavoro sono innovativi anche in questo contesto. È vero che la sua originalità non è immediatamente evidente: gli argomenti proposti sembrano tratti da un arsenale familiare e, a prima vista, la logica seguita sembrerebbe rientrare nella tradizione filosofica di [[w:Aristotele|Aristotele]] e [[Maimonide]]. La modernità dell'opera sembrerebbe risiedere puramente sul piano stilistico, poiché l'ebraico di Modena, pur dipendendo dall'ebraico rabbinico sia per il vocabolario che per il fraseggio, è notevolmente vivace e duttile, rendendo con chiarezza il pensiero dell'autore, sia nella discussione di questioni teoriche, sia nei passaggi che sono più vicini al linguaggio del parlato quotidiano.
 
È anche vero che l'intenzione dichiarata di Modena non era quella di innovare:<ref>A parte la ricostruzione storica della vita di Gesù, per la quale Modena riconosceva (''ibid.'' 43) di aver "formulato un quadro interpretativo" (''hotzety klal'').</ref> se la novità c'era, dipendeva in parte dalla natura dell'opera che si accingeva a criticare. La sua era infatti una risposta al più recente e completo testo antiebraico, il ''[https://books.google.it/books?id=cD5RAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl#v=onepage&q&f=false De arcanis catholicae veritatis]'' di [[w:Pietro Colonna (letterato)|Pietro Colonna Galatino]], pubblicato centotrenta anni prima e più volte ristampato.<ref>''De arcanis catholicae veritatis'' fu pubblicato per la prima volta ad Ortona nel 1518. Almeno altre sei edizioni furono catalogate tra il 1550 ed il 1672, publicate a Basilea, Parigi e Francoforte. In materia, cfr. Arduino Kleinhans, O.F.M., "De vita et operibus Petri Galatini, O.F.M., Scientiarum Biblicarum cultoris (c. 1460-1540)" ''Antonianum, Periodicum Philosophico-Theologicum, Annus I Tomus I'' (1926):145-179 e 327-356. Il riferimento alle edizioni è a 174. Cito dall'edizione di Basilea del 1550.</ref> Non sappiamo se vi siano state circostanze particolari che spinsero Modena a scrivere un testo importante come questo in età così avanzata e si può solo indovinare quali fossero i suoi lettori previsti. L'unica teoria avanzata fino ad oggi è venuta da [[:en:w:Howard Adelman|Howard Adelman]], il quale suggerisce che il vero scopo di Modena fosse quello di opporsi all'uso della Cabala da parte dei missionari cristiani per scopi di conversione.<ref>Howard Adelman, "Rabbi Leon Modena and the Christian Kabbalists", in ''Renaissance Rereadings: Intertext and Context'', curr. M. C. Horovitz, A. C. Cruz e Wendy A. Furman (Urbana: University of Illinois Press, 1988), 271-286.</ref>
 
 
 
<!--- mie note ingl. da inserire tradotte --
9 The historical reconstitution of the life of Jesus aside, for which Modena recognised (''ibid.'' 43) he had “formulated an interpretative framework” (''hotzety klal'').
10 De arcanis catholicae veritatis was first published by Soncino in Ortona in 1518. At least another six editions were catalogued between 1550 and 1672, published in Basel, Paris, and Frankfurt. On this subject, see Arduino Kleinhans, O.F.M., “De vita et operibus Petri Galatini, O.F.M., Scientiarum Biblicarum cultoris (c. 1460-1540)” Antonianum, Periodicum Philosophico-Theologicum, Annus I Tomus I (1926): 145-179 and 327-356. The reference to the editions is on 174. I have quoted the Basel edition of 1550.
11 Howard Adelman, “Rabbi Leon Modena and the Christian Kabbalists”, in Renaissance Rereadings: Intertext and Context, ed. M. C. Horovitz, A. C. Cruz, and Wendy A. Furman (Urbana: University of Illinois Press, 1988), 271-286.
12 ''Magen'', 51. See also ibid., 11. In fact Galatino had drawn freely on Raimondo Martini’s Pugio fidei, though Modena could not have been aware of it, since the work was published for the first time in 1651. Iohannes Benedictus Carpzovius, in his edition of Pugio fidei (Lipsie 1687), drew up an index of the passages Galatino had borrowed from Martini.
13 ''De arcanis, caput VII''.