La religione greca/Le religioni dei misteri/Pitagora e il Pitagorismo: differenze tra le versioni

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* La tradizione che vuole gli insegnamenti di Pitagora esclusivamente orali risale al Neopitagorismo e quindi non possiede evidenze antiche<ref>Diversamente, altri autori come Carl Huffman ritengono che «Pitagora non scrisse nulla.» (Carl Huffman, ''Pitagorismo'' in ''Il sapere greco- dizionario critico'', vol. II p. 475.</ref>; ma, anche nel caso di una esclusiva tradizione orale, possediamo gli ''akousmata'' (ἄκουσμα, "cose ascoltate; anche ''symbola'', "parole di riconoscimento") che contengono gli insegnamenti tradizionali pitagorici che possono risalire al "saggio" di Samo.
* Pitagora, vissuto nel VI secolo a.C., fu originario di Samo, un'isola ionica in Asia minore, ovvero in quella regione del mondo greco ove per prima apparve la riflessione filosofica sulle origini del cosmo, e che darà i natali anche a Erodoto; Pitagora fu anche contemporaneo di Ecateo, discepolo, secondo la tradizione e come Pitagora, di Anassimandro e autore di opere di carattere etnografico e storico culturale.
* Sono noti i rapporti tra le colonie ioniche in Asia minore e la Magna Grecia, come è abbastanza ricostruibile il trasferimento di Pitagora da Samo a Crotone all'incirca verso il 530 a.C.; nello stesso periodo altri abitanti di Samo fonderanno Dicearchia (oggi Pozzuoli) vicino a Napoli.
* La più antica testimonianza su Pitagora risale a un detto canzonatorio di Senofane (VI secolo a.C.; Pitagora si sarebbe lamentato con un tale perché picchiava un cane dove egli aveva riconosciuto l'anima di un suo amico<ref>Cfr. Diogene Laerzio, ''Vite...'' VIII, 36; D-K 21 B 7</ref>). Nel IV secolo lo scettico Timone di Fliunte accusa Pitagora di essere stato un ciarlatano; altrettanto Cratino, poeta comico ateniese, accusa i pitagorici di usare la retorica per ingannare i loro uditori. Ciò non dovrebbe stupire in quanto la tradizione di Senofane vuole costui assertore che sugli dèi nulla si può sostenere se non pure congetture.
* Anche Eraclito (VI-V sec. a.C.) ha sostenuto che Pitagora, figlio di Menarco, fosse un erudito (πολυμᾰθία), ma di "artificiosa astuzia" (κᾰκοτεχνία)<ref>D-K 22 B 129.</ref> e incapace di comprendere ciò che caratterizzava la sua erudizione<ref>D-K 22 B 40.</ref>.