Abulafia e i segreti della Torah/Introduzione 2: differenze tra le versioni

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{{Lingua ebraica|אב ל צקת מחכמי ישראל האחורנ ים אש י רןא רוי א לנ קב ם בשו מת, נט ו א ל קהדמו תבוי אר ו פבירו שי הם כל סד ר בהריאה
ביאו רונט ה אל קהדמו ת נמשכי ם חאר הקשי ה י פלוסופים}}
Su questo trattato, si veda Joseph B. Sermoneta, "The Commentary to ‘The Pericope of Creation’ of Rabbi Judah Romano and Its Sources" {{he}}, in ''Proceedings of the World Congress of Jewish Studies'' 2 (1965):341–42.</ref> Come vedremo anche nel caso di Abulafia, la preoccupazione principale di Romano non era la filosofia in sé, ma piuttosto un tentativo di reinterpretare la religione ebraica tradizionale in un modo nuovo, sebbene il suo approccio differisca sostanzialmente da quello del precedente rabbino Samuel ibn Tibbon. Abbiamo recentemente appreso dalla discussione di [https://biu.academia.edu/TzviLangermann Yitzhak Tzvi Langermann] sul precedente materiale esegetico ebraico, che c'erano effettivamente commentatori precedenti sulla Genesi che presumevano la pre-eternità dell'universo.<ref>Yitzhak Tzvi Langermann, "Cosmology and Cosmogony in Doresh Reshumot, a Thirteenth-Century Commentary on the Torah", ''HTR'' 97 (2004):199–227. Si veda anche Abulafia, ''Sitrei Torah'', cur. Gross (Gerusalemme: 2002), 175–76. Cfr. anche il frammento del perduto commentario sul Pentateuco di Rabbi Shem Tov ibn Falaquera, presentato da Rabbi Samuel ibn Tzartza (XIV sec.), discusso in Raphael Jospe & Dov Schwartz, "Shem Tov Falaquera’s Lost Bible Commentary", ''HUCA'' 64 (1993):191.</ref>
 
Joseph Ashkenazi era certamente piuttosto critico nei confronti dei filosofi, sebbene ne fosse anche influenzato: i suoi scritti mostrano una buona conoscenza della filosofia medievale.<ref>Si veda l'importante articolo di Georges Vajda, "Un chapitre de l’histoire du conflit entre la Kabbale et la philosophie: la polémique anti-intellectualiste de Joseph b. Shalom Ashkenazi", ''Archives d’histoire doctrinale et littéraire du Moyen Âge'' 31 (1956):45–14, e anche il testo che ha pubblicato e che tratta della sua critica della filosofia "Ninety-Four Principles of the Philosophers Cited by Rabbi Joseph Ashkenazi" {{he}}, ''Tarbiz'' 27 (1958):290–300.</ref> Nonostante ricorra molte volte al termine "natura", egli tuttavia affermò che la natura non ha un intendimento delle persone che sono vicine a Dio.<ref>''Commentario a Sefer Yeṣirah'', fol. 44d:
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Bisogna ricordare che anche altri cabalisti espressero la loro reticenza verso la centralità del concetto di natura negli scritti dei filosofi. Si vedano specialmente le opinioni di Nahmanide, da me trattate in seguito.</ref> Ashkenazi offrì un quadro cabalistico completo dell'universo basato su modi di pensare non-maimonidei, alcuni probabilmente derivanti dall'Ismāʿīliyyah,<ref>Si vedano le importanti osservazioni di Shlomo Pines in merito, nel suo "Shi’ite Terms and Conceptions in Judah Halevi’s Kuzari", 249–51.</ref> che furono almeno in parte formulati come risposta alla sfida filosofica, fondata su un approccio naturalistico. Alla fine egli usò temi maimonidei all'interno di un approccio anti-maimonideo, come debitamente sottolineato da [[:en:w:Georges Vajda|Georges Vajda]].<ref>Cfr. il suo "Un chapitre de l’histoire du conflit", 73–74.</ref>. Un commentatore di alcuni Salmi<ref>Si veda Moshe Hallamish, "Remnants of the Commentary of Rabbi Yoseph Ashkenazi to Psalms" {{he}}, ''Daʿat'' 10 (1983):57–70.</ref> e di diversi testi ebraici tardoantichi,<ref>Si veda l'introduzione di Hallamish al ''Commentario a Genesi Rabbah'', 14–16.</ref> Joseph Ashkenazi era più interessato agli errori di ermeneutica filosofica rispetto a qualsiasi altro cabalista del tredicesimo secolo, almeno per quanto possiamo apprendere dalle testimonianze scritte.
 
Ho offerto e continuerò a proporre questi esempi tratti dai suoi scritti, perché Ashkenazi era critico di alcune questioni filosofiche che erano state trattate positivamente da Abulafia. Questo parallelismo mostra una relazione antitetica tra due forme di Cabala che conoscevano le stesse fonti filosofiche. I loro esponenti tuttavia presero strade divergenti; forse c'è anche una sorta di polemica silenziosa presente in queste forme. Sebbene fosse indubbiamente un cabalista teosofico, la struttura profonda della Cabala di Ashkenazi differisce in modo abbastanza sostanziale da quella degli altri cabalisti teosofico-teurgici,<ref>Si veda per ora, Moshe Idel, "The Meaning of ‘Ṭaʿamei Ha-ʿOfot Ha-Ṭemeʾim’ by Rabbi David ben Judah he-Ḥasid" {{he}}, in ''ʿAlei Šefer: Studies in the Literature of Jewish Thought Presented to Rabbi Dr. Alexander Safran'', cur. Moshe Hallamish (Ramat-Gan: Bar-Ilan University Press, 1990):11–27.</ref> proprio come il suo pensiero differisce dalla Cabala estatica di Abulafia, sebbene ci siano alcuni dettagli che possono indicare una forma di conoscenza della pratica abulafiana.<ref>Si veda Scholem, "The Real Author", 115.</ref>
 
Tuttavia, altri cabalisti che mantennero punti di vista molto diversi da quelli di Maimonide, furono molto meno espliciti ddi Rabbi Joseph Ashkenazi. Questa reazione implicita fa parte di quella che ho chiamato una controversia silenziosa riguardante il pensiero della [[Maimonide|Grande Aquila]], in particolare le sue interpretazioni dell'esoterismo rabbinico.<ref>Cfr. Idel, "Maimonides and Kabbalah".</ref> Pertanto, possiamo vedere una notevole varietà di atteggiamenti nei confronti della Grande Aquila nella generazione di Abulafia, alcuni dei quali fanno parte di un dialogo con Maimonide mentre altri sono rappresentativi degli attriti tra le loro opinioni e le sue.
 
L'approccio universalista di Maimonide (e quello delle sue fonti filosofiche) e la sua forte propensione a naturalizzare la religione, hanno polarizzato il pensiero ebraico. Da un lato, indusse interpretazioni più radicali dell'ebraismo in termini che Maimonide si guardò dall'esplicare o elaborare; questi interpreti più radicali includono diversi filosofi ebrei del XIII e XIV secolo, che in seguito designeremo come i ''maimonidei''. Dall'altro lato, innescò le elaborazioni di sistemi teosofici basati su quelli che possono essere chiamati attributi positivi come reazione alle sue affermazioni.<ref>Si veda anche Moshe Idel, "Divine Attributes and Sefirot in Jewish Theology" {{he}}, in ''Studies in Jewish Thought'', curr. Sara O. Heller-Willensky & Moshe Idel (Gerusalemme: Magnes Press, 1989): 87–112, e Idel, "Maimonides and Kabbalah".</ref> La differenza tra queste due mosse non è solo una questione di specifiche comprensioni dello stesso argomento, ma anche di temi principali che le due mosse speculative adottarono ed elaborarono. Così, per esempio, alcuni dei pensatori maimonidei erano interessati alla teoria della profezia data dalla Grande Aquila in termini più generali di quelli forniti dalle discussioni di Maimonide. È il caso, ad esempio, di Rabbi [[:en:w:Zerahiah ben Shealtiel Ḥen|Zeraḥyah Ḥen]], [https://www.encyclopedia.com/religion/encyclopedias-almanacs-transcripts-and-maps/levi-ben-abraham-ben-hayyim Rabbi Levi ben Abraham], [[:en:w:Isaac Albalag|Isaac Albalag]], [[w:Judah ben Moses Romano|Judah Moses ben Daniel Romano]], [[:en:w:Isaac ben Joseph ibn Pulgar|Isaac Polqar]] e [[w:Levi ben Gershon|Gersonide]]. Questo argomento è anche la quintessenza degli interessi di Abulafia.<ref>Si vedano Howard Kreisel, ''Prophecy: The History of an Idea in Medieval Jewish Philosophy'' (Dordrecht: Kluwer, 2001), 148–423; Kreisel, "The Verification of Prophecy in Medieval Jewish Philosophy" {{he}}, ''JSJT'' 4 (1984):1–18; Kreisel, "Sage and Prophet in the Thought of Maimonides and His Followers" {{he}}, ''Eshel Ber Sheva'' 3 (1986):166–69; Kreisel, "Prophetic Authority in the Philosophy of Spinoza and in Medieval Jewish Philosophy" {{he}}, in ''Spiritual Authority: Struggles over Cultural Power in Jewish Thought'', curr. Howard Kreisel, Boaz Huss e Uri Ehrlich (Be’er-Sheva: Ben-Gurion University Press, 2009):207–21; Kreisel, "The Prophecy of Moses in Medieval Jewish Provençal Philosophy: Natural or Supernatural?" {{he}}, in ''Judaism as Philosophy: Studies in Maimonides and the Medieval Jewish Philosophers of Provence'' (Boston: Academic Studies Press, 2015):179–204; Kreisel, "The Land of Israel and Prophecy in Medieval Jewish Philosophy" {{he}}, in ''The Land of Israel in Medieval Jewish Thought'', curr. Moshe Halamish & Aviezer Ravitzky (Gerusalemme: Ben-Zvi Institute, 1991):40–51; Hannah Kasher, "Disciples of Philosophers as ‘Sons of the Prophets’ (Prophecy Manuals among Maimonides’s Followers)" {{he}}, ''JSJT'' 14 (1998):73–85; Shlomo Pines, "Some Views Put Forward by the 14th-Century Jewish Philosopher Isaac Pulgar, and Some Parallel Views Expressed by Spinoza" {{he}}, in ''Studies in Jewish Mysticism, Philosophy, and Ethical Literature Presented to Isaiah Tishby on His Seventy-Fifth Birthday'', curr. Joseph Dan & Joseph Hacker (Gerusalemme: Magnes
Press, 1986):420–26; Dov Schwartz, "On the Concepts of Prophecy of Rabbi Isaac Pulgar, Rabbi Shlomo Al-Qonstantini and Spinoza" {{he}}, ''Assufot'' 4 (Gerusalemme: 1990):57–72; Joseph B. Sermoneta, "Prophecy in the Writings of R. Yehudah Romano", in ''Studies in Medieval Jewish History and Literature'', vol. 2, cur. Isadore Twersky (Cambridge, MA: Harvard University Press, 1984):337–74; Aviezer Ravitzky, "The Thought of R. Zeraḥyah ben Isaac ben She’altiel Ḥen and Maimonidean-Tibbonian Philosophy in the 13th Century" (tesi PhD, Hebrew University, 1977) {{he}}, 273–86; Barry Mesch, ''Studies in Joseph ibn Caspi'' (Leiden: Brill, 1975), 60–106; Abraham J. Heschel, ''Prophetic Inspiration after the Prophets: Maimonides and Other Medieval Authorities'', cur. Morris M. Faierstein (Hoboken,
NJ: Ktav Publishing House, 1996); Menachem Kellner, "Maimonides and Gersonides on Mosaic Prophecy", ''Speculum'' 52 (1977):62–79; e Sarah Stroumsa, "Prophecy versus Civil Religion in Medieval Jewish Philosophy: The Case of Judah Halevi and Maimonides", in ''Tribute to Michael: Studies in Jewish and Muslim Thought Presented to Professor Michael Schwarz'', curr. Sara Klein-Braslavy, Binyamin Abramov e Joseph Sadan (Tel Aviv: Tel Aviv University, 2009):79–102. Di speciale interesse è la lunga discussione sulla profezia in Levi ben Avraham, ''Liwyat Ḥen: The Quality of Prophecy and the Secrets of the Torah'' {{he}}, cur. Howard Kreisel (Be’er-Sheva: Ben-Gurion University Press, 2007). Cfr. anche Isaac Albalag, ''Sefer Tiqqun ha-Deʿot'', cur. Georges Vajda (Gerusalemme: Israel Academy of Sciences and Humanities, 1973), 82–83, come anche Paul Fenton, "A Mystical Treatise on Perfection, Providence
and Prophecy from the Jewish Sufi Circle", in ''The Jews of Medieval Islam'', 301–34.</ref>
 
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