Abulafia e i segreti della Torah/Introduzione 2: differenze tra le versioni

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Aprendo una nuova linea nel pensiero ebraico che fu abbracciata da molti pensatori ebrei nel Medioevo, e anche molto più tardi nella teologia ebraica in generale, la forma specifica di comprensione da parte di Maimonide del precedente esoterismo ebraico – forma conosciuta con il termine Sitrei Torah,<ref>Si veda Klein-Braslavy, ''King Solomon and Philosophical Esotericism'', o anche Idel, "Sitre ʿArayot."</ref> "i segreti della Torah ” – sia nelle sue forme rabbiniche che in quelle trovate nella letteratura Heikhalot,<ref>Si veda Idel, "The Concept of the Torah in Hekhalot Literature."</ref> suscitò una reazione tra i primi cabalisti che concepirono le sue interpretazioni filosofiche di questi segreti come innovazioni illegittime. Essi offrivano invece le loro proprie interpretazioni divergenti.<ref>Si veda Idel, "Maimonides and Kabbalah", in ''Studies in Maimonides'', 31–81.</ref> Sebbene un impatto marginale di alcune frasi e temi filosofici del Rambam possa essere individuato in alcune visioni cabalistiche di libri scritti prima del 1270, le linee principali del pensiero cabalistico si mossero in direzioni che erano concettualmente diverse da quella del pensiero maimonideo e svilupparono generi letterari che non dipendevano da quelli usati da Maimonide. In un certo senso, sono piuttosto antitetici a Maimonide.<ref>Si vedano Alexander Altmann, "Maimonides’s Attitude toward Jewish Mysticism", in ''Studies in Jewish Thought'', cur. Alfred Jospe (Detroit: Wayne State University Press, 1981):200–219; Charles Mopsik, ''Chemins de la cabale: vingt-cinq études sur la mystique juive'' (Tel Aviv/Paris: Éclat, 2004), 48–54; Shlomo Blickstein, "Between Philosophy and Mysticism: A Study of the Philosophical-Qabbalistic Writings of Joseph Giqatila (1248–c. 1322)" (tesi PhD, Jewish Theological Seminary of America, 1984); Elliot R. Wolfson, "Beneath the Wings of the Great Eagle: Maimonides and Thirteenth-Century Kabbalah", in ''Moses Maimonides (1138–1204): His Religious, Scientific, and Philosophical “Wirkungsgeschichte” in Different Cultural Contexts'', curr. Görge K. Hasselhoff & Otfried Fraisse (Würzburg: Ergon Verlag, 2004):209–37; Wolfson, "The Impact of Maimonides’ Via Negativa on Late Thirteenth Century Kabbalah", in ''Maimonidean Studies'' 5 (2008): 393–442; Boaz Huss, "Mysticism versus Philosophy in Kabbalistic Literature", ''Micrologus'' 9 (2001):125–35; Sara O. Heller-Wilensky, "The Dialectical Influence of Maimonides on Isaac ibn Laṭif and Early Spanish ‘Kabbalah’" {{he}}, ''Jerusalem Studies in Jewish Thought'' 7 (1988):289–306; e Menachem Lorberbaum, ''Dazzled by Beauty: Theology as Poetics in Hispanic Jewish Culture'' {{he}} (Gerusalemme: Ben-Zvi Institute for the Study of Jewish Communities in the East, 2011), 51–121.</ref>
 
Il nome o gli scritti di Maimonide erano solo raramente menzionati esplicitamente dai primi cabalisti che scrivevano prima del 1270. Un'eccezione può essere trovata in un'epistola di Rabbi [[w:Azriel|Azriel di Gerona]], che citò una riga della ''Guida''<ref>Si veda Wolfson, "Beneath the Wings of the Great Eagle", 222.</ref> che non contiene nulla in particolarmente maimonideo. Più sostanzialmente, [[w:Nahmanide|Nahmanide]] citò con approvazione un lungo brano di orientamento mistico dal ''Commentario alla Mishnah'' di Maimonide; dato il suo contenuto, il passo potrebbe essere stato influente sull'escatologia spirituale di Nahmanide.<ref>Si veda Idel, "On Maimonides in Nahmanides and His School", nonché Afterman, "And They Shall Be One Flesh", 102–29.</ref>
 
La quantità piuttosto scarsa di riferimenti a Maimonide, che fu il principale centro di dibattiti e discussioni tra gli ebrei europei nella prima metà del XIII secolo, è un fatto sorprendente che dovrebbe essere messo in rilievo perché mostra la scarsa importanza che il suo pensiero aveva per l'economia concettuale dei cabalisti teosofici. In uno di questi pochi casi, è stata fornita una citazione più lunga in modo che il cabalista potesse opporsi alle sue opinioni.<ref>Si veda il testo di Rabbi Jacob Ben Sheshet che è stato tradotto e discusso in Moshe Idel, "Maimonides's Guide of the Perplexed and the Kabbalah", ''Jewish History'' 18 (2004):199-201, e Moshe Idel, "Jewish Kabbalah and Platonism in the Medioevo e Rinascimento ", in ''Neoplatonism and Jewish Though''t, 338-44. In ''Mešiv Devarim Nekhoḥim'' di Ben Sheshet, cur. Georges Vajda (Gerusalemme: Israel Academy of Sciences and Humanities, 1968), fa più volte riferimento al libro di Maimonide mentre discute sul ''Maʾamar Yiqawwu ha-Mayyim'' di Rabbi Samuel ibn Tibbon. Cfr. anche Jonathan Dauber, "Competing Approaches to Maimonides in Early Kabbalah", in ''The Cultures of Maimonideanism: New Approaches to the History of Jewish Thought'', cur. James T. Robinson (Leiden: Brill, 2009):57–88. Nessuno dei cabalisti teosofici nel tredicesimo secolo scrisse nemmeno un commento cabalistico neutrale sui testi filosofici di Maimonide, né un'ampia esposizione sulle sue opinioni. A mio parere, Maimonide era di trascurabile importanza per i cabalisti teosofici, soprattutto se paragonato alla sua centralità nelle opere di Abulafia. Nel caso della maggior parte dei cabalisti teosofici, il ruolo svolto da Maimonide è essenzialmente quello di un fattore scatenante negativo, sebbene nei suoi temi dettagliati ciò abbia avuto un impatto trascurabile. Particolarmente interessante è il fatto che l'enumerazione dei 613 comandamenti da parte di Maimonide nel suo ''Sefer ha-Mitzvot'' sia stata talvolta accettata dai cabalisti, sebbene non abbiano mai menzionato il suo nome in quel contesto.</ref> Da questo punto di vista, Maimonide serviva come un fattore scatenante negativo il cui approccio mentalista e naturalistico alla religione<ref>Per alcuni studi generali sull'innovativo concetto di maimonide riguardo alla vera religione — cioè, dell'ebraismo come lui lo concepiva — cfr. David Hartman, ''Maimonides:Torah and Philosophical Quest (Philadelphia: Jewish Publication Society, 1976); Eliezer Goldman, ''Expositions and Inquiries: Jewish Thought in Past and Present'' {{he}}, curr. Avraham Sagi & Daniel Statman (Gerusalemme: Magnes Press, 1996), 60–137; Isadore Twersky, ''Introduction to the Code of Maimonides (Mishneh Torah)'' (New Haven: Yale University Press, 1980); Joel L. Kraemer, "Naturalism and Universalism in Maimonides’ Political and Religious Thought", in ''Me’ah She‘arim'', 47–81; Ravitzky, ''History and Faith'', 146–303; Amos Funkenstein, ''Nature, History, and Messianism in Maimonides'' {{he}} (Tel Aviv: Open University, 1983); Davidson, ''Moses Maimonides, The Man and His Works'', 377–87; Davidson, ''Maimonides the Rationalist'' (Oxford: Littman Library of Jewish Civilization, 2011); Jose Faur, ''Homo Mysticus: A Guide to Maimonides’s Guide for the Perplexed'' (Syracuse: Syracuse University Press, 1999); Kellner, ''Maimonides’ Confrontation with Mysticism''; Ehud Benor, ''Worship of the Heart: A Study in Maimonides’s Philosophy of Religion'' (Albany, NY: SUNY Press, 1995); Fraenkel, ''Philosophical Religions'', 175–202; Eliezer Hadad, ''The Torah and Nature in Maimonides’s Writings'' {{he}} (Gerusalemme: Magnes Press, 2011); e Moshe Halbertal, ''Maimonides: Life and Thought'', trd. {{en}} Joel Linsider (Princeton: Princeton University Press, 2013).</ref> sfidava alcuni segmenti dell'élite ebraica in Europa occidentale ad offrire alternative alle sue teorie. In effetti, la sua interpretazione delle questioni esoteriche ebraiche fu una delle ragioni principali per l'emergere della Cabala teosofico-teurgica come un'articolazione di temi precedenti in una cornice più ampia.<ref>Idel, "Maimonides and Kabbalah".</ref> Vista nella sua interezza, la Cabala teosofico-teurgica del XIII secolo include alcuni deboli echi del pensiero maimonideo, in un parallelo negativo all'intensità e profondità dell'appropriazione che è evidente nella Cabala di Abulafia.
 
Fornisco ora un esempio di tale contrasto. Nell'introduzione al suo diffuso ''Commentario al Sefer Yeṣirah'', il rabbino Joseph ben Shalom Ashkenazi, importante cabalista attivo alla fine del tredicesimo secolo,<ref>Questo testo, diffuso in forma manoscritta e in stampa, è stato attribuito a Rabbi Abraham ben David di Posquières, vissuto nel XIII secolo. Per l'autore reale, si veda lo studio innovativo di Gershom Scholem, "The Real Author of the Commentary on Sefer Yeṣirah Attributed to Rabbi Abraham ben David and His Works" {{he}}, in ''Studies in Kabbalah'' [1], curr. Joseph ben Shlomo & Moshe Idel (Tel Aviv: Am Oved, 1998):112–36.</ref> scrisse in modo piuttosto affascinante sull'escatologia dei filosofi che individuavano l'atto principale della redenzione nell'intelletto e non nell'anima: "Dovresti sapere che per coloro che interpreteranno la Torah secondo la via della natura e diranno che l'intelletto si unisce a Dio, questo non è altro che uno scherzo e un ladrocinio, un tentare di plagiare le menti dei figli della religione."<ref>Rabbi Joseph Ashkenazi, ''Commentario al Sefer Yeṣirah'' (Gerusalemme, 1961), fol. 6a. per un'interpretazione differente sull'unione dell'anima con Dio, cfr. Ashkenazi, fol. 9cd, ed il suo ''Commentario a Genesi Rabbah'', cur. Moshe Hallamish (Gerusalemme: Magnes Press, 1984), 269. Questo cabalista era certamente consapevole del libro di Maimonide e le formulazioni presenti in alcune delle sue dichiarazioni dimostrano che da alcuni punti di vista, egli fosse vicino ad Abulafia, sebbene la sua Cabala fosse radicalmente differente da quella del cabalista estatico. Su questo cabalista ed il suo tipo di Cabala, cfr. Haviva Pedaya, "Sabbath, Sabbatai, and the Diminution of Moon: The Holy Conjunction, Sign and Image" {{he}}, in ''Myth in Judaism'', cur. Haviva Pedaya (Be’er-Sheva: Ben-Gurion University Press, 1996):150–53; Brian Ogren, Renaissance and Rebirth: Reincarnation in Early Modern Italian Kabbalah (Leiden: Brill, 2009), 18–21, 187, 193–94, 216–19, 279–80; Moshe Idel, “An Anonymous Commentary on Shir ha-Yiḥud,” in Mysticism, Magic and Kabbalah in Ashkenazi Judaism, eds. Karl Erich Grözinger and Joseph Dan (Berlin: De Gruyter, 1995): 151–54; Moshe Idel, Golem: Jewish Magical and Mystical Traditions on the Artificial Anthropoid (Albany, NY: SUNY Press, 1990), 119–26; Moshe Idel, Enchanted Chains: Techniques and Rituals in Jewish Mysticism (Los Angeles: Cherub Press, 2005), 228–32; Moshe Idel, “Ashkenazi Esotericism and Kabbalah in Barcelona,” ''Hispania Judaica Bulletin'' 5 (2007):100–104.</ref> Il nesso tra la "via della natura" e l'"unione con Dio" è della massima importanza per comprendere l'approccio generale di Abulafia, come verrà discusso di seguito.