Abulafia e i segreti della Torah/Introduzione 2: differenze tra le versioni

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#Credo con fede assoluta nella [[w:risurrezione|risurrezione]] dei morti all'ora che sarà volontà del Creatore, benedetto sia il Suo Nome e glorificata sia la Sua rimembranza nei secoli dei secoli.</div>
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Questo concetto unificante fu inteso da [[w:Alessandro d'di Afrodisia|Alessandro di Afrodisia]], una delle principali fonti del neoaristotelismo medievale e uno dei principali commentatori antichi di Aristotele, come una potenza che lega insieme l'intero universo, che è inteso come un organismo le cui diverse parti sono permeate da una dimensione spirituale. Questa visione si trova in una serie di testi che a volte sono attribuiti allo stesso Alessandro d'Afrodisia e talvolta a un antico saggio anonimo. Non può essere trovato nelle fonti greche esistenti, ma si trova in Averroè, che propone la teoria secondo cui esiste una potenza intellettuale che lega la totalità della realtà.<ref>Si vedano i tre commentari sulla ''Guida dei perplessi'', Rabbi Shem Tov ibn Falaquera, ''Moreh ha-Moreh'', cur.. Yair Shiffman (Gerusalemme: World Union of Jewish Studies, 2001), 186. Inoltre, sotto la sua influenza, Rabbi Joseph ibn Kaspi, 'Maśkiyyot ha-Kesef'', cur. S. Werbluner (Frankfurt am Main, 1848), rist. in ''Šlošah Qadmonei Mefaršei ha-Moreh'' (Gerusalemme: 1961), 74–75, e Rabbi Moses Narboni, ''Commentario sulla Guida'', in ''Der Commentar des Rabbi Moses Narbonensis, Philosophen aus dem XIV. Jahrhundert, zu dem Werke More Nebuchim des Maimonides'', cur. Jakob Goldenthal (Vienna: K.K. Hof- und Staatsdruckerei, 1852), fol. 16b — tutti riflettono una visione già proposta da Averroè; cfr. Van den Bergh, ''Incoherence of Incoherence'', 1:253–54; 2:143, nota 254.2, che è una discussione che serve da maggior condotto dalle fonti greche del pensiero ebraico. In una delle discussioni presenti in ibn Falaquera, questa potenza è chiamata "pre-eterna", ''qadmon'', proprio come nel testo di Averroè. Se questo concetto specifico avesse o meno influenzato la discussione importante di Maimonide nella ''Guida'', 1:72, Pines, 187–89, dove il mondo intero è considerato un solo organismo, è una questione che necessita di ulteriori indagini. Per altre influenze di Alessandro di Afrodisia su Maimonide, cfr. l'introduzione di Pines alla ''Guida'' , 1:lxiv–lxxv. È possibile ched questa teoria abbia a che fare col tema stoico del cosmo che consiste di una simpatia universale. Per una visione simile nel concetto di Abulafia in merito alle forze naturali che vincolano, si veda la Sezione IV e note. Cfr. anche Idel, ''Studies in Ecstatic Kabbalah'', 79–80, 87, nota 36, e la versione di questa ipotesi presente in ''Theology of Aristotle'', cap. 8.</ref>
 
Con una tale visione del cosmo, la possibilità di un'unione tra l'intelletto umano e i poteri intellettuali superni, l'Intelletto Agente o Dio, è più facile da capire. Inutile dire che questo approccio enfatico alla centralità delle operazioni mentali come ''imitatio dei'' e principale ideale religioso è estraneo all'enfasi rabbinica
sugli aspetti performativi della religione.
 
A seconda dell'angolo da cui si vede questo concetto e dell'enfasi posta su uno o più elementi di questo continuum, la connessione tra le tre entità può implicare una religione monoteista, panteista, naturalistica o antropocentrica. Inoltre, questi tre processi implicano anche una teologia molto meno volontaristica, che è un approccio alla natura in cui i miracoli diventano un dilemma; cioè, un approccio che vede l'essere umano come un composto che dovrebbe sopprimere molti aspetti della sua complessa personalità per consentire che la forma "migliore" di attività umana, l'intellezione, si svolga indisturbata.
 
I filosofi ebrei o i pensatori religiosi cercano Dio non solo nella loro vita religiosa o negli eventi della storia, ma anche, e forse in modo prominente, nella contemplazione della natura o, più precisamente, nella contemplazione dei meccanismi costanti che operano nella natura — le leggi naturali. La divinità è ora concepita come intimamente correlata sia alle leggi permanenti che al dominio dello spirituale; i due regni sono intrecciati, anche se non per quanto riguarda gli atti volontari di creazione o l'elezione del popolo d'Israele.
 
In più di un senso, il concetto di Dio è stato naturalizzato e quindi universalizzato. O come intelletto separato, come [[w:Motore immobile|motore immobile]] della più alta sfera cosmica, o come causa prima, nuove preoccupazioni originariamente trovate negli universi mentali greco-ellenistici furono adottate e disseminate nei testi ebraici attraverso la mediazione dei filosofi musulmani e influenzarono notevolmente la teologia di pensatori ebrei. Questo nucleo noetico delle religioni filosofiche non include, tuttavia, un percorso preciso per raggiungere l'obiettivo noetico finale, ma piuttosto include raccomandazioni su quali libri filosofici studiare e un incoraggiamento a contemplare la natura come mezzo per raggiungere il riflesso del divino. Questa mancanza di una linea guida definitiva per raggiungere l'unione con il divino è la ragione per cui ritengo che l'obiettivo di Maimonide sia quello di fornire una struttura profonda piuttosto che un modello che combini l'ideale con un percorso specifico ed elaborato che conduca al raggiungimento del divino.
 
In effetti, la ''Guida'' di Maimonide non è tanto una teologia sistematica o un trattato che presenta una filosofia coerente, quanto un approccio mentalistico alla religione che egli impone a una varietà di precedenti fonti ebraiche, soprattutto bibliche, per mezzo di nuove e radicali strategie esegetiche sconosciute nelle prime versioni classiche dell'ebraismo. Il più importante degli approcci maimonidei era il metodo degli omonimi; vale a dire, l'affermazione che a una parola che non si adatta alla struttura della nuova visione religiosa del mondo può essere attribuito un significato che risolverà il dilemma di un esegeta incline alla filosofia.
 
Una delle principali affermazioni di questo nuovo tipo di interpretazione è che le scritture hanno aspetti nascosti sotto forma di dimensioni intellettuali — una strategia molto più ampia che ho chiamato arcanizzazione.<ref>Si veda Moshe Idel, ''Absorbing Perfections: Kabbalah and Interpretation'' (New Haven/London: YaleUniversity Press, 2002).</ref> In questo modo, i testi religiosi sono stati immaginati per contenere strati segreti correlati alla struttura della natura e soprattutto ai processi interni dell'uomo. Pertanto, il libro della natura e il libro della legge sono unificati dallo stesso presupposto dell'esistenza di una dimensione intellettuale nascosta condivisa, quella intellettuale o mentale, e la ricerca del nuovo tipo di uomo religioso è stata suddivisa nelle categorie di "scientifico" ed "esegetico". Inoltre, questi due percorsi dovrebbero essere seguiti contemporaneamente.
 
Questo drammatico cambiamento generato dall'emergere della nuova religione filosofica si riflette in una poesia scritta da un certo Abramo, che a mio avviso può essere identificato con Abramo Abulafia. Il poeta scrive: "Leggi la religione del figlio di Amram,<ref>Vale a dire, il Mosè biblico.</ref> insieme alla religione di Mosè figlio di Maimon!"<ref>Pubblicato da Moritz Steinschneider in "Moreh Meqom ha-Moreh", ''Qoveṣ ʿal Yad'' 1 (1885):4 קרא דת ןב עמרם עם דת משה ןב ימומן. Il termine ebraico tradotto con "religione" è ''dat''. Su questa poesia come opera di Abulafia, cfr. Moshe Idel, "Abraham Abulafia’s Works and Doctrine" {{he}} (tesi PhD, Hebrew University, 1976), 34.</ref> Sebbene queste due religioni (in entrambi i casi, viene usato il termine ebraico ''dat'') siano menzionate come se fossero indipendenti, entrambe le volte, un Mosè viene menzionato implicitamente o esplicitamente. Inoltre, il poeta raccomanda che dovrebbero essere studiati insieme.<ref>Per la religione filosofica secondo Maimonide e Rabbi Samuel ibn Tibbon, cfr. James T. Robinson, "Maimonides, Samuel ibn Tibbon, and the Construction of a Jewish Tradition of Philosophy" in ''Maimonides after 800 Years: Essays on Maimonides and His Influence'', cur. Jay M. Harris (Cambridge, MA: Harvard University Press, 2007):291–306; Carlos Fraenkel, ''From Maimonides to Samuel ibn Tibbon: The Transformation of the Dalālat al-Ḥāʾirīn into the Moreh ha-Nevukhim'' {{he}} (Gerusalemme: Magnes Press, 2007), 1–17, 40–53, e in {{en}} il suo "From Maimonides to Samuel ibn Tibbon: Interpreting Judaism as a Philosophical Religion", in ''Traditions of Maimonideanism'', cur. Carlos Fraenkel (Leiden: Brill, 2009):177–211; Fraenkel, ''Philosophical Religions''; James T. Robinson, "We Drink Only from the Master’s Water: Maimonides and Maimonideanism in Southern France, 1200–1306", ''Studia Rosenthaliana'' 40 (2007–8):27–60; e Zvi Diesendruck, "Samuel and Moses ibn Tibbon on Maimonides’s Theory of Providence", ''HUCA'' 11 (1938):341–66. Si vedano anche Lenn E. Goodman, "Maimonidean Naturalism", in ''Neoplatonism and Jewish Thought'', cur. Lenn E. Goodman (Albany, NY: SUNY Press, 1992):157–94 e Kenneth Seeskin, ''Searching for a Distant God: The Legacy of Maimonides'' (Oxford: Oxford University Press, 2000); cfr. anche Howard Kreisel, "Maimonides on Divine Religion", in ''Maimonides after 800 Years'', 151–66.</ref>
 
 
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